Al servizio della Chiesa ArborenseLettere Pastorali e Decreti di Mons. Pier Giuliano Tiddia Arcivescovo di Oristano Mons. Pier Giuliano Tiddia; Oristano: cattedrale |
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In Preparazione allAnno Santo del 2000 Vogliamo vedere Gesù! Ai sacerdoti e ai diaconi Ai religiosi e alle religiose A tutti i fedeli laici INCONTRARE GESÙ 1. Carissimi nel Signore, nella prima Domenica d'Avvento inizieremo con fede, per invito del S. Padre, la preparazione comunitaria verso l'Anno Santo del 2000, che segnerà l'inizio del Terzo Millennio dopo Cristo, per la Chiesa e per il mondo intero. Questa data dà un senso di trepidazione, per l'incertezza sugli sbocchi degli eventi personali e sociali. Eppure la proposta del Giubileo offre al credente occasione per ripetere la vicenda di quei pellegrini stranieri saliti a Gerusalemme "per il culto durante la festa". Si avvicinarono e interpellarono gli Apostoli: "Vogliamo vedere Gesù" (Gv 12,20). Questa aspirazione percorre i secoli: in forma esplicita o solo implicita, in attesa di risposta a quesiti angoscianti. Talvolta è posta in modo polemico, da chi pretende un Gesù a modo suo. Costui sbaglia; ma intanto il Signore pazienta e rimane disponibile a farsi conoscere e a spiegare quanto disse in quei giorni, a Gerusalemme: "Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà" (Gv 12,26). La richiesta presentata agli apostoli viene da sempre ripetuta alla Chiesa: "Vogliamo vedere Gesù", quale egli è, nel suo vero spirito, per intendere la verità e il coraggio dei gesti, delle sue proposte, specie le Beatitudini. La preparazione al Giubileo dei 2000 anni dalla sua nascita deve far maturare il desiderio di quell'incontro, profondo e sincero: per credere e realizzare l'annuncio proclamato dagli Angeli a Betlemme: "pace in terra agli uomini che egli ama"; per rapportare la pace del cuore con la "gloria a Dio nell'alto dei cieli" (Lc 2,14). 2. Proponendo con linguaggio evangelico la preparazione all'Anno Santo, badiamo a qualificare il nostro itinerario, che sia più di una riscoperta storica e dottrinale dei Gesù Cristo. Occorre compiere una valutazione serena del suo indirizzo per le nostre scelte fondamentali e quotidiane. Ci guida la parola di S. Paolo, un convertito, che per Cristo lasciò tutte le prospettive umane che gli erano aperte: "Ma quello che poteva essere per me un guadagno l'ho considerato una perdita a motivo di Cristo. Anzi tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose e le considero come spazzatura, al fine di guadagnare Cristo ed essere trovato in lui" (Fil 3,7-9). Potremo così giungere alla grande intuizione che la nostra fede non è arida proposta di enunziati, o, peggio, un elenco di divieti; né si esaurisce con la richiesta di gesti culturali. E' l'incontro con l'amore di Dio, espresso pienamente in Gesù. "Se Dio è con noi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi ci separerà dunque dall'amore di Cristo? Noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati" (Rm 8,31-37). GESÙ CRISTO NELLA STORIA 3. La Chiesa crede in Cristo Gesù, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto per gli uomini. Oggi il mondo intero, collegando le sue date con la nascita di Cristo, in qualche modo si interessa a quel grande evento. Perciò deve chiedersi: perché le vicende umane sono riferite alla nascita di Gesù, come allo spartiacque della storia? Certo alla fine del secondo millennio lo status internazionale è tanto diverso da quello esistente alla fine del primo millennio. Oltre l'aspetto culturale, scientifico, tecnico, fermiamoci soprattutto sulla situazione geopolitica, sui programmi e le aspirazioni dei popoli. Non si può dimenticare che nell'anno 1000 la maggior parte dei popoli della terra ignorava la nascita di Cristo. Oggi invece quel legame è diventato universale, come punto storico d'intesa. E' già questo vuol dire tanto! Infatti il 2000 ci rimanda a Nazareth, ignoto villaggio della Galilea, mai citato nell'A.T.. Là Gesù, il Figlio di Dio "discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo". Ci indirizza a Betlemme, dove Maria "diede alla luce il suo figlio primogenito e lo pose in una mangiatoia" (Lc 2,7). Insieme la ricorrenza giubilare propone tutta la storia di Gesù, nella patria terrena e in tutto il globo, sino ai confini della terra, perché egli è presente con la sua Chiesa sino alla fine del mondo (cfr. Mt 28,20). Lo ritroviamo "segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori": nella realtà sociale dei popoli, in secolari monumenti, nelle grandi assemblee, nella vita delle città e dei villaggi, in ogni angolo della terra. 4. Proprio in riferimento al Giubileo Giovanni Paolo II ha così parlato all'assemblea delle Nazioni Unite (5/5/1995), di fronte ai rappresentanti dei popoli di tante fedi: "Come cristiano non posso non testimoniare che la mia speranza e la mia fiducia si fondano su Gesù Cristo, i cui duemila anni dalla nascita saranno celebrati all'alba del nuovo millennio. Noi cristiani crediamo che nella sua Morte e Risurrezione sono stati pienamente rivelati l'amore di Dio e la sua sollecitudine per tutta la creazione. Gesù Cristo è per noi Dio fatto uomo, calato nella storia dell'umanità. Proprio per questo la speranza cristiana nei confronti del mondo e del suo futuro si estende ad ogni persona umana: nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel cuore dei cristiani. Pertanto mentre ci avviciniamo al bimillenario della nascita di Cristo, la Chiesa altro non domanda che di poter proporre rispettosamente questo messaggio della salvezza, e di poter promuovere in spirito di carità e di servizio la solidarietà dell'intera famiglia umana". 5. Con l'aspirazione di presentare Cristo all'umanità, invitando tutti gli uomini a prestargli attenzione, il S. Padre nella Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente (TMA) si è rivolto ai figli della Chiesa perché vivano con fede la preparazione all'Anno Santo. Già all'inizio del suo Pontificato, nell'Enciclica Redemptor Hominis (4/ 3/1979), guardò in prospettiva al 2000: "Per la Chiesa, per il Popolo di Dio, che si è esteso, sia pure in modo diseguale; sino ai più lontani confini della terra, quell'anno sarà l'anno di un grande Giubileo. Ci stiamo ormai avvicinando a tale data, che ci ricorderà e in modo particolare rinnoverà la consapevolezza della verità chiave della nostra fede: 'Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi'. Siamo anche noi, in un certo modo, nel tempo di un nuovo Avvento, che è tempo di attesa. Nell'atto redentivo la storia dell'uomo ha raggiunto nel disegno d'amore di Dio il suo vertice. Dio è entrato nella storia della umanità e, come uomo, è divenuto suo 'soggetto', uno dei miliardi e, in pari tempo, Unico. Attraverso l'Incarnazione Dio ha dato alla vita umana quella dimensione che intendeva dare all'uomo sin dal suo primo inizio e l'ha data in maniera definitiva - nel modo peculiare a Lui solo, secondo il suo eterno amore e la sua misericordia, con tutta la divina libertà - ed insieme con tanta munificenza" (n. 1). Appare chiaro che il Giubileo invita i credenti ad interrogarsi: chi è Cristo, per il mondo, per me? Quale è per me il significato della Chiesa, della quale Cristo è il Capo vitale? Ed ecco la celebrazione del bimillenario della nascita di Cristo, vivente per me, per vivere in me, mi invita alla conversione, secondo il messaggio dei profeti che hanno guidato i secoli dell'Avvento. Voglio credere che Gesù è Dio con gli uomini, per gli uomini. Egli mi propone un codice morale, per viverlo tra gli uomini, diventati miei fratelli, e usando con criteri precisi del creato che ha affidato a tutta l'umanità. Tutto ciò non come adempimento legalistico e burocratico, per paura di Dio, ma nella ricerca di una sincera interiorità, che Gesù stesso ha voluto chiamare col dolce nome di amicizia. Egli ci mostra il Dio Creatore, che si è fatto Padre, e, in lui, è diventato fratello, amico, salvatore. IL PRIMO ANNO DI PREPARAZIONE 6. La preparazione al Giubileo si svolgerà negli anni 1997-99. Non avrà nulla di protocollare o di trionfalistico: mira alla sincerità dei cuori verso Dio, con fraterna solidarietà nei rapporti umani. Nella Lettera Apostolica TMA il Papa così presenta l'indirizzo pastorale per il 1997: "Il primo anno 1997 verrà dedicato alla riflessione su Cristo, Verbo del Padre, fattosi uomo per opera dello Spirito Santo. Occorre infatti porre in luce il carattere spiccatamente cristologico del Giubileo che celebrerà l'Incarnazione del Figlio di Dio, mistero di salvezza per tutto il genere umano. Il tema generale proposto per questo anno da molti Cardinali e Vescovi è: 'Gesù Cristo, unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre'. Tra i contenuti cristologici prospettati dal Concistoro emergono i seguenti: la riscoperta di Cristo Salvatore ed Evangelizzatore, con particolare riferimento al capitolo quarto del vangelo di Luca, dove il tema di Cristo mandato ad evangelizzare e quello del Giubileo si intrecciano; l'approfondimento del mistero della sua Incarnazione e della sua nascita dal grembo verginale di Maria; la necessità della fede in Lui per la salvezza. Per conoscere l'identità di Cristo, occorre che i cristiani, soprattutto nel corso di quest'anno, tornino con rinnovato interesse alla Bibbia, sia per mezzo della sacra liturgia ricca di parole divine, sia mediante la pia lettura, sia per mezzo delle iniziative adatte a tale scopo, e di altri sussidi. Nel testo rivelato, infatti, è lo stesso Padre celeste che ci si fa incontro amorevolmente e si intrattiene con noi, manifestandoci la natura del Figlio unigenito e il suo disegno di salvezza per l'umanità. L'impegno di attualizzazione sacramentale sopra accennato potrà far leva, nel corso dell'anno, sulla riscoperta del Battesimo come fondamento dell'esistenza cristiana, secondo la parola dell'Apostolo: 'Quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo' (Gal 3,27). Il Catechismo della Chiesa Cattolica, da parte sua, ricorda che il Battesimo costituisce 'il fondamento della comunione tra tutti i cristiani, anche con quanti non sono ancora nella piena comunione con la Chiesa Cattolica' (n. 1271). Proprio sotto il profilo ecumenico, questo sarà un anno molto importante per volgere insieme lo sguardo a Cristo unico Signore, nell'impegno di diventare in Lui una cosa sola, secondo la sua preghiera al Padre. La sottolineatura della centralità di Cristo, della Parola di Dio e della fede, non dovrebbe mancare di suscitare nei cristiani di altre confessioni interesse e favorevole accoglienza ". 7. Il S. Padre continua indicando le mete: "Tutto dovrà mirare all'obiettivo prioritario del Giubileo che è il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani. E' necessario, pertanto, suscitare in ogni fedele un vero anelito alla santità, un desiderio forte di conversione e di rinnovamento personale in un clima di sempre più intensa preghiera e di solidale accoglienza del prossimo specialmente di quello più bisognoso. Il primo anno sarà dunque il momento favorevole per la riscoperta della catechesi nel suo significato e valore originario di insegnamento degli Apostoli circa la persona di Gesù Cristo e il suo mistero di salvezza. Di grande utilità a questo scopo si rivelerà l'approfondimento del catechismo della Chiesa Cattolica, che presenta con fedeltà e in modo organico l'insegnamento della S. Scrittura, della Tradizione vivente nella Chiesa e nel Magistero autentico, come pure l'eredità spirituale dei Padri, dei santi e delle sante della Chiesa, per permettere di conoscere meglio il mistero cristiano e di ravvivare la fede del popolo di Dio. Per essere realisti, non si dovrà trascurare di illuminare la coscienza dei fedeli su gli errori riguardo alla persona di Cristo, mettendo nella giusta luce le opposizioni contro di Lui e contro la Chiesa". 8. Ed infine il Papa propone il valore della presenza spirituale della Madonna nella preparazione al Giubileo: "La Vergine Santa, che sarà presente in modo per così dire trasversale lungo tutta la fase preparatoria, verrà contemplata in questo primo anno soprattutto nel mistero della sua divina Maternità. E' nel suo grembo che il Verbo si è fatto carne! L'affermazione della centralità di Cristo non può essere dunque disgiunta dal riconoscimento del ruolo svolto dalla sua SS.ma Madre. Il suo culto, se ben illuminato, in nessun modo può portare detrimento, alla dignità e all'efficacia di Cristo, unico Mediatore. Maria infatti addita perennemente il suo Figlio divino e si propone a tutti i credenti come modello di fede vissuta. 'La Chiesa, pensando a Lei piamente e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, penetra con venerazione e più profondamente nell'altissimo mistero dell'Incarnazione e si va ognor più conformando al suo Sposo' (LG 62). ITINERARIO DIOCESANO 9. Ho riportato la lunga citazione del documento pontificio, che propone con linee chiare e precise il piano pastorale per il primo anno verso il Giubileo. Le proposte operative sono già dense, impegnative, ma anche ineliminabili ed insostituibili. Mi piace sottolineare alcuni concetti-chiave: Bibbia e Liturgia, Battesimo, preghiera e conversione, carità, la Vergine SS.ma. Le direttive del S. Padre esortano ogni comunità diocesana, parrocchiale, ed ancor meglio foraniale a studiare opportune precisazioni, a seconda dell'ambiente, con iniziative locali. Avremo suggerimenti dalla S. Sede e dalla Conferenza Episcopale Italiana (Comitato per il Giubileo). Ho nominato il delegato diocesano per il Giubileo: Mons. Nicola Deriu. Inoltre nel prossimo anno si terrà a Bologna il Congresso Eucaristico Nazionale, con tema: "Gesù Cristo unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre". Non intendo ora presentare un programma diocesano dettagliato. Invito i Vicari foranei a studiare con i Parroci della zona i primi passi del cammino giubilare, secondo i seguenti suggerimenti: A) Avrà tono di introduzione al Giubileo il pellegrinaggio in Terra Santa, che una rappresentanza diocesana vivrà nei giorni 21-28 novembre p.v.. La nostra visita non sarà solo storico-archeologica; ha come prima intenzione l'impegno di meditare la vita di Gesù, nostro modello. Nelle tappe più significative (Nazareth, Betlemme, Monte delle Beatitudini, Cenacolo, Getsemani, Sepolcro) celebreremo l'Eucaristia. Nella solennità di Cristo Re (24/XI) offriremo la S. Messa sul Tabor, aprendo il cammino di preparazione all'Anno Santo in ascolto attento della voce del Padre: "Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo". I partecipanti a questo viaggio di fede sono relativamente pochi: propongo però che in tutte le chiese i fedeli vengano invitati quotidianamente a pregare conforme al significato spirituale delle nostre soste in Terra Santa, secondo il programma che sarà pubblicato sul nostro settimanale. B) Alla sera di sabato 30 novembre (h. 16), d'accordo coi Parroci urbani, apriremo l'Avvento in Cattedrale con una solenne concelebrazione, per iniziare comunitariamente il cammino spirituale verso il 2000. Esorto vivamente tutte le parrocchie della Diocesi, sacerdoti e fedeli, ad essere presenti a questo momento forte di preghiera. Capisco le difficoltà per i più distanti; sarà possibile partecipare con opportune intese sui trasporti. C) Il momento migliore per la preparazione giubilare è offerto dalla Liturgia, che è ritmata sulla vita di Gesù. Pensiamo all'attesa di Cristo nell'Avvento, alla nascita di Gesù, alla sua Epifania. Rendiamo più vive e significative tali ricorrenze, tanto sentite dal nostro popolo. La novena di Natale, gustata per i suoi canti melodici, offre un tema fondamentale: abbiamo bisogno del Salvatore; perciò lo aspettiamo. L'attenta celebrazione del mistero del Natale potrà offrire validità all'apertura della preparazione, che sarà ripresa nella Pasqua, mistero centrale della vita di Gesù. D) La conoscenza di Gesù parte dalla Bibbia, Antico e Nuovo Testamento (l'attesa e la presenza del Messia). Col Papa, invito allo studio spirituale del Libro di Dio: "Bevi alle sorgenti dell'antico e del nuovo Testamento, perché nell'uno e nell'altro bevi Cristo" (S. Ambrogio, su Sal 1,33). La catechesi su Gesù Cristo potrà essere ampliata con l'uso di appositi sussidi, quale l'Enciclica Redemptor Hominis. Seguiranno per gli altri due anni le Encicliche Dominum et vivificantem, sullo Spirito Santo, e Dives in misericordia, sul Padre. Però diamo spazio non solo alla formazione culturale; l'incontro con Gesù non è concluso ripetendo chi egli è. Bisogna vivere quanto ci propone: "Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino. Convertitevi e credete al Vangelo" (Mc 1, 15). E) L'inserzione in Cristo avviene col Battesimo. Questo sacramento è indicato dal Papa come tema nel primo anno pregiubilare. I sacerdoti, le associazioni, studino opportuni programmi per la riflessione ascetica sul primo dono della fede, essenziale, spesso dimenticato. Saranno occasioni: la festa del Battesimo di Gesù, la Quaresima, la preparazione al Battesimo nella Veglia pasquale. Così pure le celebrazioni battesimali nelle parrocchie siano rivolte a tutti, non solo ai genitori e ai padrini. F) L'incontro con Cristo sarà personalizzato con la crescita nella vita di preghiera e nell'esercizio della carità. Il titolo dato a questo documento ("Vogliamo vedere Gesù") trova espressione in un desiderio vitale per questa crescita, per conoscere il Signore e intendere la sua amicizia, rendendogli testimonianza particolarmente di fronte a tutte le forme di povertà, sempre in aumento, come tipo e come frequenza. Così impareremo a conoscere Gesù, il testimone dell'amore del Padre, rendendo efficace la sua opera nel mondo. Le iniziative di carità, come dice il Papa, sono segni importanti del cammino verso l'Anno Santo. Insieme a gesti personali, affidati a ciascuno, vengano decisi anche gesti comunitari, sia per casi singoli, come anche con attività permanenti. LA GIOIA DI STARE CON GESÙ 10. Iniziamo quindi i tre anni di preparazione al Giubileo del 2000, con l'attesa fiduciosa di poterlo celebrare con fede. L'apertura di questo periodo ci ripete una domanda, che facilmente evadiamo "Chi è Gesù per me?". E' un quesito non facile, e non ammette risposte celeri. Lo affido alla coscienza di ciascuno, perché risuoni nelle nostre comunità, e diventi esortazione a crescere nell'intima amicizia con Gesù (v. Imitazione di Cristo, I.II, c.8). E' significativo un brano del teorico comunista Roger Garaudy, in risposta all'invito ad esprimere chi fosse per lui Gesù Cristo: "L'uno o l'altro studioso può contestare i singoli fatti della sua esistenza, ma ciò non toglie niente a quella certezza che cambia la vita. Un braciere è stato acceso. Esso testimonia la scintilla o la fiammella iniziale che gli ha dato vita. Ogni sapienza, fino allora, meditava sul destino, sulla necessità confusa con la ragione. Lui ha dimostrato la loro follia; lui il contrario del destino. Lui la libertà, la creazione, la vita. Lui che ha tolto alla storia la sua fatalità " (Pour vous, qui est Jesus Crist? Cerf-Paris, p. 67). Questo non è tutto quanto si può dire e credere su Gesù; ma allo stesso tempo mostra quanto sia poco, come resti superficiale ciò che noi, i cristiani acclamati, sentiamo e viviamo per Lui. Nel Natale 1967, il credente Martin Luther King, poi assassinato, notava con tristezza, ma insieme con fiducia: "Cristo è venuto a mostrarci la via. Gli uomini amano l'oscurità piuttosto che la luce, e l'hanno crocifisso; e sopra la croce nel venerdì santo c'era il buio. Ma poi venne la Pasqua, e la Pasqua è un eterno ricordo del fatto che la terra calpestata risorgerà ". (Il fronte della coscienza - SEI, p. I 17). Il Cristo nel quale crediamo non è una figura storica evanescente. Con la sua vita, soprattutto con la morte e la risurrezione, ha legato a sé la storia di ciascuno di noi. Ha preso nella forma più aspra tutto il peso della vicenda umana: le lotte, le prove e le speranze, da Betlemme al Calvario; per dare a tutto un senso definitivo risorgendo ad una vita nuova, che ci ha partecipato perché viviamo la speranza quotidiana, con la garanzia per il futuro al di là del tempo. Ricordiamo che tutti i sacramenti, specialmente l'Eucaristia, sono la nostra partecipazione alla sua vita, morte e risurrezione. Egli è il Dio-con-noi. Ci ha manifestato l'amore del Padre, ripetendo con accorata insistenza: "Rimanete nel mio amore" (Gv 15,9). Vuol liberarci dall'incapacità per gli ideali che ci propone, vuol togliere le divisioni, e trasfigurare la nostra condizione umana, superando l'inerte mediocrità. Dio si dona a noi in Lui. Se la vivremo intensamente, con fede sincera, la celebrazione del Giubileo dei 2000 anni dalla sua discesa nel mondo può imprimere una traccia viva, uno slancio nuovo. Perché ci guiderà a considerare prospettive abitualmente inattese, per offrire a chi ci sta vicino un tono nuovo della testimonianza cristiana, che guidi a capire il senso intimo della vita, il suo essenziale. 11. Credere in Gesù Cristo oggi significa impegnarsi a confrontare il tono esistenziale, proposto e accettato dall'opinione corrente, con il vero spirito cristiano, quello del Maestro. Per inserirci ogni giorno nel suo schema di ideali, anzitutto con la preghiera. E così permettere a Lui stesso di trasparire dalle nostre parole, dalle opere, dal nostro sorriso. Consideriamo l'appello di Dio nella comunità della Chiesa, che Cristo, come Capo, anima con il suo Spirito. La Chiesa, in nome di Cristo, ci chiama a realizzarci nel servizio a Dio, attenti con amore ai nostri fratelli, per offrir loro, vivendolo, il messaggio di Gesù, che interessa i vari aspetti della realtà individuale e sociale. Per questo la S. Chiesa, guidata dallo Spirito Santo, ha cura di rendere attuale per tutti i momenti storici, in tutte le vicende umane, l'appello evangelico alla carità, affidatole dal suo Fondatore, che, col dono del suo amore, diventa contemporaneo di ogni uomo, attraverso il ministero della Chiesa. Essa lo esprime in tanti modi, attraverso ciascuno dei suoi figli, mandati a rendere testimonianza con la vita, con la parola, in modo particolare con la generosità della rinuncia e nell'ora della prova. Il cristiano, con l'umiltà e la fedeltà del discepolo, vuole attuare la sua salvezza e contribuire alla salvezza del mondo, convinto che solo Gesù Cristo è la speranza della vera felicità per tutti gli uomini. E con la perseveranza nella carità operante "adorate il Signore, Cristo, nei vostri cuori, sempre pronti a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi" (1 Pt 3,15). Così si impara a riferire la propria vita all'evento che è Gesù Cristo, riconoscendo in se stessi il primo punto per attuare il capovolgimento della dinamica del mondo orientato dal male, che rischia di vivere nel non-senso. In Cristo il succedersi dei giorni non toglie valore alla vita; trova invece unità ed orientamento. La grazia dello Spirito Santo aiuta non solo a capire, a penetrare il cuore di Gesù, ma, ancor più a riconoscervi la sorgente d'ogni amore, della gioia e della pace. Ciascuno impara a credere perché si trova nel mondo: è mandato in esso dal primo amore, quello del Padre. Per questo il cristiano aspira a giustificare la sua vita come Gesù: "Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato" (Gv 16,31). Cari fratelli nel Signore, vi invito ad iniziare con fede ed entusiasmo il pellegrinaggio spirituale verso il 2000, meta alla quale speriamo di giungere, per grazia di Dio. Ignoriamo quanti dei primi anni del nuovo millennio ciascuno di noi potrà conoscere nel travaglio di questa terra; né possiamo prevedere l'evolversi delle vicende, che di giorno in giorno si palesano sempre più incerte, instabili e turbinose. PREGATE, FRATELLI 12. Soprattutto, una fede serena ci anima, ci conforta. Il Padre l'ha posta come quadro di apertura per la sua lettera di invito alla preparazione del Giubileo:"Gesù Cristo è lo stesso: ieri, oggi e sempre" (Eb 13,8). Perché la nostra fede viva, diventi forte, ripeto ancora l'esortazione alla preghiera. Preghiamo, impariamo a pregare: nelle assemblee liturgiche, nella vita privata; in chiesa, a casa, durante il lavoro; nelle gioie e nel momento della prova. Fede e preghiera sono intimamente collegate: "Se manca la fede, è impossibile la preghiera. Infatti chi mai prega ciò che non crede? Ecco perché anche il beato Apostolo, esortando alla preghiera dice.- 'Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvo'. E per dimostrare che la fede è la sorgente della preghiera, e che il ruscello non può scorrere, quando la sorgente è secca, soggiunge e dice: 'Ma come potranno invocare il Signore, se non hanno creduto in lui?' Per pregare dobbiamo dunque credere, e perché non venga meno la fede con cui preghiamo, dobbiamo pregare. La fede fa sgorgare la preghiera, la preghiera sgorgata ottiene la stabilità della fede. La fede - ripeto - è la sorgente della preghiera, la quale quando si effonde, ottiene la saldezza alla stessa fede" (S. Agostino, disc. 115,1). L'esortazione alla preghiera in preparazione al Giubileo per rivivere l'evento del Figlio di Dio fatto uomo, ci propone Lui stesso come modello di preghiera: "Cristo fra gli altri suoi salutari ammaestramenti e precetti divini, con i quali provvide alla salvezza del suo popolo, diede egli stesso un modello di preghiera, ci ammonì e ci istruì su ciò che dobbiamo chiedere pregando. Come ci aveva dato la vita, così ci insegnò anche a pregare, mosso da quella bontà per la quale si degnò di conferirci tanti altri doni" (S. Cipriano, La preghiera del Signore, N.H.). I confini della vita mortale di Gesù sono segnati con la sua preghiera di offerta: "Per questo, entrando nel mondo Cristo dice: Mi hai preparato un corpo. Allora ho detto: Ecco, io vengo per fare, o Dio, la tua volontà" (Eb 10,5- 7). E sulla croce al termine del pellegrinaggio terreno: "Gesù, gridando a gran voce, disse: Padre, nelle tue mani affido il mio spirito. Detto questo spirò" (Lc 22,46). La preghiera fu per lui esigenza vitale: a Nazareth; nel deserto; durante la vita pubblica, in lunghi momenti solitari ed anche nella preghiera comune col suo popolo. Hanno particolare significato e rilievo la prolungata preghiera sacerdotale nella sera della Cena (Gv 17); e poi nell'agonia del Getsemani: "in preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra" (Lc 22,44). Allora si lamentò di trovarsi solo a pregare: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole" (Mt 26,40-41). La gloria celeste di Gesù è certo un mistero; ci è però rivelato il suo atteggiamento di orante per la nostra salvezza: "Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore" (Eb 7,25). Questa preghiera incessante di Gesù avviene anche sotto i nostri occhi, nei segni sacramentali dell'Eucaristia, per il ministero della Chiesa: "Questo è il mio corpo dato per voi; questo è il mio sangue sparso per voi". Un cristiano che non prega si dissocia da Gesù. Invece di dire: non so pregare; non ho tempo di pregare; a che serve pregare?, dovremmo concludere: non posso vivere senza pregare! Lo spirito del Giubileo ci guidi ad unirci a Gesù nella preghiera, per imparare a praticarla e gustarla con Gesù, nostro Maestro; così che diventi il respiro dell'anima. Nello spirito dell'Anno Santo, nelle varie attività ecclesiali non può mancare la scuola di preghiera, per imparare a pregare. CON MARIA INCONTRO A GESÙ 13. Impegnandoci a vivere con fede il Giubileo della nascita del Signore, ci sentiamo sorretti dalla figura verginale di Maria, madre di Gesù e madre nostra. La nostra preghiera a Lei, che, per volontà del Padre, fu protagonista primaria del grande evento che si è irradiato nella storia, ci dà conforto, perché non si rifiuta mai di ascoltare i suoi figli, che vogliono imitare la sua disponibilità espressa nel segreto di Nazareth: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38); e poi possano imitare con amore il suo gesto verso Gesù, a Betlemme: "Lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia" (Lc 2,7). Cristo ha bisogno della povertà dei nostri gesti, del nostro essere, che avvolgano il mistero ineffabile della sua Incarnazione, perché sia deposto nella povertà di questo mondo triste, al quale il Signore vuole offrire il dono della speranza, per fargli così gustare la pace e la gioia. Con tanta fiducia che ciascun fedele, nelle comunità parrocchiali, accolga queste mie affettuose parole, benedico tutti nel nome del Signore, confidando in Maria, nostra Signora del Rimedio. Oristano, 18 ottobre 1996 Festa di S. Luca Evangelista+ PIER GIULIANO TIDDIA Arcivescovo Home Immessione in Rete: 13 dicembre 1998 Sito curato da don Ignazio Serra |