Giuseppe Verdi
(Roncole di Busseto, Parma, 1813 - Milano, 1901)
Uno dei più grandi compositori melodrammatici dell'Ottocento. Di famiglia povera, si sviluppò in lui ben presto l'inclinazione per la musica. Ebbe come primo maestro l'organista delle Roncole, Baistrocchi; si esercitava su una modesta spinetta e aiutava i genitori nella loro bottega. A 12 anni si recò a Busseto dove aiutava negli affari il negoziante Barezzi, che fu poi suo protettore, studiando musica con il maestro di banda Provesi e latino dal canonico Seletti; in seguito fu a Milano con una borsa di studio del Monte di pietà e un sussidio del Barezzi. A 19 anni tentò di entrare in Conservatorio, ma non vi fu ammesso; allora proseguì gli studi di contrappunto e fuga con il maestro Lavigna. Tornato a Busseto venne nominato maestro di musica del comune e direttore della banda. Nel 1835 sposò la figlia del suo protettore, Margherita Barezzi, da cui ebbe due figli, morti con la madre a Milano negli anni 1838-40. Già rinomato nel 1849 acquistò la villa di S. Agata, dove preferiva trascorrere i suoi periodi di raccoglimento e riposo. La sua prima opera fu Oberto Conte di S. Bonifacio (1839), rappresentata con successo alla Scala. La seconda, Un giorno di regno (1840), a soggetto comico, fu bocciata rovinosamente, aggiungendo nuovo dolore alle sciagure famigliari del Maestro. Dopo un periodo di scoraggiamento passato a Busseto, arriva il Nabucco (1842), accolto con entusiasmo dal pubblico milanese. Sospettato dalla polizia per gli spunti patriottici che il pubblico scopriva nelle sue opere, gli piovvero censure. L'instancabile e prodigiosa attività verdiana comprende: I lombardi alla prima Crociata, Ernani, I due Foscari, Giovanna d'Arco, Alzira, Attila, Macbeth, I Masnadieri, Jerusalem, Il Corsaro, La battaglia di Legnano, Luisa Miller, Stiffelio, Rigoletto, Il Trovatore, La Traviata, I Vespri Siciliani, Simon Boccanegra, Arolodo, Un ballo in maschera, La forza del destino, Don Carlos, Aida, Otello, Falstaff. Scrisse inoltre la Messa da Requiem, 1 Quartetto, 6 Romanze e altro ancora. Lo stile del primo Verdi è veloce, ritmato, in rilievo: musicava d'impulso, in modo impetuoso che conserverà in quasi tutti i suoi lavori, con l'immediata comunicativa di un'espressione che colpisce istantaneamente. A partire dal Trovatore, la musica prorompe con potenti strappate; il fermento del dramma assume un'importanza capitale e quell'ansietà della parola-canto segna la caratteristica profonda del Verdi drammaturgo; ma sul terreno arroventato del dramma, dopo i recitativi pieni di pause drammatiche, tesi, nervosi, vigorosi, il suo essere ribocca e sfocia nella grande gioia dell'invenzione melodica. L'evoluzione di Verdi continua nel passaggio senza distacco tra recitativo e aria, tra libera melodia e forma chiusa e nella maggior valorizzazione dell'elemento orchestrale che, innalzandosi sopra il semplice accompagnamento, contribuisce a creare l'atmosfera del dramma. Seguono sedici anni di silenzioso raccoglimento, nei quali Verdi ascolta i nuovi movimenti musicali determinatisi in Europa: sono gli inni in cui, per l'accostamento sempre vivo alla sua arte del genio poetico di A. Boito, la librettistica verdiana, fino ad allora piuttosto scadente, si rinnova. Nell'ultimo Verdi si ha dunque un forte impegno morale, un Verdi trasformatore, un Verdi che sale raffinandosi, per aprirsi in una vecchiaia ancora fresca di linfa, ai prodigi dell'Otello e del Falstaff.