LE DIABLE BOITEUX (Talleyrand)

              


Produzione: Union Cinématographique Lyonnaise - Distribuzione: C.P.L.F. Gaumont
Sceneggiatura e dialoghi: Sacha Guitry, dalla commedia Le Diable Boîteux.
Regia: Sacha Guitry
Direttore produzione: Jean Mugeli
Capo operatore: Nicolas Toporkoff
Scenografia: René Renoux
Suono: Jean Rieul - Montaggio: Maurice Serein - Musiche: Adolphe Borchard

Interpreti: Sacha Guitry, Lana Marconi, Georges Spanelly, Robert Dartois, Renée Devilliers, Emile Drain, Henry Laverne, Maurice Teynac, Philippe Richard, Geoges Grey, Jeanne Fusier-Gir, José Noguero, Jacques Varennes, Maurice Schutz, José Torrès, Pauline Carton, André Randall, Howard Viernon, Maurice Escande, Jean Debucourt, Pierre Bertin, Denis d'Inès, Jean Piat, André Brunot, Pierre Lecocq, Robert Seller, Nicolas Amato, Robert Favart, Yvonne Hébert, Georges Rivière, Jean-Claude Briet, Léon Walther, Georges Bréhat, Catherine Fontenay, Michel Nastorg, Robert Hossein.
Durata: 120 mn. Prima uscita: 29 settembre 1948 ai cinema Marignan e Marivaux - Parigi
La storia:
Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord nasce il 2 febbraio 1754 a Parigi. Afflitto da un piede deforme, verrà ordinato prete contro la sua volontà e diventerà vescovo. Successivamente monarchico, giacobino, ministro sotto il Direttorio e consigliere intimo di Napoleone. Talleyrand tradisce la repubblica per servire Bonaparte e rinnega Napoleone per sostenere la monarchia...



Qualche riflessione dell'autore:
Mi ci sono voluti 25 o 30 anni per familiarizzarmi con questa formidabile e complessa personalità. C'è l'uomo, le sue azioni, la sua leggenda, le passioni che il suo nome o il suo ricordo suscitano e susciteranno sempre.
Ho accumulato sul soggetto una tale documentazione, ho talmente annotato, consultato, scritto che il film o la commedia che gli consacrerò non saranno mai altro che un minuscolo riassunto del lavoro al quale mi sono dedicato sull'argomento. Il personaggio mi perseguita da tanto tempo (...)
Spectateur, 1947

Talleyrand mi trottava per la testa - zoppicando - da molti anni. C'era ne "L'Histoire de France", lo si vedeva ancora in "Désirée Clary", infine in "Béranger", Lucien Guitry lo ha fatto rivivere.
Ora, mi è sembrato che nell'epoca in cui, precisamente, ci è tanto mancato un uomo con la sua prodigiosa ed elastica intelligenza, sarebbe stato opportuno presentarne qualche tratto, alla maniera degli schizzi che si prendono al volo.
Per di più, e nello stesso spirito, mi è sembrato che fosse per lo meno provocante evocare oggi la memoria di un ministro francese che seppe rendersi utile - e divenne necessario - prima di essere considerato indispensabile agli occhi dei quettro sovrani che si sono succeduti sul trono di Francia, durante i cinquant'anni del suo regno.
Infatti, erano i monarchi e gli stessi regimi che passavano - ma, lui, no.
Infine, è sempre piacevole riabilitare - di tentare, almeno - un personaggio che il suo tempo ha vilipeso (...)
Prefazione al libro, Ed. de l'Elan, 1948.

Critiche di ieri e di oggi:
Sacha Guitry ha avuto la strana idea di far perorare la sua causa da un Talleyrand! In realtà, Guitry, dacché la giustizia si è disinteressata di lui, non ha mai cessato di schernirla mettendo retrospettivamente in mostra la sua colpevolezza. Ci vuole una sfacciataggine senza limiti per pubblicare i suoi ricordi sugli anni '40-'44 sotto il titolo provocatorio di "Quattro anni d'occupazioni", con la "i" e l'iniziale minuscola. Solo Sacha Guitry non l'ha capito. E a ragione! Ci vuole un cinismo mostruoso per immaginarsi che ci si possa coprire del precedente di Talleyrand, di nascondersi nell'ombra del Principe di Benevento. Perché infine Talleyrand fu un traditore, un traditore autentico.(...) Ci vuole una bassezza d'animo senza paragone per osare, all'ora in cui abbiamo tutti bisogno di alte lezioni, glorificare l'uomo più amorale, forse della nostra storia, ed il più venale. Temiamo davvero che Sacha Guitry non possieda più i doni meravigliosi che, prima del '39, seducevano anche i più scontrosi. Non c'è più comprensione tra Parigi e lui. Si direbbe che Guitry sia paralizzato da un complesso d'inferiorità, l'ultimo sentimento di cui si sarebbe potuto credere che ne sarebbe stato vittima.(...) Ma questi quattro anni "d'occupazioni" - come dice lui - non hanno ancora finito di pesargli. Non si riscatta facilmente la propria anima.
Léon Treich, L'Ordre, 1948.

Si rimprovera al "Diable Boîteux" di essere una macchina da guerra, una mitraglia di frecciate lanciate sulla faccia dei suoi avversari. Certamente è stato senza dubbio un errore o una debolezza da parte sua aver voluto giustificarsi con i panni di un altro, di non aver avvuto la semplice audacia di riprendere la sua carriera interrotta offrendoci una commedia senza rapporti con i fatti recenti. Ma si tratta di una debolezza tanto umana. E da questo punto di vista, un attore è cento volte uomo, e Sacha Guitry cento volte attore. Che colui che non è mai andato in prigione e che è sicuro di non andarci domani gli getti la prima pietra...
René Baravel, France Hebdomadaire, 1948.

...si è voluto dunque vedere, nel Diable Boîteux, l'apologia de doppio gioco. Si accusò Guitry di glorificare il celebre diplomatico per "voltare casacca" e di giustificare in questa maniera la sua condotta durante l'occupazione. Ma al diavolo i rancori politici e le polemiche! Le Diable Boîteux è un film notevole per i suoi dialoghi, la regia sobria, precisa. Ci sono, come nei precedenti film di Guitry,(...) l'humour, lo spirito, ma la dignità ha rimpiazzato la frivolezza. Con Le Diable Boîteux Guitry ha fatto un salto in avanti, cambia tono e ispirazione, e questo film preannuncia i suoi capolavori: Si Versailles m'était conté e Napoléon.
Télérama, 1978.

Guitry farcisce il suo film di allusioni agli attacchi di cui è stato oggetto ed alle loro conseguenze:"Nulla di più triste al mondo che essere degli emigrati", attaccando così quelli che abbandonarono la Francia occupata, o liberata. "Più che volgare, è borghese", punzecchiatura crudele se si sa che considerava la borghesia la peggiore delle cose e che ne aveva visto i membri speculare e collaborare senza vergogna. All'esclamazione della donna clown e spia: "Stare in prigione, dev'essere meraviglioso", Talleyrand- Guitry risponde amaramente: "Non credete". Infine, nella sequenza della festa, mostra la scena della calunnia del Barbiere di Siviglia. E la commenta con una domanda atroce: "Chi diavolo potrebbe resistervi?". Montrond confida a Talleyrand: "Voi". E Guitry risponde sotto la maschera con un sospiro di diniego. Tutto il film è d'altronde basato sull'odio verso la calunnia ed i pettegolezzi. Una parola spiritosa è una cosa sacra, a condizione che si ispiri ad un fatto conosciuto. La menzogna è odiosa. La parola è stata data all'uomo per travestire il suo pensiero, non per inventare dell'odio.
Noël Simsolo, Sacha Guitry - Cahiers du Cinéma, 1988.


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