FONTI LETTERARIE
Thuc. 6,46.- (Boehme, Lipsiae, 1865-73)
Polyb. (Buttner-Wolest, Lipsiae, 1882-93).1,55,6 _1,55,8 _2,7,9.
Apollod. Bibl. 1,9,25 (bekker.Lipsiae, 1854)
Diod. (Vogel lips.18 88-93) IV,78,4-5; IV,83,1-7;V,77,5;XXIII,9,4 (Dindorf)
IV,78,5 leggiamo col Vogel:
xrousoum te crion te afrodite te e fasin auton filotexnesai perittos eirgasmenon cai to cat aleteian crio aparegxeiretos omoiomenon.La volgata e quasi tutte le edizioni anteriori a quella del Vogel hanno
cerion e cerio .Il Cluv.Sic. ant. seguendo Pompeo"Daedalus ...............arietem aureum qui vivere credebatur Ven. et Eryci consecravit"lesse
crios e crioIl Wetzeling,osserva che la notizia di Pompeo non ha alcun valore,perche' proviene dallo stesso Diodoro come dimostrano le parole Eryci et Veneri.
Da allora si perpetuo' nel testo di Diodoro la lezione secondo la quale Dedalo avrebbe preparato un aureo favo,non un ariete d'oro.
L'ariete ci conduce all'oriente al quale ci conduce parimenti al culto di Venere Ericina,anche se nulla abbiamo che dimostri che il culto in origine fosse orientale e che
la lunga dominazione cartaginese ad
Erice ne trasformasse il carattere primitivo.Le figure criophore sono comunissime nel simbolismo dei Siri e dell'oriente in genere.
Sugli ex voto di Cartagine l'ariete compare centinaia di volte.Nel rito giudaico è frequentissimo.Le monete di Cipro e quelle Fenicie portano l'ariete o la protome soltanto dell'ariete.Sulle monete di Tiro, di Salamina nell'isola di Cipro cosi'come nelle monete di Evagoras è figurato l'ariete.
Inoltre pare che l'antichità' non distinguesse molto tra il caprone e l'ariete.In Arcadia,in beozia, a Corinto si attribuiva a Hermes l'ariete.
Veyeries nel saggio sulle figure criophore descrive una terracotta ateniese di stile arcaico rappresentante un Hermes col caprone:il dio in piedi, barbuto ,tiene con la mano sinistra le quattro zampe di un caprone, dalle corna assai lunghe,posto sulle sue zampe.
Ugualmente sa d'un vaso arcaico dove un caprone dalle lunghe corna si accompagna ad Hermes che tiene in mano il caduceo. (arch.Zeitung,XXVI,p.52,IX).
Nel tempio di Afrodite in Elide alla statua crisoelefantina di Afrodite Urania,opera di Fidia,la quale poggiava il piede su di una tartaruga,simbolo dell'amore domestico,si contrapponeva l'Afrodite Pandemos seduta sul caprone,simbolo dell'amore lascivo. (Paus. VI,25,1.
Altre rappresentazioni di Afrodite
epitragia sono ricordate in un'iscrizione di Falero.Sopra uno specchio conservato al Louvre Afrodite cavalca su di un caprone:a destra e a sinistra sono due caprioli.Ugualmente su di un caprone cavalca A.in alcune terrecotte sulle quali si sono pero' mosse dei dubbi.Una
epitragia e' stata trovata nei dintorni di Sparta.All'Afrodite epitragia fa riscontro un bronzo di fattura romana del secondo secolo A.C. rappresentante Afrodite seduta su di un ariete sopra il dorso del quale sta una colomba.Su monete di Cipro e dell'Asia minore , A. cavalca su di un ariete.Una fascia punica ci mostra un amorino alato su di un caprone che offre ad Astarte un manipolo di spighe ;ad esso e' contrapposto un amorino pure alato a cavallo di un ariete. Ad Amatunta di Cipro come a Corinto si offriva ad A. un ariete a , I.Lydus pretendeva che questo rito fosse venuto da Cipro.Pausania accenna ad una ragione mistica che si dava a proposito di Hermes e del suo ariete ,ma in fondo questo animale non e' ,come abbiamo visto,che un equivalente del caprone ,simbolo al pari della colomba e del passero della lascivia.
ma e' possibile anche che questo simbolo del caprone ,dell'ariete,dell'animale cornuto ,ci riconduca al carattere di dea lunare che e' palese nell'Astarte fenicia ,nell'afrodite dei greci ,nella venus romana:il becco ,l'ariete,sarebbe l'animale che porta sulla testa le corna della falce lunare.
Se dunque nel simbolismo orientale,come in quello greco , il caprone e l'ariete si equivalgono e sono attributi della dea sensuale dell'amore lascivo, dobbiamo stare all'autorita' degli autori e credere che nel tempio ericino ,certamente onorato ed arricchito era un ariete d'oro che nella mitologia diodorea si attribuisce a Dedalo.
Dionys. Hal. I,53 (Lipsia 1885-91).
elemos-ericos
e' errore dello stesso Dioniso.elimos non si trova in nessun altro autore; in Dyonis. Dobbiamo supporre uno scambio di nome.A torto il Fazello, dec.I, VII, e V, credette Elima una città' differente da Erice sulla cima di un colle in un luogo detto Alimita o Palimita, presso la foce del San Cataldo.Lo seguirono con molti altri Palmeri e Amico, infondata è l'opinione del Natale che Elyma ed Elymo fossero i nomi antichissimi del monte Eryce e di Eryco.Del resto con le parole di Dyonis. cfr. Aen. V.759 e sg. "tum vicina astris Erycino in vertice sedes-Fundator (ab Aenea) Veneri Idaliae".
Strabo.VI.2,5.
Paus. VIII 24,6.
Aeliani. De nat. an. IV 2; X, 50.
Athen. IX, 394; XV, 681.
Le parole di Ael. e quelle di Ath. sono quasi letteralmente le stesse.Indubbiamente la fonte è unica: molto probabilmente Theopompo.
Steph.Byz.
ernexApoll. Rhod. IV, 915 sgg.
Lycoph. Alex. 958 e sgg.
Theocr. XV, 100 sgg.
Cicer. In Verrinae II, 8,21,22; ecct.: venerei, servi V.Erycina, Verre praetore, in Sicilia novum genus publicanorum, passim nominanantur
In Verrinae invece di Eryce ed Ericem leggiamo con il Corelli Eryco ed Erycum voluti dai cod. migliori. Queste forme sono state messe in dubbio dalla più' gran parte degli editori, perché' inusitate.Tuttavia accorrono altrove.Terent. Scaur. (la fonte è Varrone) De orthogr. p.29"quotidies vero vocales sequuntur in co quod sequitur, a e o simplicem et eandem habet rationem, quod ex praeponitur, utin his, ex arce, ex Eryco (co tutti i cod.) ex Olympo: aliter enim fiunt hiulca ut e arce, e Eryco, e Olympo".............
.......Pro Pr (aetore) (mi) litesque in monte Eryco-fecerunt.Vedere anche gli annali di Tacito 4,43.Floro 1,18; cfr. Mommsen cil, X, p.746.
In Verr.V.47,115, leggiamo coll'Orelli"Vidi scilicet in monte eryco, argenteum cupidinem cum lampade".I cod. hanno vidi o vide che è stato accettato da alcuni editori per es. lo schutz, come se il cupido d'argento, testimonianze delle ruberie di Verre, fosse stato portato a Roma.Ma questo non è stato provato, mentre che Cic. dica d'avere visto (evidentemente a Erice) il cupido d'argento tolto a Sthenio Thermitano ed offerto a Venere Ericina trova la sua spiegazione nel fatto che egli nella qualita' di questore della
Sicilia deve avere visitato il tempio di Venere erycina.
Diodoro IV.6, "
oi men catantontes eiz ten neson upatoi cai strategoi cai pantes oi oi meta tinos exousias epidemountes epeidan eis tov eruca parabolosi megaloprepesi tusiais cai timais cosmousi to temenos ctl"Cicerone, anzi, durante la questura avrebbe avuto la dimora principale a Erice, se si potesse accettare un'ipotesi del Mommsen, seguita dal Pais, invece "uno dei due questori, quello che risiedeva in Lylybeum doveva passare una parte dell'anno sopra il monte Erice".Il Mommsen dice "Questorem Romanum cum qui praecerat siciliae occidentali Lylybaei sedem habuisse scribit adnotator Verrinarum ad 1,2,8,22, p.208 orellis, sed eiusmodi auctoris testimonium vere nullum est. Immo quod ibi dicitur ab ipso Cicerone quaestor is qui Erycum montem obtinebat"quamquam significare potest montem sub quaestore fuisse, proprie ad ipsum domicilium refertur, nec probabile est praesidium, quod solum perpetuum romani habebant, non fuisse sub magistrato romano. Id ipsum efficitur ex titulo latino n.7258, si quidem vere eum posuerunt (quaestor) pro praetore militesque in monte eruco, similiterque quem ad eum attulimus graecus erucinus et ipse a tribuno dedicatus est qui sub quaestore militavit, quamquam verum est, tam hunc quam n.7258 per se satis explicari inde, quod quaestor in sua provincia parte aliquaternus eponymi iure usus videtur esse.Rem confirmat quod praetores Siciliae Veneria illa familia tam quam sua usos esse Verrinae orationes passim declarant;nam ubi quaestores duo sedes habebant,ibi praetorem quoque potissimum moratum esse consentaneum est.
In sostegno della congettura del morelli si può' addurre il luogo di Plutarco in cui si narra che M. (?) fuggendo coi compagni verso l'Africa (87 a.c.) a causa della mancanza d'acqua fu costretto ad approdare in Sicilia
Ma né il luogo di Cic. addotto dal M. ne'quello di Plu. hanno valore assolutamente dimostrativo . Nelle parole di Cic. possiamo vedere che il tempio di V. E. era sotto la protezione del questore nella cui giurisdizione cadeva Erice,non di quello di Siracusa.-CIL.X,n.7258 e Kaybel provano che il questore aveva il diritto di eponimo.Aggiungo:In Erice era veramente un presidio romano mandato da Roma direttamente? Pare piuttosto che le parole di Diod.siano da intendere nel senso che il senato romano aveva ordinato che le diciassette piu'fedeli citta'di Sicilia offrissero aurei ornamenti a V.E. e che con una guardia di 200 uomini custodissero il tempio.
In Kaibel sono nominati come capi di questo presidio un segestano e un halesino.Il presidio dunque molto probabilmente era di siciliani e sotto la dipendenza di un cittadino delle 17 citta, non del questore romano.In secondo luogo non conosciamo bene i rapporti tra i VENEREI e i magistrati romani.
Erano una vera e propria associazione di malfattori che con lo specioso pretesto di voler garantire i diritti spettanti a V.E. consumavano ogni sorta di violenze e di vessazioni.Ma non perché' essi fungono da apparitores dei magistrati romani , da pubblicani , possiamo ammettere che il pretore romano passasse molta parte dell'anno ad Erice,come sede del questore della Sicilia occidentale , ne'occorre trovare in questo fatto la ragione degli intimi rapporti tra il supremo magistrato dell'isola e i servi di V. E.
L'imposizione di un tributo alle 17 più' fedeli città' della Sicilia sarebbe sconveniente. Diodoro non inpiega mai
crusoforein nel senso di portare oro ad altri cioè' di pagare un tributo ,ma sempre in quello di mostrarsi d'oro.Il Pais osserva che il decreto senatorio che concedeva a 17 citta'siciliane di porgere una corona d'oro ad Afrodite richiama alla mente le corone d'oro e i voti votivi che il senato concedeva di offrire in dono a Giove capitolino ai re e alle città' alleate di Roma.V'era forse in Sicilia un'istituzione politica e religiosa analoga a quella post. del culto degli imperatori dichiarati Divi e da confrontare con la federazione latina radunatasi nel tempio di Giove Laziale sul monte Albano e con quella che piu' tardi si accoglieva nel tempio di Diana sull'Aventino.La corporazione delle 17 città' siciliane ricorda quella delle citta' dell'amfizione augustea avente per centro Nikopolis presso il capo Azio (vedi il Mommsen).La ragione ,meglio si trova in Diodoro IV,83.In terzo luogo abbiamo degli indizi i quali ci inducono ad accettare come la vera notizia dataci dal Ps Asconio cioe'che le residenze abituali dei due questori erano Lilibeo e Siracusa. Il P.S. Asconio anche ad Cic.Divin. 1,2,"cum quaestor in Sicilia fuissem" annota:Elatorie,cum enim a duobus quaestoribus Sicilia regi soleat ,uno lilibaelano,altero siracusano;ipse vero (Cicero) Lilybaetanus quaestor fuit.Come e perché' l'autore del commento ci avrebbe data una notizia vera in parte ,cioè'che vi erano due questori ,uno dei quali stava a Siracusa, falsa giacché afferma essere lilibeo sede del questore della Sicilia occ.?Un esame tanto intrinseco quanto estrinseco della notizia non puo'che giustificarla.
Le città' più' ragguardevoli della Sicilia durante la dominazione romana sono manifestamente Siracusa per splendore di memorie ,bellezze artistiche ,giocondità' di vita,lilibeo più'importante militarmente e per certi riguardi anche economicamente.
In Verr. 3,134 il questore compra in Lilybeo per Roma .In Verr.V,27,69, fra alcune città' di Sicilia sono nominate prima Siracusa e Lilybeo:"itaque hominem huic optimae tutissimaeque custudiae non audet committere :denique Siracusas totas timet...... quo?Lilybaeum fortasse .......Minime, indices, Panornum igitur? ne minime quidem etc."Secondo Cicerone v'erano in Sicilia parecchie città' in quibus consistere praetores solebant,per esercitare il loro ufficio.Tuttavia possiamo credere col M. che dimorassero specialmente dove risiedevano i due questori .Ebbene nelle Verrine troviamo spesso cosi' il pretore che il questore romano non in Erice ma a Lilybeo.P.es. Verr. IV,17,36 "Ab Lysone vere Lilybaetano,Primo homine, apud quem deversatus es (tu Verres) etc. .........."num potes hoc negare ,Verres ,in foro lilybaei,maximo conventu C. Servilium ,civem romanum e conventu panormitano veterem negotiatorem ,ad tribunal ante pedes tuos ad terram virgis et verboribus abiectum ?"........."memini (ego Cicero,pamphilus Lilybaetanum ,amicum et hospitem meuum ......mihi narrare ,cum iste Verres) ab sese hidriam ......per potestatem abstulisset , se sane tristem et conturbatum domum revertisse.....cum sederem,inquit ,domi tristis ,accurrit Venerius :inbet me serphes sigillatos ad praetorem statim afferre .Permotus sum ,inquit, binos habebam :iubeo poni utrosque ,ne quid plus mali nasceretur,et mecum ad praetoris domum ferri.Eo cum venio ,praetor quiescebat etc.
Che la sede abituale del questore fosse Lilybeo appare anche in Cicer. Divin. XVII,55,56,"agonis quaedam est lilybaetana ,liberta Veneris Erycinae,quae mulier ante hunc quaestorem copiosa plane et locuples fuit :Ab hac praefectus Antonii quidam synphoniacos servos abducebat per iniuriam ,quibus se in classe uti velle dicebat .
Tum illa ,ut mos in Sicilia est omnium Veneriorum et eorum ,qui a Venere se liberaverunt,ut praefecto illi religionem Veneris nomine obiiceret ,dixit et se et sua Veneris esse.
Ubi hoc quaestori Caecilio ........nuntiatum est ,vocari ad se Agonidem iubet iudicium: dat statim :si paret eam se et sua Veneris esse dixisse . Indicant recuperatores id, quod necesse erat :neque enim erat cuiquam dubium quid illa dixisset .Iste in possesionem bonorum mulieris intrat : ipsam Veneri in servitutem adiudicat:deinde bona vendit :pecuniam redigit .....Lilybaeum Verres venit postea : rem cognoscit :factum inprobat:cogit quaestorem suum pecuniam,quam ex Agonidis bonis redegisset,eam mulieri omnem adnumerare et reddere "
Dal contesto appare evidente che Agonis viveva a Lilibeo ,che in Lilibeo il prefetto di Antonio tento' di portarle via gli schiavi e che il giudizio del questore Cecilio come quello di Verre ebbero luogo in Lilibeo ,dove questi apprese la cosa .
Riassumendo la congettura del M. non ha alcun valido fondamento:dopo Siracusa ,la seconda città' di Sicilia era Lilibeo (splendissima civitas Lilybaetana) dove il questore della sicilia occ. risiedeva abitualmente e forse anche aveva la sede ufficiale ".Del resto secondo lo stesso M. il quarto questore romano inviato a Lilybeo e' il questore della Sicilia occ.Tuttavia se non possiamo ammettere che Erice e non Lilibeo fosse il centro ufficiale della Sicilia occ. nulla ci vieta di accettare il VIDI dei codici ,perché'Cic.
sia per i doveri del suo ufficio sia per quello che dice Diodoro IV.83,85 visito' certamente il tempio della ridente dea.
LIV. XXII; IX; 7,11,;XXII;X ;9,10, XXIII;XXX 13,14,XXIII, XXXI,9 XL,XXXIV; XXX, XXXVIII.
VITRUVIO 1,7.
HYGINI CCLX
TACITO IV 43.
SVETONIO . DE vita cesari CLAUD:XXXV:
MELA. 2,7.
SOLIN.pag 35 seg.,pag 117,3- pag 49,12 e seg.
SERVIO AD aen. I 570 III,707;V,759.
CATULLO LXIV 7 seg.
PROPERZIO IV,XII,5 e seg. IV,XII,6 " et venit e rubra concha ericina salo " Erycina e' in tutti i cod. ,non possiamo mutarlo arbitrariamente in AERITREA,che ci darebbe un'inutile ripetizione del concetto ritenuto in rubro salo.Properzio e' arditissimo nell'uso della mitologia .
VIRGILIO ,ENEIDE V;759.
ORAZIO ;carm. I,II,33 e seg.
OVIDIO , her.XV,57;met. V 363 e seg. fast. IV ,763 e seg.Ars amat. II,419 e seg. Rem. amor. 549 e seg. am.III,IX,45 e seg.
CALP (?) ulitius in Calp. IV,91 si legge "laurus fructificat,Erycina nascitur arbos". I codici hanno vicina che possiamo conservare ,perché' un senso c'e' sempre .
A queste fonti letterarie oltre ai numerosi luoghi degli antichi rig. Erice dobbiamo aggiungere Zonara VIII;16 ,in cui si parla di un'isoletta ,vicinissima a Drepano ,chiamata
helias , nella quale indubbiamente devesi riconoscere la moderna colombaia (colummara) ,Zonara o la sua fonte greca tradusse con pelias una parola indigena derivata da columbas o columba , come i greci di Sicilia chiamarono la colomba e che rimase nel latino columbus e columba .AELIANO E ATENEO ci fanno sapere che nel tempio di Afrodite Ericina si nutrivano schiere di colombe sacre che ogni anno si allontanavano per lo spazio di 8 giorni ,era il segno che Afrodite ,ora andata nella Libia ,lasciava la sua residenza favorita.
Il nono giorno tutta la schiera ritornava dal mare ,guidata da una colomba rossa ,creduta la Dea in persona .Le feste della partenza erano dette ANAGOGIE ,quelle del ritorno KATAGOGIE.
Sappiamo di quali espedienti si servissero gli antichi nelle cerimonie del culto e non e' quindi strano supporre che l'isoletta Colombaia nel mare tra Erice e l'Africa fosse nell'annuale anagogie e katagogie della dea il punto d'arrivo e di ritorno delle colombe, ,donde il nome .L'Holm suppone invece che le colombe andassero dall'Erice a Sicca Veneria in Africa ,fondata dai siculi che vi introdussero il culto di Venere Ericina e le colombe sacre . Comunque ,il nome dell'isoletta ricordata dal Zonara ci richiama al culto della V.E. , a questo si collegano i nomi elimici che ricorrono sulla riviera ligure :Segesta Tigulliorum :
tigullia e immediatamente dopo entella potamon ecbolai;afrodites limenla erices clpos Erice ,Porcifera o Porcobera Cfr. poroax , uno dei fiumi di Segesta ,Ael. V,33.Sia che si debba pensare a un'immigrazione di popoli dalla Liguria in Sicilia o meglio che una colonia sia stata condotta in epoca più'recente in senso opposto ,questi nomi ci rivelano,l'esistenza del culto a V.E.in Liguria
Ricordando a proposito che uno dei due templi di V.E.in Roma , quello fuori Porta Collina (non l'altro sul colle Capitolino,eretto in seguito alla sconfitta del Trasimeno 527/217) fu votato da Lucio Porcio durante la guerra contro i Liguri (181 a.c.)
Al culto di V.E. sembrano legati anche il nome della città' e del fiume siculo ERYKE e i nomi
erucnon ed Erucio che troviamo in Sardegna .Anzi a S.Elia presso Cagliari si e' trovata un'iscrizione fenicia dalla quale si rileva che un ignoto ha dedicato ad Astarte Erech (Cfr. l'iscrizione di Erice) un altare di bronzo.
Se non che il Pais crede che questa iscrizione sia stata trasportata in Sardegna da Trapani o da Marsala ,perche' incisa su pietra finissima litografica (lattimusa) che manca a Cagliari e si trova in tutte le città' della Sicilia antica e soprattutto a Segesta e ad Erice .Ma l'esistenza in Liguria del culto di Venere Ericina (Portus Veneris) accanto ai nomi di Segesta , Erice , Etc. induce piuttosto a credere che anche in Sardegna ai nomi
erucos ed erucio si colleghi il culto di V.E. del quale ci farebbe testimonianza l'iscrizione di S.Elia.Anche a Lilybeo manca la lattimusa ,eppero' su questa pietra sono incise alcune iscrizioni trovate ivi ,per esempio quella nella quale viene ricordato S.Pompeo (museo nazionale di Palermo) che non può' essere stata trasportata d'altrove ,e l'iscrizione punica C.I.S.,vol 1 n.198.
ISCRIZIONI
CIS.Vol. 1,pag.1 n.240 :L'interpretazione della prima linea dell'iscrizione fenicia ericina non e' come pare che voglia dire il Renan, quella del Lagumina .Il R. traduce "DOMINAE ASTARTAE VITAE LONGAE (auctori) " aschtoreth erech haym.Il Lagumina ,il nome fenicio di V.E. legge LERABATH le ASCHTORECH ERECH e traduce " alla signora astarte ericina ". Non altrimenti , nota il Lagumina BAALTZIDON e' il Baal tutelare di Sidone ,BAALTZOR quello di Tiro, BAALTARZ quello di Tarso ERECH e' il nome fenicio di Erice (Salinas ,scoverta del nome fenicio di Erice).Che l'interpretazione del Lagumina sia da preferire a quella del R. e' reso manifesto dall'interpretazione di S.Elia nella quale si legge chiaramente "ASCHTORETH ERECH" che il CIS. traduce:ASTARTE ERYCINAE .
I GRAECAE SIC. (Kaibel)
Le notizie del Kaibel su questa iscrizione sono da modificare in questo senso :che trovasi ora conservata nel piccolo museo di Erice,e che non fu trovata nel 1865,come il Kaibel fa dire al Maggiore ,ne'nel 1684 ,come sec. l'Auria,ma prima certamente del 1619 perche' il Cordici ,Historia di Erice (manoscritto nella biblioteca Comunale di Palermo Qd 48; un'altra copia piu'corretta presso la nobile famiglia Coppola in Monte S.Giuliano) dice che fu trovata scavandosi un pozzo in una casa dietro la chiesa di S.Pietro e aggiunge che ne ebbe l'interpretazione dal P.Nic. Reitano d.c.D.G. con una lettera da roma del 28 ottobre 1616.
I. GRAECAE S. n. 355 (halesa)
Nel titolo Ericino n.282 si parla di un Pasione Segestano
kiliarchesas , in quello di Halaesa n.235 e' ricordato un Eraclio kiliarchesan ,in essi si e' trovata ragionevolmente la prova di quanto dice Diodoro IV,83.
I GRAECAE S. n. 281 (eryx)
CIL Vol. X n.7253, n.7254, n.7255, n.7257, n. 7258, (Eryx)
N. 7121 (Syracusae) " litteris ex tessellis opere lithostrato,Syracusis rep. a. 1576 in foro D.Margaritae,ubi arx Dionysii " dunque non venuta ne da Erice ,ne da altri luoghi.
Quanto all'aspirata Vener (ei) Heruc (inae) che abbiamo anche in tegole trovate a Puteoli :Venerus Heruc e' da notare che su monete ,come anche presso gli scrittori romani abbiamo Henna invece di Enna . Troviamo anche Hadranum ,Halaesa,Haluntium,Helorus,Herbita,Herbessus. Forse era proprio dei Siculi una pronuncia aspirata dei suoni iniziali vocalici ,che i greci non cercarono di imitare ,i romani si.
CIL.VOL.X,n. 8042 (tegulae campanae puteolis rep.);134 (Potentia)
CIL.VOL.VI,n. 2274;n. 2295 (roma)
CIL .VOL. XIV n.2584 (Tusculi)
CIL .VOL.VI,n.2274.
A.Balbi, Dissertazione sopra una lapide scritta da Sulla a Venere Ericina,Torino 1824. L'iscrizione ,che manca nel Corpus e' la seguente :
VENERI ERYCINAE-VICTRICI-L.CORNELIUS SULLA -SPC ...LIA de Hoste VOTO DICAVIT.
Il Balbi la lesse nel II vol.dei saggi di dissertazione dell'accademia etrusca di Cortona nella VIII disser."intorno alla villa Tiburtina di Manlio Vopisco"p 177 in cui si dice essersi trovata l'anno 1733 nella via Appia in vicinanza del Castello di Loretino ,passato Monte Verde ed esistere nel palazzo del Duca Giovanni in detto castello .Egli crede che l'iscrizione si trovasse nella base d'uno dei tre trofei eretti da Sulla dopo la vittoria di Cheronea ,ma non si adduce alcun argomento che abbia almeno carattere di probabilità'.
ANT. CORDICI (1586-1666).La historia della città' di monte Erice oggi detta Monte S.Giuliano "nel 1627 cavandosi una casa di quel contorno (la chiesa di S.Francesco ,a 200 metri circa dal castello ,dove sorgeva il Tempio) nel fondo di un pozzo si trovarono alquanti mattoni: in due di essi si leggevano questi caratteri:
AMINTA LIBERI e' sfuggita al Momsen . Restituisco :AMINTA LIBERTI VENERIS ERYCINAE . Cfr. Cic. div. 17,55: "agonis est quaedam,Lilybaetana, liberta Veneris Erycinae etc. "
A .VERCOUTRE , sur quelques divinites topique afric. nella prima linea di una iscrizione latina di 11 linee ,trovata in Africa nelle vicinanze dell'antica Serteia- anicens legge:DEO SANC (TO) ERUC (INO) SAC (RUM).
da quello che segue si apprende che un sex .Victor ,decurione ,templum simul cum area et aras restituit ,nell'anno della provincia 208 d.C.
Il Vercoutre accenna alla possibilità' d'un nuovo esempio d'una divinità' che con il tempo cambia sesso ,come il dio Tritone scomparso nella mitologia greca e ricomparso nella dea Anphitrite ;ma per lui il deus Erycinus sarebbe l'eroe Erice
Monete
HOLM.- G.S.III . Gesch .d.sic. Munzepragung,p. 543,741,N.63,695,96,97,98,100,225,226,227,228,229,230,262,263,279,342,395,396,397,608.
ECKHEL,Doctr. Numm. vet. p. II ,Vol.V.p 177
" Caput Vener laureatum,et margaritis distinctum,C.Considi Noniani S.C.
Templum in vertice montis cui inscriptum ERUC ,ipse mons moenibus cinetus"
ANELLI
SALINAS, DEL REALE MUSEO DI PALERMO 1873 ,P.59
TERRECOTTE
Salinas ,notizie degli scavi ,Agosto 1882,p.362-63
Pellegrini ,Iscrizioni ceramiche di Erice ,A.Stori. Sic.,1887 p. 184,503.
Pepoli Ag. Antichi bolli ,figulini e graffiti delle sac.di Ven. Eryc. 1885
Kekule ,terracotten von Sicilien;p.382 e seg.
TRONO E STATUA DELLA DEA
E. Petersen ,Aphrodites ,roma 1892 ,p. 32,80, crede appartenenti al trono della Dea gli altorilievi arcaici trovati (1887) nella villa Ludovisi e nella testa colossale di Giunone ,secondo alcuni,del museo Boncompagni Ludovisi ,egli scorge ,come molti ,quella di V.E.
Secondo il P.cosi' gli altorilievi ,che la testa sono avanzi di un'opera fatta intorno al 470 a.C. per Erice e trasportata nel181 a.C. in Roma nel tempio di V.E.extra portam Collinam (Livio 30,38) .E' possibile che l'opera sia di Kalimis, che con Onata nell'olimp. 78 forni' un sacro dono per Hierone e Deinomenes.
Importantissimo materiale archeologico ,in parte inedito, si trova in Cordici (1586-1666)
Historia d. citta' di M. Erice ,e nel testamento del Conte Hernandez Seniore (archivio not. di M.S. Giuliano ; e nelle raccolte del Conte Hernandez (Trapani),della biblioteca Fardelliana di Trapani,della biblioteca comunale di monte S.Giuliano del conte A. Pepoli e dell'Arciprete A.Messina.
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