6. Il capitano Stahl è un osso duro

   Il giorno dopo la sanguinosa azione, alle otto di mattina, il capitano Stahl arrivò con i suoi uomini davanti al casolare del Colletti. Questi, svegliato dal frastuono delle camionette, si precipitò alla finestra della camera da letto al primo piano per vedere che cosa stesse accadendo.
Quando scese sul piazzale, i soldati avevano già circondato la casa. I due italiani in camicia nera gli si fecero incontro con aria minacciosa.
   "Mi chiamo Carlo Colletti e sono il proprietario della casa."  Si rivolse al capitano tedesco, ignorando volutamente i due italiani in orbace e fez.
   "Sono il capitano Stahl. La informo che stiamo cercando un traditore, signore." Con queste parole si presentò l'ufficiale nel suo buon italiano.
   "Un traditore qui? Lei sta sbagliando di grosso, capitano. Se cerca traditori, dovrebbe guardarsi meglio intorno."  L'occhiataccia che lanciò all'indirizzo dei due italiani indicava più di mille parole i  suoi sentimenti.
   "Attento a come parli!" Uno dei due brigatisti neri lo prese per il colletto della camicia strattonandolo, mentre l'altro lo minacciava agitando un lungo manganello.
   "Buoni, buoni!" Il capitano Stahl tacitò i due sgherri italiani, mostrando irritazione per la loro reazione.
   "Allora, Signor Colletti?" domandò il tedesco.
   "Non è mio costume alloggiare traditori in casa mia." Il Colletti cercò di mantenere un'aria calma nel difendersi dall'accusa mossagli.
   Il capitano fissò a lungo l'uomo con i suoi occhi grigi per intimorirlo. Poi, con un bieco sorriso, riprese il suo discorso.
   "Oh, so bene che stabilire chi è traditore e chi no è un fatto assolutamente opinabile. Quindi, se, come lei  dice..." Il tedesco parlava ora molto lentamente per meglio osservare le reazioni del suo antagonista. ".non ospita traditori, non se ne avrà a male se noi faremo una perquisizione in casa sua."
   "Certo che no. Ma le anticipo che sarà vana fatica."
   "Oh, questo è affar mio. Al suo posto non me ne preoccuperei. Può anche darsi che oggi sia il mio giorno fortunato...!"
   Il Colletti si convinse che fosse meglio evitare di fare a braccio di ferro, anche solo verbale, con il capitano.
  
   Con un cenno della mano, Stahl diede il via alle operazioni.
Alcuni uomini si precipitarono, armi in pugno, all'interno dell'abitazione. Gli altri rimasero intorno al casolare per impedire un'eventuale fuga del ricercato.
   Il capitano, vista l'ostentata sicurezza manifestata dal Colletti nel negare ogni addebito, capì bene che nella casa non avrebbe trovato ciò che cercava. Ma non per questo avrebbe rinunciato ad effettuare una meticolosa perquisizione. Sapeva per esperienza che, se c'era del losco, sarebbe saltato fuori. 
   "Le sarei grato se lei volesse accompagnarmi nell'operazione."
   A quell'invito il Colletti rispose con un cenno di assenso del capo.
   I due uomini seguirono i soldati tedeschi e i due fascisti. Questi rovesciarono tutto quello che trovavano a portata di mano e Colletti nel vedere il disastro che stavano combinando provò intima rabbia e profondo rancore, ma dovette far buon viso a cattivo gioco.
   Quando arrivarono davanti alla stanza di Clelia, la trovarono in lacrime: la ragazza non sapeva darsi pace per la prepotenza con cui i tedeschi erano entrati nella casa e nella sua camera mettendo tutto a soqquadro.
   Lo sguardo fiero della donna colpì l'ufficiale tedesco.
   "È mia figlia." Disse il Colletti come ad implorare che non le fosse fatto del male.
   "Non le sarà torto un capello!" Rispose l'ufficiale tedesco intuendone la preoccupazione.
   Il capitano accennò un lieve inchino e si portò una mano alla fronte salutando militarmente la ragazza prima di lasciare la stanza.

   Dopo aver gettato la casa nel disordine più assoluto, i soldati tedeschi conclusero le loro infruttuose ricerche.
   "Sembrerebbe proprio che lei abbia ragione." Il capitano si trastullava ora con uno dei suoi guanti neri.
   "Glielo avevo anticipato."  Rispose sollevato il Colletti, cui il sottile gioco del gatto e del topo, attuato dal tedesco, piaceva sempre meno.
   "Però non è detto." Stahl pronunciò queste parole sibilline mentre prima di congedarsi. "Chissà che  un giorno o l'altro non ci si riveda."
   Il Colletti colse un lampo di soddisfazione negli occhi del capitano e non ne capì il perché.
   "Già, chissà.intanto, arrivederci capitano."
   "Io non credo che il rivederci le porterà bene, tutt'altro."
   Stahl salutò portando il suo guanto nero alla fronte. Il tono di voce usato dall'ufficiale in quel frangente cancellò il sorriso dal volto del Colletti. Il pensiero che il tedesco avesse trovato in casa sua qualcosa di compromettente per lui cominciò a tormentarlo.



        

 

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