Horacio Serpa contro Andres Pastrana. Un liberale contro
un conservatore. Come sempre, da 150 anni. Fino a 40 anni fa, si riusciva
a distinguere tra liberali e conservatori. I due partiti cercavano di occupare
lo Stato più coi machete che con la forza delle idee, ma i primi,
chiamati i rossi, rappresentavano gli industriali esportatori, si dicevano
democratici e venivano accusati di essere dei mangiapreti, mentre i secondi,
chiamati azzurri, facevano gli interessi dei latifondisti ed erano dei
gran bigotti.
Dopo La Violencia, scoppiata dopo l’uccisione del caudillo
liberale Jorge Eliecer Gaitàn, che inaugurò una carneficina
nella quale, in soli due anni, venne ucciso un colombiano su 30, liberali
e conservatori decisero di spartirsi pacificamente il potere. Con il Frente
Nacional , venne inaugurata la democrazia alla colombiana, tutta forma
e niente sostanza, che non prevede opposizione ed è scandita da
elezioni inutili con candidati-fotocopia.
Gli stessi termini di distinzione, liberale e conservatore,
hanno perso ormai ogni significato. Un liberale come Julio Cèsar
Turbay (ex ambasciatore colombiano in Vaticano e vittima di centinaia di
barzellette dovute alla sua rinomata ignoranza) è stato il pro-motore
del Estatuto de Seguridad, che fece migliaia di assassinii e sparizioni
tra gli oppositori. Il suo successore Belisario Betancur, l’ultimo dei
conservatori salito a Palacio Nariño, è stato invece il presidente
più illuminato, che avviò l’unico serio dialogo con la guerriglia
nella metà degli anni Ottanta, boicottato dall’esercito, che aprì
la caccia grossa contro i ribelli, che avevano abbandonato le armi.
La vaghezza dei programmi elettorali di Serpa e Pastrana
si riflette nelle alleanze spregiudicate, che hanno realizzato in vista
dello scontro finale.
Il primo raccoglie il favore della struttura del partito
liberale (aderente all’Intenazionale Socialista e definito dalla rivista
Cambio-16 un “partito paramafioso”), con alla testa il suddetto Julio Cesar
Turbay, che, quand’era presidente, sosteneva che i detenuti politici si
torturassero da soli “per screditare i militari”. E poi può vantarsi
di uno sconcertante ventaglio di adesioni, da Carlos Castaño, il
capo dei massacratori paramilitari delle AUC (Autodefensas Unidas de Colombia,
agli ex-guerriglieri confluiti nel CRS (Corriente de Renovaciòn
Socialista) fino a Carlos Moreno de Caro, conservatore e populista
da operetta che si è fatto eleggere al Senato, promettendo “tutti
i giorni una brioche e un bicchiere di latte”per ogni bambino colombiano.
Con Andres Pastrana, che si presenta con “Gran alianza
por el cambio”, si é schierato invece l’ex Fiscal General
Alfonso Valdivieso, spacciato nel mondo come il giudice delle manos limpias,
e considerato da molti il fiduciario in Colombia di Washington e della
DEA. Poi molti esponenti liberali emarginati durante la presidenza Samper.
E, secondo quanto scrivono i giornali, persino il Nobel Gabriel Garçia
Marquez.
Nella lotta tra i due, appare ogni giorno più
favorito il leader conservatore, che quattro anni fa venne sconfitto per
una manciata di voti da Samper.
L’ex ministro degli Interni del governo Samper, uno dei
più corrotti e impotenti degli ultimi decenni, è inviso ai
due poteri forti della Colombia (e di ogni paese latinoamericano): gli
Stati Uniti e le Forze Armate. Gli Stati Uniti hanno fatto da tempo sapere
da che parte stanno. Già nell’ottobre scorso la rivista “Newsweek”
ha scritto di avere le prove delle relazioni tra Serpa e i narcos. Che
sia vero o no, importa poco. E’ un segnale preciso del governo di Washington,
che l’anno scorso ha ritirato il visto d’ingresso a Samper.
I generali vogliono invece fargli pagare l’affronto delle
dimissioni dell’ex comandante delle Forze Armate, Harold Bedoya, che il
governo Samper, con Serpa in testa, costrinse a dimettersi nel maggio1997.
Pastrana rimane il favorito anche se non raggiungesse
la maggioranza subito e si dovesse andare al ballottaggio. Non potrebbe
che votare per lui gli altri candidati minori. Il generale Bedoya e il
suo gruppo di estrema destra,“Fuerza Colombia”, fautore della guerra ad
oltranza, pulita o sucia, contro la sinistra armata e disarmata, e Noemi
Sanin, altra esponente conservatore ed ex ministra degli Esteri, che capeggia
la cosidetta “Terceria”, un passeggero movimento d’opinione con Antonio
Navarro, attuale sindaco di Pasto e leader sopravvissuto del disciolto
movimento guerrigliero M-19, e Antanas Mockus, il discusso e stravagante
ex sindaco di Bogotà.
Di oppositori, nelle elezioni presidenziali, non c’è
neanche l’ombra. Non è che manchino in un paese come la Colombia,
tra i più ingiusti, violenti e corrotti del mondo. Ma ne sono
pieni soprattutto i cimiteri, visto lo sterminio scientifico delle forze
di sinistra, a cominciare dall’Uniòn Patriotica, attuato dalle
fuerzas oscuras, un eufemismo usato nel paese quando si parla degli organismi
di sicurezza dello Stato. E ne sono pieni i monti e le boscaglie del paese.
La guerriglia colombiana è l’unica guerriglia al mondo che si rafforza
ed estende il territorio controllato, giorno dopo giorno. Semplicemente,
perchè è l’unica opposizione possibile. Lo ricordava qualche
giorno, fa in una lettera aperta al direttore del giornale più venduto,
“El Tiempo”, uno dei capi delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de
Colombia), Alfonso Cano: “Nel nostro paese non esiste un’opposizione legale
allo Stato perchè viene sistematicamente eliminata con le pallottole
e col terrore”.
Impossibile dargli torto. “Visto che non tutti sono capaci
di andare in montagna, la maggioranza sceglierà l’astensione” scrive
Antonio Caballero, la firma più prestigiosa dei settimanali “Semana
“ e “Cambio-16”.
Ernesto Samper venne eletto presidente con il voto di
poco più del 15% dei colombiani. E’ prevedibile che il nuovo presidente
non ne avrà molti di più. E sarà debole con i soliti
forti, gli USA e i generali. E forte con la massa dei colombiani, da governare
con le buone o con le cattive.
E all’occorrenza con le solite fuerzas oscuras.