Estratti dai dialoghi del film ASSASSINS ET VOLEURS
Nello studio di Philippe (Jean Poiret), che sta scrivendo, Improvvisamente si sente un rumore provenire dall'esterno. Philippe spegne la lampada e qualche secondo dopo, un ladro, Albert (Michel Serrault), entra nella stanza. Philippe riaccende la luce e Albert, sorpreso, se lo ritrova di fronte.
- Ssst! Mia moglie dorme nella stanza vicina e non bisogna svegliarla! (Fa un segno ad Albert, incredulo) Venga!
- Ma, io...
- Venga a sedersi qui. Lei arriva al momento giusto. Sa, non direi che l'aspettassi, ma quasi...
- Me?
- Sì. Lei o un altro della stessa specie. Adesso mi capirà...(Gli mostra una pistola.)
- Ma... oh!
- No, no, non abbia paura, è solo per me. Volevo suicidarmi tra cinque o dieci minuti...
- Ah!
- Straordinaria coincidenza! Ho preso questa decisione di andarmene qualche ora fa, ma provavo una certa ripugnanza nell'attuare questo progetto. La sua visita «miracolosa» semplificherà ogni cosa. Lei è un assassino, non è vero?
- Sì. In somma, non bisogna esagerare. Sono piuttosto un ladro! Soltanto, bisogna ammetterlo, è una professione che certe volte mette nella... necessità di...
- Di difendersi?
- Capperi! É che ci si può ritrovare all'improvviso...
- ...di fronte a gente brutale che non è disposta a lasciarsi derubare senza opporre, almeno, una certa resistenza.
- Lo ha detto. Se la gente si lasciasse imbavagliare - o almeno se ne restasse semplicemente tranquilla - non gli si farebbe alcun male. Se ci considerasse come dei polivalenti e non come dei ladri, le cose non trascenderebbero. Noi, ce l'abbiamo solo con i loro soldi...
- E loro ci tengono, evidentemente, come ci tenete anche voi!
- Ecco.
- Si è trovato sovente nella necessità di uccidere?
- Due o tre volte... ma, in somma, non ho ucciso veramente che una volta sola...
- Le spiace?
- Di aver ucciso una volta sola?
- No, di avere ucciso una volta.
- Oh! No, no, no! Per niente. Perché succede una cosa che è veramente curiosa - ne parliamo sovente, tra noi ladri - la maggior parte delle persone che ci siamo trovati nella necessità - come dice lei - di sopprimere - scopriamo dopo che non era gente tanto bene, né molto onesta né tanto pulita. Ed era proprio il caso del tizio che ho ammazzato: un furfante, bell'e buono! E nessuno lo sapeva. Dunque, la sua morte ha posto fine ai suoi imbrogli, Ed è merito mio. Ma le ho interrotto il discorso... ritorniamo al suo suicidio, ché mi chiede dove vuole andare a parare...
- A questo: visto che mi trovo faccia a faccia con un uomo la cui professione è un po'...
- Oh...
- ...le chiederò il favore di uccidermi lei stesso...
- A sangue freddo, così?
- Le spiace?
- Oh! Non che mi spiaccia, ma insomma, mi disturba un po', perché manca di legittima difesa! Il consenso della vittima è raro, sa!
- Non si tratta di consenso! É un servizio che le chiedo! D'altra parte, mi dica la cifra che vuole... non la discuterò, se è ragionevole!
- Costa caro!
- Non poi tanto. Via, lei non corre nessun rischio...
- Ah.
- Ma no!
- Qualcuno, sì.
- Poiché si sarà il mio testamento nel quale dichiaro che mi suiciderò... lei è coperto! Nel caso improbabile in cui fosse indagato, ma non lo sarà se seguirà le mie direttive! Lei spara da vicino, come se fossi io a tenere la pistola. Appena tirato il colpo, la posa a terra, l'impugnatura rivolta dalla mia parte, come se fosse caduta dalla mia mano destra. Poi se ne va dalla finestra, richiudendo le persiane, ma bisogna farlo molto in fretta, prima che mia moglie arrivi. Si riprende la sua scala e va a rimetterla dove l'ha presa!
- Ah! Sì. Sì, è ingegnoso, certo! E, d'altra parte, il testamento deve scartare ogni sospetto, come diceva lei!
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