CREAZIONE E ORGANIZZAZIONE DELLO SPIRITO INCARNATOSI NELL'UOMO

 

L’INTELLIGENZA - LUCE DI VERITÀ

Dagli scritti del pres. Penrose abbiamo delle ulteriori informazioni in merito alla creazione od organizzazione dello spirito incarnatosi nell’uomo.

Dio mostrò ad Abrahamo gli spiriti che vivevano come personalità individuali prima di essere posti in corpi temporali. Essi erano differenti come grado di intelligenza, ma venivano comunque chiamati "intelligenze" poiché essi erano in grado di capire, avendo il potere dell’arbitrio.

Così, nell’esistenza premortale, i figli e le figlie che nacquero a Dio, il Padre eterno, divennero esseri organizzati dotati di una personale individualità ed intelligenza. Gli elementi della loro personalità sono sempre esistiti ( le caratteristiche dell’intelligenza ) poiché essi " non hanno inizio".

Gli elementi essenziali dell’uomo non ebbero inizio

Continua a dire il pres. Penrose:

... il materiale, per così dire, o la sostanza spirituale da cui essi vennero organizzati non ebbe mai un inizio, ma l’essere, la personalità che ereditarono in essi nascendo come spiriti cominciò ad agire in loro da quel momento e di conseguenza noi leggiamo che " l’uomo era all’inizio con Dio " (DeA 93:29) intendendo sia che al suo inizio come spirito l’uomo procedette dal Padre ed anche che, essendo eterna l’intelligenza dell’uomo, quando non era ancora spirito generato dal Padre e dalla Madre celeste ci fu un tempo in cui la sua intelligenza poté godere della compagnia di Colui che a quel tempo era ancora a quel medesimo stadio (di intelligenza). Non confondiamo l’espressione "intelligenze" riferito agli spiriti individuali, e quella dell’intelligenza che è un attributo acquisito con la nascita di questi spiriti quando furono generati in Cielo, poiché questa intelligenza " non fu mai creata, né indubbiamente può esserlo".

Che cos’è un’intelligenza increata ? Perché è la "luce di verità" ? Il Signore dichiarò: "L’intelligenza, o luce di verità, non fu creata né fatta, neppure indubbiamente può esserlo." E’ sempre esistita e sempre esisterà ed essa è la vita e la luce di tutte le cose che hanno vita; ma le intelligenze sono spiriti individuali nati da Dio.

Gesù il Cristo, come veniamo a sapere dalle scritture, ebbe il diritto di primogenitura fra tutti i figli e le figlie spirituali di Dio e divenne così il Primogenito degli spiriti di ogni carne.

L’uomo e la materia eterna

L’umanità pertanto è organizzata da un elemento designato a perdurare per tutta l’eternità; così sia l’umanità che l’elemento individualità quale componente dell’intelligenza non hanno avuto mai un inizio e non potranno mai avere una fine. Non vi fu mai un tempo in cui questa materia di cui tutti noi siamo composti (il materiale spirituale di cui è composto il nostro spirito, le componenti della nostra intelligenza che è pure "spirito" cioè materia più fine e più pura e gli elementi della materia tangibile che compongono l’universo intero) non vi fu mai un tempo in cui tutto ciò non esisteva, e non vi sarà mai un tempo in cui tutto ciò cesserà di esistere, poiché tutto questo non può essere annullato o distrutto.

Tutto ciò è messo insieme, organizzato, e reso capace di ricevere conoscenza ed intelligenza, perché si possa essere coronati di gloria, esser fatti angeli, Dei , -esseri che otterranno il controllo sugli elementi ed avranno per la loro propria parola il potere di comandare la creazione e la redenzione dei mondi come di estinguere i soli con il loro fiato, e con il loro parlare potranno disorganizzare mondi riducendoli indietro nel loro stato caotico se solo lo vorranno.- Questo perché siamo della medesima materia e sottoposti alle medesime leggi, altrimenti non potremo acquisire una perfetta conoscenza. Questo è il motivo per cui sono stati creati i nobili e gli obbedienti: obbedienza a che cosa ? Alle leggi eterne che regolano le diverse fasi della materia eterna.

Gradi di intelligenza nell’esistenza come spiriti

Ad Abrahamo, Dio rivelò le leggi e le condizioni che avevano posto su diversi gradini le intelligenze che si trovavano nello spirito durante l’esistenza premortale dell’uomo. Questa informazione rivelata scritta in geroglifici egiziani, venne miracolosamente in possesso di Joseph Smith , il Profeta. Per il dono di traduzione instillatogli dal potere di Dio, egli fu reso capace di tradurre i caratteri che provvedevano a contenere gli insegnamenti ricevuti dall’antico profeta Abrahamo.

Da questi scritti noi leggiamo quanto segue:

"...se vi sono due spiriti, ed uno sarà più intelligente dell’altro, tuttavia questi due spiriti, nonostante l’uno sia più intelligente dell’altro non hanno principio; essi esistevano prima (come intelligenze) pertanto non avranno mai fine, esisteranno dopo, poiché sono gnolaum, o eterni.

Ed il Signore mi disse: Questi due fatti esistono , se vi sono due spiriti , l’uno più intelligente dell’altro, ve ne sarà uno più intelligente di essi; Io sono il Signore tuo Dio, Io sono più intelligente di tutti loro." ( Abr. 3:18-19)

Nella medesima rivelazione ad Abrahamo, resa nota ai giorni nostri tramite Joseph Smith, il Signore dice di essere nel mezzo di tutte le "intelligenze" che furono organizzate al principio prima che il mondo fosse (cioè i figli spirituali del Padre che sotto la sua guida si organizzarono per poter avere una terra materiale). Alcuni spiriti furono trovati nobili e grandi. "Di questi " dichiarò il Signore "io farò i miei governatori". Egli stava fra coloro che erano spiriti , cioè personaggi di spirito, che nell’eterno progresso dell’uomo possedettero caratteristiche individuali, alcuni superiori ad altri, avendo sviluppato nel frattempo una maggiore aderenza a certe leggi ed un più grande assorbimento della luce di verità, creando così queste diverse "categorie" di cui il Signore parlò ad Abrahamo. Tutto questo per virtù dell’arbitrio che è un principio eterno; questo arbitrio è esercitato dagli uomini sulla terra nella medesima maniera di prima quando nella preesistenza due terzi degli spiriti accettarono il Cristo seppure con un diverso grado di comprensione e quindi di impegno personale. Chi lo accettò completamente ed oggi è ancora in grado di farlo (se ha saputo mantenere la medesima luce dell’intellettto e fa parte degli eletti "che riconoscono la voce" della verità), chi prima lo accettò solo in parte nel senso che non accettò l’intero piano di salvezza ed oggi non comprende la necessità di una preesistenza, lo scopo della vita, della resurrezione fisica, del matrimonio eterno, dei profeti moderni, ecc. curandosi solo di considerare quella porzione di vangelo data dai profeti antichi, dalla mancanza di rivelazione continua, dell’autorità del sacerdozio, ecc. ecc. E gli stati d’animo, o meglio, gli stati di comprensione mentale della preesistenza sono nella carne rimasti i medesimi, comprendendo così coloro che consideravano in questo solo il primo scopo della mortalità, e cioè di avere un corpo fisico del quale oggi esclusivamente si preoccupano e quella parvenza di fede in Cristo che è quasi agnosticismo, ma non sarà mai ateismo, fino ad avere fra di noi oggi coloro che non accettano il dio dell’apostasia e sono considerati atei perché un simile concetto non rientra nel giusto concetto di Dio che i sinceri sono disposti a seguire ed accettare e pertanto figurano fra coloro che "sono separati dalla verità soltanto perché non sanno ove trovarla" (DeA 123:12)

Le intelligenze innocenti al principio

Proprio come sulla terra siamo innocenti fino ad otto anni, così fu nel periodo dell’ "infanzia preterrestre", periodo in cui, prima che il nostro spirito imparasse a fare le proprie scelte fra il bene ed il male, usando o abusando quindi del suo essere "intelligenza" (cioè spirito dotato di intelligenza, quindi vivo) eravamo gli innocenti figli e figlie spirituali del Padre, le innocenti "intelligenze" del principio dell’umanità.

L’Anziano Parley P. Pratt ci offre un pensiero più chiarificativo in merito allo stato dell’uomo in cui dall’innocenza si passò all’esercizio della proprio libero arbitrio.

Poiché sebbene alcune eterne intelligenze (spirito+intelligenza) siano divenute superiori ad altre ed a motivo di questa nobiltà furono scelte per essere preordinate ad adempiere a certi utili e necessari uffici per il bene degli altri, come fu nel caso di Abrahamo cui fu detto mentre era nella mortalità che egli era uno degli spiriti nobili e grandi e fu "scelto prima che fosse nato" (Abr. 3:23) ciononostante gli spiriti più grandi e quelli meno grandi erano entrambi innocenti al principio e questo è il significato del medesimo "livello" di cui si parla in Alma 13:5, ognuno con le proprie caratteristiche che poi sviluppò in capacità, magnificando le proprie chiamate ed agendo ognuno secondo il proprio livello che sviluppò con la maggiore o minore aderenza alle leggi eterne di Dio ed il minore o maggiore assorbimento di luce di verità. (Parley P. Pratt, Journal of Discourses, vol. 1, pag. 258)

Qualcuno potrebbe chiedere perché Dio rese ineguali le intelligenze nel loro sviluppo quando entrarono negli spiriti rendendole così maggiori o inferiori l’una rispetto all’altra in intelletto o capacità. A questo l’Anziano Pratt replica:

"Dio non cerò la loro intelligenza. Essa non fu mai creata, essendo un inerente attributo dell’elemento eterno chiamato spirito il non poter essere né creato né fatto, poiché pure l’intelligenza personale è spirito, e lo era da sempre prima di svolgere la funzione direttiva del nostro spirito quando fu generato nella preesistenza e le due componenti si unirono per prepararsi a ricevere un corpo. Tale elemento (l’intelligenza personale) esiste ora in una infinita varietà di gradi e di capacità dell’uso delle proprie caratteristiche specifiche, così, quantunque Dio si trovasse dinanzi a questa eterna varietà iniziale, insegnò alle intelligenze il modo di comportarsi intelligentemente e cioè fornì loro il modo di acquisire uno spirito rendendo ciascuno di noi innocente dal principio, dando cioè a ciascuno quella iniziale porzione della luce di verità che ci poteva rendere tutti allo stesso livello dinanzi a Lui, e dal termine dell’infanzia preterrestre iniziò la naturale differenziazione degli spiriti dotati dell’intelletto, così sulla terra la capacità di usare queste caratteristiche personali è per ciascuno differente."

E’ una legge fissa della natura, l’operare della quale noi possiamo notare in qualsiasi stato della nostra esistenza, che le intelligenze più alte presiedano, cioè abbiano più o meno controllo od influenza su coloro che sono loro inferiori. Il Signore spiega il funzionamento di questa legge al Profeta Joseph Smith nella rivelazione datagli a Kirtland, Ohio, nel 1832, e che si applica a tutti i regni ed a tutti gli esseri, essendo questo il vero potere tramite cui Egli occupa il centro del controllo per "governare ed eseguire tutte le cose." La rivelazione dice:

"Tutti i regni hanno una legge fissa:

E vi sono molti regni; poiché non vi è spazio in cui non vi sia un regno e non vi é regno in cui non vi sia spazio, sia esso più grande o più piccolo.

Ed ad ogni regno è stata data una legge, ed ad ogni legge corrispondono certi limiti e pure certe condizioni.

Tutti gli esseri che non si attengono a queste condizioni non sono giustificati.

Poiché l’intelligenza si unisce all’intelligenza, la saggezza riceve la saggezza, la verità abbraccia la verità, la virtù ama la virtù, la luce si unisce alla luce, la misericordia ha compassione della misericordia e reclama il suo dovuto, la giustizia continua il suo corso e reclama il suo dovuto, il giudizio va innanzi alla faccia di colui che siede sul trono per governare ed eseguire ogni cosa." (DeA 88:37-40)

"Questa è la mia opera e la mia gloria"

Come è stato stabilito, Dio Padre dimora in un corpo glorificato e risorto ottenuto tramite l’esperienza della mortalità. Ogni spirito quale personaggio creato in uno stato preesistenziale può ricevere una "pienezza di gioia" ed essere come Dio tramite l’immortalità di vita eterna. E’ necessario per questo che il corpo venga provvisto di certi elementi ottenibili soltanto nella fase di esistenza che è la vita mortale. In merito a questo il Signore rivelò a Joseph Smith :

"Poiché l’uomo è spirito. Gli elementi sono eterni, e spirito ed elemento, inseparabilmente connessi, ricevono una pienezza di gioia.

E quando sono separati non possono ricevere una pienezza di gioia.

Gli elementi sono il tabernacolo di Dio; sì, l’uomo è il tabernacolo di Dio, il tempio stesso; e qualsiasi tempio sia profanato Iddio lo distruggerà." (DeA 93:33-359

L’inseparabile connessione di "spirito" ed "elemento" è realizzata dalla resurrezione. L’immortalità è, per così dire, il prodotto della mortalità.

Individualmente il Padre è passato attraverso questa esperienza in un momento del passato tremendamente lontano da noi. E questo Essere è il nostro Padre celeste glorificato ed esaltato, lo spirito dell’eterna e sempiterna intelligenza. Egli si è attenuto alla perfezione e comprende tutte le cose. Noi esistiamo per seguire la Sua guida, per cercare di adempiere a tutte le cose, per sforzarci verso la perfezione all’interno di quei regni o sfere d’azione della nostra intelligenza che Egli ha ottenuto nell’ambito della Sua. Per adempiere questo, noi pure dobbiamo divenire immortali come Lui ed il numero senza fine degli altri che hanno raggiunto tale posizione nella esistenza eterna.

La comunicazione di Dio con lo spirito di ogni uomo

I grandi uomini non sono sempre saggi, e neppure le persone anziane sono sempre in grado di esserlo, sebbene i giorni parlino e la moltitudine degli anni insegni la saggezza (Giobbe 32:7,9). Ma, come esclamò l’antico profeta Giobbe, vi è un’ispirazione che viene ad ogni uomo, una "luce di verità che illumina ogni uomo che viene nel mondo" (DeA 93:2) che è la stessa luce che vivifica la nostra comprensione (DeA 88:11) La dichiarazione di Giobbe è chiara e significativa:

" Vi è uno spirito nell’uomo: (intendendo con ciò il corpo del suo spirito benedetto con le facoltà dell’eterna intelligenza) e l’ispirazione dell’Altissimo dà loro comprensione." (Giobbe 32:8)

Quando noi contempliamo l’intelligenza, intendendo l’attributo e non la sostanza (l’attributo dell’intelligenza non deve essere confuso con la sostanza dell’intelligenza, la quale è quella che non può mai essere creata) essa altro non è che la saggezza delle eternità rivelata all’umanità dalla persona e dalla presenza di Dio, e porta con sé le vere scoperte di devoti uomini di scienza, ed inoltre quello che è altamente significativo - l’intimo sentimento o convinzione sentito da ogni normale essere umano della realtà della "eterna natura "delle cose - questa strana saggezza, troppo profonda per essere espressa a parole, è universalmente sentita da ogni razza, credo o colore. E’ una fondamentale essenza della verità il non poter essere nascosta, sebbene essa possa essere soffocata o temporaneamente trattenuta dalle espressioni di falsi concetti e false teorie. Essa sempre vive, anche a dispetto di quell’inconcludente indottrinamento che riesce ad apparire come verità, e può fiorire nel cuore dell’uomo come responso di quella luce che risveglia l’anima di ciascuno che la cerca.

Il concetto di "vita eterna" è una scintilla di esistenza umana che brucia dentro di noi come una candela, indifferente agli errori della filosofia ed ai credi che cercano a modo loro di mascherarla

 

Gradazione fra gli spiriti

Prima di intraprendere un’analisi delle rivelazioni che parlano di questo, è importante che diventi parte del nostro pensiero a questo punto il fatto che ci furono delle evidenti variazioni di progresso fra gli individui spirituali nell’esistenza premortale. Alcuni sono giunti a maggiori altitudini dinanzi al cospetto di Dio, e quindi, poterono comprendere di più, desiderare di fare ed ottenere di più, diventando capaci di fare di più. Quindi, noi sappiamo, vennero scelti per preordinazione prima che venissero poste le fondamenta della terra, in modo da poter divenire i dirigenti chiave del piano di salvezza. (Abr. 3:21-23) Abbiamo imparato pure che, fra coloro che progredirono soddisfacentemente dinanzi a Dio, oltre a quelli scelti per essere i dirigenti, vi furono quelli che avevano raggiunto un minore grado di progresso e che non per questo si ribellarono contro il piano. Questi particolari spiriti videro i benefici che derivavano dalla loro scelta parziale e, sebbene non intelligenti o pieni di luce come "i nobili ed i grandi" furono comunque ansiosi di mantenere la loro posizione e di conservare quel loro stato che gli offriva la nuova esperienza della mortalità. (Abr. 3:18)

D’altra parte quei caratteri che scelsero la ribellione, il negativismo ed il desiderio dell’elevazione personale, l’illegittimo dominio sugli altri unito all’intima debolezza ed il personale fallimento nell’assorbire la giusta legge, trovarono molti degli spiriti di Dio nello stato preesistenziale inadatti per il piano progressivo della mortalità che essi furono invitati a considerare.

 

LO SCONTRO DELLE OPPOSIZIONI NELLA PREESISTENZA

Vennero tenuti diversi concili in cielo per preparare gli uomini al loro soggiorno terreno, e vi parteciparono gli spiriti figli e figlie di Dio con vari gradi di intelligenza (nel senso di caratteristiche individuali) e con vari gradi di assorbimento dello leggi di quello stato di esistenza. Il limite della loro personale conoscenza era stato deciso dai diversi gradi di obbedienza, nell’esercizio dell’eterno diritto dell’arbitrio. Come risultato dei molti livelli di conoscenza fra gli spiriti, alcuni alti, altri inferiori, alcuni negativi ed altri positivi, lo scontro di queste naturali opposizioni alla ricerca di una decisione ed al sostenere vari decreti fu inevitabile.

A seguito di questo retroscena noi possiamo riunire alcuni dei decreti proposti che prevalsero sugli altri e causarono o l’accettazione od il rifiuto.

Primo: la perdita di tutta la precedente conoscenza

In una rivelazione data a Joseph Smith a Kirtland, Ohio, nel maggio 1833, il Signore spiega la legge dell’innocenza che è data ciascuno all’inizio di ognuno dei nostri stati di esistenza:

"Ogni spirito dell’uomo era innocente al principio." (DeA 93:29)

...e Dio avendo redento l’uomo dalla caduta, gli uomini divennero nuovamente, nel loro stato infantile, innocenti dinanzi a Dio.(DeA 93:38)

Questo stato di innocenza grazie a cui noi diventiamo come dei piccoli fanciulli, provvede gli elementi di un nuovo inizio. Non solo noi abbandoniamo tutta la precedente conoscenza e le caratteristiche di grandezza, ma noi pure, temporalmente, non rammentiamo caratteristiche della nostra debolezza. Sotto questa legge ognuno di noi può progredire per gradi, ricevere una rinnovante esperienza, essere tentato e provato.

Tuttavia le innate ed apparentemente dormienti tendenze che sono in ciascuno di noi risponderanno alla luce ed alla verità, oppure alle tenebre ed all’errore. Il Signore, in questa stessa rivelazione, parla infatti dell’urgenza di insegnare ai figli la luce e la verità, in modo che l’iniziale fondamento ed addestramento nella mortalità possa chiamare a rispondere le dormienti caratteristiche della loro precedente obbedienza alle leggi di rettitudine in modo che tali caratteristiche possano epandersi durante l’esperienza nella mortalità. Poiché, dice il signore, se questo non viene fatto, allora "il malvagio viene e toglie la luce e la verità." (DeA 93:39) Questo significa che ogni tendenza alla malvagità nel bambino, tendenza che era stata dimenticata come risultato dell’innocenza al tempo della nascita mortale, risponderà al potere del male e potrà influenzare le esperienze di progresso nella mortalità. Il Signore proclama essere questo tradizionalmente vero, nel senso di diretto risultato della disobbedienza in accordo con la "tradizione dei loro padri" e comanda ai genitori di "allevare i figli nella luce e nella verità." (DeA 93:39-40)

Come attraverso uno specchio oscuro

Risulta evidente che pure l’Apostolo Paolo fece allusione allo stato di dimenticanza dell’uomo quando entra nella mortalità come un bambino, crescendo per gradi in saggezza e comprensione secondo quanto e come sono influenzate le sue inclinazioni, fino a che egli giunge ad esprimersi da uomo. Paolo pure si riferisce alla condizione mortale dell’uomo definendola come il guardare attraverso uno specchio oscuro cercando di rimirare la propria immagine poiché non rammenta chi egli sia. Ma il tempo verrà quando egli saprà nuovamente chi realmente egli è, intendendo con questo il suo reale spirito personale, ed egli vedrà faccia a faccia chiaramente come guardando attraverso un vetro trasparente e conoscerà sé stesso. Questo è l’insegnamento di Paolo ai Corinzi:

"Ma quando è giunto quello che è perfetto, allora quello che è in parte sarà tolto via.

Quando ero un bambino, parlavo come un bambino, comprendevo come un bambino e pensavo come un bambino: ma quando divenni uomo io smisi le cose da bambino. Poiché ora noi vediamo attraverso un vetro in maniera oscura, ma allora sarà faccia a faccia; ora io conosco in parte, ma allora io conoscerò come sono pure conosciuto." ( I Cor. 13:10-12)

In merito al processo di crescita e di sviluppo dell’individualità che traspare nella mortalità, con la graduale restituzione di tutta la conoscenza precedentemente acquisita durante l’espansione della personalità permanente che avvenne nella preesistenza e come ci venne promesso nei diversi concili ivi tenuti, il Pres. David O. MacKay fece questa significativa dichiarazione:

"Sebbene Dio avesse insegnato questo ai suoi figli fin dai giorni di Adamo, ciononostante ancora oggi questa risulta per il mondo una dottrina molto strana. I ministri di religione poi, se non la rigettano proprio interamente, preferiscono almeno evitarla. Ma il lievito sta operando e gli spiriti eletti stanno accettando la vera dottrina e la stanno proclamando pure le vere grandi menti del mondo avendola immessa nelle loro teorie sull’immortalità dell’uomo.

Nel discutere "La permanenza della personalità" in "Science and Immortality" Lodge dice:

"Questa dottrina - la teoria di una più vasta e permanente personalità di cui la coscienza di sé è solamente una frazione nel processo di sviluppo della individualità... è un ipotesi operante che illumina molti fatti oscuri e serve da filo di Arianna per farci uscire dal labirinto delle opinioni umane. Essa rimuove una vasta quantità di pietre d’imciampo che altrimenti ostruirebbero il tentativo di comprendere vividamente gli stadi incipienti dell’esistenza personale, spiega il perché della straordinaria rapidità con cui progredisce l’individuo e va ben oltre l’avvilente teoria che rinchiude tutto nella nascita e nella morte."

In seguito, nel commentare il soggetto nel libro "La dislocazione della memoria" egli continua a dire:

"L’unica spiegazione per noi uomini e donne viventi in questa associazione con questo organismo mortale è riconoscere che siamo ignoranti in merito a qualsiasi esperienza che la componente più intima e vasta di noi stessi ha compiuto nel passato - ciononostante quando noi ci risvegliamo a questa presente condizione materiale ed in seguito entriamo nella regione di una più vasta coscienza di sé, noi possiamo gradualmente renderci conto in quale curiosa e seppure legittima condizione d’ignoranza veniamo a trovarci e siamo in grado di diventare consapevoli di un nostro più imponente bagaglio di conoscenze anche se ci risultano velate e ben nascoste. Tutto questo insieme di esperienze mortali ci fa pienamente ricordare questa componente interiore che è incorporata come un ulteriore e più grande esperienza all’interno della vasta estensione di conoscenza che la nostra maggiore entità deve avere accumulato dal momento in cui sono iniziate la nostra intelligenza e la nostra memoria. La transizione chiamata morte deve essere quindi considerata un dolce risveglio piuttosto che un addormentarsi, il che significa che noi, avvolti in questa attuale condizione mortale, siamo in realtà in una condizione simile al sonno e nonché irreale."

Come parte dei benefici probatori dell’esistenza mortale in questo comprensivo piano di salvezza, agli spiriti di Dio venne promesso che, oltre alla restituzione della nostra conoscenza precedentemente acquisita nella maniera già spiegata con la nascita nello stato di "innocenza", noi ci leveremo alla risurrezione con questa conoscenza pienamente restituita e pure con il grado di intelligenza acquisito in questa vita. (DeA 130:18-21)

 

L’esperienza del Corpo Naturale

La perdita della memoria al tempo della nascita mortale deriva dal fatto che il corpo fisico o naturale diventa il tabernacolo e quindi il velo che impedisce allo spirito eterno di ricordare tutto quanto sa. Questo tabernacolo è organizzato a completa immagine del corpo spirituale e contiene quindi anche mente, carne, muscoli ed ossa. Esso dev’essere addestrato sui principi di adattamento necessari a farlo pacificamente collaborare con la persona spirituale che lo possiede interiormente in modo da superare insieme tutti i gradi di progressivo sviluppo. Pertanto l’innocenza (o perdita della memoria) imposta sulla mente dello spirito è necessaria affinché l’anima dell’uomo, che è composta dallo spirito ed il corpo naturale insieme, possano acquisire le verità dell’eternità all’unisono. Se fosse altrimenti, l’intelligenza dello spirito personale sarebbe immensamente superiore, in conoscenza pura, rispetto a quello che la mente naturale è in grado di conoscere. Ma, col ricevere queste verità di nuovo, e con altri necessari eventi della mortalità, il naturale organismo dei sensi si adatta e si conforma a quello dell’uomo interiore, allo spirito, ed a quello che esso già conosce. Pertanto, entrambi diventano una sola cosa grazie all’adattamento della precedente conoscenza dello spirito e dei nuovi principi dell’intelligenza e sono redenti grazie all’inseparabile connessione di tutte le cose. (DeA 88:15-17; 93:33-35; Giov. 14:26)

La decisione negativa

Abbiamo appreso, da quanto già esposto precedentemente, delle condizioni di gradazione delle intelligenze fra gli spiriti della preesistenza. Alcuni, senza dubbio, hanno ottenuto grande conoscenza delle creazioni, dello spazio e delle leggi che governano tutte le cose. E’ difficile concepire che l’uomo possa vivere in tale atmosfera d’intelligenza quale solo si trova alla presenza di Dio, il centro di tutta la saggezza e la conoscenza, senza giungere a comprendere molte grandi verità circa le eterne leggi dell’esistenza. Non tutti gli spiriti di Dio, naturalmente, cercarono di accrescere in intelligenza in merito ai canali che pertinevano lo spazio e le creazioni, ma sappiamo che uno dei grandi di questo stato era il "principe del potere dell’aria". (Efes. 2:2) Le autentiche scoperte scientifiche nella nostra cosiddetta era illuminata che sono pertinenti a leggi eterne, altro non sono che una piccolissima parte di tutta la completa verità che è conosciuta al centro di tutta la conoscenza - la presenza di Dio.- E’ perfettamente deducibile, conoscendo i termini che si riferiscono a questi brillanti spiriti premortali quali siamo noi in questi ultimi giorni, che senza alcun dubbio molti brillanti scienziati erano nella preesistenza fra gli spiriti eletti di Dio. (Abr. 3:18-19)

 

Il timore di una permanente perdita della conoscenza

Alla luce, perciò, dei gradi di intelligenza che l’uomo ha già acquisito nella preesistenza, non è difficile comprendere che quando venne proposto nei concili preesistenziali che l’entrata nell’esistenza mortale avrebbe necessariamente richiesto un abbandono ed una perdita di tutta la precedente conoscenza, ve ne furono molti che si ribellarono spontaneamente ad un simile piano. Tale ribellione quindi era associata dalla personale mancanza di assicurazione, mancanza di sicurezza causata dal dubbio, che la conoscenza che era stata acquisita sarebbe in effetti stata restituita.

Secondo: la crescita o la perdita dell’intelligenza

Apprendiamo dalle rivelazioni a Joseph Smith che l’arbitrio o il personale diritto alla decisione, è una naturale funzione dell’intelligenza dell’uomo. Questo è il significato del potere tramite cui l’uomo "è un agente per sé stesso" in quanto assorbe luce o progressione grazie alla decisione di obbedire alla legge. Il fallimento nell’esercizio dell’arbitrio, od il suo uso per disobbedire alla legge, produce naturalmente l’effetto opposto, ovverosia la perdita di progresso e quindi la retrocessione.

Il fulcro della controversia nella preesistenza

Condotta da Lucifero, o Satana, uno degli spiriti di Dio Padre più brillante in intelligenza, si sviluppò una controversia nel corso dei concili preesistenziali sulla questione se era il caso di permettere il funzionamento della legge naturale ed eterna del libero arbitrio anche durante la vita terrena dell’uomo, oppure, come proposto da Lucifero, se la redenzione doveva essere ottenuta con dei mezzi esterni di coercizione in modo che nessuna anima venisse perduta per la disobbedienza alla legge. La natura di questa proposta grazie a cui Lucifero cercò di elevare sé stesso in potere, avrebbe fatto dell’uomo un oggetto che doveva essere azionato essendo completamente privo di libertà e di possibilità di scelta.

In merito a questo, il Profeta Joseph Smith dichiarò che la contesa nell’esistenza premortale fu dovuta al fatto che vi sarebbero state certe anime che altrimenti non avrebbero potuto essere salvate, e su questo si basò il diavolo, o Lucifero, per dire che egli invece avrebbe potuto salvarle tutte. (Mosè 4:2)

Questo proposito, che includeva l’annullamento della legge dell’arbitrio, venne rigettato e fu accettato il piano in cui era reso avvocato lo Spirito Primogenito di Dio, piano che dava alla legge dell’arbitrio la possibilità di continuare nella mortalità.

 

La legge delle opposizioni

Il piano di salvezza difeso dal Primogenito di Dio faceva sì che ogni uomo avesse il diritto dell’arbitrio e che potesse in questo modo affrontare gli opposti della mortalità. Ciò gli avrebbe permesso di comprendere da solo la differenza fra leggi che l’avrebbero elevato ad un ulteriore comprensione e gli opposti che l’avrebbero portato ad una regressione. Con il preferire il giusto sull’errato, l’uomo avrebbe dimostrato a sé stesso il valore del potere che viene dalla decisione personale. In questa maniera egli diviene come gli Dei che hanno ottenuto la perfezione grazie al costante diritto di decisione che viene dal potere del libero arbitrio. (Gentile. 3:22 -

2 Ne. 2:11)

La categoria dell’esistenza dell’uomo

L’uomo è in individuo con il potere di agire da sé stesso, ed egli vorrà eternamente essere così. Quello che egli determina per sé stesso, e persevera obbedientemente a fare, farà di lui essenzialmente quello che egli è e quello che egli diviene. Nella vasta quantità di vicissitudini dinanzi alle quali l’uomo deve continuamente scegliere ed agire, l’uomo crea il suo proprio carattere al livello della sua personale esistenza conformandolo quale e come può essere; sia esso elevato e nobile, mediocre o svilito, egli diviene la propria creazione tramite la scelta personale, così è sempre l’uomo che crea sé stesso. Per virtù della legge dell’arbitrio, al termine della sua vita terrena, egli avrà così raggiunto il suo personale livello di esistenza eterna.

La gloria di questa legge, su cui l’uomo venne pienamente istruito nei concili preesistenziali, è basata sulla sua illimitata opportunità e capacità di progresso. L’attenersi alla perfezione per essere come Dio, è un libero diritto per ogni individuo nato nella mortalità. Ma l’attenersi alla perfezione è condizionato alla volontà di accettare ed obbedire alle leggi di giustizia che la governano. (DeA 130:19-21)

La legge che può esaltare può pure condannare

L’uomo può essere elevato ed esaltato per l’obbedienza alla legge. Ne consegue naturalmente che la mancanza di obbedienza produce gli effetti opposti. Dal considerare questa rivelazione a Joseph Smith noi possiamo ottenere una migliore comprensione di questo principio:

"E di nuovo, in verità Io vi dico, che ciò che è governato dalla legge è pure preservato dalla legge e perfezionato e santificato dalla stessa.

Ciò che viola una legge e non vi si attiene, ma cerca di divenire una legge per proprio conto e vuole dimorare nel peccato dimorandovi interamente, non può essere santificato dalla legge, né per misericordia, giustizia o giudizio. Perciò essi devono rimanere per sempre impuri.

Tutti i regni hanno una legge data;

E vi sono molti regni; poiché non vi è spazio in cui non vi sia un regno e non vi è regno in cui non vi sia spazio, sia esso un regno più grande o più piccolo.

E ad ogni regno è data una legge, e per ogni legge vi sono certi limiti e pure certe condizioni.

Tutti gli esseri che non si attengono a tali condizioni non sono giustificati ." (DeA 88:34-39)

Quindi, ogni uomo venne consigliato prima della sua prova nella mortalità di soppesare accuratamente i vantaggi che ogni individuo ottiene dall’uso appropriato dell’arbitrio nell’esistenza mortale dinanzi agli opposti. Il principio dell’obbedienza alle leggi dell’esaltazione è basilare durante la vita preparatoria dell’uomo sulla terra per il suo progresso eterno a seguito dell’esperienza mortale.

Di Gesù di Nazaret, il Redentore e l’esempio per i giusti dell’umanità, l’Apostolo Paolo disse in merito all’obbedienza:

"Sebbene Egli fosse Figlio, Egli imparò l’ubbidienza dalle cose che soffrì; ed essendo stato reso perfetto, Egli divenne l’autore di una salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono." (Ebrei 5: 8-9)

Una causa di defezione nella preesistenza

Sappiamo da una rivelazione di Dio a Joseph Smith di una causa della defezione di molti degli spiriti figli di Dio a seguito del piano di coercizione difeso dalle forze contrarie al libero arbitrio nel piano di redenzione dalla esistenza terrena.

E’ impossibile cercare di capire il perché questa particolare categoria di figli e figlie i cui spiriti erano nati da Dio, di cui l’Apostolo Giovanni dà il totale della terza parte di tutti i figli e figlie del Padre per questa umanità (Apoc. 12:4) i quali, non avendo pienamente progredito nel loro "primo stato" hanno potuto essere ingannati e credere che essi potevano essere elevati ad una più alta condizione senza sforzo o personale determinazione di obbedienza alle leggi eterne del progresso e semplicemente invece essendo forzati o soggetti ad obbedire per coercizione. Ma un simile piano di dominio ingiusto sulle anime degli uomini, difeso da Lucifero, non poteva in effetti essere efficace e perciò era falso fin dall’inizio.

Nell’ottenere degli obiettivi non meritati, coloro che erano ingannati nella loro fedeltà a questo assurdo concetto, sbagliarono nel non riconoscere gli elementi del decadimento, l’insensibilità e la definitiva retrocessione che un simile piano avrebbe imposto su tutti coloro che si fossero trovati sotto il suo dominio. (2 Nefi 2:11; 15-16) Gli Dei prontamente riconobbero gli effetti distruttivi di un simile piano che avrebbe annullato l’eterno principio delll’arbitrio. Perciò Dio Padre, che presiedeva, reagì contro quel piano e diede ordine che Lucifero, il quale così mirava alla sua gloria personale, e tutti coloro che sostenevano il suo piano, non avesse la possibilità di intraprendere l’esistenza probatoria della mortalità. (Mosè 4:3-4)

Anche se, al limite, la posizione di Lucifero può essere compresa (seppure sotto il profilo dell’orgoglio personale) non è chiaro il perché ben un terzo dei figli spirituali del Padre lo seguirono. Evidentemente la fiducia che questi spiriti avevano in lui era tale da indurii ad affrontare una eterna condanna certi di essere nel giusto. Quale ascendente aveva allora Lucifero su di loro? Certamente questo "portatore di luce" brillava fra tutti ed aveva "portato luce" di conoscenza e di verità su chissà quanti figli spirituali del Padre, prima di cadere, e si era meritato questo nome significativo, questo titolo o incarico particolare affidatogli certamente dal Padre per motivi più che meritati, per avere per chissà quanto tempo immemorabile collaborato con Geova suo fratello a "condurre alla luce" i figli spirituali del Padre e probabilmente fu questa fiducia estrema e questa meritata fama che egli possedeva a permettergli di ingannare un terzo dei suoi fratelli e condurli con sé.

La posizione di Lucifero

Nei suoi sforzi di ottenere ascendente pure sugli Dei, Lucifero non evidenziò amore per i soggetti che sarebbero venuti a trovarsi sotto il suo potere. Il suo progetto era una posizione senza il rispetto per i diritti dell’individuo che il suo piano violava. In questo suo folle tentativo, egli disobbedì a tre grandi principi della progressione. Primo, egli si ribellò contro Iddio; secondo, egli cercò di distruggere l’arbitrio in modo che la dottrina da lui difesa potesse essere applicata; e terzo, egli cercò di rendere sé stesso uguale a Dio basandosi sulla premessa che il piano da lui proposto era di maggior e qualità e che egli quindi meritava singolare riconoscimento per questo essendone l’autore. (Mosè 4:1,3,4) Il suo piano venne rifiutato ed egli e i suoi seguaci vennero cacciati fuori da quel luogo di esistenza, per vagabondare sulla superficie della terra, in attesa di un luogo di eterna esistenza, fatto apposta per quel genere di personaggi non-rigenerativi, che è stato preparato per loro. (DeA 76:44-48) Questo giudizio venne già pronunciato nella preesistenza e provocò una lunga sequela di accuse da parte di Lucifero contro i fratelli nobili, i quali all’unisono sostennero la sentenza. (Apoc. 12:7-10)Lucifero ed i suoi angeli arroganti e disobbedienti provvidero già da sé stessi nell’esistenza premortale a rendersi incapaci di progressione ed inadatti a qualsiasi porzione del Vangelo. Conseguentemente, a loro è negata l’esperienza di un corpo fisico nella mortalità, con la sua promessa e scopo di eterno progresso nei susseguenti stadi di immortalità.

La progressione eterna

Questa legge di eterna progressione venne descritta da Amulek così come egli la comprendeva:

"sì, vorrei che veniste avanti, senza più indurire i vostri cuori; poiché ecco, ora è il tempo ed il giorno della vostra salvezza; e perciò, se dunque vi pentirete e non indurirete i vostri cuori, il grande piano di redenzione si realizzerà immediatamente per voi.

Poiché ecco, questa vita è il tempo per gli uomini per prepararsi ad incontrare Iddio; sì, ecco, il giorno di questa vita è il giorno per gli uomini per compiere le loro opere.

Ed ora, come vi dissi prima, poiché voi avete avuti così tanti testimoni io vi supplicò affinché voi non procrastiniate il giorno del vostro pentimento fino alla fine; poiché dopo questo giorno di vita, che ci è dato per prepararci per l’eternità, ecco, se noi non utilizziamo il nostro tempo durante questa vita, allora viene la notte di tenebre in cui non si può più compiere alcuna opera." (Alma 34:31-38)

Quindi tutti i figli spirituali di Dio vennero messi al corrente nella preesistenza dello scopo del progresso individuale, od il risultato della perdita di esso, che avrebbero potuto ottenere nella loro esistenza mortale. Essendo transitivo, questo progresso si riferisce di volta in volta ad un definito limite o periodo di tempo, al termine del quale sarà reso definitivo il progresso inerente a quel periodo.

Nelle sequenze dell’esistenza mortale, l’essere obbedienti alle eterne leggi di Dio porta progresso e quindi la disobbedienza porta non solo ad una perdita di progresso, ma pure ad una situazione di retrocessione. Ma i giusti ed obbedienti figli di Dio sono chiamati alla perfezione che l’arbitrio e la giusta decisione naturalmente producono, in quanto l’applicazione di questi due grandi principi li fa aderire sempre più alla legge stessa. E’ l’eterna legge del cielo che l’uomo esiste per cercare e per adempiere alle richieste della giustizia, ovverosia il diritto decisionale, quando egli si trova dinanzi a degli opposti ed esercita così la sua propria volontà, volontà e scelta. L’arbitrio che gli è eredità naturale gli dà il potere anche della realizzazione. (DeA 58:26-33)

Il punto della argomentazione di Lucifero

E’ probabile che Lucifero ed i suoi seguaci, nel tentare di giustificare la loro posizione, portarono avanti l’altro aspetto del vero piano, e cioè che l’uomo, nell’esercizio dell’arbitrio, a confronto con le tentazioni e le debolezze della carne di vario genere, assillato dalle costanti condizioni che richiedevano decisione fra giusto e sbagliato, potesse individualmente cadere ed alla fine emergere dall’esistenza mortale con un minore grado di intelligenza di quando l’aveva intrapresa.

Ciò può essere stato il punto più forte che Lucifero possedeva per poter ingannare, in modo da ottenere il sostegno necessario per realizzare il suo piano, visto che rischiava di non essere adottato. In effetti la sua dichiarazione prima del concilio premortale fu che egli avrebbe "redento tutta l’umanità in modo che nessuna anima venisse perduta." (Mosè 4:1) Qui stava il grande inganno del primo stato. Averlo accettato avrebbe significato togliere per sempre la libertà a tutti gli uomini. Invece di possedere il potere di agire, noi avremmo agito eternamente guidati da altri, e saremmo quindi continuamente retrocessi.

Il ragionamento di Lucifero, comunque, con tutte le sue promesse errate di una assurda salvezza che ingannarono molti, non convinse la maggioranza dei figli di Dio, poiché due terzi degli eserciti del cielo lo rifiutarono, accettando invece il piano proposto dal Primogenito del Padre. (Mosè 4:2; 2 Nefi 2:26)

Una guerra in cielo

Sorse così una guerra in cielo fra le opposte fazioni a causa del principio e della legge dell’arbitrio. (Apoc. 12:7-9) Venne promossa e portata vanti una campagna per modificare la legge della motivazione personale e della scelta in quella della coercizione, con la falsa promessa che, oltre al dono della resurrezione, (intendendo con questo la rianimazione e la spiritualizzazione del corpo terreno dell’uomo in modo da divenire un’eterna associazione con il corpo dello spirito) la condizione di questa eterna salvezza sarebbe stata imposta sull’uomo. In questo modo, essendo la terza parte degli spiriti completamente ingannata da questo erroneo concetto, si arrivò alla contesa sulla dichiarazione che nessuno sarebbe così stato perduto. Tutti avrebbero lasciato la mortalità con un corpo più completamente organizzato e tutti sarebbero entrati nel medesimo livello di esistenza nella vita susseguente.

 

GRADI DI INTELLIGENZA PREMORTALE

Vi è un altro fattore che evidentemente divenne una parte della controversia nei concili preesistenziali. Se vogliamo comprendere meglio questo, dobbiamo come prima cosa riconoscere che vi erano diversi gradi di intelligenza fra la vasta assemblea di personaggi spirituali che si stavano sottoponendo a questo periodo di preparazione per una vita terrena. Come il Signore spiegò ad Abrahamo, risulta evidente che vi erano tre diverse principali categorie in cui si erano lì suddivise le intelligenze. Questo può avere qualche allusione alla parabola dei talenti narrata dal Maestro in Matteo 25:14-34 in cui si elencano gli iniziali diversi diritti di tre separate divisioni di servitori. Ciò è pure forse indicativo in merito alla continuazione di queste divisioni fra l’umanità, che, dopo l’esistenza probatoria della mortalità, sarà riunita secondo il proprio grado di intelligenza, e cioè in tre diversi gradi di gloria. (DeA 76 e 88)

Il piano di salvezza, come presentato nell’esistenza premortale, includeva il principio della selezione, non la particolarizzazione per giudizio arbitrario. Come risultato delle caratteristiche dell’uomo sviluppate individualmente, è l’uomo a cercare il suo proprio livello, un livello entro il quale egli meglio si adatta. Basta per questo vedere la condizione personale dell’esistenza mortale, una separazione di cui parlò il Signore quando era sulla terra (Matteo 25:32) per rendersi conto che l’adattamento di ogni tipo di persona ad una sfera di esistenza non commensurata con le sue inerenti attitudini e qualifiche, sarebbe a dir poco incompatibile. (DeA 76 e 88; Mormon 9:3-4) E’ incomprensibile perciò che a questo punto si continui a dire che non è possibile, ancora prima che venga fatta la selezione o sia passato il giudizio, che l’uomo può conoscere il suo luogo. (Enos 27)

E’ qui che si vede la saggezza e l’amore del nostro Padre celeste, poiché, proiettato nel piano celeste l’uomo sperimenterà la redenzione della sua anima (DeA 93:33-35) che gli è automaticamente provveduta dalla legge dell’espiazione (I Cor.. 15:22) e della resurrezione. (Efes. 2:5,8,9) Queste leggi eterne che redimono l’uomo dalla morte temporale della esistenza terrena, sono leggi vicarie eseguite per il suo vantaggio e per conto di lui e non richiedono delle opere specifiche da parte sua nella mortalità. (Rom. 11:6) Il diritto a ricevere questo dono viene per virtù ad ogni uomo che ha mantenuto il suo "primo stato" (Abr. 3:26) ricevendo così inerentemente il dono della immortalità che emerge dalla mortalità.

 

Falso concetto

Molti sono i credi cristiani che oggi confondono i principi e le leggi dell’espiazione e della resurrezione quali pertinenti eredità dell’uomo, con la grazia e l’amore del nostro Padre celeste come dono, il che tutto assieme non significa altro che salvezza universale, volendo riferirsi più semplicemente al corpo mortale come tabernacolo per il suo spirito che vivrà, morirà e risorgerà per divenire un’inseparabile dimora per il suo spirito. (DeA 76:37-39; I Cor. 15:22)

Tutto questo non è altro che un dono di Dio a qualsiasi uomo che non merita altro che questo, ed è il merito minimo acquisito nella preesistenza per poter venire sulla terra. Senza questo merito non avremmo potuto venire qui e non avremmo potuto superare il giudizio al termine della nostra preesistenza, giudizio che avrebbe stabilito la nostra condizione spirituale, quali cose saremmo stati in grado di fare e se eravamo pronti a farle, se avevamo accettato di fare di più ed era necessario più tempo per prepararci, oppure se ci bastava ottenere un corpo ed era giunto il tempo di lasciare la nostra dimora celeste. Ecco perché la salvezza universale non dev’essere confusa con la salvezza individuale la quale richiede che, durante la sfida a progredire del corpo terreno dell’uomo, egli eserciterà il suo arbitrio nell’attenersi ed obbedire a certe leggi ed ordinanze del Vangelo, il che lo rende in grado di acquisire personalmente la sua salvezza individuale . (Mat. 7:24; Giov. 14:12,15,21; Rom. 6:16; Gia. 1:22-24; Ebr. 5:8-9)

Tre livelli di gloria futura

Il Profeta Lehi, che fondò una grande civiltà sul continente americano conducendo una migrazione dall’antica città di Gerusalemme nel 600 a.C. circa, nello spiegare il piano di salvezza e di redenzione della vita terrena a suo figlio Giacobbe, fece questa ispirata dichiarazione:

"Ma ecco, tutte le cose sono state fatte nella saggezza di colui che conosce tutte le cose. Adamo cadde affinché l’uomo potesse essere, e gli uomini sono affinché essi possano avere la gioia." (2 Nefi 2:24-25)

Nel riflettere su questa dichiarazione di Lehi che "gli uomini sono affinché essi possano avere gioia" noi vediamo la manifestazione tangibile dell’amore di Dio per i suoi figli spirituali. Egli sapeva fin dall’inizio che le esperienze della mortalità avrebbero portato una classificazione negli obiettivi raggiunti dall’umanità. Non tutti avrebbero cercato e trovato la gioia allo stesso livello di intelligenza in questa esistenza mortale, esattamente come nella preesistenza si erano creati tre ben diversi livelli di impegno nel cercarla e nell’ottenerla, e questo si sarebbe riflettuto sulla terra ed avrebbe condizionato le nostre vite mortali. Perciò Dio, nella sua saggezza, ha provveduto a tre livelli di esistenza, che poi non sono altro che i definitivi gradi di gloria dove dimorare susseguentemente alla mortalità, in modo che ognuno dei suoi figli spirituali, a seconda del suo conseguimento che deriva dall’atteggiamento personale, possa trovare gioia in quello stato di gloria o di intelligenza che meglio si addice ad ogni individuo. (Giov. 14:1-3)

L’anima non-rigenerativa

 

Era risaputo dal Padre celeste, ancor prima che iniziasse l’esistenza mortale dell’uomo, che alcuni dei suoi figli, durante la loro esperienza terrena, avrebbero peccato contro la luce e si sarebbero coscientemente ribellati contro Dio, come già Lucifero ed i suoi seguaci avevano fatto nell’esistenza premortale. Queste sono le cose che condannarono ad una seconda morte e le anime di costoro, diventando non-rigenerative, non possono usufruire dell’aiuto del piano del vangelo. Questi, naturalmente, non avranno gioia, poiché la loro eterna assegnazione susseguente alla mortalità non sarà in alcuno dei tre gradi di gloria. (DeA 76:31-36)

L’opposizione negativa

L’opposizione negativa al riconoscimento premortale degli spiriti individuali che avevano progredito ad un più alto grado in quella sfera di esistenza e la loro conseguente preordinazione a certe condizioni di nascita e disposizione nella mortalità (Abr. 3:21-24) fu (l’opposizione negativa) indubbiamente perpetrata da Lucifero il Quale cercò di far uso di questa situazione per incoraggiare molti spiriti, con ulteriori inganni e bugie, a ribellarsi in base al pretesto di essere stati trattati ingiustamente. Queste malvagie macchinazioni furono ben presto persuasive su coloro che avevano ricercato una qualche posizione senza essere degni di ottenerla. e qui, senza alcun dubbio, si basarono ulteriori ragioni per condurre delle false accuse contro i Nobili e Grandi, considerati a questo punto dei collaboratori di questa presunta politica discriminante a loro favore. (Apoc. 12:10) La prova che tale cosa sia accaduta nei concili premortali, è che quasi ogni giorno della nostra vita terrena veniamo ad imbatterci in promulgazioni di leggi che intendono introdurre procedure negli affari umani atte a livellare la personalità ed il successo individuale, ritenuto sempre più "atto di ingiustizia" verso gli altri. E questo, come allora, è un enorme errore. I giudizi premortali e la classificazione di tutti i figli spirituali di Dio in preparazione per la nascita nella condizione terrena, ed il fatto che la mortalità è una prova (Alma 12:24; 32:31-33) non impediscono che quando l’uomo ottiene un corpo viene reso di nuovo innocente (DeA 93:38) con le possibilità più complete di un nuovo tentativo verso il progresso eterno, e questo evidenzia l’amore infallibile e la giustizia di Dio. E’ certo che a ciascuno viene stabilito il punto da cui potrà partire in questa vita, ma in realtà questo livello di partenza è stato stabilito da ciascuno di noi a seconda del livello di giudizio che siamo riusciti a superare per venire qui, pertanto pur ugualmente innocenti (visto che non portiamo qui le colpe della preesistenza) ciononostante le condizioni stabilite dalla valutazione sul primo stato rimangono. Viceversa Dio sarebbe ingiusto se desse a tutti il medesimo livello di opportunità (per esempio: tutti nascono in famiglie della Chiesa) quando il nostro impegno ed i nostri desideri sono stati spesso ben altri.

L’inizio del male

Queste opposizioni negative ed ingannatorie al piano di Dio per l’immortalità e la vita eterna dei suoi figli, nel senso di come esso si presentò agli uomini nello stato premortale e come continua di conseguenza oggi ad esistere fra gli uomini. In entrambi gli stati, con il rigettare il male l’uomo diviene più simile a Dio, poiché acquisisce così sempre più la capacità di distinguerlo dal bene e sviluppa il potere della scelta.

E’ pure evidente che, in tutte le creazioni di Dio dei mondi sui quali gli uomini vennero posti, vennero a svilupparsi le medesime forze oppositorie del male. Pertanto i grandi decreti di salvezza e di vita eterna proposti agli uomini di questa umanità situata sui diversi mondi creati da Cristo non sono certo stati i primi, e dall’osservanza degli stessi o dall’opposizione ancora oggi sulla terra i tre diversi livelli di intelligenza continuano, e siamo così divisi nei tre gradi di gloria anche sulla terra e se il mondo finisse all’improvviso accadrebbe quello che accade a ciascuno quando muore e cioè i tre gradi di gloria ci accoglierebbero rispettivamente alla condizione spirituale in cui ci troviamo attualmente. (Alma 34:34 ; I Cor. 15:40-42)

 

Distinzione fra Intelligenza e Conoscenza

Il Profeta Joseph Smith venne istruito dal Signore sul significato dell’intelligenza a Kirtland, Ohio, nel 1833, allorché gli venne detto:

"La gloria di Dio è l’intelligenza, od in altre parole, la luce di verità." (DeA 93:36) (Nota: questa dichiarazione non si riferisce alla sostanza non creata dell’intelligenza e della luce, ma alla gloria che è possibile ottenere con l’espansione delle capacità eterne della nostra personale intelligenza tramite la luce di verità) Questa dichiarazione suggerisce una distinzione tra intelligenza e conoscenza, dal momento che il Signore non usa la parola "conoscenza". Da questo punto di vista e, sebbene "intelligenza" e "conoscenza" siano spesso usate interscambiabilmente, noi possiamo dire che l’intelligenza è conoscenza pura (cioè rivelazione da Dio) quando la "luce" e la "verità" di essa viene effettivamente usata, quindi si unisce indissolubilmente alla rettitudine, poiché la luce sempre rinuncia al male. (DeA 93:37) Per fare un esempio, un uomo può avere una conoscenza della legge della decima, ma non obbedire alla legge e quindi non per questo si comporta in modo intelligente. Questo medesimo uomo può insegnare efficacemente le diverse leggi pertinenti alla "salvezza dei morti", ma essere nel contempo pienamente o parzialmente passivo o negligente nell’obbedire le vere leggi che conosce e spiega così bene. Pertanto la "luce" di queste leggi non lo salverà dalla condanna. Il suo non compiere le giuste azioni in merito alle leggi di cui ha conoscenza impone su di lui il peso grave del peccato di omissione. (Giacomo 4:17) Ogni uomo, ha dichiarato il Signore, che non riceve la "luce" si viene a trovare sotto condanna, poiché il ricevere la luce della legge si ha solo con l’obbedienza ed il vivere con il cuore la legge medesima, non basta sapere con la mente che la legge è "luminosa". (DeA 93:32)

In altre parole, la conoscenza che si trova impedita ad entrare nel nostro cuore e che quindi rifiutiamo di ricevere sarà quella che ci condannerà.

Tutti questi ragionamenti ci conducono alla ferma convinzione che, quando la "luce di verità" è corrisposta e viene ricevuta tramite l’obbedienza, allora soltanto noi stiamo agendo intelligentemente, cioè come Dio agirebbe. Un altro importante aspetto della distinzione fra intelligenza e conoscenza risulta dal fatto che il potere del male che si manifesta all’uomo è letteralmente prodotto dal funzionamento di un "Regno del Male" sulla terra, diretto dal Maestro dell’inganno e dell’errore, Lucifero ed i sui eserciti disincarnati, con lo scopo di dar vantaggio alla "conoscenza vuota" sulla "luce di verità".

(Estratti dal libro "Who am I?" di Alvin R. Dyer del Primo Quorum dei Settanta - Capitoli dal V al IX -)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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