COSA E' LA TECNOCRAZIA?
Pubblicato su "El Heraldo" del Messico, del 10/11/74, in "Mas sobre temas de hoy", Speiro 1979.

Una delle più conosciute definizioni della tecnocrazia è quella di Billy: "La tecnocrazia è l’esercizio nell’ambito della economia, dell’industria e del commercio, al livello dello Stato o della grande impresa, del potere di organizzazione o decisione più generale di un piccolo gruppo di uomini di formazione tecnica, che accettano la disciplina gerarchica, generalmente posti sotto l’autorità di un capo".

La tecnocrazia "dota il potere politico di efficienza nella sua azione, mettendo al suo servizio le moderne tecniche di direzione dell’economia e della società: pianificazione, previsione fiscale, azione psicologica, ecc., e dei mezzi per la realizzazione di programmi: crediti, grandi opere, costruzione, ecc.".

Jean Meynaud segnala che la caratteristica generica della "ideologia" - così la qualifica- tecnocratica, ha radice nel fatto di riservare il posto centrale ai fenomeni economici: infatti la sua costruzione e articolazione si realizza in funzione della vita economica; si autogiustifica in termini di efficienza economica, in quanto volta allo scoprire le soluzioni ottimali sul terreno del benessere sociale

Più specificatamente segnala che la tecnocrazia si caratterizza per l’impiego dei metodi delle scienze fisiche applicati alla soluzione dei problemi sociali, e per la grande fiducia nella tecnica della pianificazione per regolamentare e sviluppare l’economia.

 

MEZZI ADOPERATI.

I mezzi preferiti dai tecnocrati per lo scopo, sono ancora indicati da Billy: - in campo politico: un potere esecutivo, forte, duraturo e organizzato, con il quale si favorisce la tecno-burocrazia che decide il funzionamento dei vari ingranaggi, compresi i più importanti;
- nel sociale: "la concentrazione industriale, l’uniformità del genere di vita materializzata degli agglomerati urbani: domani l’automazione e organizzazione scientifica dei mercati...".

 

FEDE MITICA NEL FUTURO.

Riguardo al futuro, i tecnocratici Armand e Drancourt proclamano che siamo entrati nella "seconda fase della planetarizzazione", nella quale "si assiste a una comprovata convergenza di tutti i fattori di progresso: questo è un fenomeno che determina una importante svolta nella storia dell’uomo, perchè si traduce in un avvicinamento degli elementi costitutivi di ciò che Theilard de Chardin aveva chiamato noosfera". Infatti le possibilità aperte dalla tecnica e gli imperativi che essa comporta "condurranno fatalmente a un avvicinamento degli uomini e a grandi possibilità di omogeneizzazione del mondo".

Ma quelle possibilità non garantiranno in modo razionale il dominio del futuro, bensì, al contrario, gli "imperativi del mondo moderno", "validi per tutti i paesi occidentali", aggiungono al loro carattere generale, secondo gli stessi Armand e Drancourt, "il fatto che sono inesorabili". Sicchè, secondo un altro tecnocrate, Bloch-Laine: "Non si può nello stesso tempo riconoscere una evoluzione e trattenerla...". "E’ quel fenomeno ciò che si deve favorire, modificando quel che lo impigrisce, senza pretendere di determinare il suo fine...". "Vogliamo lasciar da parte la questione di sapere se le proposizioni risultanti sono gli obiettivi finali da conseguire poco a poco o le prime tappe di un rapido itinerario verso un termine molto diverso...".

 

CARATTERISTICHE.

Da quanto esposto. possiamo sintetizzare che la tecnocrazia è caratterizzata:

  1. dal primato che assegna allo sviluppo economico, all’incremento della produttività e all’innalzamento del livello di vita.
  2. Dalla prassi neo-ortodossa che a quel fine sostituisce l’ortodossia dottrinale con una ortoprassi -secondo il neologismo di Julio Garrido- che "nonostante la maggior parte delle volte manchi di coerenza e precisione, non è meno intransigente ed esclusivista" nell’imposizione dei suoi dogmi.
    Questi sono: primo, il relativismo, che nega l’esistenza di principi generali universali, col quale il tecnocrate gode della maggiore libertà di movimento nell’uso delle tecniche più efficienti.
    Gli altri due, che fanno da complemento al primo, sono: l’evoluzionismo, che dota il relativismo di un anelito pseudo-spirituale, ed il naturalismo, che salva in pratica i primi due dal rischio di incontrare nel trascendente principi assoluti e immutabili che li contraddicano.
  3. Dal prendere come modello, per quel fine, i metodi delle scienze fisiche e la tecnica della pianificazione.
  4. Dall’operare, a quello scopo, per la concentrazione industriale, l’uniformità del genere di vita (la "omogeneizzazione" come dicono Armand e Drancourt) e il favorire decisamente gli agglomerati urbani, l’organizzazione scientifica dei mercati, l’automazione.
  5. Dall’aver bisogno, per riuscire, di un potere esecutivo forte e di una organizzazione burocratica che abbia l’iniziativa e domini tutti i progetti di pianificazione e legislazione, del dominio delle tecniche e mezzi di propaganda per la conduzione della società massificata nella direzione prevista.
  6. Di un impulso che abbia come motore una mistica del progresso, che viene dichiarato ineluttabile e nella cui linea evolutiva viene situata l’azione, in modo tale che "cambiamento" e "progresso" siano intimamente uniti.
  7. Infine, data questa evoluzione, che è considerata inesorabile e di cui si dice sia superiore al progetto, per non ritardarla e non cessare di essere la "avanguardia del nostro secolo" - come dicono Armand e Drancourt - è necessario, secondo quanto propugna Bloch Laine, "ragionare sui fatti, registrarli e da ciò, ordinare gli avvenimenti", nonostante si giunga ad un termine molto diverso dal previsto, poichè, secondo questo tecnocrate, "l’imprevisto in tutte le riforme è preferibile all’immobilismo".
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