Joris Ivens

‘‘Esistono registi che fanno film per vivere, e altri che vivono per fare film. Esistono poi “cineasti” che vivono i loro film, che si insediano direttamente nei loro film, che diventano cinema essi stessi: uno di questi, forse il più grande, è Joris Ivens ...
Ivens è stato il testimone compartecipe di pressoché tutti gli eventi “rivoluzionari” verificatisi sul pianeta Terra: dai contrasti sociali in Olanda e in Belgio all’ URSS del primo piano quinquennale, dalla guerra di Spagna al New Deal rooseveltiano, dalla Cina della “lunga marcia” alla fine del colonialismo (Indonesia,Africa, Cuba), dalle ultime guerre imperialiste (Vietnam, Laos) alla nuova Cina della Rivoluzione culturale. In ognuna di queste occasioni la presenza di Ivens si è configurata in un’esperienza di vita, in un’esperienza di cinema ...
Ecco il mondo secondo Ivens, i suoi straordinari incontri, la sua commozione e la sua indignazione; ecco le tracce di questo moderno Marco Polo rivoluzionario ...”
[dalla retrocopertina di “Joris Ivens - IO-CINEMA, autobiografia di un cineasta; ed.Longanesi 1979]

Joris Ivens (1898-1989) è nato a Nimega in Olanda.

Tra le sue principali opere ricordiamo: De brug [Il ponte, 1928], Regen [Pioggia, 1929], Komsomol (1932), Borinage (1934) in collaborazione con Henri Storck, Zuiderzee (1930-34) commentato da una canzone di Brecht e Eisler, Philips-Radio (1931),The Spanish Earth [Terra di Spagna, 1937] sulla guerra civile spagnola con un commento scritto e letto da Ernest Hemingway, The 400 Millions [ I quattrocento milioni, 1939] cronaca filmata della resistenza e della lotta del popolo cinese contro l’aggressione giapponese, Power and the Land [Energia e campagna, 1940], Indonesia Calling [L’Indonesia chiama, 1946], La Seine a rencontré Paris (1957), L’Italia non è un paese povero (1960), 17me parallèle, la guerre du peuple [17°parallelo,1968] sulla guerra del Vietnam, Comment Yukong déplaça les montagnes [Come Yu Kung rimosse le montagne,1976], amplissimo documentario sulla società comunista cinese in dodici capitoli, Una Histoire de vent [Io e il vento, 1988]in cui documentarismo e finzione si mescolano in un insieme di straordinaria suggestione poetica.


 
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