4. LA LEGGE NATURALE E DIVINA SUI SINGOLI E SULLE SOCIETA’.

è incalcolabile
il numero di anime che si perdono
a causa delle condizioni create ai popoli
dai princìpi del Diritto moderno
(papa Leone XII)

4.1 LA VITA UMANA PERSONALE, FAMILIARE E SOCIALE SI DEVE FONDARE SUL DECALOGO.

"La famiglia è costruita sulla sapienza e sulla potenza di Cristo stesso, perchè essa è poggiata su di un Sacramento. Ed è anche costruita e costantemente si costruisce sulla legge divina, che non può in alcun modo essere sostituita da qualsiasi altra legge. Può forse un legislatore umano abolire i comandamenti che ci ricorda [...] la lettura del libro dell’Esodo: "non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non pronunciare falsa testimonianza" (Ex. 20, 13-16)? Conosciamo tutti a memoria il Decalogo. I dieci Comandamenti costituiscono il necessario concatenamento della vita umana personale, familiare, sociale. Se queste congiunzioni mancano, la vita dell’uomo diventa inumana. Perciò il dovere fondamentale della famiglia, e poi della scuola, e di tutte le istituzioni è l’educazione e il consolidamento della vita umana sul fondamento di questa Legge, che a nessuno è lecito violare" (Giovanni Paolo II, Omelia a san Giuseppe, 18-3-1979).

 

4.2 IL DECALOGO E IL MONDO MODERNO

La nostra riflessione su Famiglia e società ci ha portato a vedere le implicazioni della visione del mondo cattolica. Non possiamo non constatare come tutto il mondo si muova in direzione opposta al disegno di Dio, in una diabolica congiura contro la verità.

"Pensare, onorare, dire e fare la verità. Enunciando tali basilari esigenze della vita umana e cristiana, un lamento sale dal cuore alle labbra: dov’è sulla terra il rispetto della verità? Non siamo noi talvolta o anche troppo spesso in faccia ad un antidecalogo sfacciato ed insolente, che abolisce il non, il prefisso cioè di ogni indicazione netta e precisa dei cinque precetti del Signore che seguono l’Onora il padre la madre? La vita che passa sotto i nostri occhi non è praticamente un esercizio studiato della contraddizione: quinto, ammazzare: sesto, fornicare: settimo, rubare: ottavo, dire il falso testimonio, come per una diabolica congiura contro la verità?" (Giovanni XXIII, Radiomessaggio natalizio del 22-12-1960).

La nostra società si avvia dunque verso un dis-ordine sociale che - contraddicendo la natura umana - può portare alla rovina di numerosissime anime. Ancora, già dal momento della condanna del nazional-socialismo, la Chiesa ricordava che i comandamenti di Dio obbligano gli individui e le società:

"Il nostro Dio è il Dio personale, trascendente, onnipotente, infinitamente perfetto, uno nella trinità delle persone e trino nell’unità della essenza divina, creatore dell’universo, signore, re e ultimo fine della storia del mondo, il quale non ammette nè può ammettere altre divinità accanto a sé. Questo Dio ha dato i suoi comandamenti in maniera sovrana, comandamenti indipendenti da tempo e spazio, da regione e razza. Come il sole di Dio splende indistintamente su tutto il genere umano , così la sua legge non conosce privilegi né eccezioni. Governanti e governati, coronati e non coronati, grandi e piccoli, ricchi e poveri dipendono ugualmente dalla sua parola. Dalla totalità dei suoi diritti di Creatore promana essenzialmente la sua esigenza ad un’ubbidienza assoluta da parte degli individui e di qualsiasi società. E tale esigenza si estende all’ubbidienza a tutte le sfere della vita, nelle quali questioni morali richiedono l’accordo con la legge divina e con ciò stesso l’armonizzazione dei mutevoli ordinamenti umani col complesso degli immutabili ordinamenti divini. [...] I vescovi della Chiesa di Cristo "preposti a quelle cose che riguardano Dio" (Ebr. 5,1) devono [...] fare tutto il possibile affinchè i comandamenti di Dio siano considerati e praticati quali obbligazioni inconcusse di una vita morale ordinata, sia privata sia pubblica; i diritti della maestà divina, il nome e la parola di Dio non vengano profanati (cfr. Tito 2,5); le bestemmie contro Dio in parole e immagini, numerose talvolta come l’arena del mare, vengano ridotte al silenzio, e di fronte allo spirito caparbioe insidioso di coloro, che negano, oltraggiano e odiano Dio, non si illanguidisca mai la preghiera espiatrice dei fedeli, la quale sale ad ogni ora come incenso all’Altissimo, rattenendone la mano punitrice" (Pio XI, enc. Mit brennender sorge, del 14-3-1937).

Ci troviamo forse di fronte a una forma di totalitarismo sconosciuta alla storia?

"Viene meno così ogni riferimento a valori comuni e a una verità assoluta per tutti: la vita sociale si avventura nelle sabbie mobili di un relativismo totale. Allora tutto è convenzionale: anche il primo dei diritti fondamentali, quello alla vita. E’ quanto di fatto accade anche in ambito più propriamente politico e statale: l’originario e inalienabile diritto alla vita è messo in discussione o negato sulla base di un voto parlamentare o della volontà di una parte - sia pure maggioritaria - della popolazione. [...] In questo modo la democrazia, ad onta delle sue regole, cammina sulla strada di un sostanziale totalitarismo" (Giovanni Paolo II, enc. Evangelium vitae, del 25-3-1995, n. 20)

 

4.2 DOVERI VERSO DIO

Una società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio deve quindi rispettare il Decalogo. Vengono di seguito trascritte solo le parti del Catechismo che hanno un esplicito riferimento alla società: ciò non toglie che, ad esempio, sino a qualche anno fa, la bestemmia costituisse un reato anche per l’ordinamento giuridico italiano. Senza dimenticare tutta l’ampiezza dei nostri doveri inviduali verso il Signore, vediamo quali sono doveri della società, prima verso Dio e quindi verso il prossimo.

4.2.1 "Non avrai altri dei di fronte a me" (Es 20, 2-5)

Il dovere di rendere a Dio un culto autentico riguarda luomo individualmente e socialmente (2105).

Il diritto alla libertà religiosa non è né licenza morale di aderire all’errore, né un implicito diritto all’errore, bensì un diritto naturale della persona umana alla libertà civile, cioè all’immunità da coercizione esteriore, entro giusti limiti, in materia religiosa, da parte del potere politico. Questo diritto naturale "deve essere riconosciuto nell’ordinamento giuridico della società così che divenga diritto civile" (2108).

4.2.2 "Non pronuncierai invano il nome del Signore, tuo Dio" (Es 20, 7)

La santità del nome divino esige che non si [...] presti giuramento in quelle circostanze in cui esso potrebbe essere interpretato come un’approvazione del potere da cui ingiustamente venisse richiesto. Quando il giuramento è esigito da autorità civili illegittime, può essere rifiutato. Deve esserlo allorché è richiesto per fini contrari alla dignità delle persone o alla comunione ecclesiale (2155).

4.2.3 "Ricordati del giorno di Sabato per santificarlo..." (Es 20, 8-10)

Nonostante le rigide esigenze dell’economia, i pubblici poteri vigileranno per assicurare ai cittadini un tempo destinato al riposo e al culto divino (2187).

Nel rispetto della libertà religiosa e del bene comune di tutti, i cristiani devono adoperarsi per far riconoscere dalle leggi le domeniche e i giorni di festa della Chiesa come giorni festivi (2188).

 

4.3 DOVERI VERSO IL PROSSIMO

4.3.1 "Onora tuo padre e tua madre..." (Es 20, 12)

Coloro che sono rivestiti d’autorità la devono esercitare come un servizio. [...] L’esercizio di un’autorità è moralmente delimitato dalla sua origine divina, dalla sua natura ragionevole e dal suo oggetto specifico. Nessuno può comandare o istituire ciò che è contrario alla dignità delle persone e alla legge naturale (2235).

I poteri poltici sono tenuti a rispettare i diritti fondamentali della persona umana. [...] I diritti politici connessi con la cittadinanza possono e devono essere connessi secondo le esigenze del bene comune. Non possono essere sospesi dai pubblici poteri senza un motivo legittimo e proporzionato. L’esercizio dei diritti politici è finalizzato al bene comune della nazione e della comunità umana (2237).

Ogni società ispira i propri giudizi e la propria condotta ad una visione dell’uomo e del suo destino. Al di fuori del Vangelo su Dio e sull’uomo, è facile che le società diventino totalitarie (2257).

4.3.2 "Non uccidere" (Es 20, 13)

Difendere il bene comune della società esige che si ponga l’aggressore in stato di non nuocere. A questo titolo, l’insegnamento tradizionale della Chiesa ha riconosciuto fondato il diritto e il dovere della legittima autorità pubblica di infliggere pene proporzionate alla gravità del delitto [...] Per analoghi motivi, i detentori dell’autorità hanno il diritto di usare le armi per respingere gli aggressori della comunità civile affidata alla loro responsabilità. [...] Inoltre, la pena ha lo scopo di difendere l’ordine pubblico e la sicurezza delle persone (2266).

Il diritto inalienabile alla vita di ogni individuo umano innocente rappresenta un elemento costitutivo della società civile e della sua legislazione (2273).

Così si rendono colpevoli di scandalo coloro che promuovono leggi o strutture sociali che portano alla degradazione dei costumi e alla corruzione della vita religiosa, o a condizioni sociali che, volontariamente o no, rendono difficile e praticamente impossibile un comportamento cristiano conforme ai comandamenti (2286).

Tutti i cittadini e tutti i governanti sono tenuti ad adoperarsi per evitare le guerre. Fintantoché esisterà il pericolo della guerra e non ci sarà un’autorità internazionale competente,munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai governi il diritto di una legittima difesa (2308).

4.3.3 "Non commettere adulterio" (Es 20, 14)

Lo Stato [...] non è autorizzato a favorire mezzi di regolazione demografica contrari alla morale (2372).

Il carattere immorale del divorzio deriva anche dal disordine che esso introduce nella cellula familiare e nella società (2385).

4.3.4 "Non rubare" (Es 20, 15)

Un sistema che sacrifica "i diritti fondamentali delle singole persone e dei gruppi all’organizzazione collettiva della produzione" è contrario alla dignità dell’uomo. Ogni pratica che riduce le persone a non essere altro che puri strumenti in funzione del profitto, asservisce l’uomo, conduce all’idolatria del denaro e contribuisce alla diffusione dell’ateismo (2424).

La responsabilità dello Stato. "L’attività economica, in particolare quella economica di mercato, non può svolgersi in un vuoto istituzionale, giuridico e politico. Essa suppone, al contrario, sicurezza circa le garanzie delle libertà individuali e della proprietà, oltre che una moneta stabile e servizi pubblici efficienti. Il principale compito dello Stato, pertanto, è quello di garantire tale sicurezza, di modo che chi lavora possa godere i frutti del proprio lavoro e, quindi, si senta stimolato a compierlo con efficienza e onestà... Compito dello Stato è quello di sorvegliare e guidare l’esercizio dei diritti umani nel settore economico; in questo campo, tuttavia, la prima responsabilità non è dello Stato, bensì dei singoli e dei diversi gruppi e associazioni di cui si compone la società" (2431).

4.3.5 "Non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo" (Es 20, 16)

"Particolari doveri... incombono sull’autorità civile in vista del bene comune... E’ infatti compito della stessa autorità... difendere e proteggere... la vera e giusta libertà di informazione" ... "Mediante la promulgazione di leggi e l’efficacie loro applicazione" il potere pubblico provvederà affinchè dall’abuso dei media "non derivino gravi danni alla moralità pubblica e al progresso della società". (2498)

La morale denuncia la piaga degli stati totalitari che sistematicamente falsano la verità, esercitano con i mass-media un’egemonia politica sull’opinione pubblica, "manipolano" gli accusati e i testimoni di processi pubblici e credono di consolidare il loro dispotismo soffocando o reprimendo tutto ciò che essi considerano come "delitti d’opinione" (2499).

4.3.6 "Non desiderare la moglie del tuo prossimo..." (Es 20, 17)

La cosiddetta permessività dei costumi si basa su una erronea concezione della libertà umana [...] E’ necessario chiedere ai responsabili della educazione di impartire alla gioventù un insegnamento rispettoso della verità, della qualità del cuore e della dignità morale e spirituale dell’uomo (2155).

4.3.7 "Non desiderare... alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo" (Es 20, 17)

L’invidia e’ un vizio capitale. Consiste nella tristezza che si prova davanti ai beni altrui e bel desiderio smodato di appropriarsene, sia pure indebitamente (2539). Il contributo statale per le auto da rottamare... la civiltà dei consumi...

 

4.4 CHE FARE?

La situazione del mondo moderno è certamente drammatica, ma, forse abbiamo il timore che le parole della Chiesa suonino dure agli orecchi del nostro prossimo. Non dobbiamo dimenticare che la grazia di Dio aiuta tutti gli uomini e che

La Legge di Mosè comprende molte verità naturalmente accessibili alla ragione. Dio le ha rivelate perché gli uomini non riuscivano a leggerle nel loro cuore (1981).

Sono però necessari uomini che sappiano riprendere l’antica divisa: preghiera, azione, sacrificio.

"Preghiera, per impetrare da Dio, attraverso la mediazione della santissima Vergine, la grazia di essere fedeli alla sua legge, sia a quella naturale che a quella rivelata, per ciò che ordina in rapporto alla sua gloria, alla nostra santificazione, e quindi all’amore del prossimo in tutti i suoi gradi e in tutte le sue forme;

azione, per diffondere nella sua integrità la buona dottrina spirituale e sociale, sostenere le cause giuste e resistere ai malvagi;

sacrificio, per agire con costanza e abnegazione, e per supplire con volontarie mortificazioni alle offese, sia private che pubbliche, sia individuali che sociali, fatte alla legge di Dio".

 

4.5 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Catechismo della Chiesa Cattolica
José Miguel Ibàñez Langlois, La dottrina sociale della Chiesa, Ares, Milano, 1989.
Rodolphe Plus S.J., Come pregare sempre, Di Giovanni, Milano 1989.
San Francesco di Sales, Filotea, Cantagalli, Siena 1989.
Francesco Pollien, Cristianesimo vissuto, Marietti, Torino 1968.
Giovanni Battista Chautard, L’anima di ogni apostolato, Edizioni Paoline, Alba 1967.
Plinio Correa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, Cristianità, Piacenza, 1977.

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