S E c’è chi si prende la briga di misura- re la
temperatura
dell’inferno, c’è anche chi fotografa l’arca di
Noè sul monte Ararat.
Almeno è quanto afferma Angelo Palego, appassionato
di archeologia,
recentemente rientrato in Italia dalla Turchia. «Ho
finalmente trovato
la conferma di quanto sostengo da tempo; nella mia dodicesima
spedizione, a fine luglio, ho infatti fotografato, su
un ghiacciaio
nella gola di Ahora, un frammento ligneo, ben visibile,
di 40 metri di
lunghezza, 25 di larghezza e 15 di altezza».
Palego, 63 anni, originario di Fabriano (Ancona) e residente
a Trecate
(Novara), chimico in pensione, ritiene da anni, sulla
base anche di
attente letture bibliche, di avere localizzato l'esatta
ubicazione
dell' arca. L' imbarcazione, lunga 156 metri, si sarebbe
depositata
secondo Palego, autore anche di due libri sul tema, nel
2370 avanti
Cristo, sul monte Ararat a una quota di 4.800 metri.
Nel secolo
scorso, nel 1840, a causa di un'eruzione vulcanica, l'arca
si sarebbe
poi spezzata e i suoi frammenti si sarebbero sparsi a
quote inferiori.
Nel 1989, Palego avvistò quello che considera
un primo pezzo, lungo
circa 100 metri, fotografandolo in maniera però
non chiarissima.