Parrocchia san Nicolò vescovo
Ortueri (Nu) Sardegna
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Prof. Antonio Bonu

Il tempo ad Ortueri dal 1952-1962

 

La nipote del prof. Bonu, signora Maria Teresa, di recente mi ha prestato un diario dell’illustre zio sacerdote. Sulla copertina egli stesso lo definisce col termine: Noterelle. Si tratta, infatti, di una sorta di zibaldone, che abbraccia gli anni dal 1952 al 1962, nel quale il dotto e santo sacerdote, aperto a quanto succedeva non solo attorno a se ma in ogni parte del pianeta, riporta gli eventi politici ed ecclesiali, i fatti di cronaca che hanno segnato quel decennio arricchendoli, talvolta, dei suoi preziosi commenti. Accanto a tutto ciò non ha mai trascurato di annotare le condizioni meteo del proprio paese. Proprio su quest’ultimo argomento, desideriamo soffermare la nostra attenzione. La nipote, nell’intervista rilasciata per Nicolas (4\96), lo ricorda come particolarmente sofferente durante i rigori invernali. Amava, invece, tantissimo il caldo della bella stagione. Questo spiega lo spazio abbondante che riservava alle variazioni climatiche: il freddo rigido, le abbondanti nevicate e gelate, la brina, il vento gelido, le grandinate, i lampi e tuoni sono annotati con precisione certosina mese dopo mese, anno dopo anno. Abbiamo estrapolato perciò, le sue annotazioni bernacchiane che riguardano l’anno 1953.

A motivo dell’abbondanza del materiale, vi dedicheremo qualche puntata.

Dopo appena due settimane dall’inizio delle noterelle (20.11.1952), il 4 dicembre eccolo appuntare: "cade la prima neve. Continua per tutto il mese il freddo, la pioggia il vento, il nevischio".

E per il primo mese dell’anno scrive: "Tutto il mese di gennaio è stato rigido, eccetto gli ultimi giorni. In genere il tempo è stato asciutto, ma dominato dai venti. Alcune nottate sono state freddissime.

Spesso si formava il ghiaccio.

La brina rendeva candida tutta la campagna come una piccola nevicata: ha bruciato i pascoli e arrestata la vegetazione dei seminati.

E’ uno degli inverni più crudi che abbiamo trascorso.

Era prevedibile, dopo il caldo continuo ed eccezionale dei mesi di luglio e di agosto".

E poi eccolo spaziare e descrivere in ben sei pagine il "terrore e la morte sotto l’imperversare degli uragani e delle tempeste nell’Inghilterra, Olanda e Belgio".

Il mese di febbraio viene descritto così: "si avvicendano e spesso si riuniscono insieme la brina, il freddo intenso, il vento forte, gli scrosci di pioggia, la grandine abbondante e violenta, preceduta da tuoni e lampi, e oggi (domenica 15) cade abbondante la neve da ieri notte e minaccia di cadere ancora più fitta: finora è salita a circa 10 cm, spinta dal vento di ieri notte, si è solidamente attaccata ai muri e alle parti esposte a settentrione.

E’ la più grande nevicata di questa lunga e rigida invernata...Da Sorgono a Fonni, a Nuoro, a Tonara e altre, le auto postali non possono traversare per la neve alta e ghiacciata, e sono ferme dal 12 al 22 febbraio".

Per il mese successivo, accanto alla notizia della morte di Stalin (esecrato tiranno), riporta: "in marzo il tempo si è rimesso e promette una certa stabilità. In genere si fa sentire il freddo; di notte scende abbondante la brina, specialmente quando il cielo è stellato. Splende vivissimo il pianeta Venere. Il 14-15 giornate rigidissime e vento impetuosissimo. Le catene del Gennargentu sono sempre bianche di neve".

Correva l’anno 1953. Fu una primavera terribile. Mai vista prima. Il nostro si rivela preoccupato per i compaesani e per la probabile perdita del raccolto della campagna.

Opera persino delle deduzioni scientifiche, collegando le varizioni climatiche con l’esplosione atomica americana. Infine ci appiano suggestive le sue immagini e gli scenari poetici che dipinge nelle sue Noterelle.

Ascoltiamolo: "Da domenica delle Palme (29 marzo) a Pasqua (5 aprile) e anche la Domenica in Albis il tempo si mantenne con un clima dolce e primaverile.

Poi vennero benefiche e aspettate le piogge. Ma il 14 e 15 soffiò un vento impetuoso che danneggiò la fioritura degli alberi. Il 15 venne giù una piccola grandinata. Il clima è freddo. Le colture hanno alquanto sofferto.

A fine aprile e ai primi di maggio le piogge furono abbondanti, ora accompagnate da vento, ora placide e serene.

Il 7 giugno vi fu un violento temporale, accompagnato da lampi e tuoni, durato tutta la notte. La pioggia scrosciava a dirotto. Di mattina si ebbe un pò di tregua e poi riprese violentissima dalle 9 alle 10. Il cielo era coperto di nebbia fittissima, che si diradò con l’acquazzone.

Il 9 giugno continua la pioggia dirotta, incessante, paurosa, che si scarica sotto forma di temporale. Ha infuriato tutta la notte accompagnata dal vento. Si è aggiunta una nebbia fitta e molesta. Le strade del paese sono trasformate in fiumane. I campi sono allagati. I torrenti sono divenuti fiumi e hanno trascinato via le ortaglie dalle sponde. Il foraggio mietuto è putrefatto. Il grano e l’orzo avranno resistito in piedi o saranno piegati al suolo? Il vento costante da mezzogiorno e da libeccio ha fatto penetrare la pioggia dovunque: forse non c’è una casa immune da infiltrazioni e da stillicidio.

La chiesa parrocchiale è tutta bagnata; la cappella di sant’Antonio (la prima a destra) deve avere la volta inondata, perché il pavimento è tutto allagato sino al portale.

Secondo le notizie della radio, il temporale infuria in particolare nella Barbagia e sulle alture. A Macomer sarebbe caduta della grandine del peso di un chilogrammo. Nella mia cantina è penetrata l’acqua per un 10 centimetri: era rimasta asciutta tutta l’invernata! Ora le speranze degli agricoltori sarebbero scomparse con questo tremendo temporale continuato, di cui nessuno (anche i più vecchi) ha mai conosciuto l’eguale?

La temperatura da 22 gradi e discesa a 12. Lo squilibrio atmosferico non accenna a diminuire. Che lo sconvolgimento fisico sia stato prodotto dall’ultima bomba atomica fatta scoppiare in America, i cui effetti avrebbero influito sull’atmosfera fino a un 15 km dalla terra?

Gli uccelli (specialmente intorno alla mia casa) mandano strilli acuti-come lamenti umani-. E svolazzano da vicino in cerca di cibo per i loro piccini e ritornano al nido con trilli che sembrano gemiti.

10 giugno. Nebbia fitta, immobile. Temperatura fredda, a una decina di gradi. Pioggerella sottile, continua. Si sentoni i brividi nelle ossa. Si sono ripresi gli abiti pesanti e i cappotti d’inverno. I campi al piano sembrano una palude. Le vie sono una fanghiglia.

11 giugno.Le colline circostanti sono coperte di nebbia. Dal cielo livido scende una pioggerella sottile. Il sole è invisibile da molti giorni. Si sente l’umido nelle ossa. Abbiamo riacceso il fuoco per riscaldarci.

12 giugno. Rivediamo il sole, dopo il lungo e pauroso periodo dei cicloni! Ci sembra di rinascere. Non è il sole di giugno, nel fulgore della luce e dell’incanto primaverile; è un sole che a stento dirada la nebbia e appare ora chiaro, ora velato nel cielo chiazzato di nuvole randagie: ma è sempre il sole, che ci preannunzia giornate serene e tiepide, e anche calde, per far maturare le seminagioni, non del tutto rovinate dagli uragani.

17-20 giugno.Il tempo è ritornato normale. Temperatura da gradi 19 a 22.

21 giugno.E’ entrata finalmente l'estate!

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