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Otto giorni. E poi sarebbe
finita. Tornare a casa, dopo una viaggio lungo una vita
in un trasporto caldo e soffocante, dove i suoi pensieri
e la sua vista potevano solo rasseggnarsi e attendere.
Attendere cosa poi, di tornare a casa. Si forse. Di
tornare da lui. Ecco forse quello, di condividere il
tesoro che aveva serbato per giorni che si erano confusi
con secoli.
Cosa avrebbe detto non lo sapeva, forse non sarebbe
servito parlare. Bastava solo uno sguardo, un gesto.
Voleva piangere? No, lei era forte non poteva farlo, non
voleva. Poteva chiamarlo, non aveva con sè il portatile
ma poteva chiamarlo.
Sarebbe bastato prendere il telefono della camera
chiamare il centralino e
per cosa. Per salutarlo e
poi. Qualche attimo di calore che le avrebbe dato
sollievo, per poi tornare da sola nel suo tepore.
Poteva chiamarlo da un telefono pubblico, aveva le
pesetas. Scendere in strada, vedere un po di gente.
Quale gente. Non certo gli abitanti della città, che
stavano rintanati nelle loro alcove aspettando qualche
stolto turista da spolpare. Si sarebbe trovata in una
cascata di lingue diverse, per lo più dialetti europei.
Rinunciò; cosa poteva dire, nulla. Che le dispiaceva di
non essere andata con lui? Be forse. Forse lavrebbe
capita, lavrebbe consolata. E poi cosa. Sarebbe
tornato alla sua neve, ai suoi amici.
Poteva mentire e dire che si stava divertendo un mondo,
che la città era bellissima, che con laltro andava
tutto a gonfie vele. Mentire? Perché? A lei non avrebbe
certo giovato. A lui nemmeno. Gelide parole che avrebbero
percorso il metallo fino a lui, per cosa. Rattristarlo?
Forse lo aveva già fatto decidendo per la città. Cosa
laveva fatta decidere in ultimo? Gli amici? Quali
in realtà? Laltro? Perché? La sua testardaggine
laveva spinta fin qui. La sua cieca sicurezza, la
sua straripante sicurezza. Aveva dato retta alla sua
logica o al suo istinto. Non lo sapeva. Non voleva
ammettere di aver sbagliato.
Afferrò la sua solitudine, la scrutò, la manipolò. Non
ne ottennte nulla. Nascere soli, vivere soli, morire
soli. Poteva realmente pretendere di conoscerlo
abbastanza? Non ne era certa. In fondo la vita era un
cammino da percorrere da soli. Ci si scontrava, ci si
alleava, fugaci cristalli di tempo che venivano
conservati. E poi cosa. Era fiera della sua libertà,
della sua scioltezza, dei suoi amici. E forse gli amici
erano tali solo per un suo rifiuto. Cosa importava.
Capodanno di lì a poco le avrebbe dato una ventata di
allegria: bere fino a star male, ballare, divertirsi. Con
chi? Con laltro? Era lunica scelta. Tutti
avevano una controparte con la quale condividere le
proprie impressioni. Non importava quanto profonde o
acute fossero. Potevano dividersele, giocarci.
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