Al chiaro di
luna
(Puoi scaricare
tutto il racconto di Alessandro Fargo anche in
formato .zip,
Clicca qui)
1. Berlino 1908
Come ogni mercoledì
e venerdì, il piccolo Juergen Hoeness, alle sei meno
un quarto del pomeriggio, sfidava il buio ed il
freddo pungente dell'inverno berlinese camminando
sulla Immerstrasse innevata. Si divertiva un mondo a
pestare e a calciare la neve che trovava lungo il
cammino ed inevitabilmente, nonostante gli
scarponi, finiva per tornare a casa con le
calze bagnate ed i piedi gelati, suscitando il
disappunto della sua istitutrice Gertrud.
Questa era sì una donna grande e
grossa, che incuteva paura al solo vederla, ma aveva
un cuore tenero e smaltiva in fretta il suo malumore.
Sapeva già in partenza che non avrebbe ottenuto
alcun risultato nel pretendere da lui atteggiamenti
più controllati e recitava la parte della
"cattiva" senza molta convinzione,
ritenendo, non a torto, che a otto anni la vitalità
di un ragazzino non debba mai essere soffocata in
alcun modo. E Juergen, che aveva ben capito come
stavano le cose, per tutto quell'inverno e per altri
ancora, continuò a prendere a calci la neve, a
bagnarsi le calze e a sorbirsi le immancabili
tiritere di Gertrud.
L'unica cosa che gli metteva davvero
paura, era il cane lupo grande e grosso che da una
casa sulla Steinplatze, al suo passaggio, si
scagliava furioso contro la recinzione del giardino e
gli abbaiava contro. Il ragazzino, pur consapevole
dell'immancabile attacco, provava sempre grande
timore nel vedere il cagnaccio digrignare i denti.
Però, facendo leva sul suo indomito coraggio,
riusciva a tenerlo lontano dalla recinzione
tirandogli una palla di neve fresca sul muso.
Il cammino che Juergen doveva fare per
arrivare a casa della sua insegnante di pianoforte
non era molto. Dalla Steinplatze imboccava la
Carmenstrasse, una piccola via acciottolata dalle
case a graticcio dove si respirava un perenne odore
di cavoli lessi, passava sotto un arco di pietra ed
entrava nel cortile di un vecchio caseggiato. Lì,
scuro come la notte, c'era il portone di accesso
sempre aperto. Salite due rampe di scale, il piccolo
giungeva sul pianerottolo di casa Shroeder.
Ben altra soggezione gli incuteva
Ingrid, la sua anziana insegnante di pianoforte dagli
occhialini scuri, i capelli neri raccolti a crocchia
sulla nuca, il viso magro e rugoso, gli occhi freddi,
le labbra sottili, la voce tagliente come un bisturi.
"Guten Morgen, meine Dame."
"Guten Morgen, Juergen. Wie geht es
dir?"
"Sehr gut, Frau Gertrud."
Dopo i saluti, iniziava un cerimoniale
abbastanza collaudato. Juergen poggiava il suo libro
di esercizi sul leggio del pianoforte. Abbassava,
ruotandolo, lo sgabello fino a portarlo all'altezza
giusta per poter toccare i pedali, suonava quindi il
piano sotto lo sguardo vigile e severo di Ingrid.
A piccoli sorsi, come il tè delle cinque, Juergen
beveva la filosofia musicale della sua insegnante.
"Se vuoi tirarne fuori il massimo
della sonorità, tu ed il pianoforte dovete essere
una cosa sola. Lui vive solo grazie alle tue
mani."
Ingrid impressionava talvolta Juergen
con un'affermazione ardita e colorita che sempre
sbalordiva il ragazzo.
"Là dentro" gli diceva
indicando la cassa armonica del piano
"c'è un vecchio ansioso di tornare libero e ci
riuscirà soltanto se tu suonerai con grande
partecipazione emotiva."
A questo punto, per rendere più
incisivo il suo discorso, l'insegnante picchiava con
il palmo della mano sul pianoforte e andava ad aprire
la cassa armonica guardandoci dentro.
"Tu e lui" proseguiva, facendo
riferimento al vecchio immaginario, "siete
legati strettamente l'uno all'altro." E, per
dimostrargli la solidità del legame, si prendeva con
le mani entrambi gli avambracci tirandoli verso
l'esterno.
L'immagine colpì così prepotentemente
la fantasia di Juergen, che quando si trovava da solo
a suonare in casa, si aspettava che da un momento
all'altro il vecchio alzasse il coperchio del
pianoforte per afferrargli le mani.
".fai respirare le note: lascia che
esse corrano nell'aria leggere. La sua sonorità è
legata alla tua sensibilità e al tuo gusto estetico.
Osserva la natura: in essa troverai gli spunti ideali
per la tua ispirazione. Se sei triste, da qui
usciranno note tristi; se sei allegro, le note
voleranno nell'aria lievi, creando emozioni nel tuo
pubblico. Tira fuori tutta la tua anima quando
suoni."
A volte Ingrid prendeva una mano di
Juergen e se la strofinava su una mammella
procurandogli una forte emozione. "Quando
sentirai dentro di te l'eccitazione di adesso, vorrà
dire che sei pronto per una grande esecuzione."
Così il piccolo crebbe pensando che il
pianoforte meritasse il massimo rispetto. Lo amò con
passione prima e con trasporto poi, quando, raggiunta
l'età matura conquistò il suo equilibrio di uomo e
di musicista.
Grazie al suo temperamento romantico, si
costruì nel corso degli anni, un repertorio adatto
alla sua sensibilità, senza dimenticare mai più una
sola parola della sua vecchia insegnante.
La strada della vita per Juergen era
stata già tracciata. Come il padre, anch'egli
pianista, avrebbe preso il diploma di maestro di
pianoforte, dopo aver frequentato il Conservatorio di
Berlino. Come il padre, colonnello della Wehrmacht,
sarebbe entrato nell'Accademia Militare di
Lipsia ed avrebbe iniziato una gloriosa carriera
militare.
"È importante saper suonare bene
perché la musica libera la mente e con la mente
libera si può servire meglio la patria."
Così gli ripeteva con aria grave
l'anziano genitore.
Chatta con noi
di Terzapagina online se le icone qui sotto sono
accese. Che cos'è?