Gianni Gaiardelli

 

 

 

omaggio a

GIANNI GAIARDELLI

(1916 - 1993)

Piazza Cavour, 9

Trescore Balneario

25 Ottobre - 2 Novembre

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 GIANNI GAIARDELLI (1916-1993)

Il diletto dell'arte

Nel vasto mondo dell'arte si può entrare per i più vari titoli.

Gianni Gaiardelli, dal suo privato e privilegiato punto di osservazione di albergatore e di uomo di relazioni, vi è entrato attraverso quello di attente frequentazioni, di solidali amicizie e di una produzione frutto di grande diletto e, quindi, di intensa verità. I suoi amici di una vita furono, tra i molti che ebbe, artisti di grande bravura e di riconosciuta fama: Locatelli, Alebardi, Aloi, Maggioni, Capelli, Masseroni, Baggi, Quarti Marchiò, Meli, Gaini, Guidotti, Manini, Carbonari, Armati, Grimaldi, Brignoli.

E l'ultimo, Pietro Servalli, tra i maggiori del nostro secolo a Bergamo, prima che finisse un po' ricordato e un po' compatito come vegliardo pittore dei mercati di Trescore, ospite per anni in casa Gaiardelli.

Si conoscessero ancora i suoi stupendi ritratti di donna degli anni '20 e '30 e tutta la sua colta pittura di tradizione e di modernità simbolista! Forse a tutti costoro, Gaiardelli invidiava, più che il talento certamente chiaro e riconoscibile, la possibilità di dedicarsi a tempo pieno alla stupefacente avventura di trascrivere il mondo per immagini.

Per sé, ricavava ritagli di tempo e scampoli di tecniche apprese con intuito e curiosità. A capo di tutto, metteva il disegno. Un disegno indagatore, curioso, selettivo. Ancora oggi crediamo che in questa sua lirica puntigliosità del segno risieda il suo principale merito artistico. Dalle caricature di amici o di personaggi noti, alle vedute di scorci paesaggistici, ai frammenti con dettagli di più ampie

analisi corre un tratto sottile, sicuro, mai ridondante e mai superfluo. Le linee si intrecciano a definire un soggetto con il rispetto interiore che a ogni soggetto è dovuto: la chiesa di Trescore, la Torre, la campagna fiorita, le colline trasparenti di foschie, i cieli vaganti sopra le case, i centri storici, le piazze e le fontane, gli orizzonti allineati in un rigo.......Sembra sempre che la prima e più evidente preoccupazione di questo "viaggiatore del tempo" sia quella di non farsi notare, in favore del risalto e della pienezza conferiti a quella particolare atmosfera, che la sua anima aveva colto in quel dato momento.

La pratica dell'acquarello aggiungeva a questa intenzione artistica il massimo della leggerezza e della lievità: nella rarefazione dei colori stemperati nell'acqua, si intravedeva una bonomia e una simpatia, nei confronti del Creato, di intrinseca religiosità, quale ogni cosa, francescamente, si porta dentro.

La sensibilità pittorica di Gianni Gaiardelli muoveva, probabilmente, non solo da una sveglia attenzione nei confronti dei dati visivi della natura ma anche da quelli acustici e musicali, che si rivelano più nascosti ma altrettanto presenti nelle relazioni tra gli elementi. I rumori e i silenzi delle stagioni, delle persone, degli oggetti.

Dal suo pianoforte spesso avevano preso l'avvio amichevoli serate in compagnia di cantanti lirici, grandi per festeggiare lusinghiere recite al teatro Donizetti, o semplicemente dilettanti per dare sfogo a una comune passione per il bel canto. Ecco, pare proprio, e di frequente, che il suo disegno si lasciasse guidare da un andamento melodico, che non conosceva il procedere nervoso o a strappi, tipico di tanta presuntuosa modernità, ma inseguiva l'evolvere delicato e persuasivo tipico delle romanze del melodramma italiano, e con altrettanto rigoroso costrutto.

Quando, nel ricordo di amici pittori, la sua arte diventava più complessa, nella pittura a olio o nelle tempere, la solennità pastosa del colore si faceva guida per una ricerca di immagini di brillante efficacia e di raro ordine mentale. Immagini molto mobili di acque e di ponti, di fiori e di Venezie, di natura morta e di animali.

La grandiosa rassegna d'arte, che Trescore promosse nel 1953, lo aveva veduto protagonista nel comitato organizzatore, insieme al dottor Terzi, a Fermo Campana, Giovanni Somaschini, Ferdinando Bruschi, Renzo Pavesi, Giulio Masseroni, Oliviero Verdoni, Carlo Cattaneo e Alberto Meli. Erano stati selezionati centotrentasei pittori e scultori e a molti di costoro Gaiardelli doveva qualcosa del suo amoroso apprendistato, che gli aveva e gli avrebbe consentito di operare molto, sino agli ultimi giorni della sua esistenza.

La dispersione, cui è andata soggetta la sua produzione, ha seguito con tutta evidenza i medesimi flussi di un procedere per amicizie, per incontri, per regali a vario titolo. Si potrà in futuro, crediamo, provare a raccogliere segnalazioni, fotografie, memorie e testimonianze, perché è grazie a questo materiale che un artista consegna alla posterità una traccia ancora leggibile del proprio lavoro, della propria ricerca.

L'attività espositiva di Gianni Gaiardelli si è avvalsa, negli anni, di partecipazioni a collettiva presso la Garitta a Bergamo, di apprezzate, e premiate, presenze al Premio Talpino di Nembro, di iniziative nell'ambito del Circolo Artistico Bergamasco, di cui fu socio, di collaborazioni a riviste e giornali, ma soprattutto di quella costante vicinanza con la gente, che gli faceva schizzare il profilo di un cliente sul retro di una cartelletta di lavoro. Tutti hanno apprezzato questa sua spontaneità e la sua liberalità, che non di rado finivano per avvicinare alle problematiche dell'arte anche i più sprovveduti o per incoraggiare molti giovani pittori.

Era questo il frutto di un suo sapere artistico, che una volta si definiva da autodidatta, solo perché ad insegnarlo non era stata la scuola ma la vita. E la cosa più sorprendente è che Gianni Gaiardelli aveva una consapevolezza umile e grande di tutto ciò. Ce lo ha trasmesso in una sua semplicissima corrispondenza del 1992 con il caro amico Aldo Cuni Berzi: "C'è una cosa che vorrei dirti, caro Aldo, ed è che vorrei tu incominciassi ad amare i pittori "non Grandi" ovvero quelli come il sottoscritto che, pur rimanendo un piccolo punto del frammento artistico, hanno saputo manifestare una intensa vita figurativa, e nella misura e nelle forme hanno espresso un ideale di assoluto e di purezza, ma in parallelo sempre ai grandi ideali.

Cerca di capirmi.

Non voglio ribellarmi ai giudizi e alle definizioni e non voglio sfidare le caratteristiche delle opere dei "Grandi", ma desidero che tu capisca che il "lucido equilibrio" delle raffigurazioni che io porto sulla tela non hanno incertezze da comunicare: sono reali e presenti.

Per concludere, caro Aldo, sappi che il successo e la celebrità molte volte non sono reali! In 75 anni di vita, e ringraziando Dio di vitalità, ho sempre trasmesso senza tentennamenti ai miei "capolavori" - concedimi di chiamarli così - non forza dirompente, ma eleganza e purezza!

Questo è anche arte!"

Del resto, i suoi maestri, pur nel piccolo formato di un collezionismo minore e paziente, li aveva con il tempo raccolti attorno a sé, e chissà se ammirandoli da vicino, ogni giorno, non si sia anch'egli un poco compiaciuto di averne avvicinato il sentire, quel sentire estetico che non può non coincidere, comunque e sempre con una approfondita assunzione dell'intera esistenza, con tutto il suo peso di quotidianità e con tutto l'entusiasmo di una indispensabile visionarietà,che conduce oltre.

Trescore, Ottobre 1997

Fernando Noris 

25 Ottobre - 2 Novembre

orario: feriali 20.30 - 22.30

festivi 10.00 - 12.00; 15.30 - 19.00; 20.30 - 22.30

Collabora all'evento la Comunità ValCavallina

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