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In una delle sue
peregrinazioni si era soffermata qualche minuto a
contemplare la vista di una madre che comprava la
caramella al figlio piccolo. Era un gesto umano che
travalicava i confini nazionali e le culture. Pochi
attimi che serbò per sé, priva di qualcuno con i quali
condividerli. Li trattenne nella sua memoria come un
tesoro da portare in patria, dove, forse qualcuno avrebbe
avuto modo di apprezzarlo con lei. Qualcuno lontano,
qualcuno che la capiva.
La sua comitiva laveva presto strappata a quella
fugace bellezza per riportarla alla cruda realtà
duna scultura rinascimentale in parziale
ristrutturazione.
Ancora otto giorni, il tempo era strano, alcuni minuti
potevano sembrare secoli. Forse era qualcosa che aveva a
che fare con le discipline trascendentali che la
affascinavano tanto.
Qualcuno le aveva detto di seguire il suo istinto ma lei
aveva preferito altrimenti. La parola data, il tentativo,
ormai fallito di questo era ben conscia, il viaggio.
Aveva sbagliato? Questo pensiero le venne rigurgitato di
fronte dalla sua anima. Le era sempre piaciuto viaggiare,
prima con i suoi genitori, poi con la sorella, poi
I suoi erano altrove, a pensarla felice. Sua sorella da
qualche parte in Austria, con unamica. Lei qui,
intrappolata da se stessa in se stessa.
Non era sola e questo era decisamente
cosa? Una
sfortuna? Una fortuna? La brezza mattutina portò alla
sua attenzione lanima della città. I miasmi dei
bruciatori, lodore di fritto, il rumore dei clacson
del traffico sottostante.
Non era questo a rattristarla, era la coscienza comune di
ogni città. Si soprese a pensare alle montange
invisibili, al sole pulito e fresco che sorgeva dietro i
picchi, allaroma della vaniglia, alla luce delicata
che allagava la valle riempiendo le sue retine, fugando e
rimpicciolendo le sue iridi. Al calore della sua anima,
delle loro anime. Fuse insieme in estatici attimi,
secondi cristallizzati nel gelido vuoto del nulla.
Piccoli come atomi, duri come il diamante, preziosi
Pensò alla calma, al calore che poteva darle. Che
avrebbe potuto dargli. Aveva sbagliato? La cosa la stava
ossessionando. Si accasciò contro la finestra-porta,
afferrò le ginocchia, come quando era piccola e papà la
accarezzava dolcemente sulla testa.
Dovera ora. Desiderò una carezza, del calore
umano, un animo nel quale perdersi. Una folata di smog le
trascinò via tutto questo.
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