Tutto il romanzo è avvolto da un tessuto misterioso e magico che simboleggia il contatto velato che lautore ha con le proprie passioni, quelle più nascoste, quelle delle tenebre, che incutono timore, che rievocano le stragi e gli sgozzamenti dei turchi in un agosto così luminoso da non poter equivocare sullorigine di quel fiume di sangue, un sole destate, impetuoso, che non è riuscito a decomporre i corpi degli ottocento martiri di Otranto. Metafora di come la luce non celi la ferocia del nostro inconscio, universo barbaro e indomito di ognuno di noi, ma al contrario la illumina, rendendo chiari aspetti aggressivi e, oserei dire cannibalici, che infuriano nel nostro subcosciente, facendoci vacillare e distruggendo equilibri etici precostituiti che non appartengono allautore, anzi sono causa di malessere, di un dolore infinito e struggente che vorrebbe mandar via la luce per non guardarsi mai dentro le tenebre. Il percorso di Otranto è ambivalente, lautore sa che per illuminare gli abissi bisogna calarcisi dentro e tuttavia rifugge da questo contatto speculativo che gli infligge sofferenza. "Quel giorno non sapevo ancora che lunica via duscita al terrore è non avere vie duscita". Il romanzo scorre fluido attraverso i sentimenti di colpa che tali passioni generano, quei protagonisti misteriosi narrano di storie atroci in cui padri hanno pagato le loro teste ai turchi per non essere sgozzati, sapendo che quel destino sarebbe toccato ai propri figli. Uomini che tagliano la gola a donne che rimangono stupite di fronte ai loro assassini e quello sguardo di meraviglia imprimerà colpe eterne nei cuori. La trasparenza del contatto viscerale con una passionalità corroborante, genera un dolore di coscienza così forte che a volte lautore teme di non reggerlo, negli episodi in cui Velli non riesce ad incontrare gli occhi di sua madre, perché lei non la guarda. Ciò genera unenorme colpa nel figlio non guardato dalla madre, da una madre che rappresenta la complessità e la visceralità della luce, perché è una madre che taglia i diamanti, che fa brillare scie di fuoco indomabili, una madre che simboleggia una moralità controversa ma dominante nella coscienza dei propri figli.
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