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Posta Celere

Budbringeren - 1h 23'



Quante volte ci ritroviamo stupiti a renderci conto di come la realtà dei fatti sia profondamente lontana dalle nostre aspettative! L'immaginazione umana, in ciò spesso guidata da errori atavici o convinzioni indistruttibili, riece sempre a creare certezze che, il più delle volte, si sgretolano al primo contatto con la testimonianza di chi quella realtà la vive tutti i giorni. Ecco quindi che noi italiani, popolo di uomini piccoli, scuri di carnagione e suonatori di mandolino, sappiamo bene che tutti gli scandinavi sono alti, belli e biondi e come vivano in un mondo idilliaco, pulito e perfettamente funzionante, ma ecco d'improvviso levarsi la nebbia che ci avvolge ed apparirci un lontano chiarore, un primo film, un secondo, e poi un terzo, i loro autori sono finlandesi, svedesi, norvegesi, e quella dimensione felice, attraverso il loro sguardo, sembra tramutarsi in un inferno, un inferno di solitudine e squallore.
E' così che si presenta, infatti, il norvegese Posta Celere, vincitore del primo premio della Settimana Internazionale della critica al Festival di Cannes 1997, con cui Pal Sletaune fa il suo debutto nella regia di un lungometraggio: personaggi disperati o disadattati, un'ambientazione cupa e desolata, un presente triste e senza speranza.

Roy (Robert Skjaerstad) lavora come postino e conduce una vita piatta, priva della benchè minima emozione; piccolo di statura, bruttino, disprezzato dai suoi superiori, difeso ed ammirato solamente dall'unica donna che vorrebbe sempre evitare, Roy svolge il suo lavoro seguendo una logica tutta sua, legge la corrispondenza altrui, nasconde interi pacchi di posta in un luogo lontano da sguardi indiscreti e quando si oppone ad una rapina lo fa soltanto perchè il gancio della sacca si è impigliato nella sua giacca. L'appartamento in cui vive è piccolo, sporco e funestato dai perenni lavori di ristrutturazione del suo vicino, mangia spaghetti freddi in scatola, non ha amici.
Un giorno si imbatte in una ragazza, la vede rubare un libro, la segue, riesce a penetrare nel suo appartamento quando lei è assente e, esaminando la sua abitazione, i piccoli oggetti che trova in casa, comincia a conoscerla a distanza, a scoprire chi è, come vive. Ma Line (Andrine Saether), questo il nome della ragazza, è coinvolta in una rapina ad un portavalori e le ripetute visite di Roy al suo appartamento fanno si che lui si venga a trovare ben presto invischiato in qualcosa che non aveva previsto.

Aki Kaurismaki ha quindi fatto scuola ed un film come Posta Celere ne è il migliore esempio. Le atmosfere grottesche e tragicomiche de La Fiammiferaia o del più recente Nuvole In Viaggio si rispecchiano alla perfezione nella gelida Oslo, dove un muro impenetrabile sembra ergersi fra i suoi abitanti, sofferenti della propria solitudine ma incapaci di costruire rapporti con i loro simili, e dove l'unico svago, ma qui deve trattarsi più che altro di una epidemia che ha contagiato mezzo mondo, sembra essere il karaoke, in una versione, però, alienata ed alienante che continua a rendere i singoli prigionieri di sè stessi. Ma sono proprio loro i nostri "eroi", esseri tristi, squallidi, talvolta meschini, sempre perdenti, in fondo buoni, piccoli personaggi dei quali nessuno mai vorrebbe sentire parlare che, con il loro candore, con la loro innocenza, conquistano i nostri cuori e le nostre simpatie. Sorridiamo delle loro disgrazie, ma dietro il nostro sorriso risiede la speranza di un cambiamento, la certezza di un raggio di luce che possa riscaldare, almeno un po', anche i loro animi.

© 1997 reVision, Carlo Cimmino



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