Gioacchino Rossini
(Pesaro, 1792 - Passy, Parigi, 1868)
I genitori, Giuseppe, suonatore di tromba e corno, e Anna Guidarini, cantante che interpretava parti di seconda donna, conducevano vita randagia di teatro in teatro, così il piccolo Gioacchino venne iniziato allo studio delle lettere e della musica prima a Bologna, con tal Giuseppe Prinetti, poi a Lugo, dove studiò tre anni con il canonico G. Malerbi, infine ancora a Bologna con padre Angelo Tesei che lo addestrò nel solfeggio, nel canto e nel clavicembalo. Ben presto divenne un piccolo virtuoso facendosi notare come cantore nelle chiese, come violinista e “maestro di cembalo” in teatro. Nel 1806 si iscrisse al Liceo Musicale e frequentò la classe di violoncello, poi la scuola di contrappunto di padre Mattei. I lavori scritti durante gli anni di studio lo rivelano già chiaramente rivolto al teatro, e infatti, non appena uscito dal Liceo (1810), affronterà le scene con una prima serie di opere apparse a brevissima distanza: La cambiale di matrimonio, L'equivoco stravagante, Ciro in Babilonia, L'inganno felice, La scala di seta, Demetrio e Polibio, La pietra di paragone. Dopo questi primi successi, segue il periodo rossiniano che si può definire veneziano-milanese, comprendente gli anni 1813-15 e le opere Il signor Bruschino, Tancredi, L'italiana in Algeri, Aureliano in Palmira, Il turco in Italia e altre ancora. Il periodo romano-napoletano inizia nel 1815 con l'invito dell'impresario Barbaja, e oltre ad Elisabetta d'Inghilterra (che ebbe come prima interprete Elisabetta Colbran, che nel 1822 diventerà sua moglie) si caratterizza per il capolavoro Il Barbiere di Siviglia, che dopo l'esito contrastato della prima sera conobbe un vero trionfo, al quale seguirono Cenerentola, Armida, Mosè in Egitto, Il califfo di Bagdad, La donna del lago, Bianca e Faliero, Gazza ladra, Maometto II, Zelmira e Semiramide, oltre a numerose Cantate e opere sacre. Nel 1823 termina il periodo italiano di Rossini. Visita Vienna dove riceve accoglienze lusinghiere, va a Londra ingaggiato dall'impresario del King's Theater e infine a Parigi, che gli offre la direzione del Théâtre Italien. Si accosta all'ambiente parigino con rifacimenti e rimaneggiamenti di opere italiane, come Mosè, L'assedio di Corinto, e infine dal 1825 al 1829 scrive le sue ultime opere teatrali: Il viaggio a Reims, Il conte Ory e Guglielmo Tell, la cui rappresentazione costituì un trionfo nel senso più vasto della parola. Tra il 1837 e il '39 sono da segnalare importanti avvenimenti nella vita di Rossini: la separazione legale dalla Colbran, la morte del padre e il suo ritorno a Bologna, dove accetta la consulenza perpetua del Liceo; ma il suo soggiorno bolognese fu troncato bruscamente nel 1848 per incidenti di carattere politico. Rossini ripara prima a Firenze con Olimpia Pelissier (sposata nel 1846) e poi a Parigi, dove dimora senza interruzione dal 1855 fino alla morte. Sono questi gli anni più lieti per il Maestro che, onorato e festeggiato, compone pagine alle quali non annette eccessiva importanza. La sua vecchiaia si annunciava lunga e serena, ma un subitaneo quanto inaspettato deperimento, in un anno doveva condurlo alla tomba. Fu sepolto provvisoriamente nel cimitero di Père Lachaise e nel 1887 i suoi resti furono traslati nella Chiesa di Santa Croce in Firenze. Oltre alla vasta produzione teatrale ci restano di lui vari lavori sacri, musica strumentale, duetti, quartetti, musica vocale da camera, fogli d'album e pagine pianistiche. Fra le molte e importanti innovazioni introdotte e sviluppate da Rossini bisogna ricordare: i maggiori confini dati all'armonia, alla strumentazione, ai cori; i tempi di mezzo, ossia i vasti disegni melodico-strumentali di forma architettonica che sostituiscono i lunghi e noiosi recitativi, il recitativo obbligato con accompagnamento di strumenti d'arco, lo sviluppo del crescendo, splendore dinamico dove il convenzionalismo dell'accompagnamento assurge a stilema propulsivo di enorme efficacia; gli abbellimenti melodici e infine il color locale, da lui così bene interpretato sia nel genere buffo sia nel serio. L'intuizione musicale rossiniana è prevalentemente ritmica. I suoni stessi non servono all'espressione se non come elementi di cui si compone il ritmo, potenza della musica.