ISTITUTO FIORENTINO ANALISI

Direttore Sanitario Dr Patrizia Fani Medico Chirurgo

Via G. Verdi, 16 - 50122 FIRENZE Tel. 055 24.48.13 - Fax 055 24.48.14

 

Informazioni per i pazienti

DIAGNOSI PRENATALE


Principali indicazioni per la diagnosi

1. Età materna
L’età materna avanzata costituisce il principale fattore di rischio della sindrome di Down, ma anche di altre patologie cromosomiche a causa di una maggior frequenza di non disgiunzione e quindi di possibilità di trisomie.

2. Coppie con figlio affetto da anomalia cromosomica.
E’ stato osservato che almeno il 3% dei genitori dei pazienti con trisonia 21 primaria sono portatori di un mosaicismo. Questa situazione aumenta la probabilità di ricorrenza dell'aneuploidia nelle successive gravidanze.

3. Genitori portatori di anomalie cromosomiche (come ad es. la traslocazione bilanciata), che possono non determinare patologie nel portatore, ma che aumentano il rischio di aborto o di avere figli con patologie cromosomiche.
Nel caso in cui in genitori presentino un assetto cromosomico aneuploide a mosaico o completo come 47, XXX, 47, XXY o 47, XYY, i gameti prodotti sono in parte aneuploidi.

4. Positività del triplo test.
Il triplo test è un test di screening; un tipo di indagine cioé che permette di selezionare le madri che hanno una probabilità maggiore, in quella gravidanza, di avere un feto affetto da trisomia del cromosoma 21.
Alcuni marcatori serici materni quale l’alfafetoproteina, l’estriolo non coniugato, la gonadotropina corionica si modificano significativamente nel 2° trimestre di gravidanza in presenza di trisomia 21 (presenza di tre cromosomi 21) e di altre aneuploidie cromosomiche. La combinazione dei parametri biochimici, dell’età materna e dell’epoca di gestazione consente di assegnare una probabilità di patologia cromosomica.

5. Rilevamento di malformazioni fetali in sede ecografica.
I difetti strutturali del feto, i difetti d'accrescimento, le patologie del liquido amniotico, isolati o in varia combinazione, si associano a sbilanciamenti cromosomici in una percentuale variabile delle gravidanze.

6. Sospetta anomalia cromosomica in precedente gravidanza (poliabortività, morte perinatale, neonati con malformazioni).

7. Esposizione della madre a sostanze chimiche, radiazioni ionizzanti o infezioni virali che possono aver causato rotture cromosomiche.

 

MODALITA' DELL'ESAME

La diagnosi prenatale può essere eseguita su tre diversi tipi di materiale fetale:

1. Villo coriale
La
villocentesi è normalmente eseguita nel primo trimestre di gravidanza, più esattamente nell'undicesima settimana. Il villo coriale è un tessuto di origine fetale che deriva dalla cellula uovo fecondata. Il prelievo dei villi è normalmente eseguito mediante introduzione transaddominale di un ago ecoguidato e con successiva aspirazione del materiale. L’analisi cromosomica è eseguita su cellule in divisione e nel caso dei villi coriali, si utilizzano due metodi di indagine: metodo diretto e coltura cellulare. Nel metodo diretto si sfruttano le divisioni spontanee delle cellule. Nella coltura le cellule sono seminate su di un apposito vetrino e incubate in modo tale da potersi moltiplicare. In questo caso ogni cellula dividendosi più volte darà origine ad una colonia; in altre parole ad un insieme di cellule che hanno tutte lo stesso corredo cromosomico della cellula originaria. Il principale vantaggio dell’analisi eseguita su villo coriale è rappresentato dal fatto che si riesce ad avere una risposta in una fase piuttosto precoce della gravidanza, cosa importante in vista di un’eventuale interruzione. Lo svantaggio principale è che il prelievo può essere contaminato da cellule d'origine materna, con il rischio d'eseguire l’analisi sulle cellule della madre invece che su quelle del feto. In questo caso soltanto lo studio di un alto numero di colonie può permettere d'evitare un errore di diagnosi.

2. Liquido amniotico
L’
amniocentesi è un’analisi eseguita nel secondo trimestre di gravidanza, normalmente tra la sedicesima e la diciottesima settimana, rappresentando il periodo più adatto per il prelievo. Il liquido infatti ha un volume sufficiente per la raccolta del campione; inoltre il completamento dell’analisi, che richiede circa quattro settimane, consente ai futuri genitori di decidere d’interrompere la gravidanza se è diagnosticata una malattia grave. Il liquido amniotico è costituito da vari tipi di secrezioni: essudati ed urina fetale. Spesso in esso vi sono anche cellule d'origine fetale: gli amniociti (da amnios). Esse sono cellule epiteliali di sfaldamento dei tessuti di rivestimento, derivanti dalle ultime vie urinarie e dalla cute. Il prelievo di liquido amniotico avviene mediante aspirazione con un ago lungo e sottile inserito attraverso la parete dell’addome materno. Con l’ausilio dell’ecografia è scelto il punto per l’esecuzione dell’amniocentesi in modo che l’ago eviti la testa del feto e raggiunga un accumulo accessibile di liquido. Una piccola quantità del liquido prelevato è usata per analisi biochimiche, mentre la parte cellulare è utilizzata per l’indagine cromosomica. Le cellule sospese nel liquido amniotico sono messe in coltura seminandole su di un vetrino ed incubate. Talvolta accade che le cellule seminate non crescano in quanto sono presenti numerose cellule di tipo epiteliale di origine materna che impediscono la crescita anche minima. E’ importante mettere in evidenza che la mancata crescita non è assolutamente indice di condizione patologica del feto. Nel caso in cui si verifichi tale possibilità, la madre è contattata immediatamente dal nostro laboratorio per effettuare preferibilmente un nuovo prelievo di un altro tipo di tessuto. In condizioni normali il tempo di crescita delle cellule del liquido amniotico è di 9-15 giorni. Quando la crescita è arrivata alla massima divisione cellulare è bloccata ed i vetrini, su cui sono state seminate le cellule, sono preparati per l’osservazione al microscopio. Il principale vantaggio dell’amniocentesi rispetto alla villocentesi è che il rischio di contaminazione da parte di cellule di origine materna è minore. Il principale svantaggio è che l’analisi è eseguita in una fase più avanzata della gravidanza.

3. Sangue fetale
Il prelievo di sangue fetale è eseguito introducendo un ago nel sacco amniotico e aspirando il sangue dall’arteria ombelicale fetale. Questa tecnica comporta per il feto rischi sicuramente maggiori della villocentesi e dell’amniocentesi. Inoltre bisogna sempre controllare con un analizzatore di particelle che il sangue prelevato sia effettivamente fetale e che non vi sia una contaminazione di cellule materne. L’analisi cromosomica su sangue fetale è eseguita in particolari casi, quali il controllo di un mosaicismo riscontrato precedentemente su amniotici o su cellule di villo coriale, oppure in caso di malformazione fetale evidenziata con l’ecografia a gravidanza inoltrata. L’analisi su sangue fetale permette di avere una risposta piuttosto rapidamente, entro una settimana dal giorno del prelievo, in modo tale da poter decidere per un eventuale interruzione della gravidanza.

 

CARIOTIPO FETALE

Il materiale genetico, il DNA, si presenta durante l’accrescimento cellulare, come un ammasso disorganizzato non analizzabile. Al momento della divisione, esso si condensa in strutture ordinate, i cromosomi, che sono invece analizzabili. Per questo motivo nell’indagine citogenetica è importante avere cellule in divisione, cosa che si ottiene sia con il metodo diretto sia con il metodo della coltura. Le cellule sono bloccate in un momento particolare della divisione: la metafase. In metafase infatti, i cromosomi si presentano come delle strutture definite, facilmente individuabili e riconoscibili al microscopio. Dopo aver bloccato le cellule in metafase i cromosomi sono colorati con sostanze che si fissano selettivamente a determinate zone cromosomiche, dando luogo ad un caratteristico aspetto a bande: bande Q, G o R secondo la tecnica di colorazione utilizzata. La fase successiva comprende l’osservazione al microscopio: i cromosomi di un certo numero di metafasi sono contati, analizzati e fotografati. Dalle fotografie i cromosomi sono poi appaiati a due a due in base alle dimensioni, alla posizione del centromero (una strozzatura del cromosoma) e al bandeggio. Si arriva così alla determinazione del cariotipo fetale. Il cariotipo è quindi l’insieme dei cromosomi di un individuo. La determinazione del cariotipo fetale costituisce un'indagine importante in quanto permette di evidenziare eventuali anomalie cromosomiche, sia numeriche (quali trisomie, monosomie e presenza di un marcatore), che strutturali (traslocazioni, delezioni ed inversioni). L’osservazione al microscopio dei preparati opportunamente colorati è sufficiente per evidenziare ed identificare tali anomalie. In alcuni casi è necessario eseguire un’ulteriore analisi, per studiare nei dettagli l’anomalia in questione. Questa tecnica prende il nome di ibridazione in situ (FISH). Si tratta di una tecnica che utilizza sonde marcate con composti fluorescenti. Una sonda è un frammento di DNA che si lega in modo specifico ad un dato cromosoma o ad una data porzione di esso. Facciamo un esempio: l’osservazione al microscopio ha rivelato la presenza di un particolare cromosoma detto marcatore (in quanto si trova in tutte le cellule esaminate) che somiglia ad una porzione del cromosoma 21. In questo caso si utilizza la sonda specifica per il cromosoma 21: se tale sonda si lega al marcatore vuol dire che si tratta proprio di una porzione del 21; se non si lega è necessario proseguire l’analisi utilizzando una sonda diversa specifica per un altro cromosoma. Conseguentemente si avrà un prolungamento dei tempi dell’analisi che potrebbe rendere necessario un ulteriore prelievo di tessuto diverso da quello in esame. L’analisi dell’intero corredo cromosomico non è in grado d'evidenziare la presenza di geni difettosi. Pertanto, per la diagnosi di malattie geniche dovranno essere utilizzate tecniche molecolari per lo studio del DNA.



TEMPI DI RISPOSTA
Generalmente occorrono circa 20 giorni dal giorno del prelievo per avere la risposta definitiva. Una prima risposta parziale, è comunicata allo specialista che ha effettuato l'amniocentesi dopo 14 giorni dal prelievo.


DIAGNOSI POSTNATALE

L’indagine citogenetica permette lo studio del cariotipo ed è eseguita su sangue periferico. Si esegue nei seguenti casi:


1. Soggetti con sospetta sindrome cromosomica o genetica.
L’analisi consente di confermare il sospetto clinico. Definire il tipo d'alterazione presente. Formulare un giudizio prognostico più accurato. Fornire una consulenza genetica più accurata.

2. Genitori e familiari di soggetti con anomalie cromosomiche.
L’analisi permette di identificare soggetti a rischio che hanno ereditato un'anomalia segregante nella famiglia.

3. Soggetti con difetti congeniti, ritardo mentale o ritardo d'accrescimento.
L’analisi permette di rivelare anomalie quali sbilanciamenti cromosomici che s'associano a malformazioni più o meno gravi, con deficit intellettivo di grado variabile.

4. Causa di morte nei neonati
Gli sbilanciamenti cromosomici possono essere causa di morte nel 3° trimestre di gravidanza, sebbene circa il 95% siano selezionati con l’aborto spontaneo precoce.

5. Coppie con figlio con sospetta sindrome cromosomica, deceduto senza diagnosi.
L’analisi permette di verificare se i genitori sono portatori di un'anomalia cromosomica strutturale, per la quale aumenta il rischio di concepimenti di sbilanciati.

6. Coppie con poliabortività
Circa il 4% delle coppie con aborti presenta un’anomalia di struttura. Questa percentuale varia in rapporto al numero dei precedenti aborti. La probabilità di concepire un figlio affetto dipende dal tipo di anomalia, dai cromosomi coinvolti e dal sesso del genitore portatore.

7. Soggetti infertili
Le polisomie del cromosoma X, alcuni riarrangiamenti strutturali del cromosoma Y e degli autosomi possono essere causa d'oligospermia. Donne con amenorrea primaria o secondaria. La presenza di un solo cromosoma X o molti riarrangiamenti strutturali dello stesso cromosoma sono causa di disgenesia gonadica con conseguente amenorrea primaria o secondaria, eventualmente associata ad un fenotipo Turneriano.

 

MODALITA' DELL'ESAME
In che cosa consiste?
Si tratta di un prelievo di sangue periferico. Non è necessario essere digiuni; può essere assunta una leggera colazione. Al momento della richiesta di accertamento Vi sarà fissato un appuntamento con lo specialista in Genetica Medica.

TEMPI DI RISPOSTA
Generalmente occorrono circa 15 - 20 giorni dal giorno del prelievo. Il tempo di risposta può prolungarsi nel caso in cui si renda necessario l’allestimento di tecniche particolari.


DIAGNOSI DI MALATTIE GENETICHE


Nell’ultimo decennio l’analisi del DNA ha cominciato a rappresentare una metodologia valida sia nel laboratorio clinico, sia nella diagnostica di un numero sempre maggiore di malattie genetiche. Soprattutto nel campo dei disordini monofattoriali, come le talassemie, la fibrosi cistica, la distrofia muscolare e le emoglobinopatie, le tecniche della biologia molecolare si sono rivelate vincenti. Il numero delle malattie genetiche identificabili mediante l’analisi del DNA cresce parallelamente alla determinazione di nuovi geni responsabili della malattia. Il metodo di scelta per la diagnosi di molte malattie genetiche è attualmente la PCR, soprattutto per i suoi vantaggi di accuratezza e sensibilità.

Malattie genetiche studiate dal laboratorio :
· Fibrosi Cistica · Talassemie · Distrofia muscolare · X fragile · Tests di mutagenesi in vivo e/o in vitro · Analisi delle rotture · Scambi cromatidici · Cromosoma Y

 

ANALISI DI PATERNITA' E TEST FORENSI


Ogni individuo presenta nel proprio DNA uno specifico codice che definisce la sua impronta genetica. Tale caratteristica permette di svolgere i seguenti esami :

Test di paternità
Il
test di paternità si basa su tecniche di biologia molecolare e consiste nell’estrazione del DNA da un campione di sangue periferico. Da questo DNA è possibile determinare l’impronta genetica dell’individuo e confrontarla con quelle dei suoi presunti genitori.

Test forensi
Nei reati quali omicidi, violenze sessuali, aggressioni, si può confrontare l’impronta genetica del sospettato con l’impronta genetica ottenuta da tracce di materiale biologico (saliva, capelli, sperma, pelle, ecc.) rinvenuto nel luogo dov’è avvenuto il reato.

 

AMNIOCENTESI, VILLOCENTESI, ANALISI DNA

Per conoscere i tempi di risposta e la modalità di invio dei campioni clicca su:

  • Attività del laboratorio di Genetica e Biologia Molecolare
  • ATTUALITA' DIAGNOSTICHE

    E' un bollettino informativo sulle tecniche di diagnosi di maggiore attualità, pubblicato a cura dell'Istituto Fiorentino Analisi. Clicca sull'argomento di tuo interesse:

     

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