Produzione: Union Cinématographique Lyonnaise - Distribuzione: C.P.L.F.
Gaumont
Sceneggiatura e dialoghi: Sacha Guitry, dalla commedia Le Comédien.
Regia: Sacha Guitry
Capo operatore: Nicolas Toporkoff
Scenografia: René Renoux
Suono: René Louge - Montaggio: Maurice Serein - Musiche: Louis Beydts
Interpreti:
Sacha Guitry, Lana Marconi, Maurice Teynac, Pauline
Carton, André Brunot, Robert Seller, Marguerite Pierry, Jacques
Baumer, Léon Belières, José Noguero, Simone Paris.
Durata: 92 mn. Prima uscita: 19 maggio 1948 al cinema Colysée -
Parigi
La storia:
Lucien Guitry, normando d'origine, cresce a Parigi. A otto anni, diserta la scuola per passare le sue giornate in una sala di lettura. Anziché contrariarlo, Guitry padre lo incoraggia e Lucien entra al Conservatorio. A 20 anni declina un'offerta della Comédie Française, preferendo partire per la Russia, dove, per nove anni farà applaudire il teatro francese. Al suo ritorno, è il trionfo ovunque. Diventa subito il più grande attore del suo tempo...
Ho fatto Lucien Guitry perché Lucien Guitry mi ha fatto.
Ho approfittato di una somiglianza che si accentua di giorno in giorno.
Questo film non sarà né una dimostrazione, né, a più
forte ragione, la prova (impossibile!) del suo meravigioso talento. Ma
forse sarà la risposta a quella domanda che ci si pone sempre relativamente
ai grandi uomini che non si è conosciuto: Com'era?. Sì,
forse si dirà: Ecco com'era Lucien Guitry - che visse e morì
per la sua arte .
Cinémonde, 1947.
In questa opera , voi lo sapete, interpreto il personaggio di mio padre
ed anche il ruolo episodico dell'autore di Pasteur. Il che significa
che interpreto sia il mio proprio personaggio sia quello di mio padre.
Ora, quando mi sono visto sullo schermo, mi sono accorto, senza averlo
premeditato, che avevo fatto di uno dei due personaggi un ruolo di composizione.
Ma non di quello cui si potrebbe pensare. In effetti, per essere mio padre,
sono rimasto tale come sono, poiché lo rappresento esattamente all'età
in cui mi trovo.; mentre per essere me stesso, trent'anni fa, immaginate
quale sforzo ho dovuto fare.
Sacha Guitry, Cinévie, 1948.
Questo film di Sacha Guitry è un omaggio a suo padre, il grande
attore Lucien Guitry. Non si tratta esattamente di una biografia, ma di
una serie di aneddoti romanzati e presentati con molto spirito dall'autore
del Roman d'un tricheur, che interpreta il ruolo principale. La
regia è buona, ma senza grandi effetti. Tutto risiede nello spirito
brillante dei dialoghi. Il film è commentato, quasi dall'inizio
alla fine, dall'autore, secondo il metodo abituale. Le immagini filmate
da Toporkoff sfilano. Le scene si susseguono abilmente. L'insieme è
piacevole. E' Sacha Guitry. I suoi collaboratori tecnici, tra cui Jeanne
Etièvant l'hanno aiutato molto nel lavoro di realizzazione del film.
Tutti gli attori al suo fianco "recitano". E' un po' teatrale,
il risultato è buono. Ci spiace soltanto che la differenza d'età
tra Lucien e Sacha sia così poco sensibile.
La Cinématographie Française, 1948.
Veder che Sacha Guitry, per il suo rientro cinematografico, ha intrapreso
di raccontare la vita di suo padre e, prima di attraversare a mia volta
questa porta sui passi di Marguerite Pierry, sono un po' emozionata: quale
immagine del grande Lucien Guitry mi offrirà suo figlio? Ebbene.
Lo ammetto, l'emozione si trasforma in delusione. Anche in questa interpretazione
filiale, è, e rimane, Sacha innanzi tutto. Non si lascia andare
in un'evocazione, ma ad un'annessione, non Lucien che racconta, ma Sacha...
Odile Cambier, Opéra, 1947.
Una volta ancora ci siamo interrogati sul valore profondo di quest'opera.
Attraverso un aneddoto sentimentale semplicistico, questo film non può
pretendere di trattare in maniera esaustiva il caso sociale e psicologico
dell'attore in generale. Resta dunque il caso particolare di Lucien. Impresa
considerevolmente rischiosa per un figlio, quella di tracciare l'esatto
ritratto del suo proprio padre prendendo per pretesto una commedia della quale
fu il creatore (ma che non riflette realmente la sua esistenza) e limitandosi
ad aggiungervi qualche breve richiamo storico! Il risultato non è
evidente. Interpretato da Sacha con humour distaccato, il personaggio,
che si annuncia come il riflesso tanto fedele quanto possibile ( e quasi
fotografico) di Lucien Guitry, appare più superficiale che leggero
- e la sua superiorità perpetua, piuttosto indisponente, ammettiamolo,
è più vicina alla vanità che all'orgoglio. Il suo
talento...resta quello di Sacha, che non ha tentato (fortunatamente) nessuna
imitazione. Ma, incompleta quanto si voglia, questa evocazione permette
di ricordare al pubblico smemorato ed ingrato cosa poteva essere uno dei
più grandi attori del secolo, del quale non possediamo alcun altro
documento animato(...)
Jacques Lorcey - Sacha Guitry, PAC, 1985.
Lucien Guitry fu irreprensibile. Eccetto per il suo rapporto con le
donne. Era l'onore della sua professione. Interpretando il suo ruolo, Sacha
indica la sua dirittura a coloro che continuano a considerarlo come un
traditore della patria. Suo padre è un esempio imparabile. Incarnarlo
doveva cancellare gli obbrobri (...) Nel 1939 aveva ripreso Le comédien,
frammento di una biografia indiretta di suo padre. Utilizza questa commedia
in quattro atti come base del suo lavoro cinematografico, togliendo l'ambiguità
trasparente, per farne esplicitamente la storia di Lucien. Ma lo avvolge
di altre sequenze, destinate a illustrare tutta la sua esistenza. In quanto
film, raggiunge quelle strutture frammentate che gli sono care (...). Il
film non è solamente un omaggio al padre dell'attore, ma ugualmente
una ricerca sui trompe-l'oeil, e un seguito di demistificazioni. In luogo
di mostrarci l'attore posseduto dal suo personaggio, Sacha preferisce illustrare
la sua capacità di controllo ricostituendo iil momento di una rappresentazione
nel corso della quale, sempre recitando, scrisse un biglietto di ammirazione
per la Duse che si trovava nella sala. Attraverso queste audacie, queste
deviazioni, la secchezza dello stile, Guitry trasforma la biografia romanzata
in un documento sulla realtà del mestiere d'attore. Com'è
sua abitudine, preferisce travisare la verità storica, per ottenere
la sua dimostrazione (...)
E' chiaro che Sacha non ha fatto soltanto la biografia dell'autore dei
suoi giorni. E' anche un pretesto, forse un esorcismo. Il suo film tratta
della differenza che esiste tra il teatro visto dal pubblico e lo spettacolo
vissuto dall'autore. Da una parte, è il risultato di un lavoro che
produce l'illusione. Dall'altra è la realtà del lavoro che
crea il piacere. la vita è allora solo un accessrio, quando si lascia
la scena.. e nel film è l'azione sulla scena, quella che è
vera. Tutto quanto accade fuori è falso, inventato, truccato. Calcando
la mano su questo, Guitry enuncia il pericolo delle apparenze. paradossalmente,
mentre ha passato tre anni della sua vita a tentare di spiegare il suo
comportamento sotto l'Occupazione, afferma che un attore deve essere giudicato
sulla scena, un autore dalle sue opere ed un uomo dal suo lavoro.
Noël Simsolo, Sacha Guitry - Cahiers du Cinéma, 1988.