Il maggiore Hoeness ascoltò con attenzione quanto i tre uomini dicevano, pur distratto dalla sconvolgente bellezza di Clelia, che correva con i suoi occhi pieni di terrore ora a destra ora a sinistra. Nascosto dal fumo del suo sigaro, l'aveva osservata attentamente: il pallore mortale dipinto sul volto della ragazza non aveva minimamente scalfito la sua avvenenza.
   "Signor Colletti" disse il maggiore a voce bassa "lei sa che il codice militare di guerra prevede la fucilazione per chi dà assistenza ai nemici della Germania e dell'Italia?"
   "Maggiore, io sono pronto ad assumermi le mie responsabilità di combattente. Però di quale Italia parla lei?" Serenamente l'uomo oppose le sue idee alla ferrea legge scritta dei codici. "Di quella che a Piazza Venezia inneggiava al Duce o dell'altra che ha sempre amato le libertà sopra ogni cosa e vi considera invasori? Io questa sola Italia riconosco."
   "Noi quella del Duce. Militiamo su due fronti opposti, signor Colletti."
   "Ma il Duce è stato deposto. Voi siete avete perso questa folle guerra. Fra qualche giorno i soldati delle divisioni americane ed inglesi arriveranno fin sulle Alpi e voi dovrete andarvene."
   Il maggiore, fortemente irritato da quelle parole che mettevano a nudo una verità che non voleva ammettere neppure a se stesso, batté un pugno sulla scrivania.
"Questo si vedrà!"
   In soccorso del maggiore arrivò il capitano Stahl che, con perfidia, volle rammentare ai tre italiani la precarietà della loro situazione.
   "Voi non avrete la soddisfazione di vederci arretrare.!"
   A quelle parole Clelia scoppiò in un pianto dirotto. Ma il padre, per nulla intimorito,  proseguì nel suo discorso.
   "La vita per un patriota non conta molto. Contano molto di più gli ideali di cui si nutre. E quelli vivranno anche dopo la nostra morte. Altri seguiranno il nostro esempio e voi, se non ve ne andrete, finirete per rimanere qui per sempre!"
   "Vero, tutto vero!" Pensò il maggiore rivolgendo lo sguardo a Clelia sempre più atterrita.
   "Signorina, sono anche per lei così importanti questi ideali?" Il maggiore mirava a coinvolgere la ragazza nel discorso per saggiarne le opinioni. Un moto di ribellione, assolutamente incontrollabile, scosse Clelia dal profondo.
   "Maledetti tedeschi, vi odio tutti! Siete sul nostro territorio ad imporre le vostre leggi, ad uccidere i nostri uomini, a profanare le nostre donne con la scusa di un'alleanza che non esiste più!"
   Sputò queste parole in faccia al maggiore senza paura: ormai la partita si giocava a carte scoperte.
   Il maggiore Hoeness, colpito dall'inattesa reazione della ragazza, riconobbe in cuor suo le buone ragioni di quei tre italiani così fieri del loro patriottismo.
   Era del tutto vero che la guerra volgeva al termine e che per la sua nazione si concludeva con una totale disfatta. Si domandò se aveva ancora senso mantenere in vita le leggi di un apparato militare moribondo.
   Con passo rapido si portò davanti a Cesare e lo fissò dritto negli occhi.
   "Combattente, come ci si sente in momenti come questi?"
   Liguori rispose alla domanda provocatoria del maggiore con grande orgoglio.
   "È un onore per un combattente morire fedele ai propri ideali!" 
   Clelia fu fiera del suo uomo che non piegava la testa davanti al nemico. Ma ora, più di prima, temeva per la sua vita.
   "Verdammte Italiener!" 'Maledetti italiani!' pensò il maggiore vedendo che era impossibile vincere la loro resistenza ideologica. "Capitano!" gridò con voce stentorea al suo ufficiale subalterno "Voglio rimanere solo con la ragazza."
   "Yawohl, Herr Major!" Rispose questi sollevando la mano destra al momento del congedo. "Seguitemi!" Ordinò seccamente Stahl ai due italiani prigionieri.



        

 

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