Estratti dai dialoghi del film LA VIE D'UN HONNETE HOMME


Albert e Alain sono due gemelli che non si vedono da trent'anni. La scena si svolge nello studio di Albert. Michel Simon interpreta entrambi.

Alain. - Mi riconosci?... Dovrei forse chiederti se ti riconosci.
Albert. - Sì, ti riconosco - come ci si riconosce su una fotografia.
Alain. - Buongiorno, Albert.
Albert. - Buongiorno, Alain.
Alain. - Credi che sia il caso di stringerci la mano?... Io non ci tengo, sai. Non ci siamo mai amati, abbiamo litigato trent'anni fa, mi ricevi a malincuore, io non provo alcun piacere a trovarmi di fronte a te - fammi segno di sedermi e finiamola lì.
Albert ha indicato una poltrona a suo fratello e va a rifugiarsi dietro la sua scrivania.
Alain. - Hai letto la mia lettera?
Albert. - Sì.
Alain. - Allora, è possibile?
Albert. - Sfortunatamente, no.
Alain. - Non puoi trovarmi un posto nei tuoi affari? (Alain risponde no con la testa.) E' per la nostra somiglianza?
Albert. - Non soltanto.
Alain. - Hai capito, vero, che sono arrivato al limite? (Albert fa segno di sì.) E non puoi nemmeno raccomandarmi a qualcuno?
Albert. - Sì, che lo posso, ma, onestamente, dovrei farlo?... E' molto delicato, sai, raccomandare qualcuno. Qual' è la tua professione, tra l'altro?
Alain. - Ho fatto tutti i mestieri.
Albert. - Non è una referenza.
Alain. - Allora - mi devo buttare nel fiume?
Albert. - In ogni caso, con quel sorriso beffardo, quello sguardo implacabile e quel tono minaccioso...
Alain. - Mi odi?
Albert. - Oh! Per niente.
Alain. - Ti faccio pena?
Albert. - Sinceramente. Ma non mi piace che tu consideri gli altri responsabili delle tue disgrazie. Nessuno ti deve nulla, amico mio, e le tue rivendicazioni mute non aiutano i tuoi interessi. Da quanto tempo sei a Parigi?
Alain. - Da sei giorni. Abito in un albergo, vicino alla Gare du Nord. Te lo raccomando! D'altra parte, nella lettera, c'è l'indirizzo. Ma l'avrai buttata nel caminetto, la mia lettera. Eh, l'hai bruciata?
Albert. - No.
Alain. - Bugiardo.
Albert prende di tasca un portafogli, ne estrae la lettera di Alain. Gliela mostra e la rimette al suo posto.
Alain. - Fai collezione di autografi?... Però l'hai nascosta!
Albert. - E arrivi dal Canada...
Alain. - Sì.
Albert. - Cos'hai fatto ultimamente?
Alain. - Della prigione.
Albert. - ?!
Alain. - Vagabondaggio. Non aver da mangiare e da dormire si chiama così, nei paesi civili. (Albert lo squadra dalla testa ai piedi) Guardi il mio vestito? Ti piace? E' un regalo - di uno sconosciuto - sulla nave. Con quattro dollari, che aveva fatto finta di dimenticare in una tasca. C'è della gente bizzarra, eh?... E' anche vero che non era mio fratello!
Albert. - Ti credi tanto furbo, aggiungendo quello. Ma hai detto la verità: quello non era tuo fratello e quel gesto non lo impegnava per l'avvenire! Sei sposato?
Alain. - No. Avevo un'amante, ma fortunatamente mi ha lasciato. E, con un bel vestito così... non potrei farti da segretario? (Albert fa segno di no.) A causa di tua moglie?
Albert. - Sì. Anche.
Alain. - Non sa della mia esistenza?
Albert. - Heu...no. Eri scomparso... potevi anche non tornare più. E raccontaglielo, significava metterla al corrente... di tante cose su di te, che non la riguardano.
Alain. - Ti vergogni di me?
Albert. - Senza averne precisamente vergogna, non ti nasconderò che un uomo nella mia posizione non ha bisogno di raccontare di avere per fratello...
Alain. - Un povero. Allora tua moglie non sa che siamo due gemelli?
Albert. - Sa che nostra madre aveva avuto due gemelli...
Alain. - Dei quali uno non ha sopravvissuto?
Albert. - Ecco.
Alain. - Proprio bene!... Non contento di non avermi aiutato a vivere, mi hai ucciso! E tu saresti un fratello!... Posso chiederti a quale età sono morto?
Albert. - Verso i diciott'anni.
Alain. - Giovane!... In somma, ti sei sbarazzato presto di me!...Capisco perché, evidentemente, tu non possa, in queste condizioni, prendermi come segretario...né raccomandarmi. Va bene. Ti spiace darmi mille franchi?
Albert. - Mille franchi...?
Alain. - Non me li rifiuterai, vero?... Eh?... Cosa sono mille franchi, per te!
Albert. - Sono mille franchi, come per te!
Alain. - Sì, ma io con mille franchi posso mangiare per una settimana!
Albert. - Sì, ma io con mille franchi, posso fumare per una settimana! Perché vuoi che mi privi di fumo per otto giorni... solo perché tu non hai saputo sbrogliartela nella vita?
Albert porge a suo fratello tre biglietti da mille franchi
Alain. - Me ne dai tremila! Pfff!... Mille che ti chiedo... mille, perché taccia... e mille, probabilmente, perché non ritorni! Assomigliarsi a quel punto... ed essere talmente diversi uno dall'altro, eh? E' qualcosa di spaventoso! Eppure, sono tuo fratello, dopo tutto!
Albert. - L'hai detto: sei mio fratello «dopo tutto», e non prima di tutto. Prima ci sono i miei, e la mia situazione.
Alain. - E poi te stesso?
Albert. - E poi me stesso, evidentemente. Non avrai mica la pretesa di passare prima di me?
Alain. - No, ma penso che la famiglia...
Albert. - Sì, ecco. La famiglia!!!
Alain. - E' pur sempre qualcosa.
Albert. - Sì, è pur sempre qualcosa, quando se ne ha bisogno. Per me, la vera famiglia è quella che ci si è volontariamente costruiti: la propria moglie e i figli. Si sceglie la moglie, i figli, li si fa. Ma il padre, la madre, i fratelli, i cugini, gli zii... e tutto il resto, è il Destino che ce li impone.
Alain. - Se i tuoi figli pensassero questo di te...(...)
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