La Partnership con i dipendenti
Just in time (JiT) è la "sigla" che ha rivoluzionato la produzione industriale. Con il JiT l'attività lavorativa viene alimentata con i componenti richiesti al tempo richiesto e nella quantità richiesta. L'operaio assume maggiore importanza perché, rispetto alla produzione standardizzata del modello fordista, gli viene chiesta una maggiore collaborazione. Molto esplicativi sono i primi tre punti del "piano per la qualità totale" varato dalla Fiat nel 1989:
1- Il coinvolgimento più ampio e diffuso di tutti i dipendenti è il prerequisito fondamentale per il continuo miglioramento del prodotto e del servizio.
2- Ogni responsabile ha il compito di far convergere il contributo di tutti i propri collaboratori verso un continuo miglioramento.
3- In ogni ambito di lavoro verranno create le condizioni per favorire la massima espressione di idee e di proposte di miglioramento. A tal fine, ai vari livelli della struttura, verranno assegnate le necessarie deleghe per valutare e dar corso alle proposte approvate.
La Customer Satisfaction nasce in officina. Il rapporto dell'azienda con il lavoratore è ben diverso: la riorganizzazione del lavoro consente un minor sforzo fisico dell'operaio che, finalmente, lavora in un ambiente a dimensione umana. Però con il JiT il lavoro è più creativo ma più faticoso da un punto di vista mentale perché l'operaio deve ingegnarsi per superare i propri limiti. Si potrebbe dire che è asservito ma con intelligenza!
La Fiat si sta avvicinando al JiT con la "fabbrica integrata", la soluzione produttiva che ha soppiantato la "fabbrica ad alta automazione" sviluppata a metà degli anni ottanta negli stabilimenti di Termoli (motori Fire) e Cassino (carrozzerie). La fabbrica integrata pone al primo posto il processo e non le singole funzioni (manutenzione, gestione dei materiali, fabbricazione, qualità) in esso presenti. Si limita la gerarchia tra le funzioni integrandole dal basso verso un miglior risultato complessivo. Le decisioni interfunzionali non sono più centralizzate ma decentrate a livello di officina, dando più responsabilità ai capi più bassi con maggior rapporto con la produzione. Alla base della fabbrica integrata ci sono le UTE: l'Unità Tecnologica Elementare ha il compito di governare sottosistemi tecnici che compiono processi omogenei oppure che producono componenti compiute del prodotto finale. L'UTE, rispetto alla vecchia squadra operaia è meno burocratica e più decisionale, essendo focalizzata su un singolo segmento del processo: non vi è più l'omogeneità della lavorazione ma del prodotto passato attraverso vari trattamenti e tecnologicamente compiuto. Il prodotto dovrà avere la certificazione della sua qualità (zero difetti). L'UTE ha a disposizione tutte le risorse umane e tecniche necessarie per risolvere possibili anomalie e migliorare i diversi momenti del processo: l'operaio deve fornire i suggerimenti per eliminare i difetti e, allo stesso momento, aumentare le sue conoscenze per essere intercambiabile. L'UTE è autosufficiente ma solo all'interno di un sistema ottimizzato complessivo (Bonazzi,1993).
Il risultato finale è un miglioramento della qualità del prodotto che permette di abbassare l'indice della difettosità, per anni vero problema della Fiat soprattutto a livello europeo (gli inglesi traducevano Fiat con Fix It Again Tony, evidentemente in Gran Bretagna non esistevano specchi!). Parallelamente la Fiat ha avuto una maggiore produttività da parte dei lavoratori (soprattutto nei nuovi stabilimenti) che hanno fornito interessanti suggerimenti su come migliorare il loro lavoro. Se negli anni settanta e ottanta le "astuzie operaie" erano combattute, negli anni novanta, l'azienda invita a renderle note per farle utilizzare da tutti gli operai per ulteriori miglioramenti produttivi.
Maurizio Magnabosco, responsabile del personale e dell'organizzazione della Fiat Auto, in occasione della presentazione dello stabilimento di Melfi, fornisce un ottima definizione di questo tipo di fabbrica:
"Una struttura produttiva snella, finalizzata in tutte le sue componenti alla creazione di valore aggiunto per il cliente, impiegando le minori risorse in termini di tempo, spazio, scorte, mezzi finanziari". Una fabbrica, cioè, "che produce competitività non solo in termini di costi, ma anche di qualità, flessibilità, capacità di dare risposte adeguate ad una domanda sempre più mobile ed esigente" (Espansione,1994).
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