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La Pallamano nacque per caso ad Avellino nell'ormai lontano 1976: un gruppo di ragazzi della "Mancini", società di Atletica Leggera, decise di iscriversi al Campionato di Pallamano, autotassandosi; alla
squadra appena costituita venne dato il futuristico e strano nome di INICNAM; tutti cominciarono a chiedersi l'origine di quella denominazione e solo qualche tempo più tardi qualcuno capì che si trattava di Mancini
scritto e letto al contrario. Allora il primo campionato al quale si poteva partecipare era quello di Serie C; i primi impegni che i nostri "eroi" affrontarono furono quelli di rimuovere, senza alcuna
autorizzazione, i canestri fissi del campo all'aperto di pallacanestro del Liceo Scientifico; segui poi la rimozione di un manto di foglie dello spessore di circa mezzo metro che ricopriva il campo, grazie anche al
pronto intervento della Ditta che si occupa di nettezza urbana ad Avellino, fatta pervenire sul posto dalla telefonata di un improbabile amministratore comunale; furono poi occultati alla meno peggio con della terra
i ganci dei canestri precedentemente rimossi e fu pagato sottobanco l'addetto della Federazione incaricato dell'omologazione del campo affinché dichiarasse regolare un campo troppo piccolo, malandato, senza
spogliatoi ed anche pericoloso. Nonostante tutto l'avventura cominciò: campionato a sei squadre al quale i ragazzi dell'lnicnam parteciparono senza conoscere neppure bene le regole del gioco; la conseguenza fu il
poco lusinghiero bilancio di 10 sconfitte in 10 incontri, nessun pareggio, nessuna vittoria e pianti di gioia mista a rammarico per una gara persa con una sola rete di scarto; furono 88 le reti segnate, ma ben 188
quelle subite: ultimo posto in classifica e retrocessione in Serie D, categoria introdotta a seguito della diffusione che la pallamano andava trovando in Campania e nell'intera nazione. Il più era comunque fatto: si
poteva soltanto migliorare, e così fu. Il Campionato 1977/78 fu quello della riscossa: messe di riserva le magliettine blu a canottiera dell'anno precedente, troppo fredde per ottenere risultati, la squadra si
vestì di verde, con la sponsorizzazione della Lloyd Centauro Italiana che offrì maglie a mezze maniche e pullman di 50 posti a sedere per le trasferte. Fu il massimo, sembrava si navigasse nell'oro; i ragazzi
risposero con entusiasmo e alla grande sul campo: su 12 partite, furono 9 gli incontri vinti e solo 3 quelli persi, 114 le reti subite ma ben 201 quelle realizzate. A fine campionato l'lnicnam si ritrovò con 18
punti all'attivo che le consentirono di giungere al secondo posto, dietro la Pallamano Acli Benevento, e di ottenere la promozione in Serie C. Il 1978/79 fu un anno di transizione: dopo cinque gare disputate
all'insegna dell'autofinanziamento ecco un nuovo sponsor: la Poligrafica Ruggiero: nuove magliette a mezze maniche, bianche col righino verde, ma anche tute e pullman per le trasferte; in 16 partite l'lnicnam Pol.
Ruggiero (Pol. affinché il termine Poligrafica fosse confuso con Polisportiva e si risparmiasse così la tassa federale per gli abbinamenti pubblicitari) realizzò otto vittorie e altrettante sconfitte, terminando al
quinto posto. I tempi erano però maturi per il grande salto. Nel Campionato 79/80 la squadra, guidata da Giacomo Del Mauro, ebbe un ritmo di marcia travolgente: su 36 punti disponibili, ne conquistò ben 31, con 1
5 vittorie, un pareggio e due sconfitte: migliore difesa con sole 201 reti subite (contro le 500 dell'Andria) e migliore attacco con 349 reti realizzate: fu primo posto e promozione in Serie B. Anche la città
cominciò ad accorgersi del fatto: interviste alle emittenti locali, pubblico numeroso alle partite casalinghe, tifosi fedelissimi che seguivano la squadra anche in trasferta e palloncini colorati per festeggiare la
promozione. Il Campionato di Serie B del 1980/81 fu molto difficile, anche per i disagi causati dal sisma che colpì I'lrpinia. La squadra realizzò solo 13 punti e si salvò dalla retrocessione conquistando
l'ottavo posto in classifica. Nel Campionato 81/82 l'Inicnam, militante per la seconda stagione in Serie B, poté usufruire per le gare interne di un impianto coperto, la tendostruttura di Via Tagliamento giunta
ad Avellino attraverso i contributi delle Federazioni, anche della Federpallamano. Fu il primo ed unico anno in cui il medico sociale poté constatare una netta riduzione dell'incidenza, negli atleti, di affezioni
respiratorie acute da raffreddamento; diminuirono anche gli strappi e le escoriazioni. Il Campionato però si concluse male, in quanto gli undici punti conquistati valsero soltanto il penultimo posto. La squadra
retrocesse con grandissima e generale delusione. A questo si aggiunse che, appena terminato il campionato, la tendostruttura fu ampliata in maniera tale da renderla più funzionale alle esigenze del basket cittadino
ma non più utilizzabile dalla squadra di pallamano, furono aumentati i posti a sedere situando alcuni gradini laddove era solo il campo per l'handball. Che strano modo di ampliare..." si chiesero con una certa
meraviglia gli audaci: i giornali e le televisioni locali diedero ampio risalto alla cosa, qualcuno gridò allo scandalo, ma non ci fu nulla da fare: la squadra di pallamano tornò laddove era nata: sotto il cielo.
Ciò costituì un ulteriore colpo per il morale già scosso e diversi atleti (che vigliacchi...) abbandonarono l'attività. Nel 1982/83, I'lnicnam Pol. Ruggiero conservò la Serie C e raccolse le energie per il
campionato successivo quando, nuovamente guidata da Giacomo Del Mauro al quale si era affiancato il prof. Franco Capolupo, la squadra esibì grandissime prestazioni: furono 20 le vittorie e solo due le sconfitte; fu
il primo posto in classifica con 40 punti e si ritornò in Serie B. Bisogna anche ricordare che quell'anno la dirigenza, per la prima volta, compì un grandissimo sforzo finanziario, sobbarcandosi l'onere di un
premio-partita per le vittorie di ben 12.500 lire pro-capite, il che comportò a fine anno una spesa di tre milioni. Contemporaneamente, per ottenere una analoga promozione in Serie B, la società avellinese di
pallavolo spendeva 300 milioni dimostrando ancora una volta che gli zeri contano, cavolo che contano. Nella stagione 84/85 la squadra avrebbe perciò nuovamente dovuto partecipare al campionato di Serie B, ma a
causa di divergenze con la dirigenza sull'opportunità di potenziare la squadra, gli atleti si rifiutarono di giocare. A quel punto altri atleti abbandonarono l'attività, mentre una manipolo di irriducibili non si
dava per vinto; furono coinvolti alcuni dirigenti dell'Unione Sportiva Acli i quali decisero di fare in modo che non fosse del tutto cancellata l'esperienza della pallamano nella città di Avellino. Nacque allora
l'ACLI PALLAMANO AVELLINO che si iscrisse al campionato di Serie D. All'inizio furono tre sconfitte su tre partite, ma la squadra si riprese subito anche perché via via cominciavano a ritornare i nostalgici: furono
11 vittorie nelle successive 11 gare ma lo svantaggio accumulato all'inizio consentì di arrivare soltanto al secondo posto. Nel 1985/86 I'Acli Pallamano è ancora in Serie D, ma grazie alla immissione nei ranghi
di alcuni "odiati" cugini atripaldesi (anche l'Handball Atripalda aveva nel frattempo gettato la spugna) la squadra riacquista la forza necessaria per primeggiare; conquista il primo posto nel girone
eliminatorio e vince la poule finale approdando in Serie C. Tra innumerevoli difficoltà, non solo economiche, e pur con mille infortuni la squadra conclude al settimo posto il campionato 86/87; durante la
stagione non sono mancati i momenti in cui dirigenti ed atleti meditavano l'abbandono, ma alla fine ha sempre prevalso la voglia di fare.Arriva così la promozione in serie B,la squadra conta fra i propri ranghi un
nutrito numero di atleti provenienti da altre realtà della Campania e dopo qualche anno di assestamento il campionato 1998/1999 vede la squadra irpina giungere al 2o posto a pari merito col Fondi..
Finalmente Siamo in serie A, il campionato è particolarmente difficile sia dal punto di vista tecnico che logistico, squadre con molti giocatori stranieri a fronte di un Avellino autatrchica e ripetuti viaggi
in Sicilia; arriva una tranquilla salvezza coronata da qualche soddisfazione casalinga e la gratificazione di ospitare per la prima volta la Nazionale italiana nell’incontro con la Slovacchia (vinto dagli azzurri).
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