Pedro Chaparro è
in galera da cinque anni. Alvaro Solano da 20 mesi. Insieme a 18
loro compagni detenuti, rischiano condanne da 40 e 60 anni di prigione.
Sono potentissimi narcos o crudeli assassini? No. Chaparro, Solano e gli
altri non sono che dirigenti della Union Sindacal Obrera (USO), il sindacato
dell’industria petolifera colombiana fondato 74 anni fa. Un’organizzazione
forte che non ha mai risparmiato proteste e scioperi contro le privatizzazioni
selvagge della Ecopetrol, la più importante società nazionale
del settore, e gli scandalosi favori dello Stato alle multinazionali come
la BP, Oxy, Texaco e Shell. La loro colpa è tutta lì.
Quando venne arrestato
Pedro Chaparro era il presidente della USO di Barrancabermeja, una rovente
cittadina che ospita un enorme complesso petrolifero dotato di un attrezzato
porto sul rio Magdalena. Da mesi dormiva nella sede del sindacato dopo
avere mandato i suoi cinque figli dai nonni per non esporli ai rischi di
attentati. Chaparro aveva denunciato più volte la “guerra sporca”
portata avanti in zona, non solo contro i lavoratori, dai militari della
II° Brigata. E aveva avuto il coraggio di fare i nomi e cognomi dei
responsabili di massacri, omicidi, sparizioni forzate, arresti arbitrari
e torture degli assassini. Soprattutto del generale Harold Bedoya, attuale
candidato presidenziale con la formazione “Fuerza Colombia”.
Alvaro Solano aveva
avuto lo stesso ardire. Dopo avere assistito all’uccisione a mitragliate
di un suo compagno di lavoro della Ecopetrol, realizzata da alcuni militari
a bordo di un fuoristrada, Solano era riuscito a far incarcerare un ufficiale
della II° Brigata. Da allora la sua vita era diventata un inferno costellato
di minacce, attentati, tentativi di sequestro da parte di agenti
della polizia DAS. E poi vari arresti, con relative torture, fino all’ultimo,
all’inizio del ‘96, a Caño Limon, nel maggiore centro estrattivo
del paese, dove Solano conduceva la trattativa con i dirigenti della compagnia
statunitense Occidental Oil.
Dopo avere provato
le peggiori galere del paese, Chaparro e Solano sono adesso reclusi nella
“Picota” di Bogotà, accusati insieme agli altri sindacalisti di
una sfilza impressionante di delitti, politici e comuni, come sovversione,
terrorismo, ribellione, omicidio, estorsione e sequestro di persona. Imputati
senza speranza. I loro casi sono stati assegnati alla Justicia sin rostro
(Giustizia senza volto). Istituito durante la guerra al cartello
di Medellin, per proteggere i magistrati diventati bersagli dei sicari
di Pablo Escobar, questo sistema senza dibattimento e con giudici e testimoni
nascosti dall’anonimato, non lascia scampo ai detenuti Chaparro e Solano.
Il loro avvocato,
Eduardo Umaña Mendoza, docente universitario dell’Universidad Nacional,
era riuscito a svelare gli assurdi tasselli dell’accusa. Rivelando,
ad esempio, che sui verbali di diversi testi appariva la stessa impronta
digitale, tanto che tre giudici sin rostro sono stati denunciati dalla
Procura Generale (che ha il compito di controllare l’operato dei giudici)..
E scoprendo che i testi anonimi erano in realtà paramilitari e informatori
stipendiati dall’esercito.
Nonostante che i giornali
parlassero di “clonazione dei testimoni”, la sorte dei sindacalisti
non è cambiata. In compenso Umaña Mendoza ha firmato la sua
condanna a morte. Il 16 febbraio scorso, l’avvocato denunciò alla
magistratura di Bogotà di avere ricevuto varie minacce di morte:
“Nei giorni scorsi ho avuto due telefonate, nelle quali un uomo mi manifestava
la sua preoccupazione per l’imminenza della mia uccisione voluta da alcuni
funzionari giudiziari, da membri dei servizi segreti e da alcuni responsabili
della sicurezza della Ecopetrol” scrisse in un memorandum di 21 pagine.
A mezzogiorno del 18 aprile la sentenza è stata eseguita:
due uomini e una donna sono entrati nel suo studio del centro di Bogotà,
hanno immobilizzato la segretaria, fatto inginocchiare e ucciso con tre
colpi alla testa l’avvocato.
Eduardo Umaña
Mendoza è l’ultimo “uomo scomodo” ad essere eliminato in Colombia.
Un omicidio sfacciato, realizzato alla luce del sole da sicari certi dell’impunità.
Tutti i giornali hanno parlato di “omicidio di Stato”. Un’associazione
di avvocati ha chiesto provocatoriamente al presidente Samper di rivendicare
l’assassinio. Sindacati e Ong colombiane dei diritti umani hanno denunciato
la doppia politica, “di mandare insieme gli assassini e le espressioni
di cordoglio”. Decine di organizzazioni dei diritti umani di vari paesi
si sono mobilitate per far smuovere le Nazioni Unite e il Parlamento Europeo
dall’apatia di fronte al massacro selettivo colombiano.
A loro modo hanno
reagito anche Chaparro, Solano e gli altri sindacalisti. Rinunciano alla
difesa, per non esporre altri avvocati ai killer statali, e chiedendo la
presenza di osservatori internazionali al loro processo. E sollecitando,
soprattutto, solidarietà politica e concreta dai sindacati degli
altri paesi.
La “guerra sporca”
colombiana si accanisce inevitabilmente anche contro i sindacalisti. Nella
tragica storia del sindacalismo colombiano, si contano decine di organismi
dirigenti di parecchie categorie sterminati dai killer, con una scientificità
chirurgica. Tra i più colpiti, oltre ai rappresentanti degli operai
petroliferi, ci sono quelli dei braccianti delle piantagioni bananiere,
gli edili e, tra gli statali, soprattutto i maestri. La mattanza
non accenna a diminuire. Su 264 sindacalisti uccisi nel mondo nel
1997, ben 98 -più di un terzo- sono colombiani. Il giornale della
famiglia Santos, “El Tiempo”, il quotidiano più venduto del paese,
ammette tranquillamente che “Il sindacalismo in Colombia è frenato
a forza di omicidi”. Perchè nasconderlo? Nel paese di Macondo, la
tragedia sembra un destino fatale, inevitabile.
Aiutiamo i sindacalisti
della USO. Inviamo messaggi alla massima autorità giudiziaria che
li sta mantenendo in galera:
Señor Alfonso Gómez Méndez
Fiscal General de la Nación Faxes: 00571 - 2870939/2882828 Santafe de Bogotá Colombia Señor Fiscal:
|
E ai 20 sindacalisti
detenuti.
Asamblea por la Paz
Calle 38 No. 13-37 Oficina 302 Santafé de Bogotá Colombia Compañeros detenidos, Animo... Puedes contar conmigo. Las sombras de la calumnia y la ignominia no podrán ocultar el brillo de las convicciones que aún desde la cárcel se defienden. Vuestra detención nos indigna. Vuestra capacidad de lucha nos estimula y revitalece para seguir luchando por una por una sociedad donde la justicia y el bienestar social este al alcanze de todos. Fraternalmente...... |
Per un aiuto alle
famiglie accreditare a:
Ladys Esther Chaparro Sánchez -conto n.0529500006580
di Colmena-Bucaramanga- Colombia
o a Graciela Almendrales Hodges conto n. 00487008761-8 di Davivienda- Bogotá- Colombia. |