Milla Jovovich











     Niente rogo a 24 anni per l'ucraina Milla Jovovich: non finirà come la sua Giovanna d'Arco naturalistica, voluta e imposta dal suo ex pigmalione (ed ex marito) Luc Besson ai tycoon di Hollywood: loro avrebbero voluto Winona Ryder, e Kathryn Bigelow sognava da lustri di raccontare la pulzella d'Orleans (magari con il corpo della nostra Valentina Cervi). Qualche ustione, però, la virulenta determinazione del regista francese (dal potere contrattuale nel frattempo cresciuto a dismisura) gliel'ha lasciata.
     Il successo non la scotterà, perché la ragazza è di tempra dura, viene dal freddo (Kiev, Ucraina, dove è nata il 17 dicembre 1975), dalla gavetta, da mondi lontani e difficili. Si potrebbe quasi dire “dalla fame alla fama”: perché Milla è figlia unica dell'attrice Galina Loginova e del fisico Bogich Jovovich, che scelsero l'esilio in California pur di scappare dall'Unione Sovietica e si adattarono ai lavori più umili (la madre passò, in poche settimane, dai pur privilegiati palcoscenici moscoviti a un'impresa di pulizie). Eppure Milla, a 12 anni, è già «uno dei volti più indimenticabili del mondo» secondo Richard Avedon che la immortala per la Revlon. Dodici anni e un numero imprecisato di attacchi e polemiche perché, si diceva, gli adulti non dovrebbero mai approfittare della bellezza di una (quasi) bambina. «Se mi sentivo a mio agio facendo la modella, perché avrei dovuto farmi dire da qualcuno quello che dovevo o non dovevo fare?», rispondeva decisa la giovanissima esule. «Avevo capito subito che cosa volevano da me, e li assecondavo, senza difficoltà».
     Dalla Russia con furore, quindi: in pochi anni Milla diventa un'icona che campeggia sui cartelloni pubblicitari di tutto il mondo, negli spot delle televisioni planetarie, sulle cover delle riviste più patinate. Ma è solo la prima tappa: lei vuole di più, molto di più. Vuole il cinema, la musica, i premi, la gloria, l'attenzione morbosa. A qualsiasi costo, anche se le chiedono di mostrare parti “imbarazzanti” del corpo, anche acerbo eppure così richiesto e ambito. La scena di sesso con Denzel Washington in He Got Game di Spike Lee, dove Milla indossa le tristi ma altamente voluttuose vesti di prostituta, la dice lunga sul suo sex-appeal, sulle sue potenzialità di donna fatale capace di giocare la carta della malizia. Tanto ci pensa la sua variegatissima personalità a fare il resto, a elargire “mance competenti”, a consentirle di non arrossire nemmeno di fronte a un black man come Denzel Washington che solitamente non si fa vedere discinto sullo schermo, tantomeno accanto a una bianca. Una bianca con gli occhi “laguna blu” e i capelli che titillano la libido: perché Milla, fin dal nome, gioca con la provocazione, con l'ambiguità androgina del suo corpo. A vederla recitare in Giovanna d'Arco si capisce come una 24enne che vuole il mondo ai suoi piedi sia in grado di guidare eserciti, battaglie, uomini piccoli e deboli verso destini segnati da percorsi così ben definiti, lucidi, precisi. Sembra il Klaus Kinski di Aguirre furore di Dio, tanto è il fervore. Sembra Nikita, tanta è la voglia di rimescolare le carte della propria vita malgrado un'età che appoggerebbe qualsiasi pausa, qualsiasi piano di ritirata. «È iniziato tutto con una mia foto», ricordava Milla qualche mese fa. «Una delle mie foto preferite, color seppia: ho i capelli selvaggi e il trucco strano. Io e Luc la stavamo guardando e io ho detto: “Questa è Giovanna d'Arco”. Quella foto ci ha spinto a fare il film». Parole che oggi suonano dolenti: i due si sono separati poco dopo la fine delle riprese. Anche se, all'indomani della prima del film, Milla dichiarava ancora: «Luc è il miglior regista del mondo». Due pellicole insieme, Il quinto elemento e Giovanna d'Arco, per spremere ogni goccia: perché nessuno come Besson è capace di tirare fuori dai suoi “attori-strumenti” suoni e visioni tali da far gridare, sempre, al miracolo. Milla-Giovanna grida, strepita, piange, si strazia, combatte, batte e sbatte i pugni, parte alla carica contro gli inglesi con la veemenza di un kamikaze giapponese, non si ferma di fronte alle oceaniche parate di guerrieri selvaggi e rudi, e neanche davanti alle frecce che perforano la sua pelle benedetta da Dio. Veste da donzella, indossa cappotti-saio e corazze argentate: un “look da strega” che, molto probabilmente, le ragazzine imiteranno, consapevoli però che non potranno ricostruire il fascino che gli occhi, la bocca, lo sguardo e i gesti di Milla producono ogni qual volta una macchina fotografica, una videocamera o una cinepresa si accendono su di lei.
     «Giovanna d'Arco è una donna con una missione da compiere», ha detto Besson. Milla gli fa eco: «Io non sono mai stata religiosa, la mia fede viene da me stessa: se fai bene il tuo lavoro le cose ti arriveranno. Non puoi arrabbiarti se non ce la metti tutta». Per lei Giovanna d'Arco è ormai soltanto uno dei tanti progetti da annoverare e segnare nel suo personale, ricco palmares. Da mesi è in sala di incisione con il suo gruppo, il Plastic Has Memory, per registrare il terzo disco prodotto dall'amico-manager Chris Brenner. Ma non solo, perché Milla è una delle star più lanciate nel nuovo millennio: sarà la vedette (accanto a Mel Gibson) dell'atteso The Million Dollar Hotel di Wim Wenders, che lo scorso 9 febbraio ha inaugurato il Festival di Berlino: un lavoro scritto e musicato da Bono, degli U2. Quindi ritornerà al passato con The Boathouse, storia (ricavata da una leggenda assai popolare nei Paesi dell'Est Europa) di uno spirito femminile che si materializza in una splendida ma fragile giovane scappata da un ospedale psichiatrico russo. Una parte “cucita addosso” all'ex ragazza venuta dal freddo; all'ex teen ager che Calvin Klein volle fortissimamente come testimonial dell'inquietudine sessuale contemporanea; all'ex inesperta attrice che svolazzava sbarazzina tra gli elementi che danno origine alla vita; alla matura artista che ha fame di fama, che non si ferma davanti agli ostacoli, che vincerà ancora altre mille battaglie, che non svelerà mai la sua vera natura. Proprio come Giovanna, che si immolò, il 30 maggio 1431, convinta di essere stata scelta da Dio e non dagli uomini.



Le foto.


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