CHE FARE CON I PICCOLISSIMI
Ai primi segnali di allarme osservate attentamente il bambino e chiedete
spiegazioni approfondite al pediatra o ad altre figure professionali che
ne conoscono bene lo sviluppo,maestre dell'asilo, psicologo,ecc.
Se i segnali di allarme vi sembra che aumentino rivolgetevi a
specialisti del linguaggio, della comunicazione o a uno psicologo di
fiducia o ad un neuropsichiatra infantile. Se questi specialisti non vi
coinvolgono nel processo diagnostico, se sono vaghi nella terminologia
che usano,se in ogni caso non rimanete soddisfatti delle loro risposte,
pretendete che siano chiari e che vi ascoltino e si confrontino con voi.
Se in questa richiesta di chiarezza e di coinvolgimento diagnostico
venite ostacolati, diffidate e rivolgetevi a qualche centro
specializzato più attento ad ascoltarvi e che vi coinvolga attivamente.
Oggi su internet si possono trovare ogni genere di informazione anche sull'autismo.
Se i primi riscontri diagnostici sono simili a quelli dello spettro
autistico,sottoriportati, non scoraggiatevi ma al contrario, impegnatevi
ancora di più nel seguire i suggerimenti degli esperti che vi ispirano
maggiore fiducia, e nel frattempo mettetevi in contatto con la sede
dell'Associazione genitori (ANGSA) più vicina alla vostra città e
cominciate a leggere qualcuno dei libri riportati nella sezione
bibliografica: va bene per cominciare quello della Uta Frith ma è ottimo
anche il testo di Theo Peeters, Autismo infantile: orientamenti teorici
e pratica educativa, casa editrice Phoenix.
Se raccogliendo ulteriori informazioni vi rendete conto che il bambino
presenta alcuni dei seguenti aspetti tipici dell'autismo:
difficoltà nella comunicazione e nel linguaggio,
difficoltà nella relazione,
comportamenti bizzarri e ripetitivi,
il modo più adatto di comportarvi con lui è di recuperare la calma, di
prestare la massima attenzione a quello che fa senza sopraffarlo di
parole o di eccesso di contatto fisico, soprattutto se tende a
ritirarsi. La vostra attenzione deve essere rivolta ad ogni suo atto
comunicativo affinchè possiate raccoglierlo e soddisfarlo in modo
idoneo. Imparate a discriminare le sue difficoltà dai capricci. Se vi
cerca accoglietelo rispettando la sua modalità e i suoi tempi. Se lo
chiamate per fargli fare qualcosa usate parole semplici e se necessario
ripetete la richiesta nello stesso modo e se non presta attenzione ed è
necessario che faccia ciò che gli chiedete aiutatelo anche fisicamente e
sempre con la massima dolcezza: il più delle volte se non collabora non
è perchè non vuole ma perchè non può o non capisce.
Solo se si riesce ad entrare in uno spirito di positiva, anche se
sofferta,accettazione del problema ci si potrà dedicare con profitto ad
un lavoro che sarà lungo ma anche ricco di grandi soddisfazioni.
A due o tre anni nessuno può sapere o prevedere fin dove o fino a quando
il bambino incontrerà difficoltà, ma senza dubbio farà tanta più strada
quanto più precocemente è stato accettato il suo problema, studiato e
affrontato con tutte le strategie e gli interventi che i professionisti
vi consiglieranno. In questo tipo di difficoltà la fretta è certamente
il nemico maggiore, perciò vale l'antico adagio: Chi va piano, va bene e
va lontano!
Preciso che nessun trattamento è miracoloso, che non ci sono ricette di
sicuro successo e solo un lavoro sistematico, con riscontri pratici e
verificabili da tutti dell'efficacia di ciò che si sta facendo può
garantirci da illusioni che spesso ancora molti professionisti ci
inducono a perseguire danneggiando così il bambino e la sua famiglia.
Fidatevi soltanto di chi è disposto a mettersi in gioco con voi genitori
e dimostra di rispettare e seguire i più aggiornati studi internazionali
sull'autismo.
Per qualunque altra informazione potete visitare questo sito che ritengo uno dei più completi e aggiornati:
http://www.alihandicap.org/Ali/autismoINFO.html
Ora provo ad esporre alcuni esempi di possibile "lavoro" con un
bambino molto piccolo per il quale si sono avute le prime avvisaglie di
comportamenti autistici.
SEDUTE A TITOLO DI ESEMPIO PER ACCRESCERE LA COMUNICAZIONE E
MIGLIORARE LA RELAZIONE E LO SCAMBIO
Gli elementi generalizzabili per ogni seduta sono:
Un posto o una stanza tranquilla, possibilmente senza giochi che lo
distraggano
Un tavolo adatto all'altezza del bambino e due sedie
Una scatola con dentro tre o quattro giocattoli di sicuro interesse per
il bambino( possono essere bolle di sapone, palloncini da gonfiare,
macchinine, oggetti sonori, vari tipi di palline o biglie, una coperta o
un grande foulard, un pallone grosso da psicomotricità,ecc.)
Il giocattolo più significativo e il più maneggevole lo userete per
richiamare l'attenzione del bambino quando lo portate a svolgere
l'attività.
Una sveglia o un timer per predeterminare il tempo dell'attività
Le modalità di esecuzione del primo tipo di seduta sono:
Fate sedere il bambino, sedetevi di fronte a lui, ponete subito
l'oggetto-giocattolo, identificato come simbolo dell'attività, sul
tavolo e dite: "adesso giochiamo".
Se avete scelto i palloncini iniziate a gonfiarne uno e osservate se il
bambino presta attenzione, continuate a gonfiarlo e poi mettetelo in
mano al bambino senza farci il nodo. Il palloncino si sgonfierà,
osservate se il bambino lo guarda, lo raccoglie o se ve lo porge. Se lo
fa,accogliete la sua collaborazione nel modo più gratificante per lui e
gonfiatelo ancora, se non lo fa riprendete voi il palloncino e
gonfiatelo di nuovo dicendo :"lo gonfiamo ancora". Se guarda il
palloncino mentre si gonfia,fermatevi qualche secondo per osservare se
fa qualche gesto o emette qualche suono per invitarvi a continuare e se
non lo fa dite voi: "ancora?", ripetetelo con voce dolce e con calma
senza assillarlo. Se avete scelto giusto gli piacerà veder gonfiare il
palloncino e proverà in qualunque modo a chiedervi di continuare.
Dedicate alcuni minuti a questa attività e poi cambiate
gioco,raccogliendo con la massima attenzione i suoi tentativi di
comunicazione.
Provate a proporgli le bolle che di solito piacciono a tutti i bambini,
ripetendo le stesse modalità.Ogni volta che guarda con attenzione vi
fermate, aspettate che vi faccia qualche segnale di continuare,
riprendete, ecc.
Usate le stesse modalità con tutti gli altri giochi e quando suona il
timer sospendete e dite: "abbiamo finito" e uscite col bambino dalla
stanza.
Se ripeterete con costanza ogni giorno l'attività noterete certamente i
cambiamenti, i miglioramenti sia nel bambino che nel condurre meglio voi
l'attività stessa. In capo a un mese o due sarete diventate degli
esperti in questo tipo di "gioco comunicativo".
Rispettate sempre il tempo che volete che duri e non allungate mai
l'attività neanche se un giorno è particolarmente collaborante o
interessato.
Usate sempre un linguaggio semplice, essenziale, senza quella sovrabbondanza di "tesoro, cocco, e ogni altra parola gergale che finisce col confondere il bambino, Chiedete la sua attenzione pronunciando il suo nome e di seguito il verbo che indica l'azione richiesta. "Pierino, guarda", dammi, prendi, porta,"ecc.
Secondo esempio
Sempre nella stessa stanza ma questa volta per terra.
Usate questa volta palline di spugna o di plastica o anche piccole palle
da bocce, macchinine, biglie o altri giochi anche sonori di particolare
interesse che ci si può scambiare appoggiandoli sul pavimento e
lanciandoli.
Chiamate il bambino mettendogli in mano il solito giocattolo simbolo
dell'attività e portatelo nella stanza
Lo fate sedere per terra di fronte a voi con le gambe aperte, se
inizialmente non collabora potete fare l'attività in due adulti in modo
da facilitare il bambino guidandolo e contenendolo tra le
vostre gambe per dimostrargli ciò che deve fare, iniziando il gioco fra
adulti e successivamente invitando il bambino a partecipare gradatamente.
Cominciate a scambiarvi le palline o le macchinine o le biglie, sia una
per volta che tirandole prima tutte e poi ritirandovele; se qualche
macchinina emette suoni o rumori potrebbe essere più interessato e
guardare con più attenzione. Osservate se vi guarda, se prova a
raccogliere le palline, se prova a guardarvi mentre le tirate, se
accenna a tirarvele e ogni volta che dimostra collaborazione ,
attenzione, motivazione a proseguire il gioco, gratificatelo secondo i
suoi gusti preferiti. Il trucco per farlo comunicare consiste nel
sospendere per qualche secondo ciò che gli piace vedere, aspettate che
faccia qualche gesto comunicativo, eventualmente suggerite e riprendete
il gioco ad ogni più semplice accenno da parte sua di richiesta.
Continuate il gioco con i diversi oggetti fino al suono del timer e poi
dite:"abbiamo finito".
Terzo esempio
Materiale: un grande foulard o una coperta e un grande pallone da
psicomotricità
Nello stesso posto dove si svolgono le altre sedute
Attività: gioco corporeo , gioco con la coperta e sul pallone
Modalità:
Chiamate il bambino col solito gioco-simbolo e accompagnatelo nella
stanza. Stendete la coperta sul pavimento, vi ponete sopra il bambino e
potete sia trascinarlo attraverso la stanza sia racchiuderlo nella
coperta e sollevandolo, dondolarlo. Quando dimostra interesse o piacere sospendete e
aspettate che faccia qualche gesto o emetta qualche suono per invitarvi
a continuare e appena lo fa riprendete. Ripetete per qualche minuto e
poi passate a fargli il solletico o se preferisce ad accarezzarlo usando
sempre l'accorgimento di sospendere, aspettare, riprendere dopo che
manifesta in qualunque modo di voler continuare il gioco.
Continuate anche questa attività per qualche minuto e poi passate a
dondolarlo sul pallone in tutti i modi per lui più piacevoli ma sempre
con le stesse modalità comunicative precedentemente descritte. Al suono
del timer sospendete dicendo sempre:"abbiamo finito".
Essere più preciso e più efficace per questo tipo di lavoro sarebbe
troppo lungo e forse anche controproducente perchè solo provando e
riprovando si può imparare a condurre una attività efficace e
individualizzata dal momento che ogni bambino, ogni contesto, ogni
problema è diverso dall'altro ed è indispensabile adeguarsi al suo
carattere e ai suoi particolari bisogni e difficoltà, alle nostre
capacità creative e alle diverse situazioni spesso imprevedibili.
Occorre sottolineare che alcune volte può risultare particolarmente
difficile avviare un'attività adeguata o perchè il bambino si oppone piangendo a
qualunque forma di collaborazione o perchè il contesto familiare non è
adatto a questo tipo di lavoro o ancora per altri particolari motivi non
facilmente identificabili o risolvibili. Proprio in questi casi è
necessario che gli adulti, familiari e operatori, si impegnino con
pazienza, costanza e rispetto reciproco a capire e superare le
difficoltà del bambino.
Tutto ciò è decisamente più semplice per un operatore che lavora in un
setting adeguato, ma solo una grande disponibilità al confronto con i
genitori e di questi con l'operatore, garantendosi la possibilità di
osservarsi reciprocamente mentre si lavora,possono condurre col tempo ad
un sicuro successo.
Infine è opportuno ricordare che solo dopo alcuni mesi di lavoro
sistematico, coerente e ben preparato in ogni dettaglio si è certi di ottenere i primi
risultati evidenti nel comportamento del bambino.
BUON LAVORO !
La prossima pagina tratterà di come organizzare una seduta per avviarlo ad una più
adeguata collaborazione e al lavoro di apprendimento di nuove abilità.
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