1. MATRIMONIO E FAMIGLIA

1.1 PREMESSA

L'istituto del matrimonio e quella società primaria, naturale e universale chiamata famiglia, conoscono vie di approfondimento diverse e complementari, ciascuna delle quali non è eliminabile senza compromettere la comprensione profonda di ciò di cui si sta parlando. Si tratta:

· della via esperienziale, che parte dal reale, ossia dall'essere: la singolarità della via esperienziale, in questo caso, sta nel fatto che ciascuno, nessuno escluso, incontra e partecipa qualche forma di vita familiare nella propria vita (nel caso estremo, l'orfano in istituto, anche come assenza, e quindi come bisogno di relazione), ed è quindi capace di riscontrare la verità sulla famiglia in relazione alla realtà personale;

· della via naturale, che si fonda sulla verità dell'essere, e prescinde pertanto dalla rivelazione: ha particolare importanza perché riguarda tutti gli uomini e tutti i popoli, e costituisce il fondamento di ogni società umana;

· della via cristiana, che non modifica il carattere naturale dell'istituto matrimoniale e della famiglia, ma che lo riempie di significato, ne svela la straordinaria importanza per la realizzazione dell'essere in ordine al rapporto con Dio, con se stesso e con il prossimo e quindi in ordine ai corpi intermedi e allo Stato.

I punti che seguono riassumono i tratti fondamentali della via naturale (la famiglia "sovrana") e della via cristiana (il sacramento del matrimonio).

 

1.2 LA FAMIGLIA "SOVRANA"

Nella Lettera alle famiglie di Giovanni Paolo II, pubblicata il 2-2-1994, si può trovare al n° 17 un'affermazione forte: "Come comunità di amore e di vita, la famiglia è una realtà sociale saldamente radicata e, in modo tutto proprio, una società sovrana, anche se condizionata sotto vari aspetti. L'affermazione della sovranità dell'istituzione-famiglia e la constatazione dei suoi molteplici condizionamenti inducono a parlare dei diritti della famiglia".

Parlare di famiglia "sovrana" significa, pertanto, evocare un soggetto sociale, titolare di diritti fondamentali propri, innati, cioè anteriori ad ogni legislazione positiva.

E' un soggetto, inoltre, dotato di specifica identità: per il diritto naturale la famiglia è una società naturale fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna. Infatti, senza l'incontro tra mascolinità e femminilità, cioè i due modi diversi e complementari di essere persona, non c'è fecondità, non c'è quindi comunità coniugale nell'ordine dell'essere.

Il matrimonio è quindi la società naturale primaria, ossia una comunione intima di vita e di amore, raccolta dal perseguimento del fine di conservare la specie.

Questa volontà di appartenenza reciproca degli sposi, questo vincolo che trasforma liberamente l'identità personale ha una intrinseca dimensione sociale, quindi è vincolo giuridico, e possiede per natura il carattere dell'indissolubilità, perché i coniugi costituiscono pubblicamente una alterità definitiva (un "noi") rispetto alla propria precedente individualità.

In altri termini, la sovranità della famiglia poggia su questa potestà sovrana dei coniugi di istituire il matrimonio e, attraverso la generazione, di realizzare la società familiare.

I passaggi successivi sono conseguenti, anche se ognuno richiederebbe ben altro sviluppo:

1. Matrimonio e famiglia sono essenziali alla sopravvivenza della società, ed hanno una fondamentale dimensione sociale, talché la famiglia costituisce il modello della società educando a rapporti interpersonali rispettosi di ognuno: rapporti veri, sinceri; rapporti che realizzano il principio di solidarietà convertendo il bene di ciascuno al bene comune; rapporti che applicano il principio di autorità, dove l'autorità non è arroganza, ma è servizio alle persone affidate. Questi sono anche i motivi dell'interesse politico dello Stato per la famiglia fondata sul matrimonio. Lo Stato ha pertanto il dovere di promuovere e tutelare questo modello famigliare, mentre non deve occuparsi, cioè deve disinteressarsi, di altri tipi di legami affettivi che riguardano la sfera personale.

2. In rapporto ad una concezione organica della società, la sovranità della famiglia richiede l'applicazione del principio di sussidiarietà, affinché ogni società ulteriore (la scuola, il municipio, le associazioni e le imprese, fino allo Stato) favorisca la libertà della comunità precedente e la integri nei compiti che questa non può assolvere.

3. Quindi, la famiglia costituisce per lo Stato un modello, e non un ostacolo: a tale riguardo, Giovanni Paolo II conclude il paragrafo già citato della Lettera alle famiglie con questa affermazione: "Una nazione veramente sovrana e spiritualmente forte è sempre composta di famiglie forti, consapevoli della loro vocazione e della loro missione nella storia".

In altri termini, la famiglia deve rappresentare per lo Stato non un "malato" o un "bisognoso" da assistere o da sopportare, ma un mezzo attraverso il quale perseguire il bene comune, nella consapevolezza che lo Stato è per l'uomo e non l'uomo per lo Stato. Il principio della famiglia come soggetto sociale e come titolare di diritti (e qui si possono ricordare, tra gli altri, il diritto a formarsi, a sussistere e a crescere, e quindi il diritto al lavoro e alla proprietà privata, il diritto all'educazione dei figli e quindi anche l'educazione sessuale, il diritto a rimanere unita, ad essere soggetto di partecipazione politica, ecc.) apre uno scenario imponente per l'intervento politico, anche in considerazione delle politiche di sostanziale ostilità alla famiglia adottate in Italia negli ultimi decenni, grazie alla complicità e alla ignavia della Democrazia Cristiana di fronte alle forze socialcomuniste, da sempre impegnate per la distruzione della famiglia fondata sul matrimonio.

Un esempio di tale politica a favore della famiglia "sovrana" si è avuto con la presentazione della mozione Michelini presentata dal Polo delle Libertà l'8-2-95: anche in tale occasione la mozione non passò per il vizietto democristiano di votarle contro (allora si trattava del P.P.I. ancora unito) per appoggiare la sinistra su una più blanda proposta di taglio assistenzialistico (votarono a favore della mozione del Polo solo gli onorevoli Formigoni e Gruber).

Ma è una azione politica, quella per la famiglia sovrana, che non potrà non avere il sopravvento e che porterà con sé anche il giusto riconoscimento di interventi di sostegno, cioè di politiche economiche familiari, quali ad esempio l'introduzione del quoziente familiare per la determinazione del reddito ai fini fiscali e detrazioni fiscali per garantire l'effettiva libertà di scelta nell'educazione scolastica per i propri figli (cd. buono scuola).

Si consideri, per inciso, che tali politiche familiari non rientrano nella sfera di un malinteso assistenzialismo e neppure in quella degli interventi di "solidarietà", ma rappresentano la semplice attuazione di un dovere di giustizia sociale.

Un itinerario di liberazione dallo statalismo, dunque, nel quale la vittoria nella battaglia per il riconoscimento della famiglia "sovrana" significherebbe l'irreversibile sconfitta di coloro che hanno operato ed operano per trasformare in nostro popolo in massa, e per ridurre quindi la persona, soggetto di diritti inviolabili e di relazioni non espropriabili, ad individuo manipolabile dal potere. Significherebbe, ancora, cominciare a ricostruire la nostra Nazione su quei valori naturali e cristiani che appaiono sfigurati nelle leggi e nel costume e che nonostante tutte le vessazioni continuano a costituire il punto di riferimento della gran parte del popolo italiano.

 

1.2. IL SACRAMENTO DEL MATRIMONIO

Il Magistero della Chiesa è ricchissimo di indicazioni e di approfondimenti.

Mi limito qui a ricordare i punti fondamentali, ricavandoli dall'esortazione apostolica Familiaris Consortio di Giovanni Paolo II.

1.2.1. Significato di matrimonio

"(...) il matrimonio è una comunità di persone unificata dall'amore e al servizio della vita, che Cristo elevò a sacramento e costituì come cammino di santità" (Fam. Cons., 11);

Il matrimonio come comunità di persone è una evidenza che appartiene a tutte le culture. Nel Cristianesimo incontriamo una specificità unica: il patto di amore coniugale, ossia quella scelta cosciente e libera con la quale l'uomo e la donna accolgono l'intima comunità di vita e di amore voluta da Dio (Fam. Cons., 11).

Questo patto personale ha l'esigenza di affermarsi pubblicamente nella sua unicità ed esclusività, manifestandosi nella comunità umana per essere fedele al disegno di Dio, per rendere istituzionale il gesto di libertà dal quale nasce il vincolo con "l'altro da me" che supera ogni soggettivismo e ogni relativismo.

Dal punto di vista del sacramento, indissolubilità significa che l'amore coniugale è racchiuso in un amore più grande dal quale si riconosce una volta per tutte di dipendere, perché niente può slegare l'uomo da Dio (Rm 8,35-39).

Così il sacramento (segno) del matrimonio unisce per sempre: se il legame è avvenuto, non è possibile tirarsi indietro. Altrimenti, il matrimonio è dichiarato nullo, e la Chiesa constaterà la nullità del legame, dopo un vero esame delle prove e delle testimonianze.

La Chiesa è mossa dalla fede, non dall'umanitarismo: se l'indissolubilità diventa solo difficile (arduo) dovere, nessuno ha il diritto di sminuire le esigenze di Dio circa la natura umana e la straordinaria possibilità della Sua grazia.

1.2.1. Conseguenze

° la grandezza della sessualità:

chi pensa che il cristianesimo reprime la sessualità è fuori strada: o ha una conoscenza distorta della visione umana e cristiana del corpo in generale e della sessualità in particolare, o ha una concezione distorta della sessualità: è luogo comune infatti confondere in materia sessuale il cattolicesimo con il puritanesimo, come pure confondere la sessualità con l'erotismo, che ne è la caricatura deformante.

Come dice ancora la Familiaris Consortio al n° 11, la sessualità (femminilità e mascolinità), "mediante la quale l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l'intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano, solo se è parte integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte. La donazione fisica totale sarebbe menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale, nella quale tutta la persona, anche nella sua dimensione temporale, è presente: se la persona si riservasse qualcosa o la possibilità di decidere altrimenti per il futuro, già per questo essa non si donerebbe totalmente".

La Bibbia usa per indicare il rapporto sessuale il verbo "conoscere" la cui radice etimologica è "nascere assieme". Molto diverso da "possedere" o "piacere".

La sessualità indica che il donarsi completamente è atto anche corporale, fisico, laddove la persona femminile è costituita per "ricevere" in sé l'altro, e la persona maschile per "offrire" se stesso ed entrare nel corpo che si apre, secondo la stupenda analogia di S. Paolo, con il rapporto tra Cristo e la Chiesa (Ef 5, 22-33 e Cor 6,16-17).

Si consideri anche Cn 8, 6-7: "Tienimi sul tuo petto come un sigillo, mettimi come sigillo sulla mano, chè forte è l'amore come la morte, tenace la passione come l'abisso eterno. Le sue vampe son di fuoco, è divina la sua fiamma. L'oceano non può spegnere l'amore, i fiumi impetuosi non sanno travolgerlo. Se si cerca di comprarlo, se ne avrà disprezzo anche dando in cambio una fortuna": non c’è contraddizione tra il canto carnale tra lo sposo e la sposa e le immagini suggerite dai Padri della Chiesa: lo sposo Cristo e la sposa Maria, che è la natura umana più splendida: "Io sono l’Immacolata concezione"; lo sposo Cristo e la sposa, la Chiesa, che nei suoi figli ha dei difetti, ma nella sua natura è perfetta.

° la fedeltà:

solo quando e se un coniuge "genera" costantemente l'altro (ossia lo aiuta continuamente a "nascere" alla sua vita in Dio), questi gli si presenta sempre "nuovo", nonostante la quotidianità e il fisico e il psichico "invecchiare": i due sono "l'uno nell'altro", si custodiscono reciprocamente (Sicari, Breve catechesi sul matrimonio, p.40).

Pertanto indissolubilità e fedeltà stanno insieme, perché il legame per sempre è ogni giorno celebrato e rafforzato. Perché solo l'immersione nell'amore di Dio (l'adesione a Cristo) può sostenere questa fedeltà.

° l'unità:

"In forza del patto di amore coniugale, l'uomo e la donna non sono più due ma "una carne sola"" (Fam. Cons. 19; Gn 2,24).

Il matrimonio cristiano è espressione dell'unità del genere umano in Cristo, uomo-Dio: infatti lo sposalizio di Dio con la natura umana, o come dice la Familiaris Consortio "la comunione di amore tra Dio e gli uomini", trova una significativa espressione nell'alleanza sponsale tra l'uomo e la donna.

° Matrimonio e famiglia:

il fine del matrimonio come comunità personale di amore è il servizio alla vita.

"Secondo il disegno di Dio, il matrimonio è il fondamento della più ampia comunità della famiglia, poiché l’istituto stesso del matrimonio e l’amore coniugale sono ordinati alla procreazione ed educazione della prole, in cui trovano il loro coronamento" (Fam. Cons. 14).

Ciò significa che la tendenza a dare la vita è l’inclinazione più profonda del vero amore, la sua verità essenziale: "Così i coniugi, mentre si donano tra loro, donano al di là di se stessi la realtà del figlio, riflesso vivente del loro amore" (Fam. Cons. 14).

Come abbiamo già visto, la comunicazione sessuale esprime la donazione totale dei coniugi, e quindi la natura intrinsecamente esclusiva ed indissolubile del matrimonio: la stessa donazione fisica "sarebbe una menzogna se non fosse segno e frutto della donazione personale totale" (Fam. Cons. 11).

Pertanto, la contraccezione è oggettivamente contraria a questa donazione totale, e produce non solo il rifiuto attivo all’apertura alla vita, ma anche una falsificazione dell’interiore verità dell’amore coniugale (Fam. Cons. 32), fino a produrre una frattura tra la vita sessuale e la responsabilità del matrimonio.

Viceversa, la paternità responsabile (che delibera per motivi seri sul "numero" e/o sulla "distanza" dei figli), rinunciando all’unione nei tempi fecondi, non si chiude alla vita, ma ne rispetta consapevolmente i ritmi.

Infine, è importante sottolineare che l’inclinazione matrimoniale al servizio della vita non è solo biologica, ma profondamente spirituale: ne deriva che dove sia impossibilitata la procreazione il servizio alla vita prende altra strada: la via adottiva, quella educativa, l’aiuto ad altre famiglie, ecc. (Fam. Cons. 14).

° Famiglia e società:

Poiché il Creatore di tutte le cose ha costituito il matrimonio quale principio e fondamento dell’umana società, "la famiglia è diventata la prima e vitale cellula della Società" (Conc. Vat. II, Apostolicam actuositatem).

Infatti, la famiglia è "riflesso vivo e reale partecipazione dell’amore di Dio per l’umanità e dell’amore di Cristo Signore per la Chiesa sua sposa" (Fam. Cons. 17). Tutti i suoi compiti scaturiscono da questa realtà e sono l’attuazione di questo amore:
· lo sviluppo come comunità di persone;
· il servizio alla vita (trasmissione ed educazione);
· la partecipazione allo sviluppo della Società;
· la partecipazione alla missio della Chiesa.

Si ritorna qui all’affermazione della "sovranità" della famiglia, ai suoi diritti originari e a tutto quanto affermato nella dottrina sociale della Chiesa (cfr. I parte).

Ciò che caratterizza in particolare il matrimonio cristiano è la costituzione della famiglia come Chiesa domestica: i coniugi "sono corroborati e sono consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dallo Spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, e perciò partecipano alla glorificazione di Dio" (Gaudium et spes, 49).

L’eucarestia costituisce quindi, come foedus (alleanza) di Cristo con la Chiesa, la fonte dell’alleanza coniugale, il centro dell’unità familiare, la sorgente della carità e quindi dei compiti missionari della famiglia cristiana, che essa realizza "diventando ciò che è", comunità di vita e di amore, santificando se stessa e quindi rinnovando la Società, agendo per ordinare a Cristo le realtà temporali.

 

1.3. BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, Costituzione pastorale, n° 47 e ss.;
Paolo VI, Humanae Vitae, lettera enciclica, 25.07.1968;
Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio, Esortazione apostolica del 22.11.1981,
Idem, Lettera alle famiglie, 02.02.1994;
Idem, Centesimus annus, lettera enciclica, 1°.05.1991, n° 39;
Idem, Il matrimonio come sacramento, VI e VII ciclo di catechesi alle udienze gen., 1982-1983;
Catechismo della Chiesa cattolica, Il sacramento del matrimonio, nn.1601-1658;
Codex iuris canonici, can. 1055;
Santa Sede, Carta dei diritti della famiglia, 1983;
K. Wojtyla, Amore e responsabilità, 1960, trad. it. Marietti, 1980;
M. Ronco, La buona battaglia di Alleanza Cattolica per il matrimonio indissolubile e in difesa della vita nascente, in Cristianità, n° 100;
R.G. Haro, Matrimonio e famiglia nei documenti del magistero, Ares 1989;
A. Sicari, Breve catechesi sul matrimonio, Jaca Book 1990.

EP, Croce San Sebastiano, 4 Novembre 1996 - festa di San Carlo

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