NUOVA BIBLIOTECA DI ALESSANDRIA, CHE LIBRI D'EGITTO

- MARCO D'ERAMO -

A nord della città moderna, vicino al Mediterraneo, sta sorgendo
la nuova biblioteca di Alessandria.
Finanziata per 167 milioni di dollari (300 miliardi di lire) dal
governo egiziano e dall'Unesco, sarà
inaugurata alla fine del 1999. Con una superficie di 63.0000 mq,
alta 32 metri, a forma di cilindro ellittico
tronco a sezione obliqua, è stata disegnata dall'architetto
austriaco Christoph Kapeller dello studio
norvegese Snohetta Arkitektur Landskap che ha superato altri 523
progetti in un concorso internazionale.
Il suo fondo acquisti di nuovi libri sarà di 1,5 milioni di
dollari l'anno, con cui entro il 2020 la biblioteca
dovrebbe dotarsi di 8 milioni di volumi, compresi 4.000 giornali
e periodici, 50.000 manoscritti antichi e
libri rari, oltre a 50.000 carte geografiche.

Attorno all'edificio, un muro sarà istoriato da una motivo
casuale di lettere e simboli grafici incisi sulla
pietra grezza. Simboli provenienti da tutto il mondo e da tutte
le civiltà a testimoniare l'intenzione di
universalità e a richiamare la vocazione mondiale dell'antica
biblioteca di Alessandria che, sotto la dinastia
ellenistica dei Tolomei, giunse a contenere 500.000 volumi (nel
senso di rotoli di papiro e pergamena) e fu
poi incendiata in parte durante l'assedio subito da Giulio Cesare
nel 47 a. C. e poi definitivamente distrutta
dal califfo 'Omar nel 642 d. C.. Per chi sia interessanto
all'argomento, non si consiglierà mai abbastanza
l'agile, appassionante thriller archeologico di Luciano Canfora,
La biblioteca scomparsa (Sellerio).

Ancora prima che sia inaugurata, la nuova Biblioteca sembra però
incapace di emulare, neanche da
lontano, la sua illustre antenata. E non solo per le dimensioni:
mentre l'antica biblioteca di Alessandria era
il più mastodontico, monumentale contenitore di sapere fino ad
allora mai costruito, oggi fondi bibliotecari
tra i 5 e i 10 milioni di volumi costituiscono il patrimonio
normale di una buona università, come quella di
Chicago, o Cornell, o Columbia. Mentre le grandi biblioteche
nazionali (come quella francese) viaggiano
sulle decine di milioni e la Biblioteca del Congresso a
Washington contiene 17 milioni di libri e 95 milioni
di mappe e manoscritti. La nuova biblioteca di Alessandria
rientrerà nella categoria media, non di prima
grandezza.

Ma c'è un'altra dimensione in cui la nuova Biblioteca incontrerà
grandi ostacoli per emulare l'antica: ed è
l'universalismo, l'apertura a tutte le culture. Se le lettere
disposte a caso sulla parete sono un bel motivo
decorativo astratto (rispettoso del dettato coranico di non
raffigurare immagini viventi), la loro
insensatezza invia però un ben preciso messaggio, nota un lungo
reportage che il supplemento culturale
del Financial Times ha dedicato all'argomento.

E l'ostacolo sta nella fase di ripiegamento su se stessa che da
un paio di decenni vive la società egiziana.
Ricordiamo che la vivacità della cultura egiziana era dovuta alla
molteplicità di influssi che s'incrociavano
in questo che per millenni è stato uno dei più grandi snodi
commerciali del mondo, e non solo all'epoca
tolemaica, ma anche nell'era araba. Basti pensare all'incredibile
quantità di manoscritti ebraici provenienti
da tutta la diaspora, dall'India fino alla Spagna, raccolti per
secoli nella Geniza del Cairo (letteralmente il
"magazzino" della sinagoga), le cui peripezie sono magistralmente
racontate da Amitav Ghosh in quel
fantastico romanzo/saggio/autobiografia antropologica che è Lo
schiavo del manoscritto (Einaudi).

Oggi invece l'offensiva del fondamentalismo islamico trova sempre
più riscontri nelle posizioni del
governo che uccide gli integralisti ma ne adotta le idee. Un
esempio di questo processo è la biografia del
profeta Maometto scritta dall'autorevole studioso francese Maxime
Rodinson, biografia tradotta in inglese
nel 1971 e da allora disponibile nell'Università americana del
Cairo. Ma quest'anno, sul giornale
governativo Al Ahram, il commentatore Salah Montasser, in un
articolo intitolato "Un libro che va
fermato", ha sostenuto che la biografia di Rodinson insulta
l'Islam in ben 50 luoghi diversi.
Immediatamente, senza neanche uan discussione tra esperti, il
ministro dell'istruzione superiore, Moufid
Shihab, ha ordinato che il libro fosse ritirato da tutte le
biblioteche supervisionate dal suo ministero (ivi
compresa la futura biblioteca alessandrina).

Ecco il problema: la nuova biblioteca ospiterà libri come quello
di Rodinson? Il direttore della Biblioteca
Mubarak del Cairo ed ex ambasciatore dell'Egitto presso le
Naizoni unite, Abdel Raouf el-Reedi, ha
dichiarato al Financial Times: "Io non vorrei avere il libro di
Rodinson. Questo libro è una bandiera rossa.
E' diventato un problema e un simbolo di anti-religione. Non
voglio fare l'eroe: l'importante per me è
accrescere il ruolo della biblioteca e diffondere l'illuminismo e
non di farel'avanguardista di idee che la
società rifiuta".

Il funzionario ministeriale responsabile della nuova biblioteca
alessandrina, Mohsehn Zahran, si rifiuta di
dire se accetterà il libro di Roidinson. Nel frattempo ha
pubblicato un articolo in cui sostiene che l'antica
Biblioteca fu interamente distrutta da Giulio Cesare e non dal
califfo Omar: l'Islam è senza colpe. Come
dice Asterix: "Sono pazzi questi romani
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