CONVEGNO DI VARESE
31 gennaio 2001
"AUTISMO"
PROGETTO DI INSERIMENTO SCOLASTICO
intervento del Sindaco di Varese
PROF. ALDO FUMAGALLI
E’ motivo di orgoglio dare il benvenuto da parte della Città e del suo Governo a tutti i partecipanti di questo convegno che affronta un argomento tanto delicato come quello relativo all’educazione dei soggetti autistici.
Questo incontro, che fa seguito all’appuntamento del 29 settembre 1999, è stato sollecitato dalle molteplici esigenze delle insegnanti che, spesso sole, devono affrontare situazioni veramente difficili, ma, anche, dalle ricerche di alto valore scientifico che specialisti della nostra Provincia hanno eseguito con capacità, caparbietà e con amore.
Le necessità educative speciali devono essere attuate su piattaforme psicomentali sufficientemente adattate e preparate attraverso interventi terapeutici e riabilitativi che permettano il recupero funzionale e l’acquisizione di pre-requisiti indispensabili.
Oggi possiamo vedere i bambini artistici che entrano nella scuola dell’obbligo come una sfida che l’handicap lancia contro la società intera, contro lo spettro della solitudine, dell’isolamento, dell’abbandono e del troppo facile atteggiamento di rimozione quale fragile attenuante perché "…tanto non c’è nulla da fare".
Ho visto bambini autistici recuperati o decisamente migliorati nelle relazioni sociali, che sorridono ai loro terapeuti o ai loro insegnanti, impegnandosi in attività che solo pochi mesi prima erano impensabili o improbabili. Credo siano il risultato, non di miracoli, ma del lavoro di equipe di terapeuti, insegnanti, educatori e, naturalmente, dei famigliari e delle istituzioni, che può ridare fiducia, autonomia ed autosoddisfazione a questi bambini ed ai loro genitori.
E, lasciatemelo dire, tutto ciò rappresenta la rivincita dell’impegno sulla rinuncia ad affrontare e risolvere importanti sfide educative; è la rivincità della qualità dell’attenzione, in tutte le sue sfumature, sull’insipienza di chi affronta con superficialità l’importante ruolo di educatore; soprattutto è la presa in carico da parte della comunità civile di un problema che riguarda la sua stessa sussistenza etica: non il rigetto dei più deboli ma il loro recupero, non l’omologazione standardizzata dei comportamenti ma l’integrazione della differenza come arricchimento sociale, culturale, pedagogico.
Questo è il valore di fondo che, ritengo, debba accompagnare le nuove e tipiche sfide di una società efficientista soprattutto quando tenta di eliminare il problema emarginandolo, rimuovendolo, peggio ancora escludendolo.
In questo modo non si semplificano ma si complicano i rapporti tra gli individui, così come tra i popoli, perchè li si diseduca ad allargare l’orizzonte della loro conoscenza e soprattutto li si mette in discussione come tali, come unici e particolari.
Dunque, una Scuola così come una società, è libera ed efficiente, è veramente educativa, quando accetta la differenza come ricchezza e la utilizza come valore per formare i nostri bambini o i cittadini in genere, quelli fortunati ed i meno fortunati, soprattutto rassicurandoli sul fatto di appartenere tutti al medesimo livello di partecipazione civile e sociale.
Ho dato l’appoggio a questo convegno, insieme al Provveditore agli Studi di Varese, certo che sarà un momento di confronto e di aggiornamento per la scienza medica, psicologica ed educativa, ma soprattutto vorrei che fosse uno stimolo a mantenere un trend di collaborazione tra di noi, che rappresentiamo a vario livello la società, con tutte le sue problematiche, in uno spirito di rispetto e determinazione.
E’ un servizio che rendiamo non solo a chi ha diritto all’inserimento scolastico, ma anche a noi stessi come genitori o come educatori soprattutto quando ci rapportiamo con i nostri figli, perché possano coltivare e migliorare la loro personalità ed originalità attraverso il contatto e la relazione con la personalità e l’originalità dell’altro.