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con l’egida di:
ALBERT
SCHWEITZER INTERNATIONAL UNIVERSITY
INTERNATIONAL COMMISSION ON DISTANCE EDUCATION
FONDAZIONE MEDICINA PSICOSOMATICA E SOCIALE – Ascona
Il Difensore della Famiglia, dei Bambini e degli Adolescenti
CISAT – CENTRO ITALIANO STUDII
ARTE-TERAPIA - NAPOLI
“Io
sono più sicuramente
là dove Io non penso”
Jacques
Lacan
La spinta riformatrice e
creativa delle “scienze umane” , anche sulla base delle scoperte delle
neuroscienze, ha portato a spostare l’asse scientifico-umanistico verso la
ricerca di una dimensione “immaginaria”.
Questo sta oggi portando la ragione
al di fuori di un suo proprio e tradizionale percorso anche per il
riconoscimento di quello che viene chiamato “teorema dell’errore”.
In questo modo si spiega
l’organizzazione di un “sistema vivente” visto come un “processo” in perenne
cambiamento che è “autoproduzione” o “autopoiesi” (Maturana e Varala, 1972) o
“riorganizzazione permanente” (Trincher, 1965; Atlan, 1972). Si tratta di
riconoscere al “sistema biologico” la capacità di “utilizzare” una “plasticità
innata”, più o meno complessa, che modifica l’hardware e, con questo, anche la
capacità funzionale che indichiamo come software.
Queste continue e profonde modificazioni
impongono la visione concettuale che giustifica il “diverso” che, proprio per
la sua presenza, pauperizza le premesse di un linguaggio scientifico, ma, non
per questo, accetta una denominazione di ”extra-scientifico” se non invece
quella di “ultra-scientifico”.
Sembrerebbe quasi una rivincita delle
pretese di scientificità addotte, a suo tempo, anche dalla psicoanalisi che da
sempre difende una struttura teorica ed una conseguente applicazione operativa
“scientifica” anche se inevitabilmente ancorata ala diversità, alla unicità ed
alla specificità di ogni soggetto.
La scienza moderna, per altro cammino,
è pur giunta alle stesse conclusioni, dovendo accettare il teorema della
complessità e l’importanza della casualità.
Resta tuttavia anche un’altra lettura
che porta la scienza ad avvicinarsi sempre più alla metafisica ed anche alle
acquisizioni del campo mistico-religioso, trascendente e psicodinamica.
Ricordiamo con Osvaldo G.V. Piccardo,
cosa hanno dichiarato:
PLANK: “… la fisica contemporanea non
può esistere senza una certa dose di “metafisica”;
SCHRÖDINGER: “… confesso sinceramente e
volontariamente fin dal principio, di non rifiutare più la metafisica, anzi il
misticismo, che in futuro avranno una parte notevole …”.
Va sicuramente anche tenuto in
considerazione come oggi tutte le scienze umane siano sottoposte ad una sorte
di turbolenza e di rivoluzione che
spesso sembrano sovvertire le basi fondamentali del corpo istituzionale al
quale appartengono.
§
Nel campo
mistico-religioso si evidenziano cambiamenti che portano a conclusioni per cui
il suo destino risulta quasi incerto per quanto sommerso da fattori
materialistici, utilitaristici e soggettivistici.
§
Nel campo
estetico parliamo addirittura di “morte dell’arte” come evento provocato
dall’interno, dalla sua stessa evoluzione.
§
Nella
politica si accenna già ad una totale perdita delle regole in attesa di poter
tracciare modelli comportamentali più validi e, sicuramente, più significativi
per dare a questa espressione della creatività umana un “significato
concludente”.
§
Nell’economia
possiamo riconoscere la necessità di rivedere tutto l’impianto della
“globalizzazione” che, solo pochi decenni fa, era presentato come modello
salvifico e capace di far riprendere il cammino di uno “sviluppo per tutti”.
§
Nell’organizzazione
sociale sembra che la “rivoluzione” si sia particolarmente accanita, facendo
proliferare la violenza, la distruttività, una quasi ricerca al rovescio: verso
un ritorno ai modelli del passato?
L’irruzione
della trasgressione, del self organizing system, dell’autocreatività, del
rifiuto delle regole come trionfo della libertà, fanno spesso pensare
all’irrompere di un “paradigma satanico” nell’ambito delle scienze umane
applicate. Proprio per questo il mondo culturale, scientifico, umanistico si
sta sempre più stringendo attorno ad un modello “multidisciplinare” che ora
viene più incisivamente denominato “inter-disciplinare” ed i tre linguaggi
psico-storici tradizionali (scienza, religione, arte) cercano un estrema
difesa, proponendo un “linguaggio umano unitario”.
Questo
“movimento” presuppone una profonda modificazione dell’assetto culturale e
scientifico che porta a rivedere quei principi di inesorabile razionalità, di
fondamenta incrollabili ed inalienabili che per secoli sono stati le basi della
società, della cultura, dell’umanesimo.
Proprio
per questo lo scienziato, il religioso, l’artista, si trovano tutti e
quotidianamente ad affrontare le proposte, ma anche le richieste e le diversità
che ogni soggetto getta sprezzante sul tavolo del “sapere”.
È
questa umanità nuova che trova nella denominazione di “unitaria” un significato
travolgente che pone agli uomini del sapere una questione fondamentale: potrà
questa umanizzazione rinnovatrice portare ad uno statu quo, ad un paradigma di
stabilità come quello che per tanti secoli (prescindendo dalle crisi belliche
mondiali) ha dominato il nostro mondo planetario?
La
questione teorica che sfiora le radici stesse dell’umanizzazione e
dell’umanesimo, si traduce quotidianamente in “sistema di approccio alla
soggettività”, alla realtà ed al fare, che richiedono non tanto una visione
sulla complessità. Quanto invece una presa di coscienza della necessità di una
inter-relazione e di una integrazione multidisciplinare.
Proprio
per questo, dopo tanti anni di lavoro indefesso, di una volontà incrollabile
nel tentativo di raggiungere le pari opportunità ed il rispetto dei diritti
uguali per tutti, ci troviamo a creare una “accademia globale” capace di
proporre modelli dinamici, evolutivi e creativi, per far progredire un immaginario
necessario per “farci guardare al di
là”, per proporci quella “vita che sarà”, ma che pur sempre risulterà il segno
indelebile della nostra presenza, la proposta della nostra complessa
individualità che si esprime nel nostro essere “soggetti” e, come tali, capaci
e predestinati per tracciare anche il “segno distintivo” della vita dei nostri
figli.
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