ASSISTERE L’AUTISTICO

NON COME NUMERO, MA CON NUMERI

Romeo Lucioni - Ida Basso – Davide Scheriani

Tiziana Pennacchio – Paola Alessio – Loredana Reddavide

 

Affrontare l’autismo di un piccolo paziente presuppone, prima di tutto, considerarlo alla stregua di qualsiasi altro coetaneo e cioé:

Evitare che il bambino autistico venga ridotto ad un "numero, non è però sufficiente per rispettare le reali e complesse necessità della "persona autistica" ; è necessario tenere conto dei loro diritti fondamentali che includono, insieme alla qualità della vita, il diritto ad un trattamento idoneo e ad una riabilitazione che porti il soggetto alla massima partecipazione nella vita normale della sua comunità.

Tracciamo quindi uno schema globale per affrontare l’autismo di un bambino considerato come "persona in via di sviluppo":

  1. raccogliere una anamnesi fisica e psichica dettagliata e precisa, che sottolinei anche l’andamento della regolazione del ritmo nictemerale e i momenti nodali dello sviluppo psico-affettivo e psico-intellettivo;
  2. strutturare una indagine clinica e strumentale atta a scartare le possibilità che si tratti di un disturbo

  1. Impostare una valutazione psico-educativa dettagliata che servirà non solo a capire il funzionamento psicomentale, ma anche a tracciare un piano di supporto allo sviluppo, a controllare i miglioramenti e a chiarire la prognosi;
  2. informare i genitori sul quadro autistico presentato dal bambino:

e sulle differenze cliniche, oltre che sulla specificità degli interventi da iniziare immediatamente;

  1. spiegare ai genitori (con informazione al medico ed al pediatra di base) l’urgenza degli interventi poiché lo sviluppo del linguaggio si completa entro i 9-10 anni (vedi Montalcini) e, quindi, bisogna poter raggiungere le condizioni idonee per un inserimento scolastico proficuo nel più breve tempo possibile;
  2. iniziare subito una terapia relazionale con il fine di raggiungere i prerequisiti per poter iniziare gli interventi riabilitativi e psico-educativi, tenendo conto anche dei fattori evolutivi e non solo di quelli strutturali;
  3. ricordare che non è terapeutico cercare di soddisfare solo il senso di benessere e/o di autosoddisfazione (dimensione libidica) che, al contrario, molte volte determinano situazioni di stasi e di regressione psico-affettiva (come se si trattasse di una specie di droga-dipendenza);
  4. ricordare che solo una terapia fatta da specialisti (o sotto il loro stretto controllo e responsabilità) risulta utile e può essere censiderata "terapeutica";
  5. pretendere una valutazione precisa, puntuale, aggiornata e continuativa di ogni intervento che venga predisposto.

Qui introduciamo il tema dei numeri nel nostro rapporto con l’autismo.

La nostra più che decennale esperienza con questa casistica ci ha messi di fronte alla necessità di quantificare i risultati ottenuti;per questo abbiamo predisposto due schede di valutazione (AUTISM E.I.T. TREATMENT: OUTCOMES CHECKLIST; AUTISM BEHAVIORAL RATING LIST) che vengono elaborate ogni due mesi e così permettono di modulare gli interventi indirizzandoli sulle aree che via via richiedono una particolare attenzione, cercando quindi una riorganizzazione dell’Io globale, armonica e integrata.

Queste valutazioni ci hanno portato a verificare come i miglioramenti possono essere osservati anche dopo pochi mesi di terapia e, quindi, ogni genitore e ogni pediatra di base deve chiedere delle valutazioni precise ed accurate.

Le aree da considerare sono molteplici; con la terapia relazionale E.I.T. prendiamo in considerazione:

  1. disordini sensitivi;
  2. difficoltà nella socializzazione;
  3. comportamenti stimolo;
  4. espressioni emotivo-affettive;
  5. disturbi cognitivi;
  6. disturbi del linguaggio;
  7. difficoltà nella destrezza;
  8. comportamenti problema.

L’intervento psicoterapeutico prescinde dal livello di funzionamento psico-mentale in continuo cambiamento come succede in qualsiasi bambino in via di sviluppo che scopre le sue modificazioni negli ambiti di:

L’impostazione terapeutico-riabilitativa caratteristica dell’ E.I.T. mira ad un recupero della socializzazione per poter portare il bambino autistico ad accedere al lavoro di gruppo che è fondamentale per sperare in un buon inserimento scolastico ed in un valido approccio alla socializzazione con fratelli, cugini, amici e coetanei in genere.

Il raggiungimento dei prerequisiti:

è essenziale il lavoro psico-terapeutico perché, in questo modo, si può fare accedere l’autistico ad un processo riabilitativo attraverso gli interventi di:

Anche per tutte queste attività (riabilitative e rieducative) è importante stilare schemi di valutazione in modo da dare al terapeuta, ai genitori, ai pediatri, agli educatori, ai docenti, un quadro estatto delle modificazioni ottenute sul piano dello sviluppo mentale e dell’integrazione psico-affettiva e psico-cognitiva del giovane in trattamento

La nostra esperienza ci porta a sostenere che gli specialisti, i genitori e gli educatori solo attraverso una precisa quantificazione dei risultati possono avere una idea chiara non solo del tipo di intervento, ma, soprattutto, di quali siano le prospettive e le attività mirate ed efficaci che possono e devono essere attivate nel rispetto dei diritti di ogni "persona portatrice di autismo".

È auspicabile che presto si possa delineare un profilo di intervento, sia terapeutico che riabilitativo, che rispetti i parametri della qualità, ma, soprattutto, che miri veramente a reinserire i soggetti autistici nelle dinamiche sociali e relazionali, le uniche in grado di farli crescere nel loro sviluppo psico-mentale, proprio per le loro caratteristiche moltiplicatrici ed integratrici.

Per concludere

riassumiamo in successione i momenti necessari per un approccio "di qualità" all’autismo:

Queste osservazioni ci permettono di rilevare che oggi non è sufficiente dare servizi e neppure offrire un vago miglioramento delle qualità di vita; bisogna invece perseguire la qualità degli interventi che si basa sulla qualità della relazione e sull’impatto positivo dell’attività che devono permettere al paziente di superare, oltre che l’autismo, anche l’indifferenza, per diventare "uomo" inteso come "soggetto vincolare", quindi, integrante di un sistema di relazioni, di una rete socio-metrica formata da soggetti, famiglie, gruppi e società.

Ricordiamo inoltre che la terapia E.I.T., fondata sui principi della Timologia, deve diventare uno strumento non solo terapeutico, ma facilmente utilizzabile da tutti coloro che vogliono aiutare ed a mettersi in gioco. Per questo il suo futuro si trova nei gruppi diretti da un terapeuta con la partecipazione di tutti coloro che, credendo nell’importanza della relazione, si assumono la responsabilità di aiutare "ogni autistico" a cercare il proprio destino.

 

AUTISM E.I.T. TREATMENT

outcomes checklist

Nome e cognome: …………………………………………………………………… data nascita …………………………..

Terapia E.I.T. cominciata il …………………osservazione di …………………………………. © 2001 lerre

Date .............. …………. …………... ...............

 

  1. Disordini sensitivi (15x5=75)

  1. Difficoltà nell’ordine sociale (15x5=75)

  1. Comportamenti stimolo (11x5=55)

  1. Espressioni iper e/o iposensitive (13x5=65)

  1. Disturbi cognitivi (17x5=85)

  1. Disturbi del linguaggio (18x5=90)

  1. Difficoltà nella destrezza (17x5=85)

  1. Comportamenti problema (15x5=75)

1 = mai 2= qualche volta 3 = sporadicamente 4 = spesso 5 = sempre

 

AUTISM

behavioral rating list

Nome e cognome: …………………………………………………………………… data nascita …………………………..

Terapia E.I.T. cominciata il …………………osservazione di ……………………… © 2001 lerre

Date .............. …………. …………... ...............

 

1. Area delle applicazioni

2. Area dell'emotività

3. Area dell'affettività

4. Area della comprensione

5. area dei comportamenti

 


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