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Sottosopra
Di
Antonello Zanda
SOTTO
1.
Nell'incerta vena del mio disegno di grafite
s'incunea il faro della tesa attesa
s'incurva l'orizzonte sul mio bianco
foglio di neve breve corso d'acqua
Dalla miniera di carbone esala
d'anime torturate il pianto fuso
tronchi di sardi aborti della roccia
feti divelti ai lager dell'inferno
2.
Mordono i denti il rosso ferro incandescente
dove lo batte il maglio di ermes cossu
sembra il nero discobolo che il vento
sfida nel labirinto il morto abisso
Muove nervoso il muscolo sudato
fino a piegare il fiato della pietra
l'egida pelle calda è nera e dura
nella pioggia di schegge che respinge
3.
E il labbro ha screpolato efisio "fisì"
detto
porcu l'infame che come un dio nel cuore
lo vince lo assedia incendia e lo corrode
di polvere certo e in polvere che sputa
Spesso sorride e non si sa se finge
quella sua grigia sfinge lingua d'aria
si mormora e si sente ancora l'eco
che di un amore cieco si sia spento
4.
Carne finita e rantolo di legno marci e muffi
sognava il mare carmine marcialis
bocca impastata d'aglio e nicotina
scagliava rime a rime e flatulenze
L'hanno trovato un giorno nudo e ghiaccio
gli occhi bagnati da una pioggia d'aghi
blu bui come uno specchio a notte fonda
e nuvole che parlavano per lui
5.
Dicon di chi fu pio giovanni figlio di puttana
di fu graziano boi che si fotteva
mirna che avea davanti popp'e prua
finché di quel naviglio s'è annegato
Tra le colonne d'ercole e architravi
ha messo un cero e un voto sempre accesi
lì digerito da matrigna terra
come fosse da un utero mai nato
6.
Di manlio medda il torvo oscuro e viso altero
corvo dipinto in mezzo ai corvi neri
nella sacca di tela s'ingialliva il libro
di soli e fieri vangoghiani fiori
E un giorno un fiore gli colò dal naso
spine di rame e petali di zolfo
s'è fatto golfo il sangue rosa e gorgo
perso nei sotterranei dell'ignoto
7.
L'isola è spezia che nessuno sa amare cuoco o fuoco
solo giusé pitzalis ne ha il segreto
tenuto stretto fra il palato e i denti
nel suo sorriso da cancelleria
L'aria sembrava fosse sua sorella
e madre e figlia e moglie corpi eterei
muto che solo il vento lo sentiva
solo che muto il vento gli parlava
8.
Come cielo che è dio lenzuolo chiaro della notte
anima e forza scuote mimmo tolu
quando il piccone unghiato sbrana e affonda
in ogni morsa inquieta dell'amplesso
Carico d'odio il drago sputafuoco
cerca la pausa tra un assalto e l'altro
come rode la vita mela e sazio
ha rosa la vita da quel verme vizio
9.
Necromantica verga è questo addio di terra
ocra come la pelle di occhi accesi
nera come è di viscere bruciata
la galleria che affonda ogni ritorno
Quando gli sguardi fari unghiano il cielo
e l'argano sputa fuori i cuori monchi
corpi notturni allora e sempre e ancora
fanno un tizzone d'anima che insorge
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