ARCHEOLOGIA. UN VIAGGIO TRA LEGGENDA E REALTÀ
Lo sostiene un esploratore inglese. Che è partito
con altri 30
scienziati per ritrovare un mito tra le montagne delle
Ande.
di CLAUDIO LAVANGA
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L’hanno cercata in ogni angolo del pianeta, dal Mediterraneo
alla
Cornovaglia. Seguendo, più che una mappa geografica,
vaghi dettagli
forniti da Platone. Ora sulla rotta di Atlantide, mitica
civiltà
antica sprofondata nelle acque, si è messo un
esploratore inglese,
John Blashford Snell. Ha organizzato una spedizione coinvolgendo
una
trentina fra scienziati e archeologi, ed è partito
verso la Bolivia.
Perché è lì, secondo lui, che sono
nascosti i resti di Atlantide:
l’antico mondo sarebbe scomparso a circa 4 mila metri
sul livello del
mare, inabissandosi nelle acque dell’attuale lago Poopo.
A convincere Snell di essere sulla strada giusta ci sono
almeno 50
fattori coincidenti tra la descrizione del filosofo greco
e le alture
boliviane. Una recente ricerca, per esempio, ha portato
alla luce i
resti di un enorme canale vicino all’altopiano, le cui
dimensioni sono
quelle che Platone attribuiva a un canale d’irrigazione
di Atlantide.
Il filosofo inoltre sosteneva che le sponde dell’isola
erano
circondate da montagne a strapiombo sul mare. Non solo:
la leggenda
dice che ad Atlantide si usava una lega di oro e rame
caratteristica
delle Ande. E secondo il linguaggio degli Incas, che
dominarono la
zona dopo la presunta scomparsa della civiltà,
«Antis» significa rame
mentre «Atl» vuol dire acqua. Snell solcherà
le acque dei laghi
boliviani su canoe di giunco, con cui poi tenterà
di attraversare
l’Atlantico: per dimostrare in tal modo che anche i popoli
antichi
potevano raggiungere il Sud Africa.
Panorama
10.04.1998
© Arnoldo Mondadori Editore-1998
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