Adesso la farsa del
formale processo contro i suoi assassini, è arrivata al suo ultimo
atto !
Ancora una volta la
giustizia militare ha mostrato di garantire la più sfacciata impunità
a chiunque porti un uniforme in Colombia. Coloro che speravano in un risultato
diverso del processo, dovuto anche al clima di dialogo del Paese prodotto
dal nuovo Presidente della Repubblica, Andrés Pastrana, deve ricredersi:
uno Stato violento e corrotto come quello colombiano non può tollerare
che un suo servitore in armi possa essere condannato per una delle innumerevoli
violazioni dei diritti umani. Durante questo processo più
che le contraddizioni nelle informazioni date sulle cause della morte di
Giacomo, si è andato evidenziando il mal funzionamento della giustizia
colombiana. I genitori di Giacomo durante questo processo hanno sofferto
nello loro propria carne l’ingiustizia che migliaia di colombiani
soffrono come realtà quotidiana e che va sotto il nome di impunità.
Per questo il verdetto della settimana passata che ha liberato dalla loro responsabilità di assassini i poliziotti che arrestarono, torturano ed assassinarono Giacomo, non è una grande sorpresa, anzi, è soltanto un caso in più in uno Stato che educa ed utilizza la sua forza poliziesca e militare per creare uno stato di terrore, dove qualsiasi persona che si oppone ai suoi metodi o ai suoi scopi viene eliminato fisicamente. Quello che certamente sorprende è la sfacciataggine dei più alti rappresentanti dello Stato colombiano, incluso la Presidenza della Repubblica, che per curare la propria immagine pubblica diplomatica promettono giustizia e castigo per i responsabili. Vane promesse, poiché la principale responsabilità è dello stesso Stato e dei suoi rappresentanti che sono al servizio dei grandi poteri economici, nazionali e stranieri, i quali agiscono sotto la protezione onnipotente e repressiva delle forze di polizia e militari. L’assoluzione dei poliziotti lo dimostra ancora una volta di più. Per questo le speranze di riportare pace e democrazia in Colombia devono fare i conti anche e soprattutto con i privilegi delle sue forze armate, tra i quali la licenza di uccidere di militari e poliziotti. Anche in questo caso la maschera utilizzata per coprire la tragica realtà dei fatti è la droga.
Resta solo da domandarsi: che tipo di democrazia vige in Colombia? Chi sono i suoi dirigenti? Chi rappresentano? Che interessi li muove? Chi può permettersi di giudicare chi è protetto dallo stesso Stato? Sono onnipotenti per decidere sulla vita dei cittadini? Ed inoltre: che si può dire sugli altri Stati che lodano la forma di agire dello Stato colombiano e tacciono di fronte alle evidenti dimostrazioni di violazioni dei più elementari diritti umani? Che triste spettacolo che ancora una volta hanno dato lo Stato e le forze militari e la giustizia colombiana e che triste spettacolo dello Stato e del popolo italiano che rimane silenzioso di fronte ad un evidente atto di ingiustizia contro un suo cittadino.
Il Comitato Solidarietà Colombia Giacomo Turra è vicino alla famiglia ed agli amici di Giacomo e ne condivide la volontà, ribadita adesso ancora più fortemente, di continuare la lotta perché venga fatta giustizia e continuiamo a denunciare la barbarie colombiana, per ricordare la morte di Giacomo e per il diritto alla vita di tutti i colombiani.
COMITATO SOLIDARIETA’
COLOMBIA-GIACOMO TURRA
ROMA, 5 OTTOBRE
1998