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Don Graziano Muntoni 

Orgosolo 24 dicembre 1998

Ha dato la sua vita in testimonianza del Vangelo

 

 


Oscar Luigi Scalfaro, Presidente della Repubblica Italiana

Il presidente della repubblica, Oscar Luigi Scalfaro, ha mandato ieri un messaggio al vescovo di Nuoro: «Il delitto che priva la diocesi di Nuoro di don Graziano Muntoni, sacerdote totalmente donato alla sua gente, colpisce duramente l'animo di chiunque creda nei valori umani e nei più alti valori dello spirito». Sono certo che la popolazione sarda, «fedele ai grandi principi di legalità, di pacifica convivenza, di fratellanza, saprà reagire con serena fortezza perché le tradizioni di civiltà vincano su episodi sanguinosi di vera barbarie». Al vescovo sono quindi indirizzati «i sentimenti di viva partecipazione del popolo italiano e miei personali».

Massimo D'Alema, Presidente del Consiglio

Appresa la notizia dell'omicidio, si è detto subito «profondamente colpito dal barbaro assassinio» di don Muntoni ed ha chiesto al prefetto di Nuoro «di farsi interprete presso la comunità di Orgosolo ed i familiari del sacerdote dei suoi sentimenti di solidarietà». Il capo del governo ha quindi incaricato il sottosegretario Giorgio Macciotta di rappresentare il governo alle esequie del sacerdote.

 

Palomba, Presidente della Regione Sardegna

L'invito agli orgolesi ad «alzare la testa» e a impegnarsi perchè trionfi la giustizia («evitando che l' assassinio di un sacerdote giusto infanghi tutta la comunità») è stato rivolto dal presidente della Regione Federico Palomba, che ha partecipato nella chiesa di San Pietro Apostolo di Orgosolo alla cerimonia funebre per don Muntoni. «Anche la Chiesa è ormai diventata vittima - ha osservato - di forme mostruose di incitamento alla violenza e di una devastanze mentalità di sostituzione del dialogo e delle regole democratiche con la prepotenza e la sopraffazione. È ancora più chiaro in questo drammatico episodio che la povertà e il disagio economico non c'entrano assolutamente niente con la barbarie della violenza».

Gian Mario Selis, Presidente del consiglio regionale

«E' una vicenda che ti lascia senza parole, in cui è prevalente il dato dell'emozione. Provo un dolore forte per il povero sacerdote, per la sua famiglia e per questa terra martoriata, che ci spinge a riflettere e a interrogarci se tutti stiamo facendo il possibile».

Giacomo Deiana, Questore di Nuoro

«Siamo di fronte a un omicidio d'impeto meditato. Questo non significa che l'omicidio non sia stato preparato, crediamo però che il movente possa anche essere cercato in motivi occasionali, forse un richiamo non gradito, un semplice rimprovero».

 

Maria Antonia Podda, sindaco di Orgosolo

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Lo hanno ucciso con una fucilata sparata in pieno petto alla vigilia di Natale, ma la sua morte sembra aver trovato un senso nella rinnovata volontà della Barbagia di combattere la violenza. La morte di don Graziano Muntoni, viceparroco di Orgosolo, ha infatti scosso la comunità che non riesce a dare una spiegazione a un delitto assurdo quanto crudele.

 

Rita Soddu, il vicesindaco di Orgosolo,

«Era veramente amico di tutti - dice - coerente e impegnato per la costruzione di una società diversa. Ci mancherà».

Rita Soddu, vicesindaco di Fonni

«Graziano diceva che occorre lavorare quotidianamente e che le cose, anche le più grandi, quelle che sembrano impossibili da metter su, si costruiscono piano piano, giorno dopo giorno. Ecco, questa ricetta noi come cittadini, come scuola, famiglia, associazioni, come Amministrazione comunale (e parlo di Fonni e parlo di Orgosolo) dovremmo farla nostra, adesso più che mai».  Piera Serusi

Carlo Forteleoni, sindaco di Nuoro

«Non esistono parole per commentare la gravità del gesto - è scritto -. E' stato ammazzato un uomo, un sacerdote. E' stato colpito il simbolo dell'amore per il prossimo, della solidarietà, della difesa dei più deboli, della disponibilità al dialogo e alla relazione umana. E' stata colpita la funzione della guida e della conciliazione dell'intera comunità. Lui che indicava la via del persone. Lui che sostenva la rinascita dell'uomo attraverso la famiglia, la scuola e la chiesa. E' urgente il perdono - conclude il documento del consiglio comunale barbaricino -, ma è più urgente che vi sia una giustizia pronta».
«Umile e stimato, con grande coraggio scelse la via del sacerdozio, mettendosi al servizio di una comunità, come quella orgolese, spesso vittima ed ostaggio di un gruppuscolo di malviventi che ne infangano l'onore e la dignità.

Riccardo Devoto, presidente dell'Associazione industriali

«Nell'esprime la massima solidarità alla Chiesa Nuorese e alla comunità di Orgosolo, così vilmente e gravemente colpita, non posso che preoccuparmi  per una situazione che sta degenerando verso la barbarie. Questo ennesimo oltraggio alla vita umana dimostra che non si è ancora fatto abbastanza per invertire quella pericolosissima spirale di violenza che troppo volte denunciamo. E sono troppe le volte che questo grido d'allarme resta inascoltato, e rende vano il sacrificio di persone come don Muntoni».


Galeazzo Murru, coordinatore provinciale di Sardigna Natzione

«In questo momento di lutto che colpisce la Chiesa nuorese impegnata in prima linea per il riscatto della nostra terra, esprimo, a nome di Sardigna Natzione, la commossa solidarietà, auspicando che mai più si ripetano avvenimenti di tale gravità».


Il Coordinamento provinciale di Allenza Nazionale,

Nell'esprimere al vescovo Pietro Meloni, ai sacerdoti, ai familiari di Graziano Muntoni e ai suoi parrocchiani il più profondo cordoglio e lo sdegno per il vile delitto, ha auspicato «che nell'autore o negli autori dell'efferato crimine sopravvenga il coraggio di assumersi le proprie responsabilità, sollevando il paese da un'onta inaudita, che non merita».

La federazione nuorese del Pds,

Nell'esprimere la più ferma condanna per l'efferato assassinio, insieme alla solidarietà ai familiari, alla comunità religiosa e orgolese, «considera il problema della criminalità una vera e propria emergenza democratica.

Il Partito democratico della sinistra,

Non nasconde una certa preoccupazione per la situazione di degrado sociale ed economico a cui molte comunità del Nuorese si stanno avviando, per cui è necessario che lo Stato, le istituzioni regionali e locali, scolastiche e religiose, affrontino con maggiore impegno il problema della crescita civile e dello sviluppo. Bisogna lavorare per isolare queste frange di criminali e tormare ad educare le coscienze, in quanto solo raccogliendo l'insegnamento di don Muntoni, possiamo combattere queste forme di devianza e ridare fiducia e speranza alle nostre comunità».


I tre segretari confederali della Cgil, della Cisl e della Uil,

Nell'esprimere alla Chiesa Nuorese il loro cordoglio, auspicano che il sacrificio di don Muntoni serva alle nostre comunità a farle rinascere civilmente e moralmente, in modo che rispondano con le armi della ragione agli atti di barbarie che stanno insanguinando la nostra terra, insieme allo sviluppo delle nostre coscienze di uomini liberi.


Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale,

sottolinea che l'assassinio di un uomo giusto e probo come don Muntoni segna una svolta pericolosissima delle forze criminali nelle zone interne dell' Isola. «La sua morte deve richiamare tutte le Istituzioni e le forze politiche - sostiene - a rendersi conto che la comunità barbaricina attraversa una crisi di valori senza eguali nella sua millenaria storia. A questo bisogna fare immediatamente fronte con un'azione adeguata di intervento culturale ed economico che coinvolga i giovani nei paesi babrricini, che non debbono continuare ad avere come unico modello di affermazione quello della violenza».

Mundula Michelangelo, ex-sequestrato

Un segnale preciso rivolto alle popolazioni locali («per noi, imbecille gente di Barbagia») perchè rompano il muro dell' omertà e dell' indifferenza. E' l' invito-appello di Michelangelo Mundula, ex sequestrato («in Barbagia - come lui stesso si firma - dal 14 agosto al 27 dicembre 1988»), che in un breve messaggio in memoria di Don Graziano Muntoni chiede agli orgolesi e agli altri abitanti delle zone interne di non continuare a nascondere la testa sotto la sabbia.«Non può ancora esistere - sostiene Mundula - la cultura del 'non sone fattos chi mi riguardana' (non sono fatti miei) o 'Deu l' at'a ischire'(lo saprà Dio). Un sasso rompe un lampione... poi quel vetro viene forato da un proiettile... poi la porta del municipio... infine la finestra di un 'nemico'... un carabiniere in divisa che festeggia una ricorrenza coi colleghi... un sacerdote in un vicolo. La violenza - conclude l' ex sequestrato - non rimane nell' angolino, tende a debordare, ad occupare tutti gli spazi lasciati liberi della nostra indifferenza. Per cominciare a farcelo capire il Signore ha forse dovuto spendere la vita di un credente».

Alberto Merler, ordinario di sociologia nell'Università di Sassari e relatore della tesi di laurea presentata da don Graziano

«Era attratto dalla pedagogia di don Bosco», ricorda   «Ma tra noi - aggiunge - non c'era il rapporto che solitamente c'è tra professore e studente. Io ero amico di Graziano». «Quando si è laureato non era ancora un prete. Ma già da allora era attratto dalla figura di don Giovanni Bosco, dalla sua pedagogia. Ricordi che gli piaceva l'aspetto della partecipazione, quello dell'educazione dei ragazzi e soprattutto la cura delle piccole cose».

I suoi ex allievi

«Ci ha aiutato a crescere e a maturare», hanno detto gli alunni di Teti: «Non possiamo dimenticare il nostro professore che ha saputo comprenderci ed è stato capace di infondere in noi coraggio e fiducia».


Matteo Marteddu, capogruppo del Ppi in consiglio regionale

«E' una vicenda che si dintingue dalle altre, pur gravi. E la cosa ancora più preoccupante è che non si vedono motivazioni, il che significa che dalla follia della violenza non si salva nessuno». E se la motivazione fosse un atto dimostrativo «sarebbe inaudito che ora vengono colpiti anche gli ultimi baluardi della critica alla violenza, come la Chiesa».

Pietro Pittalis, capogruppo di Forza Italia in consiglio regionale,

dice che «è allarme rosso» sul fronte della criminalità in Barbagia. A suo avviso serve «un'azione adeguata di intervento culturale ed economico che coinvolga i giovani che vivono nei centri barbaricini, che non devono continuare ad avere come unico modello di affermazione quello della violenza e della prepotenza», mentre «non serve il potenziamento delle forze dell'ordine».

Piergiorgio Massidda, deputato di Forza Italia,

afferma che «la missione di don Muntoni non si chiuderà con la sua morte» perchè «la comunità barbaricina ha mostrato di avere la forza ela volontà di combattere le prevaricazioni di pochi criminali».


Ennio Cabiddu, portavoce della Federazione regionale dei Verdi,

ha espresso al vescovo di Nuoro, al parrocco e al sindaco di Orgosolo «lo sdegno per il vile attentato che ha martirizzato don Graziano, vittima innocente di una minoranza che da dietro il solito muretto a secco ha colpito l'intera, sana, onesta e laboriosa comunità di Orgosolo». Comunità, ha sottolineato, «che comunque e malgrado i pochi sciagurati nemici della società saprà ancora una volta riscattarsi dando come tante altre volte in passato grande prova di maturità e senso civico».

Secondo gli inquirenti

don Graziano Muntoni aveva «una personalità assolutamente cristallina».



Mariano Delogu, sindaco di Cagliari,

ha inviato una lettera all'arcivescovo Alberti e una al sindaco di Orgosolo. Ad Alberti ha scritto che «come il lutto è di tutti i sardi anche l'onta ci accomuna», perchè «certi fatti non si verificano mai per caso», in quanto «è la consuetudine alla violenza che genera altra violenza». Nella lettera a Maria Antonia Podda, di cui ha detto di aver apprezzato le dichiarazioni, Delogu ha auspicato che gli orgolesi «si adoperino perchè l'assassino venga assicurato alla giustizia».

Grauso,

Nichi Grauso (Nuovo Movimento) condanna l'omicidio di don Muntoni. «Ma prima di farsi prendere la mano dalla facile rabbia bisogna cercare di seguire il percorso tracciato dal sacerdote ucciso. La classe politica, gli intellettuali, gli operatori economici devono entrare nei paesi della Barbagia, devono entrare a Orgosolo per cercare di comprendere le ragioni del malessere, in modo da poter intervenire in modo strutturale e non con la forza bruta dello Stato di polizia, sino ad ora l'unica risposta data ad Orgosolo e in Barbagia».

Riccardo Devoto, presidente dell'Assoindustriali della provincia di Nuoro

«umile e stimato sacerdote che con grande coraggio scelse la via del sacerdozio, mettendosi al servizio della comunità».  «Questo ennesimo atto di oltraggio alla vita umana dimostra che non si è ancora fatto abbastanza per invertire quella pericolosissima spirale di violenza che troppe volte denunciamo». Un grido d'allarme che «troppe volte è rimasto inascoltato e rende vano il sacrificio di persone come don Muntoni, che si pongono al servizio degli altri e credono nella loro terra e nella loro gente».

Antonangelo Liori, Direttore de L'Unione Sarda

L'addio a padre Muntoni
I giorni dell'odio

Purtroppo le cose del mondo sono così. Si combatte perché si crede in una battaglia giusta e poi, dopo tanto soffrire, spesso si perde: le sconfitte sono di gran lunga superiori alle vittorie. Don Graziano Muntoni è diventato prete a cinquant'anni perché credeva che con la preghiera e con l'impegno sociale si potesse cambiare il mondo. E si è battuto, in un paese difficile, contro i mulini a vento insegnando che la violenza e la sopraffazione non possono essere un antidoto alla povertà. Lo ha spiegato nelle omelie, lo ha detto nelle case, lo ha urlato nei bar, dove entrava perché era l'unico luogo nel quale potesse trovare gli uomini orgolesi. Diceva sempre che Orgosolo è il paese più strano della terra, dilaniato da contraddizioni profonde: da un lato la spiritualità più elevata, dall'altro l'abiezione più turpe.
Si combatte, nel mondo, credendo di fare la cosa giusta. E cosa può esserci di più giusto delle parole di un sacerdote? Cosa può esserci di più buono dell'insegnamento di un prete colto e di raffinata intelligenza?
Oggi ci si interroga sul possibile movente, ma a nulla serve scoprirlo. Io personalmente credo che possa trattarsi di un rimprovero non gradito: spesso la vita vale quanto una parola brusca. Ma don Muntoni non ha bisogno di vendetta, né pubblica né privata. Più importante è invece capire il macabro messaggio che i malviventi hanno lanciato alla Chiesa: sacerdoti, fatevi gli affari vostri, pregate e fate messa e poi nient'altro. E lo hanno ucciso alla vigilia di Natale "in die nota", in modo che la Chiesa ricordi questo tragico avvertimento, in modo che tutti capiscano che dopo la rotta della legge degli uomini da Orgosolo deve andar via anche la legge di Dio.
Come si sa magistrati e forze dell'ordine non servono a niente. Cercano capri espiatori e non responsabili. E a niente serve lo Stato o la politica: vogliono solo consensi elettorali, non il bene collettivo.
La Giustizia, quella vera, deve e può cercarla solo il popolo di Orgosolo che oggi ha la possibilità reale di dimostrare che il killer di don Muntoni è un uomo isolato, che verrà ripudiato dalla comunità.
Orgosolo riscopra l'orgoglio civile e gli orgolesi insegnino ai propri figli che la vera balentia è il rispetto per la vita umana, la lealtà amicale, la serenità di giudizio.
Spesso le battaglie si perdono. Ma credo che con l'offerta della vita tu oggi, don Graziano, hai vinto. Perché il cuore degli orgolesi perbene (che sono la maggioranza) non resterà muto al tuo sacrificio. E proseguirà quell'opera di recupero dei valori umani che tu in paese avevi iniziato.

Franco Cagnetta, l'antropologo

autore di Banditi a Orgosolo, uscito nel 1955 e pubblicato nel 1974 da Guaraldi Editore, con la prefazione di Alberto Moravia e un commento di Luigi Lombardi Satriani, dalla sua casa sul litorale romano non vuol commentare il delitto del viceparroco. «Ho letto di una sorta di coinvolgimento di don Muntoni in un sequestro - e di ciò non mi scandalizzerei - e poi di altre ipotesi molto vaghe. Tutte cose sulle quali non si può formulare un giudizio. Certo che è difficile tenere in equilibrio certe comunità cariche di problemi sociali spesso secolari, penso a come sta dilagando la microcriminalità in tutt'Italia e nel mondo e di come sia difficile, ovunque, arginarla. L'importante è fare analisi corrette, senza farsi prendere né da isterismi né da giustificazionismi».

Mena Mureddu, collega nella scuola e nella giunta municipale

«Era un uomo di pace e l'abbiamo perso. Mite e buono. È incredibile che sia morto così».

 
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