- Finalmente se ne sono andati via - disse con un forte sospiro di sollievo la signora Coniferino, rivolgendosi all’incredulo signor Peddis.
- Temevo che non ci saremmo mai liberati di questo incubo - proseguì la donna - ma finalmente se ne sono andati. E se ne sono andati via per sempre! - affermò guardando il vecchio e scalcinato portone.
- Sono andati via veramente? - Chiese con grande meraviglia il signor Teodoris, intromettendosi nel colloquio dei due condomini.
- Sì, e per sempre! - Si affrettò a dire il signor Peddis, rubando alla signora Coniferino il piacere di comunicargli la sensazionale novità. Altri condomini udirono e furono così meravigliati che non poterono fare a meno di fermarsi, porre domande ed informarsi scrupolosamente sull’accaduto. Il grande portone dell’intero edificio venne aperto da un ragazzo che imbucò nelle cassette delle poste un messaggio pubblicitario. Entrò un raggio di sole. Ciascuno poté ammirare la luminosità della giornata e immaginarsela ancora più bella di quanto in realtà non fosse. Ben presto il gruppetto di persone si fece consistente e tutti facevano a gara per aggiungere il loro carico da dodici ai fastidi che avevano dovuto patire per via di quel branco di sconsiderati e scriteriati giocatori.
All’improvviso il portone dell’ascensore si aprì e venne fuori il padrone dell’appartamento, ormai lasciato vuoto. - Signor Fiume, signor Fiume! - gli gridò la signora Coniferino con la sua caratteristica voce squillante, facendolo quasi sobbalzare per lo spavento: - confermi lei stesso che se ne sono veramente andati per sempre - disse indicando il vecchio portone. - Sì confermo. Il loro presidente mi ha consegnato ufficialmente le chiavi e mi ha salutato proprio ieri notte. Finalmente ce ne siamo liberati! - Sospirò felice. - Oooh! - Esclamarono tutti in coro, come guariti da una fastidiosa malattia che li aveva afflitti per anni. - Finalmente potrò riposare in santa pace. - Si affrettò a dire la signora Maria Chiara. che aveva l’appartamento adiacente. - Sì - Continuò il ragionier Steri. - Nessuno vagherà per questo andito a tutte le ore, nessuno ci romperà le scatole sbraitando senza educazione e ritegno a qualunque ora nella notte - disse soddisfatto. - E non bisognerà nemmeno sgolarsi a predicare che il portone del nostro condominio deve rimanere sempre chiuso - disse a denti stretti la signorina Sonaglis.
- Finalmente potrete stare in silenzio, tranquilli ed in pace - disse con voce soave una splendida ragazza che all’improvviso, senza che nessuno sapesse come, si trovò al centro del gruppo. Tutti rimasero interdetti e la ascoltarono con curiosità e meraviglia. Sembrava conoscesse anche lei molto bene le cattive abitudini ed i maleducati comportamenti di quegli abietti individui. Con voce dolce e soave proseguì. Non possedeva alcuna inflessione dialettale ed aveva una voce così aggraziata e sapientemente intonata che pareva avesse frequentato per anni una scuola di dizione. Era giovane, luminosa e slanciata. Irradiava gioia, serenità e salute. - Non vi daranno più alcuna noia. Non torneranno mai più. Nessuno in questo stabile parlerà più di torri, cavalli, arrocchi lunghi e corti, omogenei ed eterogenei, attacchi da matto, combinazioni vincenti, sacrifici, varianti, gambetti, controgambetti, siciliane, francesi, spagnole, infilate, scoperte elettriche, doppi, matti artistici, posizioni di patta, di stallo, partite vinte al cento per cento anche contro Kasparov. Nessuno commenterà a voce alta e sguaiata le proprie partite, nessuno oserà cantare a squarciagola nelle tranquille ore della notte. Non sarete più costretti a udire parole, frasi, gesti e racconti orribili, turpi, irripetibili ed osceni; non vedrete più avanzare nell’andito bieche e triviali persone con la birra in mano e la sigaretta accesa. Né loschi individui dall’abbigliamento eternamente trasandato, e dall’oleoso odore di sudore. Vi saranno risparmiate disgustose scene di arroganza, petulanza e prepotenza. Non vi prenderete mai più quelle brutte e fastidiose arrabbiature... -
Mentre proferiva queste parole, avanzava leggera verso il portone di uscita ed alla fine del discorso rimase lì di fronte a guardarli con la stessa tenerezza con la quale una madre osserva il proprio figlio piccino: - Vi chiedo perdono - disse con sincera umiltà - é stata tutta colpa mia se si sono comportati così. Sono stata io ad accompagnarli per tutti questi anni ed a spingerli a comportarsi in quel modo -.
Fece loro un cenno di saluto e uscì dal portone non mancando di chiuderlo con tocco leggero, come il regolamento di condominio prescrive. Il bel pastore tedesco del signor Paffi si precipitò a rincorrerla per trattenerla, ma non fece in tempo ed allora si buttò per terra sulle quattro zampe e incominciò a guaire. Gli educati signori dello stabile di Piazza Martiri rimasero interdetti. Dal vecchio ed ormai abbandonato portone del Circolo Scacchistico Cagliaritano non proveniva più alcuna voce. Una lugubre atmosfera di silenzio avvolse i presenti. Il raggio di luce scomparve. Un umido freddo oscuro prese il sopravvento.