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SOPRA
1.
Con l'ingenua penna del mio cantiere di ferite
salgo su per la cena che guarisce
e come una gabbia libera l'uccello
inietto il mio sismografo endovena
Verso e bevo i miei cristalli geminati
con le conchiglie trite dellarena
la lingua impenna e con la mente avvolge
le stringhe di moebius della gente
2.
Cava di vite aperte e dalle viscere inferte al vento
fra le enneadi doglie indulge rita
corpo del badilante e di lampisti sangue
ultima foglia dura del sughereto mannu
Spina nel fianco della faretra chiesa
dove tra i banchi don arcibaldo inflagra
lei litania del male e magra colpa
lui donnaiolo e anima torba in fondo
3.
Come dea formica ed in odore di odio santo
corre schiumando l'ira agata moro
chioma di felce estrae dal pieno sole
l'alito caldo intruso nelle cosce
Sacra la notte appare al suo dispetto
e guarda il suo tetto cielo orizzontale
preme nell'uovo amniotico il bastardo
col cuore nelle mani chiuse a cappio
4.
Con gli occhi rossi di pianto e sangue unitamente
si sposa ad ogni pioggia rina pruna
vedova come un ragno senza tela
che morde la sua preda senza denti
Le dita capre intorno a tiu corrias
bruca nelle sue piaghe culo e rughe
sembra che sia di blenda la sua bocca
e chi ci ha guardato cieco c'è rimasto
5.
La spacca il sole e il riflesso acuto della luce
mentre attraversa l'aia e l'aria tersa
titina floris coi suoi fiori in mano
per quell'amore liquido e allagato
Fu da una lunga briscola giocata
poi da una scala ripida scartata
brindò con l'acquavite e il vino spunto
che incendia come lampade il petrolio
6.
Morde sul freno e muove il suo vagone morto
la gonfia e molle tina ruggiu pira
che rumina e gira e ingrassa rossa e floscia
e svirgola come un boomerang schizzato
Lei tette stalattitiche sul marmo
del suo negozio d'olio e vino e sale
lei che un sorriso opale senza denti
spargeva come unguento sull'asfalto
7.
Ha nelle mani il grano e dentro l'iride ogni prisma
tenera e incerta dea luigina canu
cinabro è il labbro suo sorgente e mondo
nasconde al cielo l'anima e il suo quarzo
Come affamato d'ossi sbava e punta
ad ogni spiegato zefiro ai capelli
il vulcanico latrare adolescente
che lapida col suo riso e i sassi aguzzi
8.
Sotto la luna piena e lungo un sogno differito
arpeggia la bionda torcia eva corrias
abito di alabastro il dì di festa
e gonna di straccio e scialle in settimana
Fra le cicale mute in fondo al silo
scompare fra le pieghe del tramonto
e allalba è presta china sui saponi
come una mina pronta per brillare
9.
Carne senza stoffa e in questo cielo senza stelle
vani cristalli assorbono la luce
stormi idiomorfi infestano di voci
l'aria che stagna e non traduce il tempo
Vecchie confuse case di arso fango
mute come dei fossili nascosti
magre come la fame sa mangiare
nude come la noia rende spoglie
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