A volte capita di scrivere due righe per chiarire qualcosa che gira per la testa senza un vero perchè.
Questo raccontino è il frutto di un pensiero che girava in testa al maggiordomo che, senza alcuna pretesa, ha deciso di renderlo pubblico. Se volete esprimere il vostro parere scrivete al maggiordomo, ne terrà conto.
C'era una volta, un re direte voi, no qualcosa di più terra terra, c'erano due cani semplici semplici. Vagabondavano da un po' di tempo vivevano alla giornata, non avevano mete, non avevano padroni. Erano soli, molto soli.
Un tempo erano di razza, avevano una meta, un padrone e tanta gioia, giocavano, correvano felici e contenti. Ma poco a poco tutto questo svanì e si ritrovarono a bighellonare, riflettendo su quello che gli era successo. In verità i due cani si erano conosciuti qualche anno prima e poi si erano allontanati l'un l'altro, erano due razze diverse che avevano tentato l'unione fallendo clamorosamente. Ognuno per la sua strada. Ma in verità avevano qualcosa in comune. Avevano preso tante bastonate, beh non così tante, ma, diciamo, quelle giuste, quelle che fanno veramente male. Erano diventati i classici cani soli e bastonati, il cui scopo era far vedere agli altri che non erano soli ne tantomeno abbandonati, al massimo dovevano sforzarsi di dimostrare agli altri cani che erano loro a stare male e che in verità stare soli e prendere, ogni tanto, le bastonate era la cosa giusta. Vederli discutere (perché anche i cani discutono) nei giardini pubblici era una scena misera, incontravano i loro vecchi amici di razza, con relativi padroni, e li sfottevano sul fatto di stare sempre in casa al guinzaglio, mangiando scatolette e portando indietro uno stupido rametto. Meglio la vita all'aria aperta senza padroni e con tanta libertà, dicevano loro. Ma non era vero, avrebbero dato una zampa per avere un guinzaglio, per inseguire uno stupido rametto e forse ricevere qualche coccola. Ma ostinati com'erano andavano sempre via con aria di superiorità, mentre gli altri cani li guardavano con aria incuriosita ma sospettosa perché tutte quelle parole non potevano nascondere quegli occhi pieni di tristezza e di speranza, perché, in fondo in fondo, loro sognavano di tornare cani di razza. E giravano, giravano senza una meta, senza tempo aspettando di incontrare un padrone o un altro cane con cui parlare, con cui far finta di vivere. Passavano i pomeriggi e le sere a guardarsi e a chiedersi perché, pensavano al passato di razza, e guardavano al futuro con paura, quasi come una condanna.
Si rincontrarono per caso, e cominciarono a parlare, si dicevano di tutto ma non dicevano niente, la loro difesa gli imponeva di non rivelare niente di quello che era la loro vera situazione. Speravano che le parole sommergessero la loro solitudine, le bastonate prese. Ma un cane bastonato sa riconoscere un altro cane bastonato e lo guarda con simpatia, ma anche con paura. Non si erano neanche annusati l'un l'altro perché non sentivano il bisogno di una relazione, volevano solo parlare e provare a fare quel che tutti gli altri comuni cani facevano. Volevano che gli altri cani li guardassero per dare di se un'immagine di cani reali, quasi di razza, anzi pronti a ritornare ad essere di razza. Avevano bisogno ognuno dell'altro per lo stesso motivo. Forse avevano trovato l'antidoto alla solitudine e alle bastonate. Ma ogni volta elogiavano il loro essere soli e persino le bastonate, erano due grandi bugiardi e lo sapevano. Ridevano sui cani di razza, sui loro guinzagli, sui loro legnetti e spergiuravano che mai e poi mai sarebbero tornati dietro ad un padrone.
Ma due cani bastonati assieme fanno solo due cani bastonati che si usano a vicenda per dimostrarsi capaci di vivere, capaci di stare insieme con qualcun altro. Due cani bastonati rimangono solo due cani bastonati.
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