La Stampa
Venerdi' 7 Agosto 1998
Re Artù è stato qui, ecco finalmente le prove
Un'iscrizione trovata a Tintagel, in Cornovaglia, confermerebbe la
veridicità di una leggenda
Ma molti sono scettici: quel nome nel Medio Evo era molto diffuso

LONDRA
R E Artù potrebbe non essere mai vissuto a Tintagel, la fortezza della
Cornovaglia così spesso associata a lui nella letteratura romantica
del XIX secolo, ma ora l'archeologia rivela che certamente lo fece un
suo quasi omonimo. Gli archeologi che scavano sul sito del castello di
Cornish hanno appena riportato alla luce una straordinaria iscrizione,
che pare essere stata fatta nel VI secolo (esattamente il periodo
solitamente associato con Artù) da un uomo chiamato Arthnu!
I lavori, diretti dall'archeologo Christopher Morris dell'Università
di Glasgow, avvalorano l'idea che Tintagel fosse sede di un importante
palazzo reale del V e VI secolo d.C., forse addirittura la residenza
principale dei sovrani del regno di Dumnonia, che copriva le attuali
contee del Devon, Cornwall e Somerset.
Re Artù era probabilmente un signore della guerra britannico, che si
oppose all'espansione anglo-sassone all'inizio del VI secolo - ma non
ci sono prove che abbia mai visitato Tintagel, uno dei luoghi-chiave
della sua leggenda. L'unico suo legame con quel luogo è un passo,
storicamente dubbio, in un libro del XII secolo dove si legge che fu
concepito lì. La maggior parte dei riferimenti ad Artù risalgono in
realtà al XIX secolo.
L'iscrizione appena ritrovata è la prima testimonianza archeologica
del VI secolo di quanto il nome Artù fosse popolare in Britannia
durante l'Alto Medioevo. "Arth" significa orso e, come suggeriscono
tavole e carte genealogiche più tarde, nell'Alto medioevo questo
genere di nomi era di gran moda. Genitori orgogliosi chiamavano i loro
figli Arthmail (principe degli orsi), Arthan (orsetto), Arthen (figlio
dell'orso), Arthbiu (vita da orso) e perfino Arthuuolu (luce di orso).
L'iscrizione di Tintagel si riferisce a un uomo di nome Artognu
(letteralmente: conosciuto come orso e quasi sicuramente pronunciato
Arthno). Il nome è attestato, scritto così come si pronunciava nel IX
secolo, in un manoscritto bretone. E la Bretagna probabilmente era
stata colonizzata dai Dumnoniani (i britanni del Sud-Ovest) dal IV al
VI secolo.
Nell'iscrizione di Tintagel si leggono le parole latine "Pater Coli
avi ficit Artognu", che si possono tradurre così: "Artognu, bisnonno
di Coll, costruì questo luogo". Le parole sono incise su una tavola
d'ardesia di 35 centimetri per 20, sistemata all'esterno
dell'edificio, sullo spigolo Est della ripida e rocciosa penisola di
Tintagel. Si riferisce probabilmente a un edificio in pietra di tre
metri per dieci, costruito su una terrazza artificiale prospiciente il
mare. Come palazzo reale, Tintagel aveva contatti con il vicino
continente e il Mediterraneo. Lo stile grafico dell'iscrizione forse
proviene dalla Francia, mentre migliaia di frammenti di ceramica
trovati a Tintagel sono di anfore per l'olio e il vino e piatti da
tavola importati nel V e VI secolo dalla Grecia, dal Nord Africa e
dall'attuale Turchia.
L'iscrizione appena scoperta provocherà probabilmente controversie nel
mondo archeologico, dove ogni legame tra Tintagel e Artù è visto con
grande scetticismo. Tuttavia l'English Heritage - il trust che
amministra il sito di Tintagel e finanzia gli attuali scavi - sembra
ben deciso ad "arturizzare" la scoperta. Tanto che ha dato l'annuncio
del ritrovamento con il titolo: "Trovata a Tintagel la pietra di
Artù", e ha definito l'iscrizione "la scoperta di una vita".

David Keys
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