16. Ponticelli (Rieti) maggio 1985 - Una chiacchierata interessante

   "Ma perché, maestro, avete scelto di vivere proprio qui?" chiese Alma un giorno con candore all'anziano musicista cercando di soddisfare la sua grande curiosità.
   L'uomo sul momento tacque. Fissò muto lo spicchio di cielo che la finestra semiaperta mostrava. Chiuse gli occhi e si adagiò sulla poltrona come se avesse intenzione di addormentarsi. Alma lo guardò convinta che non le avrebbe risposto. Invece, anche se dopo molto tempo e per la prima volta in vita sua, il vecchio aprì lo scrigno impolverato dei suoi ricordi.
   "È una storia lunga, mia cara. E anche difficile da raccontare"  Il suo sorriso era ora una smorfia amara.
   "Vi ho forse rivolto una domanda indiscreta, maestro?" Alma, vista la reazione dell'uomo, si era pentita di avergli rivolto quella richiesta.
   "Oh, no...ma il vento dell'oblio ha cancellato quasi del tutto le tracce del mio passato...e trovo grande difficoltà nel ritornare indietro nel tempo... Dopo la guerra ho sfruttato l'unica risorsa che avevo: la mia passione per la musica. Ho fatto il concertista e per trent'anni ho girato il mondo, ottenendo anche un discreto successo. Ho lasciato i luoghi dove sono nato per andare a vivere a Firenze. Poi, quando decisi di farla finita con i concerti, spinto dalla nostalgia che avevo per questi posti, mi sono trasferito a Passo Corese. Cinque anni fa venni qui a Ponticelli.
   "E, sono ricordi belli o brutti quelli che vi hanno spinto a ritornare qui?"
   "Né belli né brutti. Il tempo lavora in modo molto singolare: toglie il dolce e l'amaro dai ricordi in egual misura. Cosicché essi ritornano a galla, quando siamo vecchi, senza procurarci più emozioni. Sono solo fatti quelli che poi si raccontano. Io sono ritornato qui con la speranza di aggiungere l'anello mancante, l'ultimo, alla catena dei miei ricordi. Ho volutamente evitato, per paura, fino a qualche tempo fa, ogni confronto con il mio passato. Ma poi il desiderio di riappropriarmi di esso ha avuto il sopravvento."
   Alma ascoltò senza capire il significato di quelle parole.
   "Ma tu, piuttosto, levami una curiosità sul tuo nome." Disse il vecchio con tono amichevole alla ragazza. "Avrei voluto chiedertelo fin dal primo giorno, ma non ne ho avuto il coraggio: c'è una ragione  particolare per cui ti chiami Alma?"
   Alma fu ben contenta che il musicista le avesse rivolto quella domanda. Teneva infatti moltissimo al suo nome.
   "Alma era il nome della brigata partigiana capeggiata dal promesso sposo di mia nonna Clelia."
   "Clelia!?" Ripetè fortemente sorpreso l'anziano maestro in un sussulto.
   La ragazza si meravigliò molto della reazione dell'uomo che al solo sentire il nome di sua nonna era trasalito. La conosceva forse?
   L'anziano musicista, per la forte emozione, fu colto da lieve tremore.
   "Che c'è, maestro, vi sentite male?"
   "Oh, niente. È solo qualcosa di passeggero. Sto già meglio." Disse l'uomo dopo aver bevuto il bicchiere d'acqua che la ragazza  premurosa si era precipitata a portargli.
   "E dimmi. Chi era questo promesso sposo di tua nonna?" L'uomo cercava di mantenersi calmo, ma ci riusciva a stento.
   "Si chiamava Cesare Liguori."
   Quel nome non sembrò dire nulla al vecchio che domandò: "Ed è lui tuo nonno?"
   "Oh, no. Liguori fu fatto prigioniero dai tedeschi e portato via poco prima che arrivassero gli alleati."
   Il musicista ascoltò con molta attenzione quanto ora la ragazza diceva.
   "Di lui si è persa ogni traccia. Sarà certamente morto. Altrimenti sarebbe ritornato, che ne dite?"
   Alma cercava inconsciamente una risposta alla sua domanda. L'uomo, incuriosito, invece le chiese:"Raccontami di tua nonna."
   "Mia nonna è stata una ragazza madre e non si è mai sposata. Svelò solo in punto di morte a mia madre Elpide, morta per partorire me, chi fosse mio nonno."
   "E chi era il padre di Elpide?" Il vecchio non si vergognò di mostrarsi indiscreto nel rivolgerle la domanda.
   "Fu un bellissimo ufficiale tedesco." La ragazza pronunciò queste parole quasi vergognandosi. ".che suonava il pianoforte in maniera meravigliosa. A mia nonna piaceva tanto la musica."
   L'uomo appariva ora confuso e stordito. Chiuse gli occhi e respirò profondamente cercando di dare tregua al suo cuore che aveva preso a galoppare furiosamente.
Alma continuò imperturbabile il suo racconto.
   "Mia nonna non si è mai sposata, nonostante i tanti ammiratori, perché diceva che esiste un solo amore nella vita e che lei avendolo conosciuto, non aveva più nulla da chiedere. Sostiene che ognuno di noi in amore è come un cerino: s'accende una volta sola."
   L'agitazione del vecchio era cresciuta ormai a livelli insostenibili. Il secondo bicchiere d'acqua che la ragazza gli aveva portato, servì a poco. Alma, spaventata dal colorito violaceo dell'anziano musicista, corse a chiamare il dottore.
Il maestro si distese sul letto. Appena socchiuse gli occhi, il suo spirito ne approfittò per andarsene a volteggiare sulle montagne del reatino in cerca frenetica di qualcosa che aveva a lungo desiderato. Forse dopo tanti anni aveva trovato il bandolo della matassa e proprio  in casa sua.
   "E dove si trova ora tua nonna?" Chiese con un filo di voce alla ragazza quando questa ritornò con il medico del paese.
   "A Montopoli Sabina, un paese non molto lontano da qui."
   "Ecco dove.!" Ripetè il vecchio, scuotendo la testa a lungo.
   "Dal momento. che a tua nonna piace la musica.dille che mi farebbe cosa gradita se venisse a trovarmi.ma che lo faccia presto.non c'è più molto tempo nella mia vita...."
   "Va bene, maestro, ma ora cercate di stare calmo."
   Alma strinse le mani del vecchio musicista fra le sue per infondergli coraggio. L'uomo rispose con calore insospettato a quella stretta di mano.

 



        

 

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