Referenze fotografiche: Marco e Roberto Bademer,Vilma Battisti, Carlo Campostrini, Fulvio Emanuelli, Domenico Fracchetti, Deborah Francesconi, Elena Lorenzi, Angelo Perotti, Alessandra Redolfi, Dario Righetti, Rino Sega, Serena Tiella.
INTRODUZIONE
Tempo fa mi è stato consigliato di preparare un’introduzione a questo lavoro, ma ho subito pensato : "Queste pagine non parlano abbastanza?"
Dopo una riflessione ho ritenuto opportuno scrivere queste righe, se non altro per spiegare come si è svolta la ricerca, che ha visto coinvolti, infaticabilmente, tutti i ragazzi della III A.
Questa classe non è estranea alla ricerca storica. Già in prima media i ragazzi avevano fatto un’esperienza con la raccolta dei giochi di una volta, pubblicati nel libretto "I noni i zugheva", uscito all’inizio del 1998 in elegante veste tipografica, grazie all’interessamento della Cassa Rurale Bassa Vallagarina.
Quando alcuni mesi fa, ad un corso di aggiornamento sull’insegnamento della storia, indetto dal Museo Storico di Trento, un relatore ha raccontato la sua esperienza relativa alla raccolta della memoria storica assieme ad una classe della scuola dell’obbligo, è come se questa ricerca fosse già iniziata. Pochi giorni dopo a scuola ho proposto ai miei alunni d’intervistare nonni, parenti, conoscenti e non, su un episodio significativo vissuto durante la seconda guerra mondiale.
Così sono arrivate, in gran numero, le testimonianze e, con queste, lettere, cartoline, fotografie ed altri documenti, che ci sono stati affidati con cieca fiducia. Chi ha raccontato un episodio, chi più di uno, chi un’intera esperienza di guerra, chi...l’esperienza di quasi un secolo! Basti leggere il racconto di Rino Sega, vero e proprio spaccato della storia trentina del Novecento, che segue immediatamente questa introduzione.
I materiali raccolti in questo lavoro sono di tre tipi: testimonianze orali, ricostruzioni sulla base di documentazione privata, testimonianze scritte personalmente dall’intervistato. Nel primo caso, alcune volte i ragazzi durante gli incontri con gli anziani hanno preso degli appunti, in altri hanno registrato. Poi si sono cimentati nel riordino dei testi e nella sbobinatura delle audiocassette. Le testimonianze, circa una settantina, sono state trascritte al computer fedelmente, a parte qualche piccolo intervento di normalizzazione linguistica. In molti casi abbiamo preferito mantenere espressioni e parole tipiche del linguaggio dell’intervistato, perché ci sembravano più efficaci ed incisive. Ad esempio, la testimonianza lasciata incisa su un nastro già da alcuni anni da Francesco Francesconi, ormai deceduto, è stata trascritta come si presentava, in dialetto.
Una volta raccolto parecchio materiale abbiamo discusso in classe come organizzarlo. Allora abbiamo deciso di pubblicarlo in un libro per farlo conoscere a tutti.. L’abbiamo così suddiviso e raggruppato in due sezioni principali per dare un certo ordine al lavoro. La prima comprende interviste relative alla vita della popolazione civile durante la seconda guerra mondiale e si conclude con la preziosa testimonianza di Maria Serena Tiella, che si è incontrata a scuola nell’aprile 1998 con gli alunni delle classi terze. La seconda sezione riguarda storie di soldati, cioè le mille traversie dei giovani trentini chiamati a combattere o a lavorare per i tedeschi, e termina con le memorie di Carlo Campostrini, scritte di suo pugno, relative alla sua lunga esperienza in guerra.
Successivamente abbiamo valutato quali documenti e foto inserire ed in quale ordine disporli.
Per quel che riguarda la breve scheda informativa su ogni testimone, si è ritenuto opportuno indicare l’anno di nascita, il luogo di residenza e la professione esercitata durante il periodo bellico.
Siamo così giunti alla veste definitiva del lavoro, che abbiamo chiamato "C’era una volta la guerra", grazie anche alla collaborazione del Museo Storico di Trento e della Biblioteca di Avio che ci hanno dato preziosi consigli. Tutto qui.
Quante volte mi sono venuti i brividi leggendo in queste storie il dolore dei familiari per la scomparsa di giovani soldati, mai più ritrovati, o le lunghe peripezie di militari da un capo all’altro dell’Europa esposti al freddo, agli stenti e alla fame, o la paura di quelle bombe che potevano arrivare da un momento all’altro, anche nel buio della notte, e che al mattino facevano dire: "Grazie al cielo siamo salvi!"
Senza retorica devo dire che durante questo lavoro spontaneamente ci siamo chiesti più d’una volta: "Perché?"
Sì, perché le vicende di una guerra, ad esempio, sono così facilmente comprensibili se si leggono nei libri di storia, per ben fatti che siano, dove tutto scorre secondo un filo logico di causa ed effetto, mentre è ben più duro capirle e accettarle attraverso le testimonianze dirette? Quest’affermazione può sembrare un controsenso, ma quello che voglio dire è che, attraverso il racconto dei testimoni, ci si rende conto della complessità di un periodo storico e dell’importanza del rapporto tra la storia e la memoria. La storia, cioè, dovrebbe tener conto dell’esistenza delle tante storie e delle diverse memorie. Infine, viene anche da chiedersi se verrà il tempo in cui l’uomo potrà narrare ben altre pagine di storia, di una storia, per così dire, "disarmata".
Ricordo a questo proposito le parole di una testimone, Elena Lorenzi, che afferma: "Piuttosto di fare un’altra guerra del genere, mangerei pane e cipolla per tutta la vita." E Alice Perotti dice: "Nella storia di un paese la guerra è la cosa più triste che può succedere e la pace è il massimo bene che auguro a tutti."
Che altro dire? Nient’altro, se non ringraziare tutte le persone che hanno collaborato all’iniziativa con consigli e materiali.
Un ringraziamento speciale va, ovviamente, ai testimoni che hanno ricordato con precisione e lucidità la loro esperienza, per così dire, incancellabile e indimenticabile.
Lucia Mazzocchi
zzz
La guerra è un’esperienza
che contrassegna tutta la vita.
La guerra passa, lasciando una traccia
incancellabile.
(Serena Tiella)