2. L'ORDINE SOCIALE
2.1 La famiglia nella dottrina sociale della Chiesa
"Il futuro del mondo e della Chiesa passa attraverso la famiglia" ha scritto il regnante pontefice nell'esortazione apostolica Familiaris consortio (n° 75). Da questa frase emerge l'importanza che il Papa attribuisce al matrimonio ed il ruolo fondamentale che egli riconosce alla famiglia per la salvezza degli uomini e della società.
La famiglia é la comunità di vita di genitori e figli, fondata sul matrimonio.
La persona umana entra nella società attraverso la famiglia, il primo esercizio della sua naturale socialità avviene nella famiglia. La famiglia é dunque la cellula primaria della società. "Quale é la famiglia, tale é la nazione" dice Giovanni Paolo II, che aggiunge: "Lo Stato e la società iniziano la loro rovina nel momento in cui non promuovono più attivamente il matrimonio e la famiglia, nel momento in cui cessano di proteggerli." (discorso dell'8-6-79).
Il matrimonio é un istituto di diritto naturale. Ciò significa che é una realtà riconoscibile come tale dalla ragione umana a prescindere dalla necessità di una rivelazione positiva. La legge di natura é comunque di origine divina, perché deriva dall'Autore della Creazione.
Ma la natura divina dell'istituto matrimoniale é ancora più evidente dal momento che é sancita come tale dalla Rivelazione (legge positiva).
Il matrimonio é stato infatti istituito da Dio nel Paradiso terrestre. Nel libro della Genesi si legge che "il Signore disse: non é bene che l'uomo sia solo, voglio fare un aiuto che gli sia simile.. Il Signore Dio plasmò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: questa volta essa é carne della mia carne e osso delle mie ossa... Per questo esso abbandonerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una sola carne" (Gn 2, 18-24). "Siate fecondi e moltiplicatevi" (Gn 1, 28).
Il matrimonio dunque non é stato istituito dagli uomini ma da Dio, che ne ha fissato i fini e le proprietà essenziali. Fine del matrimonio é il mutuo perfezionamento e la procreazione e l'educazione dei figli. Da tali fini derivano le proprietà essenziali del matrimonio, che garantiscono la buona realizzazione dei fini: l'unità, l'indissolubilità e la fecondità.
Per mutuo perfezionamento si intende la donazione totale (corpo e anima) dei coniugi, che diventano una sola cosa; attraverso tale donazione i coniugi si aiutano vicendevolmente a crescere spiritualmente, si danno un reciproco sostegno.
La procreazione é l'altra finalità ineliminabile dell'istituto matrimoniale. Sbaglia dunque sia chi considera il matrimonio solo in rapporto alla procreazione, sia chi lo vede solo come perfetta realizzazione dei valori della persona, considerando la procreazione un elemento estraneo a tutto ciò. Al contrario il Magistero della Chiesa sottolinea l'importanza di entrambi i fini, vedendo anzi una stretta connessione tra di essi, in quanto la procreazione contribuisce all'arricchimento della persona, e la mutua donazione comporta come conseguenza la procreazione.
Il matrimonio é essenzialmente ordinato alla procreazione. Nell'Humanae vitae Paolo VI ricorda che "qualsiasi atto matrimoniale deve rimanere aperto alla trasmissione della vita" (n° 11) e questo in virtù della "connessione inscindibile che Dio ha voluto, e che l'uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell'atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo" (n° 12). Dunque no alla contraccezione, all'aborto, alla sterilizzazione. Sono ammessi i metodi naturali, in quanto si tiene conto dei "ritmi naturali... senza offendere i principi morali che abbiamo ora ricordati" (n° 16).
Paolo VI motiva la sua condanna della contraccezione, ricordando l'inevitabile degradazione della morale sessuale che deriva dal diffondersi dei metodi contraccettivi: l'amore, privato della responsabilità, degenera in edonismo. Inoltre vi é il rischio di una sempre maggiore invadenza nella sfera dell'intimità coniugale da parte dei pubblici poteri, che si sentirebbero legittimati ad imporre pratiche contraccettive o sterilizzazioni per realizzare la loro politica demografica.
Affrontando il tema dell'elemento procreativo nel matrimonio, è opportuno citare l'enciclica di Giovanni Paolo II Evangelium vitae: "All'interno del "popolo della vita e per la vita", decisiva è la responsabilità della famiglia: è una responsabilità che scaturisce dalla sua stessa natura - quella di essere comunità di vita e di amore, fondata sul matrimonio - e dalla sua missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore. E' in questione l'amore stesso di Dio, del quale i genitori sono costituiti collaboratori e quasi interpreti nel trasmettere la vita e nell'educarla secondo il suo progetto di Padre." (n° 92).
Fondamentale è dunque il ruolo della famiglia nel testimoniare il valore sacro della vita. Il Pontefice invita a prendere coscienza degli attacchi alla vita, che ci sono sempre stati nella storia dell'uomo, ma che mai come oggi hanno una tale portata numerica, e mai hanno avuto soprattutto un tale grado di consenso sociale, ed addirittura un riconoscimento legale.
Giovanni Paolo II si riferisce a quegli attentati "concernenti la vita nascente e terminale, che presentano caratteri nuovi rispetto al passato e sollevano problemi di singolare gravità per il fatto che tendono a perdere, nella coscienza collettiva, il carattere di "delitto" e ad assumere paradossalmente quello di "diritto", al punto che se ne pretende un vero e proprio riconoscimento legale da parte dello Stato e la successiva esecuzione mediante l'intervento gratuito degli stessi operatori sanitari... Ancora più grave è il fatto che essi, in larga parte, sono consumati proprio all'interno e ad opera di quella famiglia che costitutivamente è invece chiamata ad essere santuario della vita" (n° 11).
La tentazione dell'uomo ad essere padrone della vita e della morte si realizza non solo nei fenomeni dell'aborto e dell'eutanasia, ma anche nei casi apparentemente opposti della procreazione artificiale e della fecondazione in vitro.
Questi problemi di bioetica sono in realtà frutto di quella medesima pianta che ha dato origine all'aborto ed anche al fenomeno contraccettivo: l'uomo non riconosce più Dio padrone della vita e della morte.
Giovanni XXIII nella Mater et magistra dichiara "Dobbiamo proclamare solennemente che la vita umana va trasmessa attraverso la famiglia, fondata sul matrimonio uno e indissolubile, elevato, per i cristiani, alla dignità di sacramento. La trasmissione della vita umana è affidata dalla natura ad un atto personale e cosciente e, come tale, soggetto alle sapientissime leggi di Dio: leggi inviolabili e immutabili che vanno riconosciute ed osservate" (n° 202).
Dunque la vita umana deve essere trasmessa nel matrimonio: i soggetti abilitati a trasmettere la vita sono solo i coniugi legittimi. Inoltre gli stessi coniugi possono trasmettere la vita solo con l'atto coniugale, responsabile e simultaneo. La scienza medica può dare eventualmente un contributo nel senso di aiutare l'atto a raggiungere le sue finalità procreative. E' al contrario assolutamente vietata ogni tecnica di fecondazione, che porti al concepimento di un essere umano al di fuori dell'atto coniugale.
Bisogna inoltre ricordare che purtroppo nei laboratori che effettuano la fecondazione in vitro non vi è alcun rispetto per la dignità umana dell'embrione, che diventa oggetto di sperimentazione. Nell'Evangelium vitae di Giovanni Paolo II leggiamo: "Anche le varie tecniche di riproduzione artificiale, che sembrerebbero porsi al servizio della vita e che sono praticate non poche volte con questa intenzione, in realtà aprono la porta a nuovi attentati contro la vita. Al di là del fatto che esse sono moralmente inaccettabili, dal momento che dissociano la procreazione dal contesto integralmente umano dell'atto coniugale, queste tecniche registrano alte percentuali di insuccesso: esso riguarda non tanto la fecondazione, quanto il successivo sviluppo dell'embrione, esposto al rischio di morte entro tempi in genere brevissimi. Inoltre, vengono prodotti talvolta embrioni in numero superiore a quello necessario per l'impianto nel grembo della donna e questi cosiddetti embrioni soprannumerari vengono poi soppressi o utilizzati per ricerche che, con il pretesto del progresso scientifico o medico, in realtà riducono la vita umana a semplice materiale biologico di cui poter liberamente disporre" (n° 14).
Il matrimonio non é una istituzione umana ma divina, é stato istituito da Dio stesso, che lo ha strutturato con leggi proprie. Questo istituto é stato elevato da Gesù Cristo alla dignità sacramentale. Il cristiano, celebrando il sacramento del matrimonio, l'unico per lui valido e legittimo, deve essere cosciente della sua dimensione sacra: la grazia che gli sposi ricevono li aiuta e li sostiene nella vita coniugale, li fortifica perché possano adempiere i loro doveri e superare le difficoltà con energia, coraggio e decisione.
La teologia cristiana e il Magistero costante dei pontefici vedono nell'unione di Cristo con la Chiesa il modello della comunione sponsale: come Cristo ama la Chiesa e si dona a lei totalmente, così gli sposi devono amarsi l'un l'altro in Cristo (Ef, 5, 22).
La società e più specificamente lo Stato devono riconoscere i diritti della famiglia. Come abbiamo già ricordato, secondo Giovanni Paolo II "Lo Stato e la società iniziano la loro rovina nel momento in cui non promuovono più attivamente il matrimonio e la famiglia, nel momento in cui cessano di proteggerli." (discorso tenuto l'8-6-79). Purtroppo il processo di secolarizzazione in atto nella nostra società, che usando ancora una volta le parole del regnante Pontefice mira "all'estromissione della motivazione e della finalità religiosa da ogni atto della vita umana" (Discorso Sono lieto dell’1-3-91), ha colpito anche l'istituto della famiglia.
Nell'enciclica Casti connubii del 1930, Pio XI enumera gli errori teorici e pratici che minacciano l'istituzione familiare, ed è sorprendente l'attualità dei mali denunciati: il disprezzo della santità del matrimonio, le teorie che negano alla famiglia ogni fondamento nella natura, le proposte di nuove modalità di unione della coppia, la contraccezione, le pratiche eugenetiche, l'esercizio della sessualità al di fuori del matrimonio, la legalizzazione del divorzio. La Chiesa non perde mai tempo nel chiarire la sua posizione, anzi interviene sempre con prontezza, spesso con doti profetiche, prima ancora che questi temi raggiungano una portata preoccupante.
Di fronte ai gravi attacchi alla famiglia, compito dei laici é quello di essere testimoni coraggiosi del progetto di Dio sulla famiglia, di non trascurare l'impegno sociale in questo campo, in perfetta fedeltà al messaggio evangelico.
2.2 Il matrimonio nel Concilio Vaticano II
Il Concilio Vaticano II ha dato ampio spazio al tema del matrimonio, trovando nuove energie per rivitalizzare la dottrina della Chiesa e renderla particolarmente efficace, con lo scopo di indicare la famiglia come cellula fondamentale da cui partire per cristianizzare nuovamente il mondo.
Secondo la Costituzione pastorale Gaudium et Spes, il matrimonio cristiano costituisce un'autentica vocazione: i coniugi devono e possono realizzare la santità nell'adempimento dei propri doveri di stato (n° 48), ed attraverso la stessa vita familiare sono chiamati a compiere un intenso lavoro apostolico nel mondo: i coniugi diventano "testimoni di quel mistero di amore che il Signore ha rivelato al mondo" (n° 52).
La vocazione dei coniugi è fondamentale per l'edificazione della Chiesa e per la formazione in essa delle vocazioni dei figli. Il Concilio parla di Chiesa domestica, per sottolineare l'importanza della famiglia nella vita della Chiesa.
2.3 Il tema della famiglia nel magistero di Giovanni Paolo II
Giovanni Paolo II ha sempre dato ampio spazio al tema della famiglia nel suo pontificato. Fondamentale è l’Esortazione Apostolica Familiaris consortio, che egli stesso ha definito come "una somma dell'insegnamento della Chiesa sulla vita, i compiti, le responsabilità e la missione del matrimonio e della famiglia nel mondo attuale" (dal discorso di presentazione).
Di grande importanza in questa materia é poi il volume Amore e responsabilità che Giovanni Paolo II scrisse nel 1960, quando era ancora Arcivescovo di Cracovia.
Leggendo questo testi, si nota che il Papa affronta l'argomento in modo estremamente originale. Giovanni Paolo II parte dalla consapevolezza che l'istituto matrimoniale ha una storia analoga a quella dell'uomo: "La storia dell'uomo é un combattimento di libertà che si oppongono tra loro, o meglio un conflitto tra due amori: l'amore per Dio spinto fino al disprezzo di sé, e l'amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio" (Fam. Cons. n° 6). Come l'uomo, creato da Dio, si é distaccato da Lui col peccato ma é stato redento da Cristo, così anche il matrimonio ha subito una caduta a causa del peccato originale ed é stato redento da Cristo, che lo ha elevato a Sacramento e costituito come cammino di santità.
Il Papa ci ricorda che Dio é amore, e creando l'uomo per amore lo ha chiamato al tempo stesso all'amore, in quanto l'uomo é stato fatto ad immagine e somiglianza di Dio. "L'amore é pertanto la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano" (n° 11). Questa vocazione si realizza autenticamente solo in due casi: nella verginità, mediante una donazione diretta a Dio, e nel matrimonio, unica forma legittima di donazione tra una uomo ed una donna, poiché in esso la persona non é un mezzo di godimento utilitaristico, ma oggetto d'amore. Solo il matrimonio uno ed indissolubile garantisce la realizzazione di questo amore, perché ogni altra ipotesi di unione (convivenza, poligamia, matrimonio con accettazione del divorzio) considera la persona un oggetto di godimento utilitaristico.
Inoltre il Papa ricorda che "il compito fondamentale della famiglia é il servizio alla vita" (n° 28): l'amore di Dio per gli uomini, fatti a sua immagine e somiglianza, ha disposto che la vita nasca e cresca sotto la protezione della famiglia, che é comunità di amore. Dio ci ha creati per amore, i nostri figli nascono per amore, e vedono nell'amore dei loro genitori il primo segno dell'amore di Dio.
2.4 L'educazione nella dottrina sociale della Chiesa
Compito fondamentale dei genitori é l'educazione dei figli.
La famiglia ha ricevuto immediatamente da Dio la missione di educare la prole, e tale diritto é inviolabile da parte della società terrena.
La famiglia é per destinazione naturale il primo ambiente educatore, ambiente la cui influenza é capitale ed insostituibile: l'educazione dei figli é il primo campo di apostolato dei genitori, e al tempo stesso un servizio sociale di fondamentale importanza. I genitori devono educare direttamente i loro figli, e non cedere a nessun altro il proprio ufficio: ricordiamo che la Grazia di stato che essi ricevono con il Sacramento del matrimonio li sostiene nel loro incarico.
Accanto alla famiglia vi sono altri soggetti ai quali é affidata - in modo diverso - l'opera educativa: la Chiesa e lo Stato.
Il diritto della Chiesa ad educare é un diritto divino fondato sul suo Magistero ("Andate ed ammaestrate tutte le genti" Mt. 28,19) e sulla sua maternità spirituale. Essa ha dunque diritto ad educare istituendo scuole di ogni ordine e grado, per diritto proprio e non per concessione dello Stato. La scuola é comunque una istituzione ausiliaria della famiglia, deve agire sempre in stretto legame con i genitori.
Il ruolo dello Stato nell’educare gli compete nella misura in cui il suo intervento è indispensabile per il promovimento del bene comune temporale, che é appunto il fine suo proprio. E' dovere dello Stato proteggere l'educazione morale della gioventù, rimuovendo le cause pubbliche ad essa contrarie (pornografia, ecc.).
L'intervento dello Stato nell'educazione é solo sussidiario: viene dopo la famiglia e la Chiesa. E' ingiusto ed illecito ogni monopolio educativo che costringa giuridicamente o anche solo di fatto le famiglie a frequentare scuole di Stato.
L'ideale di un sistema educativo consiste nella collaborazione dello Stato, all’opera della famiglia e della Chiesa.
2.5 I mezzi di comunicazione sociale
L'educazione dei figli deve essere un'educazione alla verità e alla carità. In ogni rapporto col prossimo, la persona deve agire con spirito di carità, nel rispetto della verità.
Questi principi devono orientare in particolare l'opera di chi detiene i mezzi di comunicazione sociale, che nel nostro mondo "hanno un ruolo di fondamentale importanza nell'informazione, nella promozione culturale e nella formazione" (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2493).
"Proprio per i doveri relativi alla loro professione, i responsabili della stampa hanno l'obbligo, nella diffusione dell'informazione, di servire la verità e di non offendere la carità. Si sforzeranno di rispettare, con pari cura, la natura dei fatti e i limiti del giudizio critico sulle persone. Devono evitare di cadere nella diffamazione" (2497).
Poiché "L'informazione attraverso i mass media é al servizio del bene comune" (2494), il Catechismo ricorda quali siano i doveri della pubblica autorità: difendere la libertà di informazione, lottare contro l'abuso dei media, tutelare la reputazione e la vita privata dei cittadini, combattere i danni alla moralità pubblica (2498). Si condanna l'uso dei mezzi di comunicazione come strumento per manipolare l'opinione pubblica, con riferimento in particolare agli stati totalitari (2499).
Non mancano anche nel Catechismo i richiami alla responsabilità degli utenti dei mezzi di comunicazione, che troppo passivamente ricevono i messaggi, senza spirito critico e senza sufficiente vigilanza: si invita alla moderazione e alla disciplina, per resistere alle influenze meno oneste, formandosi una coscienza illuminata e retta (2496).
2.6 BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Pio XI, Lettera enciclica Divini illius magistri, 31-12-1929
Pio XI, Lettera enciclica Casti connubii, 31-12-1930
Giovanni XXIII, Lettera enciclica Mater et magistra, 15-5-1961
Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et spes - 7-12-1965
Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis - 28-10-1965
Paolo VI, Lettera enciclica Humanae vitae, 25-7-1968
Giovanni Paolo II, Esortazione apostolica Familiaris consortio, 22-11-1981
Giovanni Paolo II, Lettera alle famiglie, 2-2-1994
Giovanni Paolo II, Lettera enciclica Evangelium vitae, 25-3-1995
Catechismo della Chiesa Cattolica
Karol Wojtyla, Amore e responsabilità, Ed. Marietti, Torino, 1980
SA, Seminario di formazione sulla dottrina sociale della Chiesa, 1995