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PERCHÉ È COSÌ DIFFICILE EDUCARE E GESTIRE UN BAMBINO AUTISTICO

Prima di tutto è necessario ribadire, contro chi ancora lo ritiene non educabile o non scolarizzabile, che il bambino autistico è un bambino come tutti gli altri e che pertanto ha diritto ad ogni intervento possibile che faccia di lui una persona come tutte le altre, con diritti e doveri. E’ un bambino con ben precise e gravi difficoltà ormai sufficientemente riconosciute in tutto il mondo a livello scientifico e con ben individuate modalità di trattamento che possono, se ben condotte, educarlo, istruirlo, gestirlo adeguatamente e consentirgli uno stile di vita soddisfacente. Chi ancora minimamente pensa, sotto mentite spoglie, che questo bambino debba starsene in casa, o ricevere soltanto qualche ora di terapia di qualunque tipo, da questo o quel centro o specialista e poi riconsegnarlo alla famiglia, facendole credere che in questo modo il loro piccolo possa non solo migliorare ma persino guarire, a mio avviso o non è informato o è in mala fede.
Cari genitori, aprite gli occhi!
Chi non lavora con voi per aiutarvi ed insegnarvi su come educarlo e gestirlo, non solo vi fa perdere tempo molto  prezioso, non solo vi crea illusioni quasi sempre pericolose ma in breve tempo vi porta in uno stato di completo scoraggaiamento, tale che può compromettere ogni tipo di miglioramento successivo. Se avete già fatto questo tipo di esperienza sapete benissimo a che cosa mi riferisco, se non lo avete ancora vissuto, ma siete appena stati informati della diagnosi di autismo per vostro figlio, rivolgetevi ad altri genitori che hanno percorso prima di voi questa difficile strada e dal confronto con loro traetene chiarezza, forza e scelte che rispondano meglio ai vostri bisogni, ai vostri problemi e soprattutto al bisogno di vostro figlio di essere educato e gestito nel pieno rispetto del suo stato di bambino con ben precise difficoltà ma fatelo subito, prima iniziate, maggiore vantaggio ne riceverete. Il subito non scambiatelo con la fretta, perché questo sarà un percorso che avrà bisogno di calma, di costanza, di attenzione e di molta determinazione. Credo che ormai le conoscenze da parte delle famiglie legate nelle associazioni siano tali che consentano di scegliere un percorso sicuramente più corretto, più efficace, più promettente circa il futuro del proprio figlio. Prima riuscite ad accettare, ma  solo voi sapete quanto questo sia difficile, il suo particolare modo di essere diverso da noi, con tutte le difficoltà quotidiane che comporta, prima potrete essere utili a lui e a voi stessi per poter meglio vedere ogni possibile apertura su come trattarlo.
Esiste inoltre una vasta bibliografia sul trattamento che spiega molto bene non solo il tipo di difficoltà che hanno le persone con questo disturbo ma anche  i modi migliori per affrontarle. Per prima cosa però è necessario cambiare atteggiamento verso vostro figlio: non è  un bambino capriccioso, per la maggior parte delle volte è un bambino che non comprende ciò che gli chiedete, la nostra comunicazione è troppo difficile, astratta e complessa per lui; molti aspetti delle nostre relazioni, e dei nostri comportamenti sociali possono metterlo in difficoltà, infastidirlo, allontanarlo con suo estremo e nostro disappunto e sofferenza finendo col rifugiarsi in comportamenti strani e ripetitivi che possono inizialmente tranquillizzare lui ma far perdere la calma a noi. Cambiare atteggiamento significa tenere conto di tutto ciò e di altro ancora e dedicarsi soprattutto ad osservare e studiare i  suoi comportamenti per cercare di capirne il perché: avrà capito? C’è nell’ambiente qualcosa che lo disturba? Odori, sapori, suoni, rumori…E’ troppo difficile per lui quello che gli abbiamo chiesto? Se non collabora, quasi sempre non è perché non vuole, ma perché non può. Pur mantenendosi fermi su alcune regole fondamentali del vivere quotidiano, è necessario adattarsi e adattare l’ambiente alle sue difficoltà scoprendo giorno per giorno i cambiamenti necessari per farlo progredire.
Nel trattare con vostro figlio, accanto al naturale modo di trattare coi bambini, se ne avete altri senza difficoltà potrete capire meglio quello che intendo dire, imparate a tenere presente anche un modo diverso, quello utile per un bambino autistico, che richiede un estremo e raffinato modo di osservazione per cogliere qualunque sfumatura di disagio in lui e qualunque sfumatura, invece, di attenzione ed evitando le prime e considerando sempre meglio le seconde, otterrete sempre maggiore collaborazione e minori segni di  fastidio. Nel maggior numero dei casi quelle che spesso vengono definite crisi di aggressività, non sono altro che suoi modi inadeguati di comunicarci incomprensione, fastidio, dolore, ecc.. Se non capisce la nostra comunicazione come possiamo aiutarlo? Meglio interagire con lui uno alla volta, parlare lentamente, mostrare ciò che gli si chiede di fare, e se è una cosa che non ha mai fatto, forse è troppo difficile per lui e allora è necessario prima insegnargliela nei modi adeguati per un bambino con le sue difficoltà.
Certo, è difficile educare un bambino autistico, ma non impossibile, è necessario imparare ad educarlo osservando ciò che funziona e ciò che invece lo disturba, provando e riprovando e studiando ogni possibile tecnica che si è rivelata utile anche per altri,ecco l’utilità del confronto, e sicuramente in un tempo ragionevole, con questa diversa sensibilità verso di lui, si impara a gestirlo sempre meglio. Perdere la pazienza è umano, ma certamente non si aiuta uno zoppo a camminare meglio solo perché lo si prende a calci oppure abbandonandolo a se stesso. Se le maniere “forti” non sono più ritenute accettabili per i bambini normali, come possono essere utili per un bambino autistico? Eppure c’è ancora qualcuno che vi ricorre col nobile intento educativo! Quasi sempre le maniere “forti” sortiscono l’effetto contrario, anche se al momento sembrano funzionare. A mio avviso solo tonnellate di pazienza, di coraggio, di studio, di osservazione e di rispetto per una persona in difficoltà possono migliorare una situazione tanto dirompente quanto quella che si determina con la presenza di una persona colpita da un handicap del genere!
Non si possono dare suggerimenti validi per tutti in quanto ogni bambino è diverso da un altro e pertanto potrò darne di più chiari solo in modo individualizzato, senza comunque pretendere di essere esauriente. Spero solo di poter essere di aiuto almeno per quei genitori o operatori che non solo leggono quanto andrò scrivendo, ma si attiveranno nello studio, nella ricerca, nel rivolgersi a esperti con più consapevolezza e maggiore discernimento. A chi mi chiederà suggerimenti darò anche, volta per volta, la bibliografia adatta. Ritengo questo scambio molto utile anche per me che lavoro nel settore da diversi anni e ho ancora molto da imparare, per questo vi ringrazio in anticipo di ogni vostro messaggio, richiesta, suggerimento. Buon lavoro per tutti: è un augurio di cui abbiamo tutti bisogno!

 

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