Nel 1959 avevo accettato di partecipare alla giuria del Festival di Venezia e, un mattino, ricevetti la visita di un giovane cineasta, Valentino Orsini, che veniva a propormi di realizzare un film per Mattei.  ... Orsini era accompagnato da una creatura magnifica, una bionda immensa e sinuosa, proprio come in un romanzo di Peter Cheyney. Teoricamente era la sua girl friend, ma non era del tutto per caso che si trovava lì. Era molto italiano, come approccio al problema. Orsini mi mise a conoscenza della sua proposta, mi parlò di Mattei, del gas italiano, dell’ostacolo frapposto dai politici, del ruolo della stampa e dei monopoli stranieri. La cosa assomigliava a un romanzo di avventure, una specie di Ctizen Kane riveduto e corretto per l’occasione, e io fui non dico conquistato, ma sedotto. Chiesi a Orsini di darmi il tempo di riflettere. Si trattava di una decisione importante, Mattei rappresentava il capitalismo di stato e io avevo bisogno di sapere di più sull’uomo e sulle sue posizioni. Alla fine accettai e chiesi di incontrare Mattei ...

[da : “Joris Ivens o la memoria di uno sguardo” di Robert Destanque e Joris Ivens]

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