Georges Courteline

Discorso
che non è stato pronunciato all'inaugurazione del monumento
innalzato alla memoria di Georges Courteline
il 29 giugno 1935


Caro e straordinario Courteline,
E' una grandissima soddisfazione per coloro che ti hanno conosciuto vedere questo monumento che viene innalzato in tua memoria.
Tutto quello che viene fatto per te dacché non sei più tra di noi colma di gioia il cuore dei tuoi amici, ma i più soddisfatti sono quelli che come me soffrono di quel disdegno che ordinariamente si prova verso coloro che fanno sorridere.
Sappiamo bene che l'Accademia non si consola ancora per non aver accolto Molière...
Sappiamo bene che, eccezione fatta per Racine e Corneille, nessun poeta drammatico è riuscito a sopravvivere oltre la sua epoca...
Daremmo tutto Crébillon per un atto di Marivaux, e tutte le tragedie di Voltaire per dieci battute di Beaumarchais... Eppure tutti questi esempi troppo famosi non ci convinceranno abbastanza: quelli che distribuiscono gli onori continueranno sempre a disprezzare coloro che fanno ridere.
Quando incontro, per Parigi, Giovanna d'Arco, Enrico IV o Luigi XIV sui loro cavalli di bronzo, quando vedo Gambetta, Déroulède, o l'inventore del telegrafo, li saluto tutti, levandomi il cappello... certamente!
Ma quando attraverso Parigi, mi piacerebbe incontrare anche Rabelais.
Ma adesso, ho la speranza! E non è certo oggi che ci lamenteremo, visto che si onora precisamente il riso.
Eri ammirato da vivo e sicuramente ci s'inchinava di fronte al dono prodigioso che possedevi di scatenare il riso e mettere d'accordo gli spiriti delicati e quelli che lo erano meno. Si riconosceva volentieri che nessuno al mondo, mai, abbia fatto ridere più di te. Ma ormai è superfluo continuare a ripetere quanto hai dato lustro alle lettere ed al tuo paese. Perché nessuno è più francese di Georges Courteline. E' talmente francese che non è diventato parigino.
Non deve nulla a nessuno. Né a Cervantes, né all'humour anglosassone, e neppure allo snobismo. Il suo genio gli è personale.
Non ha neppure dei conti da rendere a Molière!
Ma m'immagino che Molière debba domandarsi come abbia fatto Courteline a scrivere
Boubouroche dopo La Scuola delle Mogli!
(...)
Sacha Guitry, Portraits et anecdotes.

Ho avuto la gioia di conoscere intimamente Courteline.
E' estremamente difficile da definire.
Non era spiritoso, era buffo - anzi, era risibile. Era uno dei suoi personaggi. Era piccolo, era brutto, non dava l'impressione di un uomo curato. Si vestiva in una maniera singolare - ma non sono lontano dal pensare che dovesse trovarsi elegante.
Andava ogni due anni da Coutard, che vendeva dei vestiti già fatti, si faceva portare una pila di pantaloni a quadri, si metteva davanti allo specchio, dispiegava i pantaloni uno ad uno, li appoggiava a sé stesso, non si dava neppure la pena di provarli - e diceva:
- Questo sì... Quello no... Quello là, sì... E poi ancora quello là.
E aggiungeva:
- Eccone per due anni!
Portava delle giacche a doppio petto che avevano un bottone di più di tutte le altre giacche - e dava così l'impressione che le sue giacche avessero un numero incalcolabile di bottoni.
Ogni altra cosa che portava era dozzinale al massimo. Aveva sempre una borsa di cuoio sotto il braccio, borsa piena di un mucchio di cose. Ed è in quella borsa che portava le sue bretelle.
Aveva una voce acuta e stridula che rendeva encor più divertenti le cose che diceva.
Diceva, in verità, tutto quello che gli passava per la testa. Ora, gli passavano per la testa le idee più imprevedibili, le più folli, le più comiche, le più profonde - e, tutto quel che diceva, lo diceva nella maniera più seria del mondo e senza mai sorridere. Utilizzava delle parole volgari nella maniera più comica - e sovente era grossolano. Ma lo era in un modo tale che era impossibile risentirsene - e neppure di stupirsene. Gli capitava di interrompervi così:
- E' completamente idiota quello state dicendo, caro mio..
L'ho sentito dire a sua moglie, una sera, a tavola:
- Marie-Jeanne, mettiti ancora un po' di cipria! Alla tua età, bisogna che una donna si sorvegli.

Un giorno, a Tours, al termine di una rappresentazione organizzata da mio padre, nel 1915, a favore dei feriti, e nel corso della quale Courteline aveva recitato la parte di Monsieur Badin, il generale comandante della piazza di Tours gli rivolse i suoi complimenti. Gli disse:
- In quanto a voi, monsieur Courteline, oggi ci avete dimostrato di possedere un grande talento sia come attore sia come autore...
Ma, siccome quel generale si esprimeva con una certa difficoltà e si impappinava nella sua frase sovraccarica di elogi, Courteline lo interruppe bruscamente in questi termini sorprendenti:
- Stia zitto, generale!
Sacha Guitry, Les Femmes et l'amour.


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