In due tocchi

 

Ritrovo un quaderno. Non e' piu' un quaderno bianco. Il tempo lo ha consumato, ingiallito, spiegazzato. Molti fogli che lo componevano sono scomparsi. E' così fragile che solamente a scriverci hai la sensazione che le pagine si stacchino. Dentro, ho ritrovato delle parole che avevo scritto qualche anno fa, tutte datate. Tutte così precisamente datate che quando le ho scritte dovevo pensarle importanti. Forse sono davvero importanti

- E' questo che stai pensando?

E se un giorno, nel porto di Lisbona, l'uomo si chiederà delle pagine perdute
 e se questo pensiero si leverà a sommergere tutti gli altri
qualcuno provera' a fermarlo
e a interrompere la catena dei pensieri
e a posargli una mano sulla spalla
e a ricordargli di Lisbona
e quel qualcuno avra' certamente
un nome di donna

- Non ti sembra strano che siamo ancora qui?

Non è strano,  pensa l'uomo. Ma non puo' dirglielo, perchè sarebbe svelare un piano divino che ha usato fili troppo sottili per legarli a sé, e di questa leggerezza l'uomo ha paura. Si limita a stare, essere su di lei sospeso come un'onda immobile.  Sono loro due, nel porto di Lisbona, che si toccano e ridono, scherzano e quasi, forse, piangono

- Mi sembra impossibile che oggi non hai ancora toccato la penna

E' questo, quindi, il mio quaderno.  Adesso che lo guardo bene è giallo, e adesso che ci penso bene sono stati gli spruzzi di sale che lo hanno reso giallo.
Chissà se sono stato felice quel giorno.
Chissà se questo e' il mio racconto più bello.
Chissà se è andato perduto il mio racconto piu' bello.


(Federico Bellini )

 

 

 

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