Talleyrand mi trottava per la testa - zoppicando - da molti anni. C'era ne "L'Histoire
de France", lo si vedeva ancora in "Désirée Clary", infine in "Béranger", Lucien Guitry
lo ha fatto rivivere.
Critiche di ieri e di oggi:
Si rimprovera al "Diable Boîteux" di essere una macchina da guerra, una
mitraglia di frecciate lanciate sulla faccia dei suoi avversari. Certamente è
stato senza dubbio un errore o una debolezza da parte sua aver voluto giustificarsi
con i panni di un altro, di non aver avvuto la semplice audacia di riprendere la
sua carriera interrotta offrendoci una commedia senza rapporti con i fatti recenti.
Ma si tratta di una debolezza tanto umana. E da questo punto di vista, un attore è
cento volte uomo, e Sacha Guitry cento volte attore. Che colui che non
è mai andato in prigione e che è sicuro di non andarci domani gli getti la prima pietra...
...si è voluto dunque vedere, nel Diable Boîteux, l'apologia de doppio gioco. Si accusò Guitry di
glorificare il celebre diplomatico per "voltare casacca" e di giustificare in questa maniera la sua condotta
durante l'occupazione. Ma al diavolo i rancori politici e le polemiche! Le Diable Boîteux è un film
notevole per i suoi dialoghi, la regia sobria, precisa. Ci sono, come nei precedenti film di Guitry,(...) l'humour,
lo spirito, ma la dignità ha rimpiazzato la frivolezza. Con Le Diable Boîteux Guitry ha fatto un salto in avanti,
cambia tono e ispirazione, e questo film preannuncia i suoi capolavori: Si Versailles m'était conté e Napoléon.
Guitry farcisce il suo film di allusioni agli attacchi di cui è stato oggetto
ed alle loro conseguenze:"Nulla di più triste al mondo che essere degli
emigrati", attaccando così quelli che abbandonarono la Francia occupata,
o liberata. "Più che volgare, è borghese", punzecchiatura crudele se
si sa che considerava la borghesia la peggiore delle cose e che ne aveva
visto i membri speculare e collaborare senza vergogna. All'esclamazione della
donna clown e spia: "Stare in prigione, dev'essere meraviglioso", Talleyrand-
Guitry risponde amaramente: "Non credete". Infine, nella sequenza
della festa, mostra la scena della calunnia del Barbiere di Siviglia. E la
commenta con una domanda atroce: "Chi diavolo potrebbe resistervi?".
Montrond confida a Talleyrand: "Voi". E Guitry risponde sotto la maschera
con un sospiro di diniego. Tutto il film è d'altronde basato sull'odio verso la calunnia
ed i pettegolezzi. Una parola spiritosa è una cosa sacra, a condizione che si ispiri ad
un fatto conosciuto. La menzogna è odiosa. La parola è stata data all'uomo per travestire
il suo pensiero, non per inventare dell'odio.
Ora, mi è sembrato che nell'epoca in cui, precisamente, ci è tanto mancato un uomo con
la sua prodigiosa ed elastica intelligenza, sarebbe stato opportuno presentarne qualche
tratto, alla maniera degli schizzi che si prendono al volo.
Per di più, e nello stesso spirito, mi è sembrato che fosse per lo meno provocante evocare
oggi la memoria di un ministro francese che seppe rendersi utile - e divenne necessario -
prima di essere considerato indispensabile agli occhi dei quettro sovrani che si sono
succeduti sul trono di Francia, durante i cinquant'anni del suo regno.
Infatti, erano i monarchi e gli stessi regimi che passavano - ma, lui, no.
Infine, è sempre piacevole riabilitare - di tentare, almeno - un personaggio che il suo tempo
ha vilipeso (...)
Sacha Guitry ha avuto la strana idea di far perorare la sua causa da un Talleyrand!
In realtà, Guitry, dacché la giustizia si è disinteressata di lui, non ha mai cessato
di schernirla mettendo retrospettivamente in mostra la sua colpevolezza. Ci vuole una
sfacciataggine senza limiti per pubblicare i suoi ricordi sugli anni '40-'44 sotto il
titolo provocatorio di "Quattro anni d'occupazioni", con la "i" e l'iniziale minuscola.
Solo Sacha Guitry non l'ha capito. E a ragione! Ci vuole un cinismo mostruoso per immaginarsi
che ci si possa coprire del precedente di Talleyrand, di nascondersi nell'ombra del Principe di
Benevento. Perché infine Talleyrand fu un traditore, un traditore autentico.(...) Ci vuole
una bassezza d'animo senza paragone per osare, all'ora in cui abbiamo tutti bisogno di
alte lezioni, glorificare l'uomo più amorale, forse della nostra storia, ed il più venale.
Temiamo davvero che Sacha Guitry non possieda più i doni meravigliosi che, prima del '39,
seducevano anche i più scontrosi. Non c'è più comprensione tra Parigi e lui. Si direbbe
che Guitry sia paralizzato da un complesso d'inferiorità, l'ultimo sentimento di cui si
sarebbe potuto credere che ne sarebbe stato vittima.(...) Ma questi quattro anni
"d'occupazioni" - come dice lui - non hanno ancora finito di pesargli. Non si riscatta facilmente
la propria anima.
René Baravel, France Hebdomadaire, 1948.
Télérama, 1978.
Noël Simsolo, Sacha Guitry - Cahiers du
Cinéma, 1988.
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