Estratto dai dialoghi del film PASTEUR


A Arbois. La scena rappresenta il salone della casa paterna di Pasteur. Quest'ultimo, vecchio e molto malato, parla col Dottore. Un bambino entra nel salone. E' Joseph Meister, il bambino che ha guarito della rabbia.

- Buongiorno, Monsieur Pasteur...
- Avvicinati un po', piccolo, che ti vedo male... (Il bambino fa qualche passo...) Ma... tu sei?...
- Sono il figlio di Meister!...
- Oh! Piccolo mio... vieni presto... vieni... che ti veda... vieni... Non sei malato, spero?
- Ma non, Monsieur Pasteur, al contrario... è perché sto molto bene che vengo...
- Ah! E' bene, questo... sei gentile a venire a trovarmi!... Vieni a mostrarmi, non è vero, come stai bene?
- Ma sì, Monsieur Pasteur...
- (Rivolgendosi al Dottore) E' il mio piccolo,... ve ne ricordate... il primo... che ho salvato!... E stai molto bene, non è vero, adesso?
- Oh! Sì, Monsieur Pasteur...
- E non hai più mai, mai male, non è vero?
- Oh! Mai...
- Bene!... Mostrami le mani... non si vede quasi più niente adesso, molto bene!... e ha avuto tanto male, questo poveretto... ed è stato così coraggioso!... Ti ricordi quando giocavi con i conigli, laggiù?... Sapeva che ero obbligato a ucciderli... e spesso mi chiedeva la loro grazia... e io facevo sempre quello che mi chiedeva!... Sei diventato un giovanotto, adesso... spero! Vai a scuola?
- Sì, Monsieur Pasteur...
- Bisogna andarci, sai... e poi bisogna studiare bene. E' così bello studiare!... Vedrai!... Bisogna che diventi un ragazzo molto intelligente... bisogna che tu mi faccia onore... me lo devi, non è vero?... Lo sai che cosa mi devi?
- Mamma m'ha detto, Monsieur Pasteur, che vi dovevo la vita...
- Ah! Come sono belle queste parole in quella piccola bocca!... Non è vero che è così bello sentire quelle parole?... Questo bambino mi deve la vita!... Se fosse orfano non me ne separerei mai!... La sua piccola esistenza mi ancora più preziosa che se gliel'avessi data... poiché me l'aveva affidata in uno stato terribile... ed ho potuto rendergliela.
- (...) Oh! Come hai fatto bene a venire, mio caro... ed è di buon piccolo cuore che l'hai fatto... e ringrazierai la tua mamma. Che cos'è quel libro che tieni sotto il braccio?
- E' il mio premio di quest'anno...
- Il suo premio! Hai avuto un premio?
- E' per mostrarvelo che sono venuto.
- E dire che non capisce che cosa sta facendo!... Mostrami prima i tuoi occhi vivi... guardami... nei miei occhi... e dimmi che non soffri più mai... mai...
- Mai... Mai...
- Grazie, grazie, grazie!... Ti voglio bene!... Grazie!
(...)
- (Al dottore) Caro amico, sto vivendo degli istanti incomparabili. La visita di questo piccolo m'ha fatto un bene che non immaginate!... E' un bel ragazzo, non è vero?... Io, non ne mai visti più belli!... Me lo curerete bene, non è vero?... Farò tutto quello che mi direte di fare... voglio vivere... voglio vivere ancora un poco... vorrei salvarn altri... Ah! Se potessi salvarli tutti!... Se occorre che io parta domani, partirò domani... ditelo a Madame Pasteur... informatela che sono divenuto obbediente... e che nel Midi non lavorerò... che mi riposerò... e ditele che vengo subito... ma voglio restare solo con questo piccolo ancora un minuto.
(...)
- Vieni vicino, mio caro... e adesso fammi vedere il tuo premio... Oh! Il bel libro... Robinson Crusoe... E' un libro bellissimo!... Allora, così, vedo che hai avuto il primo premio di calcolo... molto bene, ti faccio tutti i miei complimenti... Tieni, ecco per te...
(Ha tirato fuori dal portafogli un biglietto da cento franchi e glielo dà.)
- Oh...
E' per te e tua mamma... siediti qui sulle mie ginocchia... ecco!... E, sii gentile... se non ti spiace troppo... mostrami un po' come leggi...


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